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LA PUBBLICA (SO)MMINISTRAZIONE

Post n°229 pubblicato il 08 Aprile 2009 da mari27_

E' il luogo ove tutto è possibile, lecito e accettabile.
Ove la capacità di ingraziarsi chiunque diventa parametro di valutazione del singolare merito di accedere al posto di lavoro.

E' la sede delle strategie unilaterali e collettive - le quali straordinariamente coincidono, combaciando come i due biscottini vanigliati che formano il Ringo dei Ringo Boy's - ove il buon andamento e l'interesse pubblico equivalgono al buon guadagno dei sani eletti ed al lauto compenso corrisposto ad personam.

E' qui che ti dicono esattamente cosa come dove quando perchè con chi devi fare cosa quando con chi come perchè dove, ED E' SEVERAMENTE VIETATO DISSENTIRE, altrimenti sei fuori dai giochi. Anzi, devi semplicemente essere grato, perchè vieni "indirizzato" adeguatamente da chi conosce l'"ambiente" molto più di te.

E' la Pubblica (SO)mministrazione.

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Commenti al Post:
dianavera
dianavera il 25/04/09 alle 21:24 via WEB
C’è stato un tempo in cui la bellezza era lontana, irraggiungibile e ogni gesto, ogni evento, mi sembravano svuotati di senso. Poi è accaduto qualcosa, anzi proprio nel momento in cui lo scetticismo aveva preso il sopravvento arrivò la metamorfosi. Il desiderio è diventato ancora una volta la spinta propulsiva; era desiderio di riconciliazione. Con chi mi stavo riconciliando? Ora lo so bene. Mi stavo riconciliando con l’umanità. Col mondo. La mia riconciliazione nasceva dal desiderio dell’altro. Da allora ho reimparato a cogliere la bellezza che c’è nelle cose, negli uomini, ovunque. Come prima cosa decisi di scrivere una lettera agli amici che avevo trascurato o dai quali mi ero allontanato. Volevo offrire loro una lettera che parlasse della bellezza perché sentivo che il mondo circostante non provava nemmeno a mettersi nell’ordine di idee del bello. E invece io ne sentivo un bisogno impellente e mi sembrava ne avessero bisogno anche le persone a cui voglio bene. Sentivo bisogno di bellezza e sentivo di voler donare le mie “scoperte” perché se ne giovassero anche gli amici. Sapevo che antenati illustri ne avevano parlato e avevano espresso pensieri profondissimi sull’argomento. Eppure volevo dare il mio contributo, con umiltà ma anche con consapevolezza. Mentre scrivevo leggevo. E ciò che leggevo mi conduceva alla bellezza. Interpretai queste coincidenze come un vero e proprio segno. “Palomar” di Calvino, “Fedro” di Platone, Epicuro e la sua “Lettera sulla felicità“, “Elogio dell’ozio” di Stevenson, “Vita di un perdigiorno” di Eichendorff, “L’arte dell’ozio” di Hermann Hesse, “Il viaggiatore incantato” di Leskov, “La gioia di vivere” di Montagne: ecco le letture che mi hanno fatto da bussola. Ho spedito la “Lettera agli amici sulla bellezza” a diverse persone. Ora vorrei che questa lettera incontrasse altri amici per condividere con loro tutto ciò che di bello il mondo può offrire».
 
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