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ombretta6920100 il 03/05/12 alle 18:59 via WEB
Per poter applicare questa legge universale è necessario prima di tutto essere consapevoli delle nostre azioni affinché ognuna di esse sia realmente la manifestazione di questo sentimento
 
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ombretta6920100 il 03/05/12 alle 18:30 via WEB
Le origini della città di Genova sono antichissime e ancora oscure. Di certo si sa che fu fondata dai Liguri, popolazione costituita da famiglie isolate che si riunivano soltanto per difendersi dagli attacchi nemici. Il suo nome pare derivi dalla parola celtica genua, adito o entrata, in quanto sbocco sul mare e via d'accesso verso l'alta Italia e l'Europa centrale. La storia della città ha avuto inizio nel 205 a. C., anno in cui il cartaginese Magone, fratello di Annibale, la invase dal mare e la saccheggiò, distruggendola, a causa della sua amicizia con Roma. Due anni dopo furono proprio i Romani del pretore Spurio Lucrezio a portare a Genova 8000 lavoratori allo scopo di riedificare la città, ingrandirne il porto e dotarla di una cinta muraria di protezione. Per questo motivo Genova restò fedele a Roma e diventò il centro commerciale e marittimo della Liguria. Rimasta indipendente, anche dopo le invasioni barbariche, per aver offerto asilo politico ai profughi lombardi e al vescovo di Milano, Genova fu conquistata e distrutta dal longobardo Rotari nel 641 e in seguito (773) fece parte dell'impero di Carlo Magno, sempre godendo di notevoli privilegi. Normanni e Saraceni ebbero spesso mire sull'importante porto ligure, tanto che questi ultimi attaccarono la città in forze nel 934. Genova si difese con coraggio e scacciò gli invasori, i quali però, a due soli anni di distanza, raggiunsero la città con un flotta ancora più imponente, la attaccarono, la saccheggiarono e fecero numerosi prigionieri. I Genovesi non si diedero per vinti e inseguirono i Saraceni fino all'isola dell'Asinara, ritornando in possesso dei beni e liberando i prigionieri. Il Medioevo è un periodo importante per la città, soprattutto per un evento storico eccezionale: le crociate. Intraprendenti e coraggiosi, i Genovesi parteciparono alle spedizioni in Terrasanta con notevole impeto, spinti anche dal desiderio di conquistare nuovi mercati in Oriente. A guidarli fu Guglielmo Embriaco (1099) che con la sua intelligenza contribuì efficacemente all'espugnazione di Gerusalemme. Nel 1155 Genova edificò una nuova e più imponente cinta muraria per difendersi da possibili attacchi di Federico I di Svevia, detto "il Barbarossa", il quale nel 1062 venne a patti con la città in cambio di un aiuto contro i Normanni. Nuove imprese furono inoltre attuate dai Genovesi contro i Mori di Spagna e di Barberia, imprese che si conclusero nel 1231 con le vittoriose battaglie di Almeria e Majorca. In questo periodo e fino al 1339, anno in cui fu eletto doge Simone Boccanegra, Genova fu caratterizzata dall'instabilità politica causata dalla rivalità fra le numerose famiglie nobili della città, ciascuna delle quali aveva una piccola porzione dell'abitato con i suoi palazzi, la sua piazzetta e la sua chiesa. Si passò così, alternativamente, dalla "Compagna" comunale ai consolati, dai governi dei podestà stranieri a quelli dei dogi, sempre sotto gli altalenanti protettorati di Milano e della Francia. Nonostante ciò, comunque, Genova rimase sempre uno dei massimi centri commerciali ed economici d'Europa, grazie al suo popolo di navigatori e di mercanti appassionati e spregiudicati. '500/'800: DAL "SECOLO DEI GENOVESI" ALL'ANNESSIONE AL PIEMONTE Il Cinquecento è anche noto, nella storia d'Europa, come il "secolo dei genovesi". In questo periodo, infatti, la potenza finanziaria della città e la sua situazione politica erano tali da farne una vera e propria potenza di livello europeo, capace di prestare denaro ai maggiori governi, dalla curia romana all'impero spagnolo, alle grandi corti europee. Tutto ebbe inizio nel 1528, quando Andrea Doria, detto "il Principe", stanco di servire la Francia, che aveva allora la sovranità su Genova, si appoggiò all'imperatore Carlo V, allestì una flotta di dodici galee e conquistò la sua città. Da quel momento iniziò un periodo di grande splendore e ricchezza per "la superba", anche grazie a una ritrovata tranquillità politica e all'eliminazione delle numerose fazioni avverse che da tempo si contendevano il potere. Dal 1528 al 1797, anno della definitiva caduta della Repubblica di Genova, non si ebbero più dogi perpetui, ma ogni doge stava in carica due anni. Ricca, importante e libera, come sempre aveva voluto essere, nel Cinquecento Genova si abbellì di straordinari edifici e di opere d'arte di grande valore. Lavorarono in città figure artistiche di grande livello come Pierin del Vaga, Galeazzo Alessi, Luca Cambiaso e Rubens. Del 1626-32 è l'edificazione dell'ultima e più possente cinta muraria genovese, progettata fra gli altri da Ansaldo de Mari e G.B. Baliani, eretta per proteggere efficacemente la città dalle preoccupanti aggressioni dei Savoia. Pochi decenni più tardi (1684) Genova fu oggetto di un bombardamento via mare da parte dei Francesi, mentre nel 1815 cadde sotto il potere del Regno di Sardegna. XIX E XX SECOLO: DALL'UNITÀ D'ITALIA AL SECONDO DOPOGUERRA Durante tutto l'800 Genova vive un periodo di opacità, soprattutto dal punto di vista intellettuale, culturale e finanziario, ma nei salotti delle ville del genovesato iniziano a farsi breccia quei discorsi di libertà fondamentali per la nascita dell'Italia unita. Mazzini, Garibaldi, Cavour, questi i nomi dei personaggi storici che hanno dato vita all'unità del Paese. La storia successiva della città è strettamente legata a quella d'Italia, con lo scoppio della prima guerra mondiale, l'avvento del fascismo - con la realizzazione della Grande Genova (1926) – e con il secondo conflitto mondiale del quale la città porta ancora tracce indelebili. Nel '900 Genova perde un po' del suo carattere prettamente mercantile e, in particolare nel secondo dopoguerra, si rivolge, non senza reticenze, all'industria. Sorgono ferriere, acciaierie, industrie di base e zuccherifici, mentre riprende vigore l'importante settore della cantieristica navale. L'industria pesante resta comunque la più importante per tutta la seconda metà del secolo. In questo periodo la città si espande occupando le due valli laterali, Bisagno e Polcevera, e la costa, e raggiungendo, negli anni Trenta, i 239 kmq. Leggi tutto: http://www.informagiovani-italia.com/storia_genova.htm#ixzz1tpCpUM7u
 
