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Biscotti senza zucchero, giù la maschera !!

Post n°23 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da ConteOlivier
Foto di ConteOlivier

IL SALVAGENTE / DAL 14 GENNAIO
Biscotti senza zucchero, giù la maschera

Nonostante gli slogan sbandierino ai quattro venti “Sugar-free” il nemico numero uno dei diabetici è sempre in agguato. Il Salvagente - in edicola da giovedì 14 gennaio - pubblica un'analisi su un campione di 12 biscotti tra i più venduti. Ecco quali

 C’è chi li sceglie con la speranza di conciliare due desideri contrastanti: mangiare dolciumi e non ingrassare. Chi vi ripiega per soddisfare il palato senza mettere a rischio i livelli della glicemia, bestia nera dei diabetici. Qualunque sia la motivazione che spinge all’acquisto, sta di fatto che i biscotti senza zucchero sono in continua espansione, pur restando una nicchia delle 530mila tonnellate di biscotti prodotte ogni anno. Per i “sugar free”, il canale più ricco è quello del supermercato. Gli scaffali ne propongono d’ogni genere.

C’è la versione castigata, stile bio-salutista, che certe volte sa un po’ di cartone. Ma è sempre più presente anche quella “normale”, con le nocciole, con la frutta o che trabocca cioccolato. Persino in farmacia, negli austeri spazi dedicati ai diabetici, comincia a crescere un’offerta davvero molto seducente. Qui, accanto alle marche meno note importate dal Nord Europa, dove il consumo dei dolci “sugar free” è più diffuso, è entrata a gamba tesa la farmaceutica Giulibani. L’espositore della sua linea “Giusto senza zucchero” è una visione paradisiaca per chi è costretto dal medico a rinunciare allo zucchero: cioccolate, torroncini, crostatine, wafer ricoperti di cioccolato. È il trionfo del dolce senza zucchero, ma non è ancora il lieto fine dell’eterno conflitto tra la botte piena e la moglie ubriaca. Anzi. Dall’esame di 12 prodotti sugar free c’è molto da imparare.

Attentato alla glicemia
Il primo punto da chiarire riguarda la ragion d’essere di questi biscotti: l’eliminazione degli zuccheri. Nonostante gli slogan sbandierino ai quattro venti “senza zucchero”, infatti, il nemico numero uno dei diabetici è sempre in agguato. In certi casi, poi, in piena violazione delle leggi. Succede con i biscotti ricoperti di cioccolato del Dr Faralli: un marchio che suona italiano, ma che è prodotto dalla tedesca Gruyters e importato nel nostro paese dalla Starkonz di Arezzo. I golosi biscotti, venduti in farmacia, si dichiarano senza zucchero. Ma mentono spudoratamente: tra il cioccolato e l’impasto, la ricetta conta su un’aggiunta di fruttosio che arriva a sfiorare il 23%, quasi 5 volte sopra la soglia massima di legge. Un vero attentato al delicato equilibrio glicemico dei diabetici.

Spiega, infatti, Giovanna Rufo dell’Aidi (l’associazione degli industriali dolciari): “In base al regolamento Ce 1924/06, per essere definito senza zucchero un prodotto non deve contenere zuccheri aggiunti in misura superiore allo 0,5%. Sono considerati sia i monosaccaridi, come glucosio e fruttosio, sia i disaccaridi, come il saccarosio”. Visti i fatti, non stupisce che la confezione Dr Faralli taccia anche il valore dei grassi saturi, della fibra e del sodio. Di fruttosio se ne trova anche nei frollini Bio Ninì, che ne contengono il 13,2%. Ma in questo caso non c’è alcun tranello. Il fruttosio appartiene alla mela presente nella ricetta e il produttore è tenuto soltanto ad avvertire il consumatore che vi sono zuccheri naturalmente presenti nell’alimento.

