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Per chi crede nella scuola

 

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IMPARARE LA PASSIONE

Post n°598 pubblicato il 05 Gennaio 2012 da PROF.PIER

Andare a scuola è utile… Ma la scuola non ottempera al suo primo dovere: insegnare ai giovani la passione per la conoscenza. La scuola italiana è innanzi tutto avulsa dalla realtà.

Di tutte le cose che un ragazzo vuole sapere o avrebbe bisogno di sapere non se ne parla neppure. 

I difensori dell’insegnamento tradizionale sostengono che comunque il latino e la matematica ti insegnano a ragionare. Siamo sicuri? Per ragionare, come per fare qualunque altra cosa, serve imparare la passione per la conoscenza. E su questo la scuola fa proprio poco. Ci sono, è vero, alcune formidabili eccezioni, insegnanti meravigliosi che riescono a instillare passione… Ma sono eroi che fanno a calci ogni giorno con il sistema, i programmi, la burocrazia, le idee stantie degli stessi genitori. La prima cosa da abolire in questo nuovo metodo didattico sono le interrogazioni e i voti. Studiare per il voto è un sistema eccellente per demotivare gli studenti e far loro odiare la cultura.

(IACOPO FO )

 
 
 

CHI FA IMPARA

Post n°597 pubblicato il 03 Gennaio 2012 da PROF.PIER

CHI ASCOLTA DIMENTICA,

CHI VEDE RICORDA,

CHI FA IMPARA

Come insegnante ho visto che i ragazzi, sempre più assuefatti all’immagine  televisiva o all’uso del computer, con il telefonino perennemente all’orecchio, hanno sempre più difficoltà ad “usare le mani” . Ormai  hanno perso il contatto con i più elementari strumenti di lavoro: il martello, la pinza, il seghetto, il giravite sono oggetti misteriosi. Esperienze apparentemente semplici e banali come piantare un chiodo, tagliate un foglio di compensato, levigare un pezzo di  legno rappresentano per loro un ostacolo difficilmente superabile. Gli stessi ragazzi sono quelli che vengono poi  depositati giornalmente dai genitori o da colorati scuolabus fin davanti al portone della scuola. Raramente i ragazzi si sono avventurati con la loro bicicletta nei quartieri della città. Quasi mai hanno provato a costruirsi con le proprie mani una fionda o una bambola di pezza. Più passa il tempo più continuano a perdere esperienze fondamentali per la loro formazione umana che difficilmente potranno recuperare nel corso della vita. Il risultato finale sarà quello della scarsa autonomia di movimento e di spostamento. La scuola di oggi poco aiuta ad affrontare questi aspetti e a recuperare queste esperienze apparentemente semplici ed elementari. Una possibile via di uscita  potrebbe essere quella di ritornare a prospettare ai discenti  esperienze vive, concrete, non virtuali non simulate. Ma l’intervento dell’ultimo ministro dell’istruzione è andato nel verso contrario. Non resta che sperare nel nuovo arrivato ma temo che la sbandierata politica dei tagli mal si concili con il miglioramento dell’offerta formativa.

 
 
 

IL DIRITTO DI SOGNARE

Post n°596 pubblicato il 20 Dicembre 2011 da PROF.PIER

 