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ombretta6920100 il 16/04/12 alle 22:30 via WEB
Non perdere mai la speranza nell’inseguire i tuoi Sogni, perché c’...e’ un’unica creatura che può fermarti, e quella creatura sei tu. Non smettere mai di credere in te stessa e nei tuoi sogni. Non smettere mai di cercare, tu realizzerai sempre ogni cosa ti metterai in test...a. L’unico responsabile del tuo successo o del tuo fallimento sei tu, ricordalo… ogni pensiero o idea pronunciata a voce alta viaggia nel vento, la voce corre nell’aria, cambiandone il corso. Se sei brava da udire abbastanza, tu potrai ascoltare l’eco di saggezze e conoscenze lontane nel tempo e nello spazio. Tutto il sapere del mondo e’ a disposizione di chiunque sia disposto a credere e a voler ascoltare. La libertà e’ una scelta che soltanto tu puoi fare: tu sei legata soltanto dalle catene delle tue paure. Non e’ mai una vera tragedia provare e fallire, perché prima o poi si impara, la tragedia e’ non provarci nemmeno per paura di fallire. Mentre noi possiamo orientare le nostre mosse verso un obiettivo comune, ognuno di noi deve trovare la sua strada, perché le risposte non possono essere trovate seguendo le orme di un’altra persona…. Se tu puoi compiere grandi cose quando gli altri credono in te, immagina ciò che puoi raggiungere quando sei tu a credere in te stessa.
 
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ombretta6920100 il 16/04/12 alle 22:28 via WEB
Essere positivi, e circondarsi di persone positive aiuta. Come puoi raggiungere un obiettivo, se tu stessa non lo credi raggiungibile? come possono crederci gli altri, se tu per primo non ci credi? La vita giorno dopo giorno non è mai così clemente e se non fossimo noi stessi a renderla piu' rosea con un pizzico di positività,non avremmo piu' il piacere di viverla. E' vero anche che non sempre ci sentiamo completamente appagati;la nostra felicità,quella degli altri che spesso pensiamo siano felici e a volte non e' cosi' ,credo sia solo apparenza ,chè nulla può renderci perfettamente felici.E' solo e sempre apparenza ,è l'accontentarci di un qualcosa che per un pò ci appaga,poi si ricomincia con il desiderare qualcos'altro che possa ridarci un attimo di gioia.E' la vita; non solo la mia,la tua,ma quella di tutti a renderci felici veramente..........
 