Lassativo per dessert
Il resto del campione è rappresentato da biscotti senza zuccheri aggiunti. Quelli presenti rappresentano una quota dei carboidrati che oscilla dallo 0,01% dichiarato dal produttore dei biscotti danesi al burro al 3% degli Ottobrini. In tutti questi casi il gusto dolce è assicurato dagli edulcoranti. Le sostanze dolcificanti ammesse dal dm 209/96 sono di due tipi. Gli edulcoranti intensivi hanno elevato potere dolcificante e sono soggetti a limiti. Nei 12 biscotti abbiamo trovato soltanto dell’acesulfame K: è nei biscotti danesi, ma misto ad altre due sostanze addolcenti (lactitolo e inulina).

L’altra categoria di edulcoranti ammessi è quella dei polialcoli
, massicciamente impiegati nei prodotti da forno. Sono sostanze prive di zuccheri, con poche calorie e molto economiche. Ma hanno un difetto: provocano fastidiose conseguenze intestinali, flatulenza e diarrea. La dose massima per non incorrere in questi inconvenienti è indefinita. Per i produttori c’è soltanto l’obbligo di avvertire il consumatore del possibile effetto lassativo quando i polialcoli superano il 10% della composizione. Per il resto, il dm 209 ne autorizza l’uso senza alcuna limitazione secondo la formula del q.b., quanto basta, inteso come la quantità minima necessaria al raggiungimento dell’obiettivo. E nel campione il q.b. è davvero elevato: si va da un minimo di 17,3% nei Mangiar sano a un “pericoloso” 32,4% nei wafer della Giusto-Giuliani.

 Solo i Bio Ninì ne sono privi, mentre i biscotti assortiti danesi non ne riferiscono la quantità: certamente elevata, visto che il lactitolo è il secondo ingrediente dopo la farina.

Nella ricetta dei 12 biscotti campionati a farla da padrone è il maltitolo, tal quale o in forma di sciroppo. Pochi usano altri polialcoli, come il lactitolo e il sorbitolo. Tutti accomunati dal rischio di “ebollizione” intestinale. Un disturbo transitorio. Sgradevole, certo, ma almeno col pregio di farsi notare. Cosa che non fanno i grassi, silenziosi e micidiali alleati del colesterolo, ben presenti nei biscotti senza zucchero..

LA SCHEDA12 biscotti, caccia al bluff

Nonostante gli slogan sbandierino ai quattro venti “Sugar-free” il nemico numero uno dei diabetici è sempre in agguato. Il Salvagente - in edicola da giovedì 14 gennaio - pubblica un'analisi su un campione di 12 biscotti tra i più venduti. Ecco quali

DOLCI SENZA ZUCCHERO - Parametri per 100 grammi

Prodotto

Marca

Prezzo

Kcal

Misura senza zucchero

Colussi

0,70 €

417

Buoni così

Galbusera

0,72 €

433

Gran rustico

Vicenzi

0,92 €

432

Biscotti con gocce di cioccolato

Mangiar sano

0,57 €

413

Piacere senza zucchero aggiunto

Sapori di Siena

2,29 €

474

Frollini alla farina di riso

Ti voglio

1,13 €

441

Wafer al cacao

Giusto-Giuliani

2 €

478

Biscotti ricoperti al cioccolato

Dr Faralli

3,44 €

487

Biscotti assortiti

Jacobsens of Denmark

2,12 €

451,23

Cantuccini

Sapori

1,39 €

413

Frollini bio Ninì

Céréal

0,88 €

452

Ottobrini

Compagnia europea
alimenti e natura

0,75 €

389

Fonte: Il salvagente

 
 
 

Zucchero buono...ma..!?!

Post n°22 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da ConteOlivier
Foto di ConteOlivier

Attente agli zuccheri killer! Nella giusta quantità è indispensabile ma un consumo eccessivo può avere effetti nocivi sul nostro organismo. Ecco che cosa succede

 

Di fronte alla scelta tra un piatto di broccoli e sogliola e una fetta di torta pochi avrebbero dubbi. Eppure se sapessero quanto può essere dannoso il cibo zuccheroso nessuno avrebbe la minima esitazione. E non si parla di un po' di cioccolato  di un dolce ogni tanto.

