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LA PIOGGIA E L’ESILIO

Post n°103 pubblicato il 07 Giugno 2007 da JayVincent
Foto di JayVincent


Finisce la partita, sirena, il pubblico ospite che esulta.
Fuori piove, una pioggia sottile ma insistente e non poteva esserci cornice migliore di una serata uggiosa e umida, triste e amara.
Perdiamo nettamente questa gara-3, perdiamo di schianto e in modo impresentabile.
Perdiamo senza giocare, dopo un primo quarto attaccati alle braccia di Watson e Blair, perdiamo per KO tecnico non appena la Virtus aggiusta la mira dalla lunga e comincia a colpire con una certa puntualità.
Nei miei occhi restano le immagini un naufragio, scene cinematografiche di una grande tempesta, che travolge e affonda quella che - per qualcuno - doveva essere una corazzata e invece si rivela poco più di una bagnarola.
Il nostro attacco è questo: una palla arancione in preda alle onde, sbatacchiata senza senso né costrutto per 20 secondi per poi essere sganciata con tiri regolarmente impiccati e fuori dai giochi.
Perdiamo male contro una squadra, meritevolissima e nettamente migliore della nostra per identità, che a un certo punto si limitava ad aspettarci e a commettere fallo quando la boccia arrivava per disperazione in mano a Blair.
E lui, zavorrante come e più di sempre, rispondeva con i soliti mattoni.
Ho provato ad estraniarmi, a uscire da me stesso, chiudere gli occhi e riaprirli fingendo di essere un osservatore non emozionalmente coinvolto.
La prestazione di ieri può essere giustificabile solo se fossimo stati ad agosto, al Torneo di Bormio.
Ragazzi che hanno una decina di allenamenti sulle spalle, che si stanno conoscendo, che iniziano a capirsi.
Invece no. Siamo a fine stagione.
E al capolinea.
Fortunatamente un capolinea che vedrà scendere dalla baracca molti degli attori che in questi anni sono stato costretto a sopportare, mezzi figuri e guitti ammorbanti che andranno a rubare stipendi altrove.
Forse sto precorrendo i tempi? C’è ancora una gara-4 da giocare?
Io non tolgo le speranze dai cuori, ognuno è libero di credere nelle imprese, di andare oltre ogni ragionevolezza.
Ma io non ci credo più.
Finisco questa stagione sgomento, disilluso, stanco.
Stanco di parole scritte e dette, stanco di battermi per qualcosa che forse non è nemmeno lontanamente presa in considerazione da chi di dovere.
Stanco di vedere una gestione tecnica al limite dell’imbarazzo.
La tua squadra va a picco sul -18? L’arma segreta è mandare in campo Diego Fajardo e Mario Gigena, due trattati come reietti.
Ora, io non so se questo fosse l’ennesimo messaggio tra le righe, altro andazzo di cui francamente ho la nausea.
Senza stare qui a giocare su mille interpretazioni, la mossa è brutta nella forma e nella sostanza.
Caro Sasha, essere dei coach scarsi non è una colpa, soprattutto se si hanno giocatori mediocri e senza attributi e se a farti fare la figura del parvenu ci pensa una dirigenza incompetente.
Ma essere uomini piccoli, beh, questo si che è una colpa.
E mi auguro di essere io a sbagliare. Non sai quanto.

Andrei in esilio, ci andrei fino a settembre, per non essere costretto a vedere quel supplizio che ci aspetta in fase di mercato, di rinnovo di contratti, di pianificazione.
Ai signori Gino Natali e Giorgio Corbelli, che si riempiono la bocca parlando di obiettivi centrati, ricordo che in pura teoria dovrebbero fare fede gli obiettivi fissati tre anni fa, quando nacque il progetto del grande coinvolgimento, quello dei Moratti, dei Galliani, di Giorgio Armani.
Per me l’obiettivo è solo e soltanto quello, non gli svicolamenti fatti ad arte a stagione in corso.
E quell’obiettivo diceva: competitività in ascesa, riconquista dell’Europa e scudetto in tre anni.
Di conseguenza, non ci sono storie: non siamo passati sotto lo striscione, quell’obiettivo non è stato raggiunto.
E quindi arrivederci (possibilmente no) e neanche un grazie a coloro che ci hanno provato, ma adesso si deve cambiare.
Basta soldi buttati, basta porcherie, basta lamenti e giustificazioni.
L’Olimpia non piagnucola, agisce.
L’Olimpia non si fa compatire, combatte.
L’Olimpia non fa vergognare i propri tifosi, li rende orgogliosi.
L’Olimpia non accetta che i propri tifosi subiscano minacce.
L’Olimpia non accetta che gli uomini che hanno una scrivania in via Caltanissetta insultino i propri tifosi.


 
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