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ombretta6920100 il 11/04/12 alle 18:57 via WEB
Che sia annunciata da un doloroso calvario o che giunga improvvisa a trasformare in un soffio i nostri giorni sicuri, per la morte, non siamo mai pronti. Si resta increduli, attoniti, muti. Per qualche tempo, come sospesi dal mondo, le ore sono un vagare in un limbo di disordinati ricordi e l'incessante sottofondo di poche parole, sempre le stesse: "tu non ci sei più". Poi, il cuore e la mente si rimettono in gioco, ostinati, cercano risposte che solo la fede può offrire. Cercano pace.
 
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ombretta6920100 il 11/04/12 alle 18:55 via WEB
Se mi ami non piangere! Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo; se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami. Qui si é ormai assorbiti dall'incanto di Dio e dai riflessi della sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo, quanto piccole e fuggevoli,al confronto! Mi é rimasto un profondo affetto per te; una tenerezza che non ho mai conosciuto. Ora l'amore che mi stringe profondamente a te, é gioia pura e senza tramonto. Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa, tu pensami così! Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di stanchezza, pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme nel trasporto più intenso,. alla fonte inesauribile dell'amore e della felicità. Non piangere più se veramente mi ami!"
 
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ombretta6920100 il 11/04/12 alle 18:49 via WEB
"La morte non è niente". (S.Agostino) Quando una persona cara ci lascia,quando non è più quì,ci lascia attoniti. Il ricordo di quello che è stato ci addolora, le lacrime irrorano le nostre guance mentre ci perdiamo nello sguardo di un nostro caro attraverso una fotografia...vorremmo toccarlo, parlargli, ma soprattutto vorremmo sapere come sta. Siamo esseri umani, e come tali, deboli; ci sono momenti in cui nulla sembra darci conforto. "La morte non è niente". Questa frase di Sant'Agostino dovrebbe essere scalfita nei cuori di ognuno di noi. Non dobbiamo lasciarci spaventare dalla morte, logorarci in pensieri di ciò che è stato e che non sarà più. Dobbiamo asciugare le nostre lacrime e trasformarle in sorrisi, dobbiamo comprendere che anche se fisicamente i nostri cari non ci sono più, essi continuano a vivere dentro di noi. Se ci sforziamo, con gli occhi dell'anima riusciamo a vederli al nostro fianco. Bisogna riuscire ad andare oltre l'apparenza della carne, per penetrare la profondità della verità che non è su questa terra, ma, come ci ha insegnato Gesù, è nel Regno dell'Eterno. Il nostro sguardo deve proiettarsi oltre la materia, oltre una lapide con una foto, oltre i fiori, oltre quell'umano dolore che non vuole passare; solo così potremo cogliere l'essenza della vita, che attraverso la morte viene santificata ed innalzata verso l'infinito Amore della contemplazione di Dio. Ha ragione Sant'Agostino quando dice: "La morte non è niente", perché non sono morti ma hanno solo chiuso gli occhi al mondo per aprirli al Cielo. allora, proviamo ad allontanare la tristezza dai nostri cuori, oltre i fiori, portiamo ai nostri cari i nostri sorrisi, le nostre preghiere, ma soprattutto la nostra pace alimentata di positività: quella "celeste corrispondenza di amorosi sensi" che ci spinge alla ricerca di un contatto con chi non c'è più. Lo so, non è facile. La nostra condizione di creature deboli ci incatena alla terra ed alle sue leggi basate sulla concretezza sensorialmente percepibile dei corpi. Abbiamo però la possibilità di divincolarci da queste catene, attraverso il Crocifisso e ciò che esso rappresenta: la sconfitta della morte e la promessa della vita eterna. Partiamo da questa certezza e la morte non ci farà più paura perché "LA MORTE NON E' NIENTE".
 
