...E quando arriva l'attimo, ti accorgi che è già passato.
Sforzarsi è d'obbligo, accettare l'altro ormai un dovere. Cosa accade se l'altro è un familiare...Qualcuno che AMI come fosse indispensabile, a cui ti compari, di cui agogni la bellezza, di cui hai stima immensa.
Cosa accade se costui o costei ti dice qualcosa che non avresti potuto mai immaginare di sentir dire, ti tratta quasi come fossi "inferiore" sotto molti, troppi punti di vista, salvo ribadire il solito: "lo dico per te", "lo faccio per te".
Vorresti urlare il tuo disappunto, vorresti gridare anzichè piangere di dolore.
Perchè non ti senti accettato, per come sei. Perchè preferiresti vivere sotto un ponte che essere continuamente schernito per essere un difetto - effetto di sensibilità eccessiva.
E sia.
Per chi "è vissuto nella bambagia" si aprano tempi diversi, si intonino canti di gioia all'aria aperta nella notturna vetustà del cuore all'imbrunire di un giorno dietro l'altro.
E sia.
Le mani al cielo, il cuore in gola, il vento fastidiosissimo negli occhi...e si ritorna.
Milano, 22 ottobre 2007