"Benché non possiamo indovinare il tempo che sarà, possiamo avere almeno il diritto di immaginare come desideriamo che sia. Le Nazioni Unite proclamarono le grandi liste dei diritti umani: tuttavia la stragrande maggioranza dell’umanità non ha altro che il diritto di vedere, udire e tacere. Che direste se cominciassimo a praticare il mai proclamato diritto di sognare? Che direste se delirassimo per un istante? Puntiamo lo sguardo oltre l’infamia, per indovinare un altro mondo possibile: l’aria sarà pulita da tutto il veleno che non venga dalla paure umane e dalle umane passioni; nelle strade, le automobili saranno schiacciate dai cani; la gente non sarà guidata dalla automobile, non sarà programmata dai calcolatori, ne’ sarà comprata dal supermercato, ne’ osservata dalla televisione; la televisione cesserà d’essere il membro più importante della famiglia e sarà trattato come una lavatrice o un ferro da stiro; la gente lavorerà per vivere, invece di vivere per lavorare; ai codici penali si aggiungerà il delitto di stupidità che commettono coloro che vivono per avere e guadagnare, invece di vivere unicamente per vivere, come il passero che canta senza saper di cantare e come il bimbo che gioca senza saper di giocare; in nessun paese verranno arrestati i ragazzi che rifiutano di compiere il servizio militare; gli economisti non paragoneranno il livello di vita a quello di consumo, ne’ paragoneranno la qualità della vita alla quantità delle cose; i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia essere cucinate vive; gli storici non crederanno che ai paesi piaccia essere invasi; i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse; la solennità non sarà più una virtù, e nessuno prenderà sul serio chiunque non sia capace di prendersi in giro; la morte e il denaro perderanno i loro magici poteri, e ne’ per fortuna ne’ per sfortuna, la canaglia si trasformerà in virtuoso cavaliere; nessuno sarà considerato eroe o tonto perché fa quel che crede giusto invece di fare ciò che più gli conviene; il mondo non sarà più in guerra contro i poveri, ma contro la povertà, e l’industria militare sarà costretta a dichiararsi in fallimento; il cibo non sarà una mercanzia, ne’ sarà la comunicazione un affare, perché cibo e comunicazione sono diritti umani; nessuno morirà di fame, perché nessuno morirà d’indigestione; i bambini di strada non saranno trattati come spazzatura, perché non ci saranno bambini di strada; i bambini ricchi non saranno trattati come fossero denaro, perché non ci saranno bambini ricchi; l’educazione non sarà il privilegio di chi può pagarla; la polizia non sarà la maledizione di chi non può comprarla; la giustizia e la libertà, gemelli siamesi condannati alla separazione, torneranno a congiungersi, ben aderenti, schiena contro schiena;  in Argentina, le pazze di Plaza de Mayo saranno un esempio di salute mentale, poiché rifiutarono di dimenticare nei tempi dell’amnesia obbligatoria; la Santa Chiesa correggerà gli errori delle tavole di Mosé, e il sesto comandamento ordinerà di festeggiare il corpo; la Chiesa stessa detterà un altro comandamento dimenticato da Dio: “Amerai la natura in ogni sua forma”; saranno riforestati i deserti del mondo e i deserti dell’anima; i disperati diverranno speranzosi e i perduti saranno incontrati, poiché costoro sono quelli che si disperarono per il tanto sperare e si persero per il tanto cercare; saremo compatrioti e contemporanei di tutti coloro che possiedono desiderio di giustizia e desiderio di bellezza, non importa dove siano nati o quando abbiano vissuto, giacché le frontiere del mondo e del tempo non conteranno più nulla; la perfezione continuerà ad essere il noioso privilegio degli dei; però, in questo mondo semplice e fottuto ogni notte sarà vissuta come se fosse l’ultima e ogni giorno come se fosse il primo."

 
 
 

LA MISURA DELLA LIBERTA'

Post n°595 pubblicato il 04 Dicembre 2011 da PROF.PIER

Lo Stato può darti libertà e te la può togliere.

Ci sei nato, come con i tuoi occhi, le tue orecchie.

La libertà è qualcosa che dai per scontato,

poi aspetti qualcuno che te la porti via.

La misura con cui resisti

è la misura di quanto sei libero.

