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Post n°135 pubblicato il 19 Agosto 2014 da DukeInformer
«In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, soltanto posso dire che è lecito “fermare” l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo “fermare”, non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si può fermare dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo avere memoria, quante volte sotto questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto la vera guerra di conquista. Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda Guerra mondiale c'è stata l’idea della Nazioni Unite, là si deve discutere e dire: c’è un aggressore ingiusto? Sembra di si, e allora come lo fermiamo? Soltanto questo, niente di più. In secondo luogo, le minoranze. Grazie per aver usato questa parola. Perché a me parlano di cristiani, quelli che soffrono, i martiri. E sì, ci sono tanti martiri. Ma qui ci sono uomini e donne, minoranze religiose, non sono tutti cristiani, e tutti sono uguali davanti a Dio. Fermare l’aggressore ingiusto è un diritto che l’umanità ha ma è anche un diritto che ha l’aggressore di essere fermato perché non faccia del male». La possibilità di una visita nel Kurdistan irakeno, nella zona del conflitto La preghiera per la pace con Abu Mazen e Peres è stata un fallimento? «La preghiera per la pace assolutamente non è stata un fallimento. Questi due uomini sono uomini di pace, sono uomini che credono in Dio e hanno vissuto tante cose brutte, tante cose brutte, e sono convinti che l’unica strada per risolvere il problema sia quello del negoziato, del dialogo, della pace. È stato un fallimento? Io credo che la porta sia aperta. La pace è un dono di Dio, che si merita con il nostro lavoro, ma è un dono. E bisogna dire all’umanità che anche la sala del negoziato che è importante è la sala della preghiera. Dopo la preghiera in Vaticano è arrivato quello che è arrivato. Ma questo è congiunturale. Quell’incontro non era congiunturale è un passo fondamentale dell’atteggiamento umano, una preghiera. Adesso il fumo delle bombe e delle guerre non lasciano vedere quella porta, ma la porta è rimasta aperta da quel momento. Credo in Dio, credo nel Signore, quella porta è rimasta aperta e chiediamo che Lui ci aiuti». Le vittime della guerra
La tortura
Andrea Tornielli - VATICAN INSIDER
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