Creato da eureka.anna il 25/02/2007

Essenza

Sguardi...occhi che guardano oltre...

 

 

Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 15 Giugno 2008 da eureka.anna
 

 

Aung Sang Suu Kuy, premio Nobel per la pace nel 1991 e leader del partito di opposizione LnD (Lega Nazionale per la Democrazia), contro il governo militare della Birmania si trova agli arresti domiciliari da 12 anni. I militari l’hanno rinchiusa solo perché è a capo di un movimento pacifista in opposizione al regime militare.

Ha scelto la strada per la non violenza...una donna coraggio splendida, e se ne parla così poco...

Non dimentichiamo Aung Sang Suu Kuy ciò che sta facendo con grande tenacia, sono poche le donne come lei.

 Secondo il Theravada ( Buddismo birmano) una delle regole più importanti per guadagnarsi una reincarnazione migliore consiste nel fare l'elemosina ai monaci. E' un privilegio assoluto per qualsiasi birmano poter condividere il poco che ha con un monaco ed aiutarlo nel sostentamento del suo fisico e del suo spirito. Ciò assicura a sè e alla propria famiglia una “prossima vita” migliore.

L’atto di carità è accompagnato anche da un ringraziamento, non solo del monaco che riceve l’elemosina, ma anche di chi la fa: il monaco viene ringraziato per aver concesso questa opportunità, considerata un passo in più verso il raggiungimento della “perfezione” o nirvana.


Con un gesto semplice ma di grande efficacia i monaci hanno cominciato a rifiutare le offerte, capovolgendo la ciotola per la raccolta di fronte a tutti i militari e ai membri del governo, compiendo così un atto estremo che equivale alla scomunica. Inoltre, consapevoli della loro forza, hanno cominciato a marciare ogni giorno per rivendicare il diritto di tutti alla democrazia.
   
La dittatura di Tan Swe capo del Governo e della Giunta militare,è un reato contro l’umanità, ma finora non è mai interessata a nessuno, nemmeno a coloro che mostrano con orgoglio la medaglia di paladini della Democrazia.

 
 
 

Post N° 91

Post n°91 pubblicato il 13 Giugno 2008 da eureka.anna
 

Ricercatori italiani stanno sperimentando con successo nuovi farmaci a base di sali di litio in grado di ‘sbloccare’ un neurone causa della malattia. La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa per frequenza dopo l'Alzheimer. In Italia le persone colpite sono circa 250 mila, con 5.000 nuovi casi ogni anno. Ma con l'invecchiamento della popolazione questo numero è destinato a raddoppiare nei prossimi 15-20 anni. Il parkinsonismo è una malattia piuttosto rara prima dei 40 anni e colpisce in particolare gli uomini, che rischiano 1,5 volte di più rispetto alle.
Le terapie attualmente utilizzate comprendono la levodopa e un gruppo di farmaci chiamati Dopamino agonisti che sono in grado di migliorare significativamente i sintomi della malattia, la qualità e l’aspettativa di vita, anche se non sono in grado di arrestare né rallentare l’evoluzione della malattia, che rimane associata a disabilità progressiva. “La scelta del farmaco o dei farmaci nel trattamento del paziente parkinsoniano”, spiega Giuseppe Nappi, presidente della fondazione Limpe onlus (Lega Italiana per la Lotta contro la Malattia di Parkinson le sindromi extrapiramidali e le demenze) “è diventata complessa, perché ogni sforzo diretto a migliorare la sintomatologia deve evitare e soprattutto contenere la comparsa delle fluttuazioni e dei movimenti involontari, che sono gli effetti collaterali della terapia attuale più dannosi, quelli cioè meno controllabili e più fortemente invalidanti. Alcuni recenti studi clinici e di ricerca di base su un farmaco a base di litio stanno dando ottimi risultati. Questo principio attivo, utilizzato da decenni in terapia con altre indicazioni, ha recentemente prodotto risultati sorprendenti nella terapia della SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), una grave malattia degenerativa che ha molti punti in comune con il Parkinson. Il litio è in grado di attivare l'autofagia, un meccanismo fondamentale per contrastare e riparare la degenerazione neuronale. Infatti, “Il punto nodale della cura della degenerazione neuronale”, spiega Stefano Ruggieri, dell'Università Sapienza di Roma e presidente della Limpe, “è proprio l'attivazione dell'autofagia, ossia del processo per cui il neurone è in grado di eliminare le sue strutture danneggiate e di ricostruirle, evitando la sovrabbondanza dei ‘detriti’ che causano lentamente la morte neuronale. I nostri sforzi ora sono puntati a valutare l'efficacia del carbonato di litio nel proteggere dalla degenerazione i neuroni dopaminergici e stabilizzare clinicamente la sintomatologia parkinsoniana (tremore, rigidità e lentezza dei movimenti)”. Negli ultimi anni, la ricerca ha fatto progressi ma molto resta ancora da fare, soprattutto sul fronte dell'assistenza ai pazienti. Tenere accesi i riflettori su questi malati, sempre più numerosi, è l'appello che viene da esperti ed associazioni.