(Utah Phillips)

 
 
 

LA TERRA E LA PIOGGIA

Post n°594 pubblicato il 06 Novembre 2011 da PROF.PIER

Cari bambini italiani,

 

Sono la madre terra su cui camminate ogni giorno. Io riesco a vivere solo se, di tanto in tanto, viene a trovarmi una mia amica carissima, la pioggia. Senza di lei non riuscirei a vivere e con me morirebbero tutte le piante e gli animali e di conseguenza anche voi non potreste più vivere.  L'acqua, sotto forma di pioggia è fondamentale per la nostra sopravvivenza e ogni adulto, questo lo sa ma lo dimentica. Di conseguenza sempre più spesso mi ritrovo sui titoloni dei giornali e sulle televisioni additata come un’assassina che provoca disastri e fa morire le persone.

 

Si lo so a volte la volte la pioggia cade troppo copiosamente ma se gli uomini curassero e rispettassero la mia superficie, anche l’alluvione più violenta farebbe solo danni materiali facilmente risanabili. Se le mie colline franano, non è colpa della pioggia ma dell’incuria. Se le montagne crollano e le pianure sono allagate, è perché disboscano e costruiscono palazzi e strade là dove non si dovrebbe. La colpa è dei governanti e delle persone che sanno e non fanno niente,  che mi utilizzano per guadagnare soldi , che mi usano per essere rieletti e poter continuare a vendermi al miglior offerente.  Il mio corpo è poroso e assorbe moltissima acqua, ma troppi continuano a cementificare e ad asfaltare la mia pelle rendendola impermeabile. L’acqua che scende dall’alto in questo modo non è assorbita o incanalata nei suoi alvei naturali e trascina in basso gli ostacoli che l’uomo ha creato senza rispetto: case e capannoni costruiti sui letti dei fiumi, strade, argini e automezzi di ogni genere …

Vi scrivo, perché voi siete la speranza per un futuro migliore e perché ho smesso di credere negli adulti e nei governanti che, fanno finta di piangere e passato il lutto, ricominciano da capo. Ricordate, l’agricoltura che vieta l’uso di veleni chimici ma anche il  turismo che si avvale del patrimonio artistico che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità è il modo più utile e sensato di utilizzare il mio corpo . Non avrete bisogno di altro.

 
 
 

L'INSEGNAMENTO TRA LE HELPING PROFESSIONS

Post n°593 pubblicato il 29 Ottobre 2011 da PROF.PIER

Alcune categorie professionali, più di altre, sono particolarmente esposte a condizioni di stress lavorativo, si tratta delle cosiddette helping professions nelle quali  il rapporto con l’utente assume un profondo significato emotivo. Pochi sanno che l’insegnamento è annoverato tra le helping professions.  Anche se il rischio è largamente sottovalutato, il mestiere dell’insegnante è uno di quelli che espone maggiormente allo stress e alle sue conseguenze. Le donne sono i soggetti più predisposte allo stress intanto perché rappresentano l’80 percento dei docenti poi per il loro doppio ruolo di lavoratrici in casa e fuori casa ma anche perché la metà ha un’età che si aggira intorno ai 50anni, non anziane ma nemmeno più giovanissime, molte alle prese con le difficoltà della menopausa.

 
 
 

CAMBIARE LA SCUOLA DAVVERO SI PUÒ

Post n°592 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da PROF.PIER

1.LA SCUOLA È IL LUOGO PER IMPARARE AD APPRENDERE, A PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, A ESSERE RESPONSABILI.
Educare ad essere cittadini sovrani e non sudditi.

2. A SCUOLA, COME NELLA VITA, NON POSSIAMO DISGIUNGERE L’APPRENDERE DAL FARE. SI IMPARA CON IL CERVELLO, CON LE MANI, CON TUTTI I SENSI E CON IL CUORE.
In ogni scuola sono fondamentali i laboratori della manualità da svolgere anche all’aperto. Il laboratorio non è il luogo “extracurricolare” dove “si fa e si apprende altro dai saperi e dai programmi”.

