Creato da rockdreamer il 05/01/2005
VIAGGIARE CON LA MENTE.Qualche volta si ha l'impressione,viaggiando,di andare a picco,di avere la nebbia intorno a se'.Viaggiare e' un istinto,una inquietudine,un movimento che viene da dentro che spinge ad andare

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Post N° 415

Post n°415 pubblicato il 12 Giugno 2006 da rockdreamer
 
Foto di rockdreamer

TALKIN’ NEW YORK BLUES 3




Camminai su e giu’ da quelle parti ed alla fine giunsi in una di quelle coffee house sull'angolo.Salii sul palco per cantare e suonare… Bè, ebbi un lavoro come suonatore di armonica.Mi spompavo i polmoni per un dollaro al giorno.Soffiavo dentro e fuori e su e giù .Il tizio del locale mi disse che amava il mio modo di suonare 
 
(Talking New York blues)


Il Purple era uno dei locali del Village dove la musica era il più delle volte un optional.Chiunque poteva suonare e rischiare di essere preso a pesci in faccia da una ciurma di fauna varia che ogni sera riempiva quel buco che trasudava odore di fritto.
Kruna fissò il riquadro illuminato della pedana mentre Robert stava salendoci sopra con la sua chitarra e l’armonica già sistemata.Non era esattamente il posto dove poteva essere apprezzato.
Si mise a raccontare delle  storielle su quelli dello Utah per  attirare l’attenzione poi cominciò a suonare dei pezzi di Leadbelly e dei Clancy uno dopo l’altro.
La musica era una specie di sottofondo al rumore delle risate e al tintinnio dei bicchieri che si riempivano e si svuotavano sui tavoli in maniera impressionante.
Ogni tanto qualche battito di mani.Non era incoraggiante per niente.
Un branco di idioti si mise ad urlare ’piantala con quelle lagne!’...ehi...tornatene a casa,ragazzo....’
Robert continuò a suonare come se tutto il resto fosse inesistente
-ehi..c’è qualcuno qui che  è stato scaricato da una donna?-disse ad un tratto riparandosi con la mano dalla luce che gli batteva dritta negli occhi.
Aveva un’aria vissuta.
-è per questo che sei qui?- urlò un tipo corpulento che era seduto vicino alla pedana
-se ne vuoi una...basta chiedere..-fece eco un altro dal fondo del locale.scoppiarono delle risate fragorose.
Robert cominciò a parlare a voce bassa come se stesse cantilenando una filastrocca.
I suoi occhi si muovevano qua e la sulle facce indifferenti.Dopo qualche minuto si fece silenzio.La sua timidezza era anche il suo carisma.
Continuo’  canatre con piu’ grinta quasi fosse una sfida solo con se stesso.
 -ehi..hai la voce di una checca..mi stai eccitando!- sbraitò uno appoggiato con i gomiti al bancone.
Robert lo prese come un complimento.Era la sua politica: trasformare i calci sui denti in elementi positivi.Più lo criticavano e più si divertiva ad osservare la stupidità umana.
Dopo un po’ annunciò una pausa.si sedette vicino a lei.Era in un bagno di sudore.
-sono solamente degli stronzi..verrà il giorno che pagheranno per starmi a sentire...-
Kruna gli allungò il pacchetto di sigarette
-non prendertela-
-e chi se la prende?-disse scrollando le spalle mentre aspirava una lunga boccata.Niente lo scalfiva.
-ti é piaciuta ‘my way down to the blues?-
Kruna si schiarì la voce e bevve un sorso di birra
-dovresti rallentare un po’ il ritornello....vai troppo in fretta con le parole,non si riesce neanche a gustarle..senza offese-
-mmh...te ne intendi di musica?-chiese sorpreso
-è solo una impressione..ci hai messo l’anima in quella canzone..-
Le battè la mano sulla spalla sorridendo
-forse hai ragione,dovremmo provare a scrivere qualcosa insieme-
Le strinse delicatamente la mano . si rialzò in piedi per tornare in pista mentre si guardavano a tratti.Lui la guardava come se lei fosse l’unica a poter capire quello che gli passava per la testa.
I suoi  jeans erano pietosamente consumati come se ci avesse vissuto dentro da anni e la camicia a quadri blu gli dava un’aria da ragazzino incompreso scappato di casa.
Erano quasi le due quando il locale cominciò a svuotarsi
-mi fai credito per un hamburger?-
Kruna frugò nella borsa e gli allungò due dollari
-prendine anche uno per me,per favore-
-poi ti ripagherò-le disse sottovoce in un orecchio
Rimase in piedi immobile mentre si arrotolava le due banconote intorno alle dita-
-ti sembra che ti faccia pesare la cosa?-chiese sorpresa
-perchè fai questo per me?te l’ho già chiesto-
Si fece strada fra i tavoli mentre lei lo seguiva con gli occhi..già..perchè lo faceva? si chiese. Era l’esatto contrario del suo ex : Mattew odiava la musica,per lui era tutto rumore.Se lui avesse saputo che i suoi asciugamani erano serviti a uno ebreo glieli avrebbe stracciati in faccia.lui li odiava insieme ai portoricani.Mattew,un arrogante con una casa sulla ventitreesima con un sacco di libri che facevano solo tappezzeria.Non l’aveva mai visto leggere niente fosse pure la bolletta del gas.Quando le capitava di discutere di qualcosa con lui,ma era raro,la apostrofava sempre allo stesso modo ‘ ti sei imparata a memoria il Times,per caso?’
Non si era ancora data una spiegazione convincente di come avesse potuto stare con lui per più di due anni.
Robert era sensibile e distaccato da tutto quel piattume banale,da quella routine di merda.Era curioso,intelligente.voleva sapere e provare tutto.
-a cosa stai pensando?-.Le sollevò con due dita il mento
-rock and roll.fai della buona musica,accidenti-tagliò corto
-andiamo a casa...ho per la testa qualcosa,devo scrivere..-la prese delicatamente per il braccio con un’ansia quasi febbrile come se stesse partorendo qualcosa.

