Notte profonda,
suoni sottili
e rughe lievi,
come solchi nel cielo
d’inverno.
Improvvisa la pioggia,
poche gocce grandi come frutti,
freddi come solitudine.
Un’enorme foglia trascina
l’ombra di un volo tormentato
fino a terra,
poi
in un disegno barocco,
si avvolge e ti sfiora,
cade
e si posa accanto
alla tua mano ferita.
Le tue braccia sono stanche,
provate ed eroiche
nella compostezza ed eleganza,
la foglia è secca e muta.
Senza forza, senza vita,
posata dal vento in un ricordo
che dura un istante.
La liberi dalla gravità
della sua condizione,
sollevandola
ancora al cielo,
tendendola alla
pioggia,
come medicina
che restituisce la vita.
Ti accorgi che la foglia
è la tua vita e la pioggia l’amore
di pochi istanti che attraversano
i giorni
e che tu raccogli con la pietà
pittorica di chi ama dipingere
un quadro e donarlo,
privandosi
del tutto
in un gesto di infinita generosità.
Guardi la tua foglia e la vedi
immersa nella pioggia
travolgente,
bagnata di verità…
ti commuovi perché
negli occhi hai il cielo,
proprio quello che
trema nel suo sguardo
divinamente rapito
dal vostro amore.
Le tue cicatrici
sono tante e si chiamano
vera sofferenza,
i tuoi sorrisi sono beffa
alla miseria,
bagliore di temporale
nella notte
…
ti stringi fortissimo,
facendo della tua intimità
un singhiozzo di libertà,
poi un abbraccio
ti scioglie dalla morsa
e posando un dito sulla storia,
indichi “uno soltanto”
solo un bacio,
ma speri siano
infiniti.
Fai silenzio mondo ruvido e ottuso,
piccolo e geloso,
facci sentire
le parole di seta
che ci sfiorano la pelle,
che ci attraversano,
ascolta il nostro racconto:
Goccia di pioggia,
unica nello sconfinato
cielo,
riposi da un volo
interminabile,
dal nulla,
fino alla voluttà
del calice di
un fiore delicatissimo.
Piangiamo di felicità
nel nostro abbraccio
e gli diamo il nome
di immenso.