3. LA SCUOLA È IL LUOGO IN CUI SI APPRENDE INSIEME, NON “DA SOLI”.
È importante “perdere tempo” perché una classe indistinta diventi un “gruppo-comunità”. Ci vogliono mesi per formare il gruppo, discutendo e raccordandosi sulle finalità, sulla necessità di regole condivise, sulle metodologie e le tecniche da utilizzare insieme.

4. PER CREARE BUONE RELAZIONI È FONDAMENTALE ESSERE UN PICCOLO GRUPPO. POCHE FIGURE DI DOCENTI DI RIFERIMENTO PER CLASSE, AIUTEREBBERO L’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA.
Le metodologie innovative possono essere praticate solo con un numero ridotto di ragazzi, dai 15 ai 20 per classe, e di insegnanti di riferimento. Se per diminuire il numero fosse necessario formare gruppi variegati di ragazzi o le cosiddette pluriclassi, lo si faccia perché è, oltretutto, una grande opportunità per sviluppare la cooperazione e il mutuo sostegno.

5. GLI INSEGNANTI NON SONO DEI TUTTOLOGI, MA DEVONO SAPERE “DOVE STA DI CASA LA CULTURA”.
I libri di testo non sono gli unici sussidi didattici, possono essere sostituiti dagli incontri diretti con la vita e le persone e poi da una buona biblioteca di classe, vocabolari, atlanti, giornale, stazione multimediale, accesso a internet, collegamento satellitare, supporti di memorie esterne, videoproiettore digitale e analogico, che complessivamente riducono di una buona percentuale le spese a carico delle famiglie.

6. I SAPERI NON SONO UN BAGAGLIO DA TRAVASARE, MA VANNO COSTRUITI INSIEME. LA CONOSCENZA NON VA DEPOSITATA O ETICHETTATA, MA VA RIELABORATA CRITICAMENTE PER DIVENTARE STRUMENTO DI FORMAZIONE E NON SOLO DI INFORMAZIONE.
I saperi minimi di base, quelli essenziali e utili alla vita, non possono essere spezzettati e inseriti in programmi rigidi definiti nei minimi dettagli. È importante lavorare sui nuclei fondamentali e sull’apprendere per schemi logici. La formazione è questione di coscientizzazione, di maturazione attraverso la riflessione critica e di elaborazione di mappe concettuali, dove le discipline si contaminano reciprocamente.

7. L’EDUCAZIONE, COME L’APPRENDIMENTO, È UN PROCESSO DINAMICO CHE PARTENDO DAL MOTIVO OCCASIONALE, OSSIA DALLA REALTÀ, CONDUCE ALLA CONOSCENZA.
Tale percorso, “l'arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio”, come definito da don Lorenzo Milani, va compiuto tenendo conto dei saperi, delle abilità e delle competenze indispensabili all’allievo della scuola di base per comprendere, ad esempio, l’articolo di fondo del giornale, come avrebbe “verificato” la Scuola di Barbiana.

8. LE ORE CHE SI TRASCORRONO A SCUOLA DEVONO AVERE CARATTERE UNITARIO.
A ben poco servono la rigida suddivisione delle discipline in unità didattiche o di apprendimento, a seconda delle riforme, nonché i ritmi di apprendimento scanditi da orari cronologici fissi. Ma… per chi suona la campanella?

9. SBAGLIANDO SI IMPARA. PER PROVA, PER ERRORE E PER GIOCO.
È così che la scuola, lungi dall’essere l’anticamera di una azienda, potrà diventare il luogo della lentezza, del “non assillo”, funzionale all’apprendimento creativo e al gioco. A scuola si va anche per divertirsi nel senso etimologico della parola, ossia “scantonare e fare cose sempre diverse”.

