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LA FAMIGLIA DI... SINISTRA?

Post n°385 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da hotcigar
Foto di hotcigar

L'Unione e il centrosinistra in generale vivono una singolare contraddizione (una delle tante!), che questa volta rischia di farmi pentire seriamente di aver voltato, alle passate elezioni, per questa manica di cialtorni e incapaci. Non che fossero meglio quelli del centrodestra, specie Forza Italia, ma avevano la peculiarità di rendersi ridicoli in maniera leggermente meno drammatica.

Mentre da una parte si cerca di equiparare le convivenze ai matrimoni e di legittimare socialmente e legalmente le convivenze tra omosessuali, con tanto di diritti ereditari e reversibilità della pensione (per tacer degli alimenti), è proprio dal centrosinistra che arriva la solenne bocciatura di un emendamento di Rosy Bindi volto ad equiparare i diritti dei figli nati al di fuori dal matrimonio (ma comunque "di sangue") a quelli nati all'interno del matrimonio stesso.

La Bindi ha cercato di far abrogare la discriminazione contenuta nell'articolo 258 del codice civile nei confronti dei figli naturali. Questo articolo sancisce infatti che il figlio nato al di fuori del matrimonio e successivamente riconosciuto, risulta di fatto giuridicamte privo di parentela. Insomma, non ha zii, non ha nonni... Se non più figlio, resta comunque "nipote di n.n."

Mentre invece, a parere del ministro (e, oserei aggiungere io, a parere di qualsiasi persona civile) la nascita di un figlio produce effetti non solo sul genitore ma anche sui parenti.

Questa elementare considerazione, oltretutto "di sinistra", si è rivelata invece un grosso scoglio politico. Il sottosegretario alla Giustizia, Luigi Scotti, avrebbe addirittura commentato: "Ma che rapporto ho io con il figlio naturale di mio fratello?" E, sollevando questa "perplessità", ha deciso di non sottoporre l'emendamento a votazione.  Uguali riserve dal senatore D'Ambrosio dell'Ulivo.

Oltretutto, la questione del diritto alla parentela per i figli "illegittimi" non è solo politica o giuridica, ma è addirituttra sancita dalla Costituzione della Repubblica Italiana (art. 30), secondo cui la legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.

Insomma, la Bindi - cattolica e quindi, per definizione, "conservatrice e retrograda" secondo il comune sentire -  ha cercato di far abrogare un articolo del codice civile sostanzialmente anticostituzionale - oltre che "incivile" - e il centrosinistra "progressista" le ha risposto "picche", continuando a difendere un'ingiusta discriminazione.

Uno scivolone veramente rimarchevole per la compagine politica che, in nome dei diritti civili, sta cercando in tutti i modi di far legalizzare - di fatto - una sorta di mini matrimonio a totale uso e consumo degli omosessuali (le coppie conviventi etero sono solo una scusa). Se questi sciagurati Pacs dovessero quindi passare, ci troveremmo nell'assurdo che il compagno del signor Rossi avrebbe più diritti del figlio nato al di fuori del "conservatore" e "retrogrado" istituto del matrimonio.

 
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