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LETTERA APERTA ALLA DONNA CHE AMO

Post n°452 pubblicato il 17 Marzo 2008 da hotcigar
Foto di hotcigar

Cara, dolcissima *****,

mi spiace veramente moltissimo che tu stia male, anche fisicamente, per colpa mia. Ciò che vorrei di più al mondo è, al contrario, farti stare bene. Farti ridere, divertire… Darti quella spensieratezza e quell’allegria che avevamo quest’estate e che, ogni tanto, siamo riusciti a ritrovare anche nell’autunno e nell’inverno.

 

Ora che arriva la primavera, vorrei tanto che il nostro rapporto, la nostra amicizia, il nostro affetto, risbocciassero. Purtroppo hai deciso diversamente e, del resto, io preferisco starti lontano – anche se la cosa mi addolora moltissimo – piuttosto che essere un motivo della tua sofferenza.

 

Purtroppo, come hai sentenziato anche tu, arrivo sempre un po’ tardi.

Sono giunto tardi alla conclusione che – così come ho il diritto di ricevere sul mio telefono tutte le chiamate che voglio – ho l’altrettanto sacrosanto diritto di tenerlo spento, se mi va, senza che nessuno si arroghi la presunzione di metterci bocca. E credimi che mi va, di tenerlo spento, in certi momenti, quando siamo insieme.

 

Mi piace che nessuno ci disturbi mentre siamo in due sul divano, abbracciati a coccolarci o a guardare un film. O mentre stiamo passeggiando mano nella mano, godendoci una bella giornata di sole.

 

Tant’è che a volte mi è capitato (lo ricorderai) di spegnerlo di mia iniziativa.

 

Purtroppo, questo benedetto/maledetto cellulare, che sembra diventato l’unico perno attorno a cui ruotano le nostre litigate, non posso tenerlo spento per tre giorni di seguito. Posso, e ho l’intenzione di farlo in futuro, tenerlo spento una mezza giornata. Sperando che non succedano emergenze.

 

E non parlo di emergenze “all’*********” che, pur amando moltissimo, più che se fosse una mia figlia naturale, non posso non notare (e gliel’ho detto in più di un’occasione) che è una persona fondamentalmente egocentrica. Pertanto, secondo l’emozione del momento, può arrivare a considerare “emergenza” anche la rottura di un’unghia.

 

Parlo di emergenze “vere”, familiari (anche ******* e ******** fanno comunque parte della mia famiglia, così come, nel profondo del mio cuore, ne fai parte tu) e di lavoro.

 

Ieri, il fatto che ******** mi abbia chiamato mentre ero a casa tua, mi ha un po’ sorpreso (pensavo che fosse con il fidanzato) e anche un po’ seccato nel momento che ho compreso che non si trattava di una cosa grave e che avrebbe potuto rimandare a dopo. Tanto è vero che ci ho parlato dieci minuti. Sufficienti, tuttavia, per farti arrabbiare definitivamente.

 

Ma anche questa tua inflessibilità sull’uso dei cellulari, permettimi di dirtelo, è francamente sbagliata. Io ti capisco e ti do tutte le ragioni se ti irriti per un cellulare che squilla ogni cinque minuti, come accadeva a settembre-ottobre quando ********* era in crisi con l’ex fidanzato.

Anche per me, alla terza telefonata in un quarto d’ora, diventava un po’ “pesante” parlare sempre della stessa cosa, nello stesso modo, con le stesse parole. E amo ******** come una figlia, come ben sai. Quindi, mi sottoponevo volentieri a questi “tour de forces” telefonici, per consolarla e rassicurarla, anche se pregavo in cuor mio che la situazione si dipanasse al più presto ed ero abbastanza sfinito per quel continuo ripetere gli stessi concetti.

 

Figurati quanto posso comprendere te, che manco la conosci!

 

Però, adesso che la situazione è finalmente risolta e che un altro giovanotto ha preso il posto del precedente, le telefonate si sono ridotte ad un  numero assolutamente accettabile. Di solito, due da ******** (ora di pranzo e sera) e due da mia nipote ******** (mattina e sera), più altre eventuali, saltuarie, da amici o parenti.

 

La media, a conti fatti, è di cinque telefonate al giorno. Al massimo sei! E non mi sembrano uno sproposito.

 

Dopotutto, io questi due grossi affetti li ho. E in più ho anche amici e parenti, nonché rapporti di lavoro. Non mi sembra affatto giusto doverci rinunciare.

 

Io avrei potuto comunque avere cura di te, amarti (come ti amo) e starti vicino costantemente, con tutto il mio cuore e la mia anima. Perché comunque quello tra te e me era un rapporto diverso da quello tra me e *******, o tra me e ********, o tra me e chiunque altro.

 

Anche se ho altri affetti profondi, il nostro rapporto era comunque una cosa “esclusiva”, solo nostra. Non mi condividevi, da quel punto di vista, con niente e nessuno. E mi dispiace molto che tu non sia riuscita a capirlo o ad accettarlo.

 

E mi dispiace ancora di più che tu abbia deciso di troncarlo sotto tutti i punti di vista.

Dopotutto, è forse uno dei pochi rapporti affettivi “veri” che hai. Non uso il passato, in questo caso, perché per me l’affetto e l’amore verso di te restano.

 

Anche stamattina mi hai detto “se ho bisogno di persone me le pago”. Mi duole (ma per te!) constatare che, nonostante i quasi dieci mesi di frequentazione stretta, tu non abbia ancora capito che certe cose non si comprano.

 

Mi spiace moltissimo constatare di non essere riuscito (forse per colpa mia!) a farti capire che il mio amore, la mia dedizione, il mio affetto e la mia amicizia per te erano GRATIS!

 

Così come lo sono, GRATIS, per tutte le persone che amo.

 

E il fatto che tu mi abbia aiutato molto, nel risolvere alcune mie difficoltà economiche, è qualcosa di cui ti sarò sempre infinitamente grato. Ma permettimi di farti notare che non ti ho mai chiesto nulla e che ogni gesto è sempre partito da te.

 

Se non mi avessi dato nulla non è che ti avrei amato di meno.

 

Permettimi inoltre di farti notare anche – a riprova della gratuità e dell’onestà dei miei sentimenti – che proprio nonostante questi aiuti io non ho abdicato ai miei affetti precedenti. Non mi sono comportato come un marchettaro, come uno che si vende al miglior offerente.

 

Insomma, *****, non hai avuto bisogno di comprare il mio sentimento per te, perché te l’ho donato a piene mani. E te l’ho donato così di cuore che di certo “non me lo riprendo indietro”.

 

Continuerò ad amarti, a volerti bene, ad essere tuo amico e “fratellino”. Anche se “a distanza”, secondo i tuoi desideri.

 

Ma sappi che, se e quando mi vorrai cercare, mi troverai sempre ad aspettarti a braccia aperte e con un sorriso.

 

Ti bacio, mia dolce *******. Continui a restare un pezzo del mio cuore.

 
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