 Robert si allungo’ sul letto con il suo taccuino,il viso tuffato sul foglio come se tutti i suoi sensi fossero al lavoro.Ogni parola per lui aveva un colore e un suono proprio.Viveva nei colori di quei tramonti della sua infanzia su a Coleraine
Ogni colore aveva un’eco,ogni sfumatura dialogava con lui secondo un codice misterioso.Nessuno era riuscito a captare l’armonia profonda del silenzio.
Mille volte aveva sentito voci emergere dal silenzio ovattato della sua solitudine
Lo spazio era popolato da presenze e ognuna era diventata familiare.
Loro capivano l’intensità delle emozioni che si agitavano dentro di lui.Ogni cosa lo colpiva,lo cullava e a volte lo feriva.Gli era sembrato il solo fra i suoi compagni a provare certe sensazioni?Nella sua mente scorrevano dialoghi interminabili come se dentro di lui alloggiassero una quantità di personaggi che volevano avere la parola.Storie surreali di eroi decaduti,di improbabili fuorilegge,di dei falliti e di principi spodestati.
Lei lo guardava assorto sul suo pianeta e capì che sarebbe stato un miracolo penetrare in quella solitudine spessa.
Continuò a lungo a guardarlo.Non era bello con quella sua aria indisponente,il naso curvo,il corpo asciutto e quei movimenti scoordinati,quel modo buffo di spostarsi come se gli pesasse lottare contro la gravità.
-hai detto qualcosa?-come se lei fosse una voce entrata nel suo mondo a dialogare.Le  fece spazio sul perimetro del letto invitandola con un cenno della mano a sdraiarsi accanto,poi cominciò a leggere:
“....il fantasma della notte bussa dentro i tuoi occhi di ghiaccio.apollo straniero in una terra di comparse.Vendo Cenerentole del sesso e meringhe di pietra....”
La guardò intensamente.Sentì che lei poteva capire.
-mi merito un bacio?-bisbigliò teneramente  nel suo orecchio.Lei rimase immobile a guardare le sue labbra umide che si avvicinavano e i suoi occhi di cristallo che scintillavano nella penombra.
Senti’ il suo respiro sul collo.Il ritmo lento dei suoi baci risvegliava in lei qualcosa di remoto,passioni sopite,gioia grezza
Non voleva rubarle niente,solo farle sentire che aveva qualcosa da darle.
Offriva il suo corpo con l’ingenuità di un adolescente solo perchè lei fosse felice di stringerlo.Lui non era come gli altri.
- Rob...-
Le mise l’indice sulle labbra come se il rumore delle parole macchiasse quel silenzio intenso.
Rimasero lì guancia a guancia abbracciati ad ascoltare il  ritmo dei loro respiri in sintonia.Lasciarono fluire le loro vite come se in quel silenzio catartico volessero liberarsi dalle delusioni subite.

 

 
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