 
 
 

Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 08 Giugno 2008 da eureka.anna
 

 
 
 

Post N° 89

Post n°89 pubblicato il 02 Giugno 2008 da eureka.anna

é difficile mostrare la propria anima  quando si è diversi, si finisce sempre per fidarsi  delle persone sbagliate, di quelle che fingono di essere come te...

la cosa peggiore è l'incomprensione degli altri soprattutto di chi ti ama...

 
 
 

Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 06 Aprile 2008 da eureka.anna
 
Tag: ritalin

Il metilfenidato (MPH) è un analogo delle anfetamine, stimolante utilizzato in medicina per il trattamento del disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività (ADHD) in bambini e in adulti.

Viene anche impiegato per trattare sintomi di traumi cranici e i sintomi diurni di stanchezza indotti dalla narcolessia. Trova impiego anche nel trattamento della sindrome da affaticamento cronico. È commercializzato negli Stati Uniti sotto il nome di Ritalin, Ritalina, Concerta (capsule a rilascio prolungato), Metadate, Methylin e Rubifen, come racemo.

Focalin è un preparato che contiene invece solo l'enantiomero destrogiro del metilfenidato.

In Italia è possibile venderlo dall'otto marzo 2007, la data nella quale è stata dato il via libera alla vendita sotto prescrizione medica.

Una considerevole parte della comunità scientifica critica l'uso del metilfenidato nei bambini, considera inopportuno il trattamento di bambini con sostanze stupefacenti, tanto più che il numero di bambini trattati è aumentato drasticamente negli anni. I sostenitori rispondono che questa preoccupazione sia infondata.

Il problema è particolarmente vivo negli Stati Uniti, zona in cui la percentuale di bambini trattati con Ritalin è notevolmente superiore ad ogni altro paese nel mondo. L'incidenza di ADHD nella popolazione è stimata intorno al 4%, la prescrizione di Ritalin negli Stati Uniti intorno al 1.5%. Effettuando però una distinzione per fasce d'età si evidenzia che, in alcune zone degli Stati Uniti, il 10-12% dei bambini tra i 6 e i 12 anni è in terapia con Ritalin.  Studi mostrano come il 12.5% dei bambini che rispondono ai criteri del DSM-III per la diagnosi di ADHD siano in trattamento con farmaci stimolanti come il metilfenidato. Altri studi ancora mostrano come in alcune scuole statunitensi la prescrizione raggiunga il 50% degli alunni maschi

A seguito di queste polemiche, in Italia si è attivato un consorzio nazionale di farmacovigilanza dal nome

"Giù le Mani dai Bambini"

http://www.giulemanidaibambini.org/

che protesta contro la somministrazione indiscriminata di psicofarmaci - metilfenidato in particolare - a bambini ed adolescenti. Questo comitato raggruppa oltre centoquaranta realtà del terzo settore- incluse associazioni professionali ed Ordini dei Medici, nonché singoli pediatri, psicologi, psichiatri, pedagogisti - ed ha espresso le proprie tesi scientifiche con un documento di consenso di respiro nazionale lanciato a Torino dall'Ospedale San Giovanni Battista Molinette nel maggio 2005, documento che riassume le tesi scientifiche del comitato - contrarie alla somministrazione del farmaco - e che ha ottenuto oltre 240.000 sottoscrizioni di, tra individuali e collettive.

