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Un blog creato da otuvas il 29/11/2007

Joaquìn Maria Otuvas

Che cos'è la vita? "Che ne so...confusione...cose ...cose" E allora, qual è la qualità più importante per un uomo? "Lo stupore"

 
 

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Fiorella ovvero le avventure del desiderio

Post n°25 pubblicato il 19 Giugno 2008 da otuvas

Si presentano insieme. Lei drappeggiata in un abito nero che le nasconde il busto e con grandi occhiali scuri che le nascondono gli occhi, lui azzimato e profumato che si atteggia a uomo di mondo. Me li manda un chirurgo plastico al quale la signora si era rivolta per un intervento al

seno. Ma qual è il problema ? Il seno nuovo, così provocante e sensuale, tanto desiderato dalla donna e apprezzato dal di lei marito, è diventato ingombrante: lei si è già affrettata a mimetizzarlo tra ampi panneggi di tessuto.

Quando è sola, dopo che ho pregato il coniuge di attendere fuori, prende a raccontare del suo rapporto con la madre, bellissima e sensuale, ossessivamente intenta alla cura del proprio corpo,

con la cui femminilità lei non poteva competere. E allora si ritirava, protestava trascurandosi, reprimeva i propri desideri, si nascondeva sotto l’ampiezza di maglioni informi che rendevano il suo corpo simile ad un fagotto.

Quando si sposa, sceglie l’ordine di un matrimonio decoroso, ma grigio, senza slanci, senza passione: tutto doveri familiari, routine, figli da allevare. E i figli arrivano, due, da curare ed educare, mentre il marito assolve scrupolosamente il ruolo di capo famiglia occupandosi di tutti

gli aspetti pratici della vita in comune. Lei lo descrive come un uomo sicuro, forte, decisionista, dominante, di fronte ad una donna insicura che si nasconde, che si tira indietro. Si sforza di mettere ammirazione e riconoscenza nelle sue parole ma esse hanno un suono falso. E del resto l’uomo tanto sicuro non deve poi essere, se a un certo punto bussa alla porta e interrompe la seduta .

Gelosia ? Bisogno di controllo ? Che cosa mai hanno da dire quei due, tanto a lungo e in intimità,

sul seno di sua moglie ? Su quel particolare anatomico che è entrato prepotentemente a turbare la sua quotidianità e i suoi sensi !

Fiorella si era negata al piacere per tutta la vita: adolescente rispetto ad una madre troppo seducente prima, moglie insoddisfatta di un marito troppo perfetto poi. Spaventata dalle proprie emozioni, aveva rinunciato a competere e scelto la strada della tranquillità e della sicurezza. Ma la voglia di vivere repressa a un certo punto ecco che straripa e il corpo, silente tanto a lungo, reclama i suoi diritti. Questo seno nuovo, miracolo della chirurgia estetica, non è il seno che allatta, simbolo di maternità, ma è simbolo di piacere, di desiderio.

Fiorella si toglie gli occhiali, come ci si toglie una maschera, e rivela occhi profondi, seducenti; si lascia scivolare dalle spalle la mantella scura e scopre l’oggetto del desiderio che prorompe aggressivo dalla camicetta.

Con l’intervento al seno è come se la signora si fosse svegliata da un lungo sonno: finalmente si sente femmina, per la prima volta veramente desiderabile, e inizia a cercare il desiderio nell’occhio dell’altro. Le fantasie sessuali che il seno ha scatenato portano Fiorella lontano dal marito che le appare inadeguato a soddisfarle, e questo la eccita, ma anche la spaventa: il corpo parla ela sua voce mette paura, il desiderio di vita non si lascia spegnere.

Ma perché  è venuta, cosa vuole da me ? Frastornata, impaurita dalla violenza delle sue emozioni,

vorrebbe essere rassicurata e forse tornare la bella addormentata che si balocca con la sua vita di mogliettina fedele, di madre sollecita. Oppure essere aiutata a dare una svolta radicale alla propria esistenza. Intanto ha messo all’angolo il marito: nonostante gli sforzi per apparire disinvolto, emerge il suo disorientamento, la paura dell’abbandono. Non può nemmeno esprimerle il proprio apprezzamento per quel seno nuovo senza innervosirla. Infatti lei diventa immediatamente sospettosa: ”Allora prima non gli piacevo! Solo il chirurgo mi ha reso accettabile ai suoi occhi! “

 

Ho ritenuto opportuno indirizzare i coniugi a uno specialista della terapia di coppia, ma confesso di essere rimasto molto curioso. Come finirà? La signora si lascerà travolgere dalle sue pulsioni e prenderà la fuga verso nuove avventure di vita o riuscirà a trovare un equilibrio tra fantasie trasgressive e affetti familiari, in modo da immettere una nuova intensità emotiva nel rapporto coniugale? Ma c’è anche una terza via, più inquietante, che si profilava nelle parole della signora: ricorrere una seconda volta ai prodigi della chirurgia plastica e farsi smontare quell’oggetto diventato così ingombrante e ingovernabile, per poter tornare nei ranghi.

