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« L’Insegnamento: una cura... | Pensare il Nuovo Mondo » |
Chi segue l’Insegnamento è un autodidatta
Ci viene detto che colui (o colei) che studia l’Insegnamento è fondamentalmente un autodidatta.
Potrebbe sembrare un controsenso affermare che la (ri)scoperta di verità che stanno alla base della nostra stessa esistenza possano nascere da uno studio condotto per proprio conto; ma, a ben vedere, è proprio e solo in questo modo che è possibile avanzare lungo il Sentiero. E ciò per almeno tre valide ragioni.
La prima è che noi stessi siamo il Sentiero. Il cammino dell’evoluzione spirituale ha come obiettivo quello di ampliare la coscienza, dunque lavorare su noi stessi, al nostro sviluppo interiore. Considerare la Via come qualcosa di avulso dal nostro essere è uno degli errori più banali in cui spesso incorre l’aspirante. Noi siamo uno con tutto ciò che ci circonda: questo è ciò che dobbiamo comprendere e fare nostro prima di ogni altra cosa. Noi siamo immersi in un vasto oceano di coscienze, di cui siamo una piccola goccia. Non esiste io e loro, esiste soltanto il noi! Pertanto, tutto ciò che si studia, in realtà, ha a che vedere con il singolo ed il Tutto, senza distinzione alcuna. E, di conseguenza, meta ultima del percorso evolutivo è il ritorno alla coscienza del Tutto, ritorno che si esplica nel percorrere il Sentiero.
La seconda ragione è che certe verità possono essere comprese soltanto con il cuore aperto e disposto ad ascoltare la Voce del Tutto che è intorno a noi e che vive in noi. Non si tratta di acquisire conoscenze mnemoniche, né verità accademiche, quanto di avanzare per mezzo di successive scoperte, che si conquistano poco a poco, studiando e, soprattutto, meditando.
La terza e più importante ragione, risiede nel fatto che le sole vere conquiste degne di tale nome, cioè quelle che producono vera consapevolezza, sono quelle che scaturiscono da uno sforzo autoprodotto. Questo tipo di conquiste costituiscono il tesoro cui alludeva il Cristo, in antitesi con i possedimenti terreni che, nostro malgrado, siamo costretti a lasciarci ineluttabilmente alle spalle al momento opportuno.
Le conquiste, le scoperte e le consapevolezze altrui non possono diventare nostre senza uno sforzo personale! So che sto affermando un’ovvietà ma è bene sottolineare, di quando in quando, cose che, proprio perché scontate, spesso finiscono per essere dimenticate. Chi è più avanti nel lavoro, come nel Sentiero, non può fare altro – se lo vuole – che additarci la meta e segnalarci la via... sta a noi percorrerla!
L'Insegnamento, dunque, si ‘limita’ a proporre pensieri da trasformare in oggetti di meditazione: così facendo, ci si può aprire la via verso la vera conoscenza, che – in ultima analisi – è piena consapevolezza di Ciò in cui viviamo, ci muoviamo e siamo!
Solo dopo aver avviato il processo autoindotto di scoperta, possono tornare utili i dettagli, così come le spiegazioni techiche, circa alcuni aspetti specifici dell’uomo e del Tutto; in caso contrario, questi rischiano di costituire soltanto materiale fascinoso per lo studioso, ma del tutto inutile ai fini del suo progresso.
Colui (o colei) che comincia a rendersi conto del posto che ciascuna coscienza occupa nel tutto, riesce a comprendere veramente, cioè fare proprio, ciò che percepisce, come si è detto, con il cuore. È utile ricordare che sapere e comprendere sono due termini che esprimono due modi diversi di approccio: il primo è fine a se stesso, il secondo fa sì che quanto si studia divenga parte della propria vita (comprendere = CUM PREHENDERE, fare proprio) e, dunque, testimonianza vissuta e praticata.
È questo uno dei motivi per cui l’Insegnamento annette così tanta importanza alla ripetizione, senza preoccuparsi affatto – almeno ad uno stadio preliminare – dei dettagli e dei termini utilizzati per descrivere i meccanismi della coscienza, che poi sono quelli della Vita Una.
Pensieri di Luce.
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Inviato da: Morven61
il 25/07/2011 alle 12:55
Inviato da: ormalibera
il 18/01/2011 alle 22:35