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A TARALLUCCI E VINO
Poteva andare diversamente in una società come quella italiana, dove il pallone ha sostituito i tradizionali valori di "Dio, Patria e Famiglia" (non che fossero meglio, ma di certo erano più seri) e dove migliaia di sottosviluppati culturali e - probabilmente - omosessuali latenti si eccitano per ventidue giovanotti in mutande che corrono dietro ad un pezzo di cuoio? Poteva, lo scandalo noto come Calciopoli, essere punito in maniera più dura del "paterno buffetto" che è stato ammannito alla maggior parte delle squadre coinvolte (esclusa la Juve)?
La risposta è ovviamente no. Non poteva. E i fatti hanno dimostrato che, nonostante le migliori intenzioni di partenza, e la severità e inflessibilità strombazzate dai protagonisti di questa ennesima farsa all'italiana, il risultato non poteva essere che il classico "tarallucci & vino", magari cantando in coro "scurdammoce o' passato".
Il popolo di cialtroni che abita lo stivale non poteva infliggere punizioni nei canoni della decenza ad uno sport che non è più sport, ma guerra settimanale sugli spalti e business e inciucio negli spogliatoi, tanto che molte squadre sono da tempo quotate in borsa. Non si potevano deludere gli azionisti (che avrebbero perso un sacco di soldi) i potentati economici e politici proprietari di alcune di queste squadre (che parimenti ci avrebbero rimesso un altro sacco di soldi) e le orde barbariche dei decerebrati tifosi, vero anello di congiunzione tra l'uomo e la scimmia che gli scienziati di tutto il mondo si affannano inutilmente a cercare in luoghi che non siano gli stadi italiani la domenica pomeriggio.
Soprattutto questi ultimi avrebbero probabilmente dato la stura alla prima vera rivoluzione italiana in duemila anni di storia. Avrebbero rovesciato il Governo Prodi e messo al suo posto un triunvirato (o un 4-4-2) con a capo Francesco Totti piuttosto che Alessandro Gilardino. Non si poteva rischiare.
E non si poteva rischiare parimenti una crisi parlamentare per aver mandato in B ed escluso dalle Coppe una squadra, in particolare, di grande tradizione e di ancor più grande protezione politica, che pure, nel "sistema Moggi" era probabilmente coinvolta fino alla punta dei capelli. Trapiantati e non!
Ci voleva tuttavia un capro espiatorio per dare il "contentino" ai "giustizialisti" che per un attimo hanno creduto che in questo sventurato Paese fosse possibile un po' di pulizia almeno nello sport. E come per Tangentopoli è toccato a Bettino Craxi pagare per tutti (non che non fosse colpevole, ma lo erano anche tutti gli altri), in Calciopoli è toccato alla Juventus. Ovviamente la squadra più coinvolta. Tuttavia non la sola protagonista di questa ennesima brutta vicenda che ha finito di trasformare il calcio italiano nella cosiddetta "carne di porco".
Ma, dopotutto, al popolo bue che cosa gliene importa? Tanto siamo i campioni del mondo!
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