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« Juventus, devi fare chiarezzaHeinze: Ferguson apre alla Juve »

NESSUNO DIMENTICHERA'

Post n°36 pubblicato il 21 Maggio 2007 da oronzocana555

di GIANCARLO PADOVAN

Scusate tanto, ma nessuno dimenticherà.
Perché cancellare questo anno orribile non è possibile e non sarebbe
giusto. Perché la Juve in serie B non ci era mai andata in 109 anni di
storia e, se doveva fi­nirci, non poteva esser sola. Perché la società
non ha pagato esclusivamente con la retrocessione e una pe­nalizzazione
di 15 punti, ridotti, sotto la minaccia del ricorso al Tar, a 9.

No.
Le sono stati sottratti due scudetti, l’ultimo dei quali strameritato e
vinto sul campo, a prova di qual­siasi indagine e intercettazione,
nonostante l’indefes­so affannarsi di inquisitori e inquirenti. Per due
an­ni le è stata interdetta la Champions League (e non è stato certo
così per il Milan). E’ stata spolpata sul mercato con voracissima
ferocia da una parte e, per me, con eccessiva arrendevolezza
dall’altra. Ha in­contrato l’irriconoscenza di Fabio Capello (ma anche
di Zambrotta, Cannavaro, Emerson, Vieira e Ibrahi­movic) e la violenza
degli attacchi: molti premedita­ti, altri pretestuosi, altri ancora
inaccettabili, quasi tutti portati in maniera inesausta e inesauribile.

Per
il mondo – il mondo del calcio italiano – e per il sistema – il sistema
mediatico e informativo – non bastava che la Juve pagasse, fino in
fondo e più di qualsiasi altro/a. Serviva la distruzione,
l’annienta­mento. Naturalmente senza peritarsi di leggere al­meno una
carta delle molte, e controverse, prodotte dalla cosiddetta giustizia
sportiva, ma enunciando in base a livore e conformismo, acredine e
ignoran­za. Sulla Juve, e contro la Juve, è stato consentito ogni sorta
di giudizio, dal più sconsiderato al meno pertinente. Perfino la
pulizia interna allo stesso club – unico, quello bianconero, ad avere
rinnovato del tutto il proprio consiglio di amministrazione, ad ave­re
nominato un nuovo presidente e un nuovo ammi­nistratore delegato, ad
essersi dotato di un codice etico – non è stata sufficiente per
ammettere che la Juve aveva davvero girato pagina. Anzi. Ancor oggi si
accostano organigrammi e funzioni per dimostra­re che alcuni uomini del
management sono rimasti, come se lavorare al marketing o all’ufficio
acquisti comportasse una commistione con il passato agonistico. Ora mi
chiedo e vi chiedo: qualcuno si è mai oc­cupato di come e quanto siano
cambiati al vertice, dopo lo scandalo, il Milan, la Lazio, la
Fiorentina, la Reggina? L’Inter è un capitolo a parte. Constato che il
pur sempre dimissionario Francesco Saverio Bor­relli non ci ha ancora
fatto sapere nulla, mentre i ca­si che riguardano quella società e il
lavoro svolto dal­la Procura di Milano, a proposito del doping
ammi­nistrativo e dell’attività illegale connessa a Telecom,
meriterebbero una qualche sollecitudine.

La Juve che stravince il
campionato di serie B è un fatto tecnicamente logico. Storicamente e
social­mente, però, stabilisce un confine tra chi ha sconta­to la pena,
espiato la colpa, accettato la durissima rie­ducazione e chi no. In
verità, il confine era stato trac­ciato quasi un anno fa, diventando
poi fossato e infi­ne baratro. Premuta e sballottata, nuda e ferita per
i mesi che la hanno costretta lontana da quanto sem­pre le era toccato,
non è stata solo la Juve come en­tità immateriale. E’ stata la
moltitudine di tifosi e appassionati che, più di ogni giocatore e
dirigente, più di ogni tecnico o manager, ama quella squadra e quei
colori senza porre limiti al proprio affetto e sen­za mimetizzare falsi
pudori.

Questa gente si è sentita perduta perché espropria­ta del
contesto che aveva decretato come legittima non solo la grandezza e la
sua storia, ma la gioia di condividerla, la ragione per partecipare.
Quel con­testo, ovviamente, è la serie A. Ora è tornata. A co­me Juve.
Senza Juve, la a si scrive minuscola.

 
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