nikmar

Avere a che fare con squadre di calcio porta jella ai frati. Dopo il frate stupratore delle Calabrie, che era presidente di una squadretta locale, ecco il frate-arbitro-pusher di Ancona, sorpreso in canonica con un vero e proprio laboratorio per lo spaccio di stupefacenti. E non si trattava, pare, di droghe leggere (che bello, due amici una chitarra e uno spinello), ma di sostanze come la cocaina, che distribuiva in giro grazie ad un marocchino, precedentemente arrestato a bordo della sua auto (sua del frate).

Insomma, sotto le tonache, i moderni fratacchioni non hanno più soltanto il famoso "cordone", da baciare se si vuole avere l'assoluzione, ma dosi massicce di stupefacenti pronte ad essere distribuite.

Che sia un nuovo tipo di evangelizzazione? Ai non credenti e agli scettici, non funzionando la promessa della Gerusalemme celeste, i frati stan cercando di procurare lo stesso il Paradiso, ma artificiale?

Comunque, la legge ha adottato, come al solito, due pesi e due misure. Invece di sbatterlo al fresco come tutti gli altri "colleghi", in virtù dell'abito che indossa - non sappiamo, a questo punto, quanto degnamente - Fra Pusher è stato posto agli arresti domiciliari in un altro convento della provincia. Da dove, se è abbastanza furbo, potrà continuare indisturbato il suo "secondo lavoro".

Penitenziagite!