10. SI CAPISCE BENE COS’È UNA SCUOLA QUANDO LA VIVIAMO COME SE FOSSE IL LUOGO DOVE SI ENTRA COMPETITIVI, AGGRESSIVI, RAZZISTI E, DOPO AVER LAVORATO E STUDIATO INSIEME PER BISOGNI COMUNI, SI ESCE RISPETTOSI DEGLI ALTRI, AMICI, TOLLERANTI.
La scuola è un concentrato di esperienze, una “grande avventura” che può essere vissuta come se fosse: un viaggio, un libro da scrivere insieme, uno spettacolo teatrale, un orto da coltivare, un sogno da colorare….

            Gianfranco Zavalloni- Pedagogia della Lumaca

 

 
 
 

APPUNTI PER IL NUOVO ANNO

Post n°591 pubblicato il 01 Settembre 2011 da PROF.PIER

Vitruvio aveva diviso gli architetti in tre categorie: quelli che sanno ben costruire ma non scrivere, di essi resteranno le opere, non i nomi; quelli che scrivono ma non costruiscono, di essi non resterà nulla. Infine i pochi che uniscono le due doti. Nella scuola ci sono molti bravi maestri. Di essi resta traccia nella vita delle persone a cui, nella loro fanciullezza, hanno comunicato il piacere di studiare, il gusto di apprendere, il metodo dell’imparare a imparare. Poi ci sono coloro che scrivono senza aver mai fatto esperienza diretta coi ragazzi. Questi, che molto spesso per aver conseguito la laurea si autodefiniscono pedagogisti,li troviamo di frequente nelle università. Di essi, forse, resterà un vago ricordo. Infine ci sono i veri maestri, quelli che sanno insegnare, che sanno aiutare a far fiorire le intelligenze e le personalità dei ragazzi con i quali operano e sanno poi riflettere sul loro lavoro educativo, scrivendo e documentando. L’esperienza didattica è di per sé sempre unica. Ognuno di noi ha ricordi, esperienze vissute, momenti di vita scolastica da poter narrare. Gli insegnanti dovrebbero prendere l’abitudine di appuntarsi il lavoro fatto su un quaderno o un diario, facendo così fruttare l’esperienza vissuta sia per sé stessi che per gli altri. L’esperienza didattica è di per sé sempre unica.

 
 
 

SINFONIE DI CINEMA 2011

Post n°589 pubblicato il 10 Agosto 2011 da PROF.PIER

 

Venerdi 12 agosto

ore 21.15

"A TRAMP'S LIFE" e "Méliès le CINEMAGICIEN"

 
 
 

L'ALFABETO PER LA SCUOLA CHE VERRA'

Post n°588 pubblicato il 05 Luglio 2011 da PROF.PIER

L’ALFABETO DI DON MILANI

 A

AMORE: “Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l’amore. Per cui essere maestro, essere sacerdote, essere artista, essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa”.

 B

BOCCIARE: “Bocciare è come sparare su un cespuglio: forse era un ragazzo, forse una lepre: si vedrà a comodo”.

 C

COTTIMO: (Agli insegnanti) “Io vi pagherei a cottimo. Un tanto per ogni ragazzo che impara tutte le materie. O meglio, multa per ogni ragazzo che non ne impara una. Allora l’occhio vi correrebbe sempre su Gianni. Cerchereste nel suo sguardo distratto l’intelligenza che Dio ci ha messa uguale agli altri. Lottereste per il bambino che ha più bisogno, trascurando il più fortunato, come si fa in tutte le famiglie. Vi scegliereste di notte col pensiero fisso su lui a cerare un modo nuovo di far scuola, tagliato a misura sua. Andreste a cercarlo a casa, non vi dareste pace perché la scuola che perde Gianni non è degna di essere chiamata scuola”.

D

DIPLOMA: “Giorno per giorno (alcuni ragazzi) studiano per il registro, per la pagella, per il diploma. Lingue, storia, scienze tutto diventa voto e null’altro. Dietro a quei fogli di carta c’è solo l’interesse individuale. Il diploma è quattrini. Nessuno di voi lo dice, ma stringi stringi il succo è quello”.