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ombretta6920100 il 11/04/12 alle 18:46 via WEB
La morte non è niente. Sono solamente passato dall'altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
 
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ombretta6920100 il 11/04/12 alle 18:41 via WEB
ci sono momenti.. in cui ci si ferma a riflettere.. momenti.. in cui eventi.. di altri.. ci travolgono come fiume in piena.. scatenando in noi emozioni contrastanti.. tra il dolore, la paura.. e la felicità.. di non essere stati estratti dalla ruota della vita.. .. ci sono momenti.. in cui facciamo nostro il dolore altrui.. come per cercare di alleviare a loro le sofferenze.. come se potessimo far qualcosa per cambiare il futuro.. .. sono solo parole.. spese.. per dire.. ti siamo vicini.. anche se vicini non potremmo esserlo mai.. ..tu sola.. con il tuo male che ti sta consumando... e gli occhi lucidi mentre ne parli.. pronta a combattere una battaglia per la vita.. .. e noi.. povere persone qualunque .. che di fronte a queste cose.. ci sentiamo piccoli.. troppo occupati a preoccuparci di un domani che forse tu non riuscirai a vedere... .. solo certi eventi.. ci aprono gli occhi.. su cosa.. le comodità ci hanno portato ad essere.. schiavi del nulla.. e delle mode.. schiavi di se stessi.. e del voler di più.. .. solo la paura di perdere ciò che abbiamo sempre considerato scontato.. ci fa aprire gli occhi verso un nuovo mondo.. fatto di piccoli gesti.. piccole cose.. non dovuti.. ma voluti.. .. oggi con gli occhi di un bambino.. mi avvicino a queste cose nuove.. cercando di imparare, prima che sia tardi.. il giusto valore della vita.
 
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ombretta6920100 il 11/04/12 alle 18:39 via WEB
L'amicizia è un valore molto importante nella mia vita, infatti non riesco ad immaginare quale immenso, piatto deserto possa essere l'esistenza di un ragazzo della mia età senza amici.Molto spesso siamo portati a definire "amici" tutte quelle persone con le quali abbiamo dei rapporti frequenti, con cui scambiamo quattro chiacchiere o usciamo il sabato sera e non ci rendiamo conto che in realtà la maggior parte di costoro sono dei semplici conoscenti, l'amico è ben altro: è colui con il quale possiamo sempre e comunque essere noi stessi, senza finzioni,senza Interesse, che conosce tutti i nostri pregi ma anche i nostri difetti e nonostante ciò non ci chiede di cambiare; una persona alla quale sentiamo di poter confidare i nostri pensieri, i segreti più intimi, senza timore di essere giudicati; è colui al quale possiamo dare tutta la nostra fiducia sicuri che non ci tradirà mai; all'amico puoi chiedere una mano senza che lui pretenda un interesse personale; è chi ti resta vicino non per cosa hai, ma per chi sei; che prova gioia a stare con te, anche se non condivide necessaria-mente tutti i tuoi interessi. Avere una vera amica è come possedere un tesoro che tu non vedi, ma che hai. a parole non si può dire che cos'è. è grande come l'infinito, vale più del bene che tu hai e che sogni di avere. Solo la vita può dire meglio di me, senza parole, cosa essa sia: se è illusione o se esiste... i valori fondamentali dell'amicizia sono la fiducia e l'onestà. Quando una persona, senza esitare, ti guarda negli occhi e può dire “sì, di te mi fido!”, quella è vera amicizia. Penso all'amicizia come ad un qualcosa di eterno, che non nasce e non muore, ma vive all'infinito dentro a ognuno di noi. Gli amici sono il completamento di noi stessi, con i quali si crea una perfetta sintonia per cui anche senza bisogno di grossi discorsi, l'altro sa già cosa vuoi dire, anzi l'amico è colui con il quale puoi anche stare in silenzio.Non sempre,però si può parlare di amicizia. Alle volte ti sembra di aver trovato un amico, ma quando ti accorgi non è la persona che ti aspettavi, perché lui ti tratta da amico solo nel caso in cui ha bisogno di te, oppure per qualche motivo ben determinato. Il vero amico è colui che in ogni momento è in grado di aiutarti sia fisicamente che moralmente. I veri amici sono in grado di essere fedeli, mantenere il segreto su qualsiasi cosa tu gli confidi e non ti tradiranno mai. La cosa più importante in un rapporto di amicizia, secondo me, è il rispetto unito naturalmente alla sincerità, alla comprensione ed alla reciproca complicità.L'amicizia è un legame profondo e confidenziale che unisce due o più persone. Per mia fortuna e grazie al mio carattere aperto ed estroverso riesco ad avere dei buoni rapporti di conoscenza con tutti e di vera amicizia con alcuni, non molti. Per la maggior parte si tratta di ragazzi che frequento quotidianamente a scuola con cui ho condiviso esperienze belle e brutte, di risate e di lacrime
 

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