Alle critiche presenti nel documento, ritenute in alcuni punti non scientificamente fondate, l' Istituto Superiore di Sanità ha però risposto con l'istituzione di un sito di informazione scientifica finalizzato a garantire una corretta informazione sanitaria ai genitori ed agli insegnanti dei bambini affetti da ADHD.

Poiché l'uso prolungato del metilfenidato era raro prima degli anni '90, gli effetti neurologici a lungo termine non sono stati ancora indagati approfonditamente. Studi effettuati sulle anfetamine suggeriscono però che possa esistere un rischio effettivo a carico del sistema dopaminergico Alcuni studi effettuati su ratti vanno in questa direzione.  È tuttora ignoto se ciò possa valere per le capacità cognitive degli uomini.

Uno studio del 2005 non ha evidenziato sintomi neurologici statisticamente significativi dopo un trattamento di 2 anni, tuttavia sarebbero necessari studi a più lungo termine.

Per contro, una discussa indagine della trasmissione Primetime, in onda sul network americano ABC e prodotta dal CCDU (un comitato antipsichiatrico parte della setta di Scientology) avvenuta con la collaborazione di esperti e parenti delle vittime, ha evidenziato come non solo siano possibili effetti a lungo termine, ma che anche dopo un trattamento di soli sette giorni sia possibile incorrere in effetti collaterali, alcuni dei quali potrebbero aver spinto al suicidio coloro che facevano uso delle sostanze loro consigliate.

 
 
 

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 27 Marzo 2008 da eureka.anna

 

L'ERUZIONE COSIDDETTA DELLE "POMICI DI AVELLINO"

 

È senza dubbio la più importante eruzione di tipo pliniano della storia del Somma-Vesuvio insieme a quella, più famosa, avvenuta nel 79 d.C. che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia. L'eruzione è denominata delle "Pomici di Avellino" dalla direzione prevalente di caduta dei lapilli, che avvenne, appunto, verso Avellino. Il materiale eruttato (blocchi, lapilli e cenere vulcanica) si depositò su un'area di circa 2.000 chilometri intorno al vulcano. Queste furono le fasi principali dell'eruzione. La fase iniziale, altamente esplosiva, fu caratterizzata da una gigantesca colonna di gas e particelle vulcaniche, che, per alcune ore, si stabilizzò fino a circa 25 chilometri di altezza, per poi elevarsi fino a 36 chilometri. I venti prevalenti alle alte quote spinsero la colonna verso Nord-Est, provocando una pioggia di ceneri e lapilli (questi ultimi prima bianchi e poi grigi), particolarmente intensa nell'area di Nola ed in quella tra Avellino e Benevento, dove cadde circa 1 metro di pomici. In una fase successiva si ebbe un cambiamento nella meccanica dell'eruzione: la colonna ebbe un collasso, formando dei "flussi piroclastici" che scorrendo al suolo ad elevata temperatura, si riversarono nelle zone poste immediatamente sotto la bocca del vulcano. Subito dopo si ebbero esplosioni violentissime: nubi di vapore e particelle di magma (surge piroclastico) si propagarono ad elevata velocità verso Nord e Nord-Ovest, per circa 25 chilometri, lasciando depositi di ceneri nelle zone tra Napoli, Marigliano e Casoria.

