Creato da: JayVincent il 07/03/2006
Tiri liberi sul mondo della Pallacanestro Olimpia Milano

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PIERINO ALLE GRANDI MANOVRE

Post n°73 pubblicato il 05 Marzo 2007 da JayVincent
Foto di JayVincent


Iniziamo dalla fine.
Milano batte Montegranaro e lo fa perché la butta in gazzarra dopo tre periodi nei quali la Premiata ha cercato di portarla a casa con la summa del suo gioco stagionale.
Buona rotazione di palla e diluvio di triple, fino a quel momento segnate con percentuali più che buone.
Perché poi - sul parquet - il miracolo di Pillastrini e dei suoi boys non va molto più in là di quello, facendola molto spiccia.
La Sutor va elogiata enormemente per bontà di programmazione, per avere creduto e impostato la squadra con una base italiana di qualità, per avere scelto con oculatezza e intelligenza Usa di spessore e impatto senza spendere budget folli.
E questi sono meriti eccellenti e inoppugnabili.
Ho invece qualcosa da eccepire sull’idea di gioco che veicola: Montegranaro è di gran lunga la squadra che, in Italia, tira di più da tre punti.
E spessissimo, per non dire quasi sempre, sono più i tiri da tre che quelli da due.
Se poi questo tiro al bersaglio porta buoni frutti, tanto di cappello, ma non vedo motivi per fare partire la canonizzazione del buon Pillastrini, che è un bravo coach indipendentemente da questa annata e che probabilmente fa di necessità virtù.
Ma la virtù qual è? Nel basket moderno le partite si vincono sempre più con il tiro da tre punti, il peso specifico dei centri è in discesa verticale e la moda del lungo che tira da lontano ma non becca rimbalzi è il trend del momento.
Sarò certamente in torto io, ma quando sento parlare di Pillastrini genio dell’anno o di modello da seguire, mi perplimo.
Perché, in stagione, quando la Premiata ha tirato con il 30% da tre punti ha sempre perso, viceversa, a fronte di percentuali decisamente alte, che sono ancora più alte se relazionate al numero di tentativi, sono arrivate vittorie.
Elementare, assolutamente, accademico come può esserlo un pour parler.

Ma andiamo con il rewind.
Partiamo forte, nei primi minuti è uno show del Gallo, interrotto dal secondo fallo in pochi minuti.
Come contro la Virtus in Coppa Italia, con Danilo in campo i parziali sono sempre positivi, con lui fuori i quintetti sono sempre un po’ sbilanciati e incerti, ma non ci si può esimere dal sottolineare che, con l’infortunio di Gigena e il crack di Calabria, la rotazione degli esterni è complessa.
Garris non trova giochi e giocate, Bulleri è addirittura nefasto tra palle perse e idee confuse.
Davison bilancia un paio di giocate negative con una tripla e qualche discreta giocata in area colorata, ma si va all’intervallo sotto di 4 punti.
Il terzo quarto è la fiera della tripla: Montegranaro prova ad andare in fuga con un 3/3 di Amoroso, che deve essere infettato dall’aviaria visto che Davison lo marca da 4 metri.
Milano risponde con i missili di Green e Garris, molto più incisivo e intelligente rispetto al primo tempo.
Poi la partita smette di essere un insieme di gesti tecnici, di mosse e contromosse tattiche, e prende la piega della gazzarra.
Bulleri viene mandato in psico mission su Childress, i tre in grigio fiutano aria pesante e ce la mettono tutta per sbagliarne una in più del lecito.
Tecnici e antisportivi tirati con i dadi, brutto fallo di Maresca su Gallinari e sceneggiate assortite di un Bulleri in trance, un Bulleri che più che mai mi ha ricordato Alvaro Vitali nelle indimenticate interpretazioni Pierino nei film scollacciati degli anni ’70.
Tra una miccetta accesa, uno scherzo volgarotto e qualche toccata di culo, Pierino Bulleri riesce a mandare fuori giri il Professore prima e i suoi compagni poi.
Fa piacere, anche qualcosa di più, che da questo trash-show chi ne esce solo e soltanto grazie al talento è ancora una volta Danilo Gallinari: penetrazioni assortite, falli subiti e uno splendido assist per TJ Watson, che diventa bimane.
Solito discorso per Nate Green: ieri assolutamente decisivo, quando si iscrive al festival della tripla e ne infila 5 su 8 tentate.
Ma quante di queste scelte sono state frutto di una lettura?
Poche. Poi se tutto entra, lunga vita a lui, ma resto dell’idea che in mancanza di gioco e di idee, dipendere dalla furia cieca di Nate possa essere potenzialmente presagio di sciagura.
Comunque, dopo la debacle di Scafati la risposta è senza dubbio migliore di quella che la squadra diede dopo la ripassata di Napoli.
Contro Reggio Emilia giocammo un basket nefasto, accoppiato a un approccio tremante e incerto.
Questa volta, per lo meno, dal punto di vista reattivo c’è stata voglia e reazione.
Riguardo il già discusso impatto di Bulleri, non so da che parte girarmi.
Mi viene da dire che, in tempi recentissimi, Coldebella
è diventato un idolo e sappiamo che il basket di Claudio comprendeva trucchi, trucchetti e provocazioni, tutto quel repertorio che veniva derubricato sotto la voce "mestiere".
Ma Coldebella non aveva le credenziali di Bulleri e da lui non ci si è mai aspettato quello che ci hanno insegnato ad aspettarci dal cecinese.
Insomma, se abbiamo preso e strapagato
uno che doveva essere il miglior giocatore italiano, in grado di condurre in velocità un basket spumeggiante e poi, negli anni, scopriamo che è sempre sull’orlo del burrone, ha bisogno di un play vero a cui accodarsi e che, dulcis in fundo, va usato per fare il Coldebella, come minimo c’è qualcosa che non quadra.

 
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