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Tragedia per Claudia Galanti. Muore a 9 mesi la figlia Indila. (Vanity Fair)

Post n°149 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da DukeInformer
 

Tragedia a Parigi. È morta all'improvviso, a soli 9 mesi, Indila Carolina, figlia di Claudia Galanti, 33, e Arnaud Mimran. La piccola e gli altri due figli della ex coppia erano appena tornati a Parigi dopo una vacanza a Dubai con il padre e la sua nuova compagna Tamara Pisnoli, mentre la modella stava tornando dalle Seychelles dove era in vacanza con le amiche Raffaella Zardo e Jane Balzarini.

Pare che la bambina sia soffocata nel sonno. Immediatamente la madre, atterrata a Roma dopo la vacanza ai Tropici, è partita per Parigi per raggiungerla.

La notizia, diffusa dalle pagine social di Verissimo, ha fatto il giro del web e sia alla showgirl sia al suo ex compagno, separati già da qualche mese, su Facebook e Instagram sono arrivati migliaia di messaggi di cordoglio. La nascita della piccola, era stata documentata da Claudia Galanti via social.

Indila, terzogenita della modella e di Mimran era stata chiamata così «perché in indiano vuol dire miracolo», aveva raccontato la mamma. Il secondo nome, invece, era un omaggio alla nonna materna.


Le ultime immagini di Indila risalgono a un paio di giorni fa
, quando il padre l'aveva filmata mentre giocava a terra, vivace e curiosa. Intorno a lei una famiglia apparentemente felice, sebbene dopo una separazione.

 
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Roma, ecco il libro della cupola. E a chi andava quanto. Intanto Renzi commissiona il PD. (Repubblica.it)

Post n°148 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da DukeInformer
 

ROMA . "Il libro nero... mamma mia, mi inquieta un po'...". Pure Massimo Carminati, che un po' ne ha viste nella sua vita criminale lunga quarant'anni, si intimoriva al suo cospetto. Il "libro nero" di Salvatore Buzzi, registro unico della contabilità illecita della "mafia capitale". Nomi e cognomi dei politici "stipendiati", delle persone da far assumere, degli imprenditori collusi. Panzironi: 15.000 euro al mese; Pucci: 5.000 al mese; Odevaine: 5.000 al mese; Patanè 10.000 euro una tantum. E poi, Alemanno: 75.000 euro in cene elettorali. Gramazio: 4 persone da sistemare. "Hai visto che è nero? Guarda... ", si compiace Paolo di Ninno, collaboratore di Buzzi, mentre lo apre con la riverenza di chi è davanti a una reliquia sacra. Per chiunque voglia capire come girano le cose nella Roma controllata dal clan, ne è consigliata la lettura.

"I SERVIZI ACCESSORI"
Nadia Cerrito, che di Buzzi è la segretaria personale, ha il compito di tenerlo nascosto a casa sua. Ed è lì che, ieri, i Carabinieri del Ros lo hanno ritrovato durante la perquisizione. Dentro il "libro nero", tra migliaia di numeri e decine di appalti annotati, ci sono anche i doppi stipendi che la "mafia capitale"  -  secondo i pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli  -  garantiva ai politici amici. Ogni mese, in "salari" se ne andavano almeno 27.500 euro. Per Franco Panzironi, ex ad di Ama: 15.000 mensili, più altri 120.000 come compenso per aver "turbato" una gara da 5 milioni a favore di Buzzi (la stecca è fissa per tutti: 2,5 per cento del valore dell'appalto), più un servizio accessorio: la rasatura gratuita del prato di casa. "Panzironi m'ha prosciugato tutti i soldi oh...", si lamentava Buzzi.

Ci sono poi i 5.000 euro per Luca Odevaine, ex segretario di Veltroni e funzionario della provincia (ha il "merito" di aver orientato le decisioni del Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza degli immigrati a favore del clan), e i 1.500 per Mario Schinà, ex dirigente del Comune che faceva da tramite tra lui e Buzzi. Pure i 1.000 mensili che Franco Figurelli si era "guadagnato" mettendo in contatto Buzzi con Mirko Coratti, presi- dente dell'assemblea capitolina ora dimissionario.

