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APPARIZIONI E SPARIZIONI

Post n°75 pubblicato il 12 Marzo 2007 da JayVincent
Foto di JayVincent


Una vittoria sudatissima, in rimonta e con momenti di puro panico non è forse quello che ci si aspettava dalla partita di sabato sera, contro una Udine senza particolari ambizioni in chiave playoff, ma è sempre meglio di una sconfitta che molti vaticinavano durante l’intervallo.
L’ennesima Olimpia smunta e senza idee tiene il passo, strappa due punti e porta a casa una vittoria figlia della tenacia e di un secondo tempo ben oltre i 50 punti segnati, per la seconda settimana consecutiva.

Apparizioni e sparizioni: quelle del nostro gioco, talmente molle e involuto da essere ormai una costante, alla faccia di D’Antoni e della sua Philips, ma alla faccia anche di allenatori che in passato vennero allontanati come appestati perché non traducevano in showtime le qualità di alcuni semi-ritirati o semi-scarsoni.

Apparizioni e sparizioni del nostro giovane Gallo, che incappa in una serata storta ma che riesce sempre a fare qualcosa di molto utile nel momento più opportuno.
Ma l’apparizione più sorprendente è quella di un Bulleri in formato extra lusso: è lui che prende per mano Milano nel momento di massima necessità, accompagnandola nella rimonta, e fino alla vittoria, a suon di penetrazioni, appoggi, falli subiti e scelte “alla Bulleri”.
Perché il Bulleri DOC non prescinde da iniziative discutibili, istintive, ma sono quelle che piacenti o meno possono provare a fare la differenza.
Per questo mi ritengo ampiamente soddisfatto della sua prestazione: sappiamo benissimo che Bulleri, il miglior Bulleri, sarà sempre tacciabile di eccessivo egocentrismo, di poca lucidità e difetto di lettura.
Ma è pur sempre un giocatore a roster e quindi, in una stagione di totale improvvisazione alla voce esecuzione dei giochi, lunga vita e lunga salute al Bulleri di sabato.
Potremo poi parlarne, magari anche a lungo, dell’opportunità di tenercelo in casa, ma in tempi futuri.
L’altra apparizione di una certa rilevanza è quella di TJ Watson, ormai di gran lunga in cima alla mia lista di gradimento.
Fa il vuoto attorno a sé, fagocita Jaacks e se lo porta a casa insieme alla roba da lavare.
Insomma, a parte qualche prestazione negativa, frutto comunque di assenza collettiva della squadra, Travis non ha mai tradito e credo su di lui si possano spendere due parole di ammirazione.
Parole che, relativamente alla partita contro Udine, non posso spendere per Bennett Davison e Nate Green, a mio parere pienamente insufficienti.
Su Green non ho più niente da aggiungere: è come chiedere a uno che non sa leggere di studiarsi a memoria il Passero Solitario.
Meglio farlo andare a braccio, ma in un contesto che conosce. E Green questo contesto può anche conoscerlo, magari gli piace anche, ma dove c’è improvvisazione Green è un dinamitardo.
Per quanto riguarda Davison, non ho nulla da dire: l’uomo sbagliato al momento sbagliato e non viceversa, come predetto da un Bulleri in versione Mago di Cecina.
Ma il simpatico Davison di colpe non ne ha, bisognerebbe semmai rivolgersi all’uomo che ce lo ha fatto uscire dal cavallo di Troia, in combutta con l’amico burlone Sabatini.
Il rientro di Joseph Blair lentamente si avvicina e io già fremo all'idea di vedere cosa succederà al buon Davison in quel momento.
Apparizione della tribuna o sparizione del giocatore?

 
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