Lo zucchero in sé non è dannoso se consumato nella giusta quantità (pari al 5-7% delle calorie giornaliere, ossia tra i 25 e i 45 grammi) ma una dieta ricca di zuccheri - come quelli contenuti nella maggior parte dei prodotti industriali ( merendine o bibite gassate, tra gli altri) - è capace di mettere a dura prova il nostro corpo come hanno dimostrato molti studi scientifici. Ma cosa accade di preciso, ad esempio, quando beviamo una tazza di tè o del caffè?

L'energia e il crollo
Una festa non è una festa come si deve se non c'è
una torta: ogni singolo boccone che mandiamo giù ha un sapore meraviglioso ma gli effetti su di noi non lo sono altrettanto. La digeriamo molto in fretta perché è fatta di zuccheri semplici: quando sono molti il livello di glucosio nel sangue si impenna e il pancreas è costretto a produrre una quantità maggiore di insulina per poter convertire il glucosio in glicogeno, così come il fegato che lo immagazzina nei muscoli. Come lo zucchero precipita compare una sensazione di stanchezza e intontimento oltre al desiderio di altri zuccheri. Ormoni come l'adrenalina e il cortisolo agiscono sulle scorte di zucchero già immagazzinate, alzano il rischio di infarto e danno al nostro cervello un segnale sbagliato di pericolo.

L'abbassamento delle risorse immunitarie
Due tazze di zucchero dovrebbero essere sufficienti ad aumentare il rischio di suscettibilità. Questo dato è in accordo con uno studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition, in cui i ricercatori hanno rilevato che il conteggio dei leucociti si riduce a cinque ore dall'assunzione di 100 grammi di zucchero.

Conversione in grasso
Il glicogeno in eccesso viene trasformato in grasso. Alcune persone credono, erroneamente, che mangiare cibi senza grassi o poveri di grasso serva a non mettere su peso: in realtà anche i cibi che contengono troppi zuccheri possono far ingrassare.

Il danneggiamento del sistema cardiovascolare
Uno studio condotto nel 2007 all'università di Calgary e pubblicato sulla rivista American Society for Nutrition ha rilevato che ingerire un pasto con elevate quantità di grassi aumenta la pressione del sangue e rende più difficile il lavoro del cuore.

Perdita di memoria
Le persone con il diabete di tipo 2 devono fare attenzione a mangiare dolci soprattutto per colpa dello zucchero, sebbene uno studio indichi che ci possano essere problemi anche per il burro e l'olio. Al Baycare Centre for Geriatric Care nel 2008, i ricercatori hanno testato la memoria di alcuni volontari dopo che questi avevano assunto un pasto con molti grassi, pochi grassi o acqua. Coloro che avevano mangiato più pesante hanno mostrato una maggiore perdita di memoria dopo di chiunque altro.

 
 
 

E dovremmo essere entusiasti di questa scoperta?

Post n°21 pubblicato il 10 Novembre 2009 da ConteOlivier
Foto di ConteOlivier

Ciao,

articolo preso dal "Corriere della sera" di oggi 10/11/09. Ma io mi chiedo:

e noi dovremmo essere contenti se gli scienziati hanno "creato" un nuovo tipo di mela in laboratorio?? Mi chiedo che cosa ne sarà delle virtu' e delle propietà nutritive di questo tipo di mela creata in laboratorio? Si resterà croccante...si avrà un colore meraviglioso..si sarà anche buona... Ma una mela  (come tutta la frutta e la verdura) non deve essere bella esteriormente, puo' anche essere pessima alla vista ma deve essere naturale per mantenere le propie qualità. Invece anche queste mele, resteranno (come accade ora) minimo due anni e dico due, sul mercato e in celle frigorifere, prima di finire sulle tavole di noi poveri consumatori finali.