E

ESSERE POVERI: “La povertà non si misura a pane, a casa, a caldo, ma sul grado di cultura e sulla funzione sociale”.

 F

FRONTIERE: “Ai miei ragazzi insegno che le frontiere son concetti superati”.

G

GIUSTIZIA: “La più accanita (professoressa) protestava che non aveva mai cercato e mai avuto notizie sulle famiglie dei ragazzi. ‘Se un compito è da quattro, io gli do quattro’. E non capiva, poveretta, che era proprio di questo che era accusata. Perché non c’è nulla che sia ingiusto quanto far le parti uguali tra disuguali”.

 H

 HO DA DIRVI: (Prima di morire ai ragazzi di Barbiana) “Ragazzi mi date molto di più di quello che ho dato a voi. Quanto è bella l’amicizia, specialmente in situazioni simili”.(…)

“Chi non si abbandona alla morte vuol dire che prima non si è abbandonato alla vita, alle passioni e all’amore”.(…) “Mi sono fatto cristiano e prete solo per spogliarmi di ogni privilegio; ora mi sento l’ultimo anch’io”.

 I

 I CARE: “Sulle pareti della mia scuola c’è scritto grande ‘I care’. E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori: ‘Me ne importa, mi sta a cuore’. E’ il contrario esatto del motto fascista ‘Me ne frego’”.

 L

 LEGGE: “Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste: Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”.

 M

MAESTRO E PROFETA: “Il maestro deve essere per quanto può un profeta, scrutare i segni dei tempi, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e noi vediamo solo in modo confuso”.

 N

NON TI FIDARE: (A Pipetta, una giovane attivista comunista di Cadenzano) “E’ un caso, sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocefisso”.

 O

OSPEDALE: “Lo abbiamo visto anche noi che con loro (i ragazzi difficili, i bocciati) la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola: è un ospedale che cura i sani e respinge gli ammalati”.

 P

PAROLA: (Ai suoi ragazzi) “Ogni parola che non conosci è una pedata in più che avrai nella vita”.

 Q

QUATTRO: “Consegnandomi un tema con un quattro lei mi disse: ‘Scrittori si nasce, non si diventa’. Ma intanto (lei professore) prende lo stipendio come insegnante di italiano. La teoria del genio è un’invenzione borghese. Nasce da razzismo e pigrizia mescolati insieme”.

 R

RASOIO: “La scuola siede tra passato e futuro e deve averli presenti entrambi. E’ l’arte delicata di condurre i ragazzi sul filo del rasoio: da un lato formare il loro senso della legalità, dall’altro la volontà di leggi migliori, cioè di senso politico”.

 

S

SCUOLA: “Il fine ultimo della scuola è dedicarsi al prossimo; quello immediato, da ricordare minuto per minuto; è di intendere gli altri e di farsi intendere”.

 T

 TRAGEDIA: “Quale tragedia più grossa di essere derisi dai poveri?”.

 U

UGUAGLIANZA: “Perché il sogno dell’uguaglianza non resti un sogno, vi proponiamo treriforme:

1- Non bocciare

2- A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno

3- Agli svogliati basta dargli uno scopo”.

 V

VITA: (Al momento del trasferimento a Barbiana) “La grandezza di una vita non si misura dalla grandezza del luogo in cui si è svolta e neanche le possibilità di fare il bene si misurano sul numero dei parrocchiani”.

 Z

ZUCCONE: “Chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito. Veniva accolto come il primo della classe. Sembrava che la scuola fosse fatta per lui. Finchè non aveva capito, gli altri nonndavano avanti”.

(Frasi tratte da “Esperienze pastorali”, “L’obbedienza non è più una virtù”, “Lettera a unaprofessoressa” di don Lorenzo Milani)

 
 
 
 
 

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Un blog di: PROF.PIER
Data di creazione: 02/01/2008
 
 

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