"LE BUSTE UNA TANTUM"
Nelle mille e passa pagine dell'ordinanza di custodia cautelare si contano anche 320.000 euro di presunte bustarelle e compensi vari. Claudio Turella, funzionario del Servizio Giardini del comune, ne voleva 100.000 per aver scorporato l'Iva dagli 800.000 euro assegnati per pulire la città dopo la nevicata del febbraio 2012. "100.000 li mortacci ...  -  si arrabbia Buzzi  -  sull'emergenza neve 40.000 euro (alludendo al fatto che avevano pattuito poi quella cifra, ndr )... 15 gliene mancano... Oh ma c'è la difficoltà a trovà i soldi... ". Gliene darà solo 25.000. Eugenio Patanè, consigliere regionale Pd, stando a quanto riferiscono gli indagati ne chiedeva anche di più. "Patanè voleva 120.000 a lordo  -  dice Buzzi intercettato nel suo ufficio il 16 maggio scorso  -  siccome lo incontro martedì, una parte dei soldi gliela incomincerei a da'...". E più tardi, quel giorno, ammetterà: "Gli abbiamo dato 10.000 euro per... per carinerie, e finisce lì, non gli diamo più una lira". La banda Carminati riesce a corrompere anche "in trasferta", nel comune di Sant'Oreste: al funzionario Marco Placidi 10.000 euro. E ancora: 40.000 in bonifici che il consorzio di Buzzi elargisce alla fondazione di Alemanno (Nuova Italia), i 15.000 che gira al suo mandatario elettorale, altri 30.000 per la Fondazione Alcide De Gasperi, di cui Angelino Alfano è presidente.

"IL COMPAGNO B."
Sbaglia chi pensa che Salvatore Buzzi, classe 1955, nome conosciuto a pochi fuori da Roma, sia un dilettante. Storia particolarissima, la sua. Condannato agli inizi degli anni Ottanta per omicidio, viene scarcerato nel 1991. Quando è a Rebibbia si inventa una cooperativa sociale per l'inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro. La "29 giugno onlus" di cui è titolare nel 2000 entra in contatto con la Lega Coop dell'Emilia Romagna, con la quale collabora per le pulizie industriali. Oggi siede su un "gruppo di indiscutibile potenza ", scrive il gip, con un fatturato consolidato di 60 milioni. Figura nei cda di 12 società, tra consorzi e coop, ed è amministratore unico della sua "Eriches 29".

PROMESSE E ASSUNZIONI
Ciò che va dicendo a destra e a sinistra, a volte, sono chiacchiere. Promette a Fiscon di Ama di mandargli le pulizie a casa e poi non lo fa, promette al sindaco di Sant'Oreste 30.000 euro e poi non glieli dà, ne promette a Mirko Coratti ben 150.000 "se sblocca un pagamento di 3 milioni di euro sul sociale". Per Scozzafava, ex capo del Dipartimento servizi sociali, Buzzi cerca un appartamento da 130.000 euro (che poi non gli trova), al consigliere Pdl Luca Gramazio prospetta l'assunzione di "quattro persone di sua fiducia nel periodo di campagna elettorale". Qualcuno però ci riesce, a far assumere. La figlia di un'impiegata del Campidoglio all'Università Roma III, dove la cooperativa "29 giugno" si era occupata della manutenzione degli immobili.

 

RENZI E IL PD CAPITOLINO.

Intanto, alla luce dei fatti, il premier Matteo Renzi ha deciso di commissionare il PD capitolino, incaricando Matteo Orfini, che subito parla di "rifondazione del partito". Si, perché nel vortice creato da Mafia Capitale ci finisce anche il Pd, che vede un ex assessore Ozzimo e un ex presidente di aula indagati. E l’ex capogruppo al Campidoglio, Umberto Marroni, che compare nei discorsi della organizzazione di Carminati: «neanche so chi è e non sono indagato», dice Marroni, ora deputato. Ieri il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, aveva chiesto al partito romano di fare chiarezza. Oggi, il presidente nazionale Orfini parla di «una vicenda agghiacciante per il sistema criminale che emerge e le responsabilità della politica. Emerge a Roma un partito da rifondare e ricostruire su basi nuove».  

Nella giornata di ieri, anche Laura Boldrini, presidente della Camera, ha chiesto spiegazioni immediate in merito alla faccenda, esprimendo tutto il suo sdegno.

 

ALEMANNO SI DIMETTE.

Con una lettera alla direzione di Fratelli d'Italia e AN, intestata a Giorgia Meloni, Alemanno, finito al centro del sisma, si sospende dagli incarichi «per evitare strumentalizzazioni», dice, «fino a quando la mia posizione non sarà pienamente e positivamente chiarita». E al Tg1 afferma: «Se c’era una cupola era bipartisan, andava da destra a sinistra» e ammette «errori» nella scelta della sua squadra: «Se accuse vere sono stato tradito dai miei». Un suo ex compagno di partito nel Pdl, Luca Gramazio, indagato e ritenuto vicino a Carminati, per ora non si dimette da capogruppo di Forza Italia alla Regione Lazio. «Non faccio parte di un sistema e lo dimostrerò - dice -. Gli incontri con Carminati? Incontro un milione di persone». 

 

LA PROPOSTA M5S, "Sciogliere la Giunta comunale per reato di stampo mafioso".