Va bhè...cosi è  !!!

IN VENDITA FRA UN ANNOLa mela che rimane croccante per mesiL'hanno ottenuto scienziati australiani:«dura» 14 giorni a temperatura ambiente e molto di più frigorifero

 
 
MILANO - La mela rossa che la strega cattiva diede a Biancaneve era bella e croccante e questo spinse la poveretta a darle il morso quasi fatale. Ma se la strega si fosse presentata con una mela un po’ passata, chissà se la storia sarebbe andata allo stesso modo. Comunque sia, da oggi è finito il tempo delle mele appassite e bruttine. Merito di un’equipe di ricercatori australiani del «Queensland Primary Industries and Fisheries» che sostiene di aver finalmente creato un tipo di mela in grado di rimanere fresca e croccante per mesi. Certo, dopo vent’anni di studi, il nome scelto per il frutto – ovvero, RS 103-130 - non è accattivante come «Golden Delicious» o «Pink Lady», ma per gli scienziati la mela in questione, di un bel colore rosso brillante, sarebbe la migliore del mondo quanto a dolcezza, durata e capacità naturale di resistere alle malattie, fra cui il temutissimo «black spot», causato dal fungo Venturia inaequalis che colpisce foglie e frutti. Non solo. Se conservata in un normale cesto di frutta, la mela in questione resterebbe croccante per ben 14 giorni, mentre se tenuta in frigorifero durerebbe addirittura 4 mesi.

IN VENDITA L'ANNO PROSSIMO - Ora il governo del Queensland sta cercando un partner commerciale per distribuire la RS 103-130 e spera di poter iniziarne la vendita già il prossimo anno. «Questa nuova varietà di mela è davvero dolce – ha detto a "The Independent” Tim Mulherin, Ministro delle Industrie Primarie del Queensland – ed essendo anche resistente alle malattie non richiede quasi pesticidi. I test iniziali sono stati eccezionali e su cinque tipi di mela assaggiati, la RS 103-130 ha ottenuto il punteggio più alto». La nuova mela non è geneticamente modificata in senso stretto, ma è stata prodotta in maniera tradizionale, selezionando un gene della varietà asiatica «malus floribunda», che avrebbe già una comprovata resistenza al «black spot». «Se questa nuova mela mantiene davvero le promesse, allora si tratta di un notevole passo avanti per i coltivatori – ha spiegato allo stesso quotidiano londinese Dez Barbara, ricercatore presso la «University of Warwick’s Horticulture Research International» – ma ciò non significa che questa varietà di frutto avrà successo, perché va prima sperimentata sul mercato. Quando si tratta di mele, bisogna sì considerare fattori come la facilità di crescita e di raccolta, ma anche il gusto dei consumatori, perché sono loro che devono poi scegliere un tipo di frutto anziché un altro».

 

 
 
 

La colazione è pronta!!! a colacccioooneeeee

Post n°20 pubblicato il 06 Novembre 2009 da ConteOlivier
Foto di ConteOlivier

Bene, quindi anche il mondo..finalmente sta dando importanza al fatto di fare una buona e sana colazione..era ora !!E' da un pezzo che lo dico...e come ho anche scritto nel mio profilo... CHIEDETEMI CHE VI DICO COME

Articolo "La Stampa"

25/9/2009
Ecco la prima colazione ideale. Per stare bene ed essere sazi
  
Basta un po' di succo, un frullato e un tè per fare un'adeguata colazione
Ecco la prima colazione ideale. Per stare bene ed essere saziNon c'è bisogno di abbuffarsi o mangiare chissà che per fare una colazione abbondante e nutriente. Lasciamo quindi da parte uova, bacon, toast, cappuccino e brioche… per lasciare spazio a tè, frullato di latte e frutta e succo di Aloe.
Secondo un recente studio, infatti, per ottenere tutta l'energia necessaria per iniziare bene la giornata non c'è bisogno di mangiare cose particolari.

