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Gli omega-3 influenzano ... »

Pesce una volta a settimana riduce declino cognitivo

Post n°1 pubblicato il 26 Novembre 2007 da marcolino661
 

 Contro i segni che il tempo lascia sulle nostre abilità cognitive uno studio che sarà pubblicato sugli Archives of Neurology
consiglia di mangiare pesce almeno una volta a settimana. Infatti gli
esperti del Rush University Medical Center di Chicago, coordinati da
Martha Clare Morris, hanno visto che il tasso di declino cognitivo si
riduce dal 10 per cento al 13 per cento per anno consumando almeno una
porzione di pesce settimanalmente.

Già in passato i grassi omega-3, presenti in molti pesci, erano
stati legati a protezione dal declino cognitivo. Ma questo è il primo
studio a mostrare l’effetto positivo e a lungo termine del consumo di
pesce. Gli esperti hanno considerato un campione di persone di 65 anni
o più anziane, intervistandole per la prima volta tra il 1993 e il 1997
e poi richiamandole per colloqui ogni 2-3 anni, in un follow up che è
tuttora in corso. Gli esperti hanno chiesto loro circa il proprio stile
di vita, il tipo di dieta, l'attività fisica, i passatempi, gli studi e
quant’altro potesse influenzare il declino cognitivo. Poi hanno chiesto
loro di dire nel dettaglio il consumo di 139 cibi differenti tra cui
pesce, frutta e verdura. Infine per misurarne le capacità cognitive e
il loro declino li hanno sottoposti a vari test.


È emerso così che chi mangia pesce è meno esposto al declino
cognitivo indotto fisiologicamente dall’età che avanza. Gli esperti
pensano che il consumo di pesce rallenti il corso del tempo di 3-4
anni. L’associazione rimane anche soppesando attentamente tutti i
fattori che possono inficiare la verosimiglianza dell’analisi, come per
esempio il consumo di altri cibi da sempre raccomandati come frutta e
verdura, oppure uno stile di vita molto attivo sia mentalmente che
fisicamente. “Servono però studi più precisi sui differenti costituenti
nutritivi del pesce – hanno concluso gli autori – per capire la natura
di questa associazione”.


Fonte: Press release Rush University Medical Center, Arch Neurol 2005; 62: 1-5.

 
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