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« FISCHI E FIASCHIAMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI »

PIERO IL GUERRIERO

Post n°178 pubblicato il 21 Giugno 2010 da JayVincent

 

Tra i molti, aggrovigliatissimi, nodi che questo finale di stagione doveva sciogliere, almeno uno probabilmente ha trovato soluzione.

Su questi schermi e su molti altri, cartacei, ci si era domandati il perché della suicida mossa di mandare in prepensionamento Fiero.

Purtroppo si è trattato del più classico dei misunderstanding: quando al nostro presidentissimo è stato chiesto 'che fare di Fiero?', lui ha capito 'che fare di Piero?'. E ha sbottato: “basta non lo voglio più vedere quello lì”!

Quindi tutti a fermare la produzione di canotte da gioco e gadget: via Fiero, il presidente non lo vuole!

Contemporaneamente, il buon Livio, convinto di essersi liberato dello stratega di Bologna, si rifugia nel suo buen retiro a sfogliare la margherita del successore, dall’alto della sua profonda conoscenza cestistica: Faina? Casalini? Bianchini? Insomma, un simbolo, qualcuno che conosca la piazza e sappia esaltare il pubblico.

Tornato in sede, probabilmente con il nome del successore in tasca, si è trovato davanti all’ineluttabile: Piero lo stratega in pieno brainstorming, con tanto di elettrodi collegati alle meningi per stimolare idee sul nuovo playmaker razzente, e una pletora di impiegati enusiasti nel mostrargli il nuovo materiale tecnico senza quel rompicoglioni di Fiero.

Capendo la tragicità del momento, il presidentissimo ha glissato, si è complimentato con tutti per l’ottimo lavoro svolto e si è lasciato andare alle consuete trentotto interviste riparatrici.

Tanto un qualunque decreto salvaFiero sarebbe stato partorito comodamente in 7-8 mesi, senza fretta: e infatti, giusto in tempo per le spettacolari Finals, arriva quella specie di pistolotto argentato che ha scatenato la curiosità del pubblico storico (e non).

Ma chi è? Chi c’è dentro? Sembra Trell Horton vestito da Rockets.

Al diffondersi della vera identità, il colpo di grazia per gli ormai provati astanti.

 

Ecco svelato il retroscena di quella che possiamo definire una stagione cabarettistica, sempre al confine tra lo sketch e la parodia, in un susseguirsi di scelte strategiche incommentabili e persino difese da qualcuno.

Salvo poi renederci conto, al momento della prova del nove, che non solo il famigerato divario da Siena non si è ridotto, ma guardando i freddi numeri (e non solo) è pure aumentato.

Sarà colpa della pressione, come impeccabilmente sottolineato dall’illuminato Piero: Siena ce l’aveva tutta sulle sue spalle e ha quindi dovuto mettercela proprio tutta per raderci al suolo come e peggio di 12 mesi fa (ma lì la pressione era tutta nostra, giova ricordarlo).

Ora sotto con la costruzione dell'Olimpia contender version 3.0: il defender perderà pezzi importanti, vedremo se saremo buoni solo a comprarne qualcuno, pensando che la proprietà transitiva sia la soluzione di tutti i mali, oppure si scoprirà miracolosamente che serve un progetto, come per altro viene detto a ripetizione da due anni.

Qualcosa mi dice che affidare la costruzione di suddetto progetto a uno che ha allestito una squadra di corridori e li ha fatti giocare a badminton, non è un buon punto di partenza.

Ma si sa, io sono uno di quelli cui vanno tirate le orecchie. Anzi, morsicate.

 

 

 
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