La scoperta del villaggio del bronzo a Nola è avvenuta mentre si stavano gettando le fondamenta per la costruzione di un supermercato. Affiorarono i resti di diverse capanne e moltissimi reperti ceramici. Il villaggio di Via Polveriera venne sigillato da un'eruzione del Vesuvio avvenuta nel corso dell'età del Bronzo Antico, fra il XIX ed il XVII secolo a.C. Gli scavi hanno messo in luce ben tre grosse capanne orientate in direzione NO-SE, al margine di un'area nella quale erano presenti una vasta aia, alcuni forni, una gabbia in argilla e legno nella quale sono stati rinvenuti gli scheletri di 9 capre, tutte gravide. Vi era poi una sorta di stalla dove trovavano posto altri animali, come testimoniato dalle impronte degli zoccoli nel terreno.
Le capanne avevano una forma a ferro di cavallo con apertura al centro di uno dei lati lunghi e struttura fatta di paletti di legno. L'interno era a due navate. La capanna più lunga misura ben 15,60 x 4,60 m con un'altezza di 4,40 m. Le altre due capanne sono leggermente più piccole.
Nelle capanne sono stati ritrovati più di 200 vasi alcuni dei quali contenevano cibo. Anche nei pressi del forno della capanna 4 sono stati ritrovati piatti, tazze, e vasi, di cui uno ancora sulla soglia.
L'eccezionalità della scoperta sta anche nel fatto che, dopo la caduta di pomici dovuta all'eruzione, l'area venne seppellita da uno strato di fanghiglia cineritica che consolidò le strutture delle capanne, conservandole in maniera eccezionale fino ad oggi. In questo modo è stato possibile scavare per la prima volta delle capanne quasi integre verificando anche l'organizzazione degli spazi sociali del villaggio. Un risultato insomma molto simile a quello di Ercolano e Pompei, sebbene diversa sia stata la modalità di seppellimento. Un caso unico, insomma, che fa del villaggio di Nola una struttura senza eguali.
Gli scavi potrebbero fornire ancora interessanti dati. Al di sotto delle capanne, un saggio effettuato ha mostrato la presenza del pavimento di una struttura preesistente, rasa al suolo per costruire le nuove capanne. E poco lontano da questo scavo, in località Masseria Rossa, è stato individuato un altro abitato successivo a questo, probabilmente il risultato del ritorno degli indigeni in queste zone dopo l'eruzione.

 
 
 

Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 26 Marzo 2008 da eureka.anna

 
 
 

Post N° 85

Post n°85 pubblicato il 25 Marzo 2008 da eureka.anna

Lo studio della Sacra Sindone è semplicemente affascinante.
Nuovi studi sembrano avvalore l'ipotesi che la datazione non sia medievale come stabilito dall'esame eseguito 20 anni fa con carbonio 14.
Anzi sembra proprio che sia impossibile la realizzazione.

 Un lenzuolo di lino che ha certamente avvolto il cadavere di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi, ai polsi e sulle caviglie secondo il rito della crocefissione romana, e trapassato da una lancia al costato.
Le macchie di sangue e di siero presenti sono irriproducibili con mezzi artificiali. È sangue coagulatosi sulla pelle di un uomo ferito e ridiscioltosi a contatto con la stoffa umida. Si tratta di sangue umano maschile di gruppo AB che all'analisi del DNA è risultato molto antico.

 Inoltrre il sangue è dello stesso tipo di quello riscontrato sul Sudario conservato nella Cattedrale di Oviedo (Spagna), una tela di 83 x 52 cm che presenta numerose macchie di sangue simmetriche, passate da una parte all'altra mentre era piegata in due, fu utilizzato certamente per avvolgere il capo di una persona defunta.
La tradizione la definisce Santo Sudario o Sagrado Rostro, cioè Sacro Volto. La preziosa stoffa giunse ad Oviedo nel IX secolo, in un'Arca Santa di legno con altre reliquie, proveniente dall'Africa settentrionale. Il sangue presente sul Sudario è umano, appartiene al gruppo AB e il DNA presenta profili genetici simili a quelli rilevati sulla Sindone. Di questo sudario si hanno notizie certe già nel V secolo  d.C.

Questo potrebbe essere il volto di Cristo, e il suo gruppo sanguigno è AB. 

 
 
 

Post N° 84

Post n°84 pubblicato il 24 Marzo 2008 da eureka.anna

Come si fa a proteggerli?

 
 
 

Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 16 Marzo 2008 da eureka.anna
 

Un uomo mite e buono

 
 
 
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