La soluzione proposta da M5S è radicale: sciogliere il Campidoglio per mafia e commissariarlo. Parlamentari e consiglieri comunali, tra i quali il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, lo dicono in una conferenza stampa in Comune e poi vanno dal prefetto Pecoraro per chiederlo ufficialmente. «Non scarta l’ipotesi - dice il capogruppo alla Camera Andrea Cecconi dopo l’incontro - Qualora ci siano i presupposti non si tirerà indietro». Lo stesso Alessandro Di Battista, nominato recentemente inieme al altri quattro esponenti del Movimento al ruolo di guida esecutiva, ha dichiarato al "TgLa7" di Mentana che la volontà del M5S è quella di ripulire il "palazzo infernale", da ieri ufficialmente macchiato da reati di stampo mafioso. E alla domanda sul risultato non troppo positivo alle ultime elezioni, risponde schietto: "forse non è piaciuta agli elettori la nostra ricerca di collaborazione con altri partiti". 


 
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Il jobs-act è legge: si del Senato. Votazione 166 - 112. Sparisce l'articolo 18. (La Stampa)

Post n°147 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da DukeInformer
 

«Abbiamo tolto l’articolo 18, è successa una cosa enorme, cambia l’Italia. Ed è un risultato ottimo in Senato, con 166 a 112 aumenta ancora il divario tra maggioranza e opposizione, siamo a più 54», ragiona alle nove di sera Matteo Renzi. Una giornata double face quella del premier: la lettura dei giornali del mattino sulla mafia romana lo fa imbufalire, col passar delle ore Renzi matura la convinzione di dover assumere misure drastiche per infilare il bisturi nel Pd capitolino. Ma dodici ore dopo, quando il suo Jobs act incassa il sì definitivo del Senato, l’umore volge di nuovo al bello e il risultato epocale portato a casa lo galvanizza.  

 

Renzi è euforico e non ne fa mistero con i suoi interlocutori prima di andare nel ring di Mentana a Bersaglio Mobile. Come sempre e specie in un tornante storico come questo, il premier dà subito una lettura politica dell’evento, che se proiettata in avanti è densa di buoni auspici nella visione del premier.  

 

Davanti a sé ha una serie di numeri che raccontano un work in progress foriero di sviluppi positivi per un governo sempre sul filo del rasoio in Senato e alle prese con la battaglia strenua contro la palude che frena le riforme: «L’ultima fiducia era finita 163 a 120, dunque l’opposizione ne perde altri otto e sono quei grillini che non votano più la sfiducia».  

 

Tradotto, anche se non mettono la faccia con un sì al governo, non gli votano contro, un cambio di passo. «Se pensiamo che il primo dei voti di fiducia era finito 169 a 143, si vede che diminuisce l’opposizione e se la legislatura va avanti e io penso che andrà avanti, ci sarà un ulteriore spostamento di consensi verso la maggioranza». E qui il premier azzarda una previsione, che sembra poggiare su qualcosa di più che su un semplice presentimento: «Raggiungeremo una cifra record di 175-180 voti a favore».  

 

«I risultati sul lavoro sono i più forti del mio governo», è il bilancio del premier. «Abbiamo tolto l’articolo 18, sembrava succedessero sfracelli, siamo andati avanti goccia dopo goccia, passo dopo passo e siamo riusciti a cambiare qualcosa che sembrava impossibile modificare in Italia.  

 

E nel giro di qualche mese abbiamo dato risposta alle crisi industriali italiane, mettendo mano alla geografia industriale del paese». Il premier elenca uno ad uno i principali nodi affrontati: «Oggi abbiamo fatto Terni, poi c’è stato Livorno. E non dimentichiamoci di Alitalia: era una crisi industriale che poteva essere un disastro e oggi ha un futuro. Electrolux, Ansaldo Energia a Genova, Eni a Gela, Irisbus, Ferriera a Trieste, le acciaierie di Piombino. E stiamo affrontando con coraggio, come non ha fatto nessuno, la questione Ilva a Taranto. Insomma, abbiamo trovato un tessuto industriale in totale crisi e un mercato del lavoro ingessato: ditemi se non ci sono risultati, anche se sono in crisi di consensi...». 

 

E quello sul Jobs act è un risultato che Renzi rivendica più di ogni altro. Anche se non è indolore: clima incandescente nella capitale, studenti e precari ingaggiano scontri con la polizia a cento metri dal Senato, dentro il palazzo la sinistra Pd si piega a votare la fiducia «ma con riserva» turandosi il naso, due civatiani escono dall’aula, Mineo vota contro il governo.  

