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Post n°160 pubblicato il 06 Aprile 2009 da JayVincent


E sono sei.
Sei vittorie consecutive, un ruolino di marcia che nel girone di ritorno si è fatto battente portandoci, di fatto, ad agganciare la zona delle dirette inseguitrici della corazzata Montepaschi.
Quelle che, pateticamente, vengono definite come l’AntiSiena.
Pateticamente un po’ perché l'AntiSiena concretamente non esiste, un po’ perché cercare di accorciare le distanze con questi giochini ad inseguimento è un mezzuccio per non dire che il campionato, sin dalla prima palla a due della stagione, cerca solo la vittima sacrificale da regolare in finale.
È una guerra tra secondi e camuffarla da qualcos’altro fa un pò piccolo borgo, per usare un’espressione a noi tanto cara.

Il punto è: Milano si è inserita in questo gruppuscolo di inseguitori?
Perché fino a oggi, tra tifosi e addetti ai lavori, c’era chi sosteneva che non ne facessimo parte. Chi invece che ci stessimo in pectore, in nome di non si sa cosa, forse del Progetto con la P maiuscola.
E io, che preferisco sempre la sostanza alla forma, solo ora mi sento di metterlo nero su bianco.
Tante volte ci siamo avvicinati, abbiamo succhiato la ruota, per poi perderci in prestazioni sconfortanti, errori banali di gestione (turnover) e inspiegabili cali di concentrazione.
Ora penso davvero che questo gruppo faccia parte di quelle tre-quattro squadre che stanno lì, che possono battagliare tra di loro ad armi pari.
Sia chiaro: non sto a dire che la squadra è brillante, che srotola sul parquet un gioco fluido e intrigante.
I limiti sono quelli che sono, ma come ho già avuto modo di dire più volte, personalmente li ritengo strutturali e non eliminabili.
Sono il rovescio della medaglia. Contro Teramo giochiamo una partita gagliarda, di cuore, venendo a capo di un’avversaria che – sono certo – ci avrebbe potuto mettere in crisi nera solo poche settimane fa.
Invece ci siamo adeguati, abbiamo lavorato bene per uscire dalle secche iniziali anche con la gestione delle rotazioni, abbiamo spinto il contropiede di Hawkins al momento giusto, sopperito alla partita travestita di Vitali (solite triple importanti, freddezza in lunetta, qualche palla illuminante all’interno di una regia confusionaria e di una difesa improponibile).
Ci siamo riusciti grazie all’ottima serata nel tiro da tre punti, il miglior amico di Bucchi, e grazie a un apporto incisivo e sostanzioso del trio Katelynas- Rocca-Taylor, ognuno dei quali ha fatto vedere cose pregevoli.
Mason, pur indisposto, con il solito lavoro nel pitturato, fatto di lavoro sporco, rimbalzi e canestri chirurgici. Minda giocando una partita elettrica, tutta sostanza, dimostrando di essere molto cresciuto nel corso della stagione. Mo facendoci lustrare gli occhi con quei movimenti straordinari, con una facilità di tiro che appartiene, di fatto, a un altro basket.
Il tutto, naturalmente, a scapito di un Pape Sow orrendamente involuto, del tutto incapace di trovare una sua dimensione e di affinare un feeling con i compagni che dovrebbe essere ormai, se non consistente, almeno esistente.
Sow sembra l’elemento arrivato ad aprile, l'innesto per il rush finale del Campionato in vista Playoff.
E come dice Bucchi in conferenza stampa, è il momento di tenerne conto, perché il campo è giudice e le scelte seguono solo il trend del risultato.
Personalmente ne ho grande rammarico, perché il ragazzo ha potenziale. E perché vorrei vederlo fare ciò che poco tempo fa, non secoli, aveva lasciato intravedere con diverse prestazioni più che discrete.

Il rush finale certificherà la nostra appartenenza al gruppo inseguitori.
Il calendario finisce in salita, uno strappo tosto, ed è certamente un gran bene. Per arrivare alla post season belli rodati; perché è sulle grandi salite che si dimostra di che pasta siamo fatti, è sulle montagne leggendarie che nascono i grandi miti e le storie da raccontare.
Per il momento, lottando solo per il secondo posto. Ma in presenza del cannibale Merckx, il secondo faceva pur parte di una grande èlite.
In attesa che il futuro, il lavoro, l’impegno e la progettualità ci regalino lo spazio per giocarci anche la vittoria.

 
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