Relative

polisemie

la mia ignoranza è sconfinata. ogni tanto me la rintuzzano. mi hanno spiegato che sono le polisemie. cioè. in fondo intuivo cosa spiegano. non sapevo si dicesse così.

tanti significati, per un unico significante. così si rendono più efficienti i processi linguistici. sennò sarebbe molto meno maneggevole, il tutto.

che poi è un principio di progettazione ingegneristica. pensa te che parentele omologhe. io peraltro, quella parola, me la son vista come una specie di semina di tanti semini, in buche diverse. forse per assonanza alla storia di pollicino. forse perché la parole a volte son suoni, sensazioni, liriche che si portano dietro una loro musicalità. chissà se c'è una parola adatta a spiegare questo. ["smetti di utilizzare sostanze psicotrope" non vale. anche perché non è una parola, ma un periodo: per quanto di senso compiuto, anche se solo figurativamente].

quindi tanti noccioli, all'interno dello stesso guscio. forse c'è una specie di parallelismo con la fisica quantistica, o la teoria delle stringhe.

che poi, se vogliamo, è il discorso duale delle donne o uomini della propria vita. il concetto è quello: per quanto velleitario, cazzo, tutta la vita. ma quel concetto, quel nocciolo, può essere circondato da chissà quanti gusci. è una questione di combinazioni, di treni che passano e prendi o non fai in tempo a prendere la coincidenza. cose così. ecco, questo concetto il nocciolo, rasserenato, è tornato ad essere cosa interessante. sono i gusci l'aspetto tutto da venire, e che ovvio mi incuriosisce.

[però, se nel contempo, si riesce a fare una sana chiavata, polisemicamente va bene uguale - quando uno è poeta inside]