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Il piacere artificiale

Post n°42 pubblicato il 11 Febbraio 2006 da maredolce72
Foto di maredolce72

Traggo spunto da un intervento di Don Ulisse Frascali per riflettere….
Sulla tossicodipendenza si è parlato di tutto, ma non si è minimamente accennato al motivo che induce i giovani, e non solo, a far uso di droga. Ci sono le persone, con i loro bisogni e le loro fragilità. Ci sono le sostanze, quelle di ieri (l’eroina), di oggi (le droghe chimiche, la cocaina) e di sempre (l’alcol, il tabacco). Ci sono le politiche, fatte di repressione del narcotraffico, di prevenzione dei consumi, di cura delle persone, di riduzione dei rischi individuali e collettivi. E ci sono le letture di un fenomeno che continua a dividere e ad accendere il dibattito. L’universo delle dipendenze è un universo frastagliato e complesso: per avvicinarlo occorrono chiavi di lettura che non semplifichino ma  occorre una disponibilità emotiva a mettersi in contatto con le fragilità e le fatiche umane, che nelle sostanze cercano illusioni di riscatto e di benessere.

Permettetemi di considerare che non si risolve un malessere sociale e collettivo con un proibizionismo falso ed ipocrita.
C’è inoltre da dire che è l’alcol la prima causa di morte per i giovani uomini europei. Se davvero da parte delle istituzioni vi è un interesse di salvaguardia, è anche quella una strada da sanare. Ma gli interessi economici delle multinazionali non lo permettono. Un decesso su quattro, tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, è dovuto in Europa al consumo di alcolici, per un totale di 55.000 morti all’anno a causa di incidenti automobilistici, avvelenamento, suicidi e omicidi legati all’alcol (fonte Oms, 2001). In Italia, su un numero di bevitori superiore alle 33.000.000 unità, i bevitori problematici sono più di 4.000.000, fra cui 1.500.000 sono gli alcolisti (i nuovi alcolisti per anno sono più di 50.000). Il danno personale e sociale del fenomeno è altissimo: il numero di decessi alcol-correlati è pari a 30.000 unità, la prevalenza di patologie alcol-correlate in medicina generale è maggiore al 10%, così come il numero di ricoveri alcol-correlati. Senza dimenticare che il 46% degli incidenti stradali sono connessi all’alcol e che la mortalità per incidente stradale è la prima causa di morte fra i giovani (18-26 anni): nel 2001, 2050 giovani hanno perso la vita per incidenti. Il dato più preoccupante è tuttavia il fatto che l’alcol primeggia sempre di più nei consumi dei giovani.
Il commercio della droga è uno dei più redditizi al mondo. L’attuale programma delle Nazioni Unite di “lotta alla droga” punta a bloccarlo sul nascere, convertendo le coltivazioni di foglie di coca, canapa e papaveri da oppio (ovvero le piante da cui si ricavano molte delle droghe) in piantagioni legali di ananas, pepe nero, arance, cuori di palma, caffè, banane e grano.
Nonostante l’apparente buon senso, quest’operazione rischia di rivelarsi inefficace se non tiene conto degli interessi dei contadini di Asia e America Latina (le principali aree di coltivazione). I raccolti dei prodotti di conversione rendono loro, infatti, fino a dieci volte di meno di quanto renda la produzione di piante illegali (per la quale essi ricevono compensi già minimi dalle organizzazioni di narcotraffico, che non consentono loro di elevarsi al di sopra di condizioni di povertà).
La prevenzione concerne la riduzione della domanda all’interno di ogni Paese. La riduzione della domanda di stupefacenti richiede anzitutto un forte investimento educativo, non solo sui giovani a partire dai primi cicli della scuola dell’obbligo, ma soprattutto con gli adulti. Le scelte della società degli adulti non possono infatti non essere oggetto di considerazioni preventive.  Se la tossicodipendenza è in parte interpretabile come tentativo illusorio di far fronte ad un disagio personale e a difficoltà psichiche che non hanno trovato altre vie di risoluzione, essa è anche, in termini più generali, interpretabile come la deriva di comportamenti consumistici che caratterizzano la nostra società. Nella “cultura del consumo” si cerca una scorciatoia alla costruzione di piaceri e soddisfazioni più complesse e mature, che implicherebbero un maggior ingaggio personale nei rapporti interindividuali, nelle proprie attività, nella ricerca dell’espressione di sé.
Concludo con una stupenda frase di Don Ulisse Frascali che mi ha tanto colpito: “
Purtroppo le repressioni che l'uomo subisce durante la vita, gli insegnamenti condizionanti e le paure, lo costringono a non essere autentico. L'autenticità si scopre con il dialogo con il prossimo e con il confronto, che sarà la base per la costruzione della personale libertà.”

 
 
 
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