Relative

causalità di liberazione

questo è un post facile, lineare nella sua consequenzialità.

si avvale pure di un'immagine, questa:

questo cippo commemorativo è lì perché nella mia hometown si combattè la guerra di liberazione. liberazione dal nazifascismo. [poi, che in troppi qui ne siano dimentichi, o che lo celebrino colla vaquità delle cose ufficiali da farsi è altra cosa].

è stato fatto perché, allora, alcuni salirono in montagna. altri, invece, dalle montagne volevano stanarli. alla fine quelli che salirono in montagna e la loro parte ebbero la meglio. e, in fondo, la nostra vita è stata migliore anche grazie a loro: come racconta l'epigrafe della foto.

è stato fatto lì, in quel luogo, perché lì morì uno di loro, di quelli che salirono in montagna.

ora: la pietà per i morti, per tutti i morti, mica si discute. cimanche rebbe. ma le idee e le motivazioni che spinsero alcuni a salire in montagna e altri a stanarli da lì sono fottutamente diverse: dalla parte c'era la scelta giusta, dall'altra quella sbagliata. e anche su questo non c'è molto da discutere.

non è mica tanto complicato, no?

e, consequezialmente, venne il resto.

anche i cippi che ricordano, in determinati luoghi determinate scelte. e la memoria che diventa un obbligo. anche per questo ci si è ritrovati, oggi fuori dalle manifestazioni ufficiali [che per la fretta elettorale si son fatte sabato scorso, troppo scrupolo], sotto quel cippo. in silenzio: niente cortei, niente allocuzioni ufficiali, niente musica, tranne "bella ciao" cantata alla fine.

tutto solo, e inevitabilmente, molto consequenzialmente.