I ricercatori del Dipartimento di Endocrinologia presso l'Ospedale Universitario Popolare di Pechino sostengono che far colazione con gli alimenti da loro suggeriti fornisce i nutrienti adeguati e il fabbisogno nutritivo e l'idratazione necessarie.
Il dr. Gu Linong, direttore dell'ospedale e membro del Comitato di Nutrizione Herbalife ha dichiarato che «questa combinazione ha un fondamento scientifico, anche se va contro l'idea tradizionale di una sana colazione» e ricorda che i componenti essenziali di una sana colazione sono carboidrati, grassi, proteine, vitamine e minerali, acqua e fibre. E questi tre cibi forniscono tutto ciò di cui si ha bisogno.

In particolare, sottolinea Linong, un bicchiere di questi tre alimenti fornisce sufficienti livelli nutrizionali ed energia abbinati a un basso contenuto calorico, grassi e colesterolo.
Il frullato (o milkshake) composto da latte (o latte di soia) e frutta secca fornisce le proteine, il succo di Aloe disintossica e fornisce minerali e altre sostanze utili, la tazza di tè verde (o nero) stimola il metabolismo e fornisce preziosi antiossidanti.
Un nutrizionista che ha provato per più di due mesi a fare colazione in questo modo, conferma che dopo non si ha fame e che ci si sente bene. In questo modo si può, tra gli altri, agire efficacemente sul controllo del peso in caso di dieta, in quanto non sentire fame dopo poco, o più tempo, evita di mangiare fuori pasto. Aggiungendo i benefici dell'Aloe nel depurare e del tè come stimolante questa – conclude – può essere davvero la colazione ideale.
(lm&sdp)

 
 
 

SIAMO SEMPRE SICURI DI QUEL CHE MANGIAMO?

Post n°19 pubblicato il 04 Novembre 2009 da ConteOlivier
Foto di ConteOlivier

Anche quanto seguirà...non è farina del mio sacco, pero' mi trovo perfettamente daccordo con quello che viene scritto e sarebbe interessante approfondire di più l'argomento.Tratto dal sito "Kataweb"....leggete e soprattutto ...riflettete!!

sabato, 17 ottobre 2009

Freschissime offerte…

Ci sono piccole cose che a volte sfuggono.
Probabilmente perché siamo abituati a viverle nella quotidianità come abitudini scontate.
Poi un giorno, per ragioni inspiegabili, si accende la luce e tutto diventa improvvisamente chiaro.
A me è capitato circa due anni fa.
Per comodità, per abitudine e perché rimane sempre morbido, nel fare la spesa al supermercato prendevo il pane confezionato (avete presente quei simpatici bauletti, spesso in offerta?), cercando sempre quello con la scadenza più lontana.
Poi un giorno mi sono chiesto cosa in realtà stessi mangiando.
Pane?
Si può definire pane un qualcosa che si conserva morbido per circa un mese, anche dopo aver aperto la confezione?

