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ANTI IPOCRISIA...Contro quegli adulti che credono che i bambini li porti la cicogna

Creato da m.stipe il 07/09/2006

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L'Italia immobile in preda agli immobili

Post n°56 pubblicato il 25 Ottobre 2008 da m.stipe
 


Copio e riporto un illuminante articolo di Galli Della Loggia tratto dal Corriere della Sera di oggi. L'ultimo paragrafo è da scolpire sulla pietra, fantastico.


L'Italia immobile


Un Paese fermo, consegnato all'immobilità: ecco
come appare oggi l'Italia. Non già nella cronaca convulsa del giorno
per giorno, nell'agitazione della lotta politica, nei movimenti sempre
imprevedibili di una società composita, frammentata e priva di
inquadramenti istituzionali forti. Ma un Paese fermo perché anche nelle
sue élites prigioniero dei luoghi comuni, incapace di pensare e di fare
cose nuove in modo nuovo, di sciogliere i nodi che da tanto tempo
ostacolano il suo cammino.



Da trent'anni ci portiamo sulle spalle un debito
pubblico smisurato che non riusciamo a diminuire neppure di tanto. Da
decenni dobbiamo riformare la scuola, la Rai, la sanità, le pensioni,
la magistratura, la legge sulla cittadinanza, e siamo sempre lì a
discutere come farlo. Da decenni dobbiamo costruire la Pedemontana, le
prigioni che mancano, il sistema degli acquedotti che fa acqua, il
ponte sullo Stretto, le metropolitane nelle città, la Salerno- Reggio
Calabria, la Tav del corridoio 5, e non so più cos'altro. Ma non lo
facciamo o lo facciamo con una lentezza esasperante. Nel tempo che gli
altri cambiano il volto di una città, costruiscono una biblioteca
gigantesca, un museo straordinario, noi sì e no mettiamo a punto un
progetto di massima sul quale avviare discussioni senza fine.



Perché in Italia le cose vanno così? I motivi
sono mille ma alla fine sono tutti riconducibili a una sensazione
precisa: siamo una società prigioniera del passato. Con lo sguardo
perennemente rivolto all'indietro, che ama crogiolarsi sempre negli
stessi discorsi, nelle stesse contrapposizioni, nelle stesse dispute,
assistere sempre allo spettacolo degli stessi gesti e degli stessi
attori. Da noi il passato non diviene mai inutile o inutilizzabile. Non
si butta via mai niente. Ogni cosa è potenzialmente per sempre: ogni
ruolo, ogni carica è a vita, e pure se siamo reduci da qualcosa lo
siamo comunque in servizio permanente effettivo. In un'atmosfera di
soffocante ripetitività siamo sempre spinti a conservare o a replicare
tutto: idee, appuntamenti stagionali, parole d'ordine, comizi, titoli
di giornali.
Ci domina una sorta di freudiana ritenzione anale
infantile: paurosi di abbandonarci alla libertà creativa e innovativa
dell'età adulta, a staccarci dalla comodità del già noto, solo noi,
nella nostra vita pubblica, abbiamo inventato la figura oracolare e un
po' ridicola del «padre della patria» con obbligo di universale
reverenza. È, il nostro, l'immobilismo di un Paese abbarbicato a ciò
che ha vissuto perché non riesce a credere più nel proprio futuro, di
un Paese che sotto la vernice di un'eterna propensione alla rissa in
realtà fugge come la peste ogni rottura e conflitto veri, e desidera
solo continuità. Che come un vecchio Narciso incartapecorito anela solo
a rispecchiarsi nel già visto.



Un Paese, come c'informa La Stampa di
qualche giorno fa, dove Guido Viale, antico giovane di un remoto «anno
dei portenti », si compiace — invece di averne orrore — che oggi «le
occupazioni delle scuole si fanno assieme ai genitori», e che «questi
ragazzi lottano accanto ai professori e ai presidi». Già, «accanto ai
professori e ai presidi»: che lotte devono essere! E comunque è con
queste, buono a sapersi, che l'Italia si allena ai duri cimenti
dell'avvenire.


 
 
 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 29/10/08 alle 17:33 via WEB
a me è piaciuto più tutto il resto. molto bello cmq. e molto vero. L.
 
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