 

Sel protesta con i cartelli in aula «Jobs act è un ritorno all’800», Poletti difende un testo «significativamente cambiato». Anche se Renzi neanche li cita, gli fanno gioco i sì compatti di quella trentina di bersaniani. Che però restano «vigili» sui decreti attuativi del jobs act. Quei decreti che il governo ha già in serbo, pronti per essere emanati, primo tra tutti quello sull’articolo 18 che andrà in vigore dal 1 gennaio 2015. «Per attrarre aziende straniere a investire serve anche sapere che un licenziamento ha un costo economico ma non un’incertezza giudiziaria...», taglia corto Renzi. 

 
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Omicidio Loris, quante incongruenze. La testimonianza della madre è stata smentita.

Post n°146 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da DukeInformer
 

Si tinge di macabre tinte, il caso dell'omicidio del piccolo Loris, trovato sul fondo di un canale si scolo a Santa Croce Camerina, nei pressi di Ragusa. Nella giornata di ieri, infatti, gli investigatori avrebbero esaminato le registrazioni di una telecamera di sorveglianza posta al di fuori dell'abitazione. Registrazioni che racconterebbero una storia assai diversa da quella raccontata da Veronica, madre del bambino ucciso, che ha spiegato agli inquirenti, di aver, nella mattina di sabato, accompagnato il figlio a scuola come ogni settimana. Dalle telecamere, al contrario, si evincono tre momenti: il primo, quello iniziale, in cui la mamma e i due figli, Loris e il fratellino D**** di 4 anni, si avvicinano alla macchina. Veronica sembra arrabbiata con Loris, e lo tira per un braccio. Al momento della partenza, solo il più piccolo è in macchina, Loris no. Inizia a camminare fino ad uscire dall'inquadratura. In un secondo momento, al contrario, compare di nuovo l'auto di famiglia, una VW Polo, e questa volta si scorgono tutte e tre le sagome nell'auto, così come nel terzo filmato, alle 8,45, quando Veronica è tornata a casa.

Se i video dovessero esser considerati attendibili, la ricostruzione avrebbe del clamoroso, e richiederebbe nuove importanti verifiche. In questo caso, infatti, la madre Veronica avrebbe riportato a casa il piccolo Loris, al contrario di quanto da lei stessa dichiarato, ovvero di averlo lasciato a scuola. Ci sarebbe, quindi, un buco temporale tra le 9 e le 10 di mattina, prima che la stessa Veronica fosse di nuovo filmata, mentre si recava ad un corso di cucina. 

Le ricerche continuano, e nei prossimi giorni saranno analizzati i tabulati telefonici riguardanti il cellulare della signora Veronica, per tentare di vederci più chiaro. Intanto, ieri, la polizia scientifica ha condotto delle indagini nell'abitazione di famiglia, più precisamente un'analisi considerata ufficiosa e non ufficiale di quella che potrebbe diventare la vera scena del crimine, mediante l'utilizzo del Luminol, un reagente chimico che cambia colore a contatto con il sangue.

 
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Calcio, Pallone d'oro: che sorpresa tra i tre finalisti.

Post n°145 pubblicato il 01 Dicembre 2014 da DukeInformer
 

Non capita tanto facilmente di vedere grandi cambiamenti nella lista dei tre finalisti per il pallone d'oro, specialmente negli ultimi anni in cui è stata, soprattutto, una faccenda tra Messi e Ronaldo, con il terzo di turno che spesso è volentieri era una comparsa facilmente sacrificabile. Ebbene, quest'anno, oltre ai soliti due extraterrestri, il terzo candidato finalista per la massima riconoscenza calcistica non di squadra, è Manuel Neuer, estremo difensore del Bayern Monaco, nonché vincitore dei campionati Mondiali di calcio con la nazionale tedesca, di cui è anche diventato recentemente capitano, dopo l'addio di Lahm. Vedere un portiere nella top three è un evento assai raro, che non capitava dal 2006, quando fu l'Italiano Fabio Cannavaro, difensore all'epoca in forza alla Juventus, a soffiare per un soffio il primo posto al connazionale nonché compagno di squadra Gianluigi Buffon. 

Nonostante quindi le recenti critiche, mosse proprio dal portiere tedesco, che si è auto dichiarato perdente "perché non sono solito posare in mutande sulle riviste", esiste la concreta possibilità (dati alla mano) che sia il portierone tedesco ad aggiudicarsi il titolo di migliore del Mondo, interrompendo il dominio alternato Messi-Ronaldo, che dura ormai da ben cinque anni. Il fuoriclasse portoghese si è infatti aggiudicato il premio nelle edizioni del 2008 e 2013 ed è l'uomo da battere di questa edizione, grazie alla vittoria della scorsa edizione della Champions League, mentre al fenomeno di Rosario, finalista perdente del Mondiale in Brasile, sono andate le edizioni 2009-2010-2011 e 2012.

 
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