Così sono passato ad altre soluzioni.
Ho provato le baguette calde appena sfornate.
Che però, essendo surgelate, erano deliziose e profumate appena uscite dal forno del reparto gastronomia del supermercato, ma nel tragitto fino a casa si trasformavano irrimediabilmente in mazze da baseball.
Adesso il pane lo compro al forno, quello vero.
Uno di quei forni di quartiere dove c’è ancora il fornaio con il grembiule e le mani infarinate e dove arrivi seguendo il profumo del pane appena sfornato.
Almeno so che è fresco e al massimo surgelo quello che avanza.
Però questa cosa ha scatenato una reazione a catena nella mia mente.
Ed ho cominciato a riflettere su alcuni aspetti del mio consumare cibo.
Avete mai notato, ad esempio, che sulle confezioni di pancetta a dadini, c’è scritto “da consumare previa cottura”?
Ed è scritto anche su quelle del prosciutto cotto.
Il che è una sorta di contraddizione in termini. Perché se è cotto…
Non che nel reparto dei cosiddetti cibi freschi le cose vadano meglio.
Intanto ho capito che tutte le cose che si trovano in offerta, per intenderci, quelle tolte dall’involucro originale e riconfezionate in parti più piccole dal personale del supermercato, spesso sono cibi al limite della scadenza, se non già scaduti, o cibi (soprattutto formaggi, ma mi è capitato anche con un melone, che era tagliato in modo così irregolare da non lasciare dubbi) che si sono in parte deteriorati e da cui la parte avariata viene tagliata via per poterli rimettere in vendita.
Anche io a casa lo faccio; se uno spicchio di formaggio comincia a fare la muffa, taglio via quella parte e consumo rapidamente il resto.
Ma che lo faccia il supermercato e soprattutto in modo non trasparente, non lo accetto.
Non ci sarebbe neanche nulla di male a cercare di non buttare i cibi, anzi, ma se fosse fatto alla luce del sole.
“…offerta speciale sulla robiola che scade tra due giorni, sconto del 70%”.
La compro, so che devo consumarla rapidamente ed ho risparmiato.
Ma almeno sono consapevole.
Vi è mai capitato di prendere uno spicchio di parmigiano da 1 kg, portarlo a casa e scoprire dopo una settimana che si è coperto di muffa?
Per non parlare di frutta e verdura, tenute nei frigoriferi dei supermercati per giorni e giorni, che una volta fuori subiscono un deterioramento rapidissimo.
Così capita che le arance (!), appena a casa, marciscano nel giro di un paio di giorni, così come le banane o le zucchine o i pomodori.
Cibi “al limite”, da consumare all’istante.
Così mi chiedo… cosa mangiamo?

Per non parlare dei prodotti confezionati che restano sui banconi anche se scaduti.
Ho già cambiato tre supermercati (due della stessa catena) ma la scena non cambia.
Facendo il giro del reparto “freschi” riempio spesso il carrello di formaggi e insaccati scaduti, anche da molti giorni. Li raccolgo e poi li scarico sul banco dell’accoglienza clienti.
Faccio un po’ di polemica garbata, minaccio la prossima volta di chiamare i NAS, raccolgo l’approvazione dei clienti e l’imbarazzo del direttore, che assicura non succederà più.
Ma poi la scena si ripete.
Un giorno ho trovato un frigorifero da esposizione carico all’inverosimile di formaggi spalmabili in offerta, semplicemente spento. Dentro c’era una temperatura decisamente superiore ai 4 gradi necessari per la buona conservazione dei cibi. Ho chiamato il direttore, che ha bestemmiato e ringraziato per la segnalazione.
Ma secondo voi li hanno buttati quei formaggi?

Non ditemi che ho scoperto l’acqua calda.
Lo so che se andassi al mercato rionale troverei dei prodotti sicuramente più freschi, anche perché la concorrenza tra banchi fa si che il livello di attenzione per la qualità dei prodotti sia alto.
Ma io amo i supermercati, per me è doloroso rinunciarvi. E poi al mercato dovrei andarci la mattina. Mentre il supermercato lo trovo aperto fino alle 20:30 quando esco da lavoro.
E comunque trovo che negli ultimi anni, soprattutto in alcune catene (che non cito onde evitare querele ma soprattutto perché sto raccogliendo ulteriori prove per denunciarli…), il livello qualitativo dei prodotti freschi sia drasticamente calato.
A discapito anche della nostra salute.
Era da un po’ che volevo scrivere di questo argomento, ma ieri sera ho deciso che era il momento. Perché credo si stia passando il limite, nell’indifferenza generale.
Ma soprattutto perché quando sono andato dal capo reparto del supermercato e, indicando quanto immortalato dalla foto qui sotto, gli ho detto: “mi scusi, c’è dell’ironia vero?” non ha colto la cinica sottigliezza.
E allora ho pensato: “…e guerra sia…”
Apriamo un dibattito sulla questione?

 

 
 
 
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