 

 
 
 

IL  NASO

Post n°24 pubblicato il 29 Aprile 2008 da otuvas

_ Che fai ? _

_ Niente, mi guardo qua, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino._

_ Credevo guardassi da che parte ti pende._

_ Mi pende ? A me ? Il naso ?_

_  Ma sì, guardatelo bene:ti pende verso destra._

Cominciò da questo il mio male. Mi si fissò il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere…..

 

 

No, questo l’ha già scritto qualcun altro. Peccato. Avrei potuto farlo io.

 

Me ne sono reso conto che avevo 18 anni. Improvvisamente mi è stato tutto chiaro. No, non che fosse brutto: non storto, non gibboso, non troppo prominente, anzi diritto e regolare, eppure…. eppure…. C’era qualcosa, qualcosa…. Era come se non si innestasse armoniosamente sul resto del viso, come se fosse un’escrescenza estranea piantata lì, al centro della mia faccia, un grumo di carne che non riconoscevo come mio.

Oh, ma io l’avrei cancellato, l’avrei estirpato da quel luogo che non era il suo, avrei donato al mio viso il suo naso vero, il naso a cui aveva diritto.

I miei genitori naturalmente non erano d’accordo, come non erano stati d’accordo quando avevo voluto cambiare liceo, e poi quando avevo voluto cambiare ordine di studi, e poi ancora quando avevo deciso di smettere di andare a scuola. Ma alla fine avevano sempre ceduto. Li avrei convinti anche questa volta.

Mi incominciavano ad apparire più chiare anche le cause dei miei insuccessi scolastici. Era stato il naso. Non mi ero mai sentito a mio agio nel mio corpo e ora sapevo il perché. Così a disagio, così fuori posto con me stesso, così insicuro, come avrei potuto concentrarmi ? Come avrei potuto applicarmi allo studio ?

E i miei insuccessi con le ragazze ? Sempre il naso. Le mie compagne mi avevano sempre ignorato, nessuna voleva uscire con me. Mi guardavano con disgusto e mi fissavano proprio lì. Allora non capivo, ma ora sì: era il naso.

E quando ho cercato di fare l’attore ? Lo ricordo lo sguardo dei registi. Sembravano soddisfatti, poi incominciavano a fissarmi al centro della faccia e la loro espressione cambiava. Era lui, sempre lui, il naso.

E quando ho recitato nello spot del dopobarba ? La mia partner mi osservava con uno sguardo strano.… Non posso dimenticare quello sguardo: si concentrava su un punto preciso, sotto la fronte, tra gli occhi, alla radice del setto. Quello sguardo mi bruciava, mi rendeva insicuro, ne percepivo tutta la profonda disapprovazione. Era il naso, il naso, il naso.

Bisognava cancellarlo, estirparlo quell’organo alieno, annullarne per sempre i malefici effetti.

 

Ho iniziato a cercare il chirurgo. Ne ho consultati nove. E ho cominciato a cercare il mio naso, il mio vero naso: nelle simulazioni al computer, nelle fotografie, sui volti degli altri. A volte l’ho visto, addosso a qualcuno che neanche sapeva portarlo con dignità. Facce da scemo, insignificanti, che non si meritavano quel gioiello incastonato nella tessitura ossea, e magari lo sfiguravano anche con il pearcing.

La scelta è stata difficile. Mi ci sono dedicato a tempo pieno, con il massimo impegno, con la più assoluta dedizione, per otto mesi. Alla fine ho deciso.

 

 

Quando mi hanno tolto le bende e mi sono guardato allo specchio, ho finalmente visto il mio volto, il mio vero volto. Una sensazione meravigliosa. Finalmente mi sono conosciuto e riconosciuto. La mia vita cambiava. Giorni memorabili, esaltanti, pieni di nuove energie, di progetti per il futuro; non posso pensarci senza una struggente nostalgia.

Poi, un giorno, ero per strada, mi sono visto in una vetrina: un giuoco di superfici a specchio mi ha offerto una prospettiva inusuale, di tre quarti, quasi di profilo, e mi sono accorto che qualcosa non andava. Qualcosa….qualcosa…. un leggero deformarsi della linea della narice destra, appena una sfumatura. Ho subito cercato di verificare anche il lato sinistro: niente, una pinna perfetta. Ma l’asimmetria mi disturbava. Non potevo evitare di specchiarmi in tutte le superfici riflettenti per controllarla: in casa, per strada, al lavoro. In breve questa osservazione ha occupato tutta la mia giornata, ha assorbito tutte le mie energie: dovevo trovare l’inquadratura giusta e seguire la metamorfosi di quell’organo che sembrava ribellarsi, diventare ogni giorno più estraneo.

Di nuovo il naso, il naso, il naso.

A volte mi sembra del tutto regolare, ma io so che è un subdolo inganno, un’illusione ottica, e allora mi metto a scrutarlo con più attenzione, fino a quando riesco a cogliere quella leggera traccia, quel piccolo rigonfiamento carnoso che ne altera le proporzioni.

Lavoro ad un cortometraggio, ma solo poche ore al giorno, perché devo avere il tempo di osservare il mio naso e di parlarne con il mio psicanalista.

Lui mi rimanda la sua immagine, indifferente alle mie ansie, sempre più distante, sempre più estraneo. Ha vinto lui, sempre lui, il naso. Ma non mi arrendo: so, lo so per certo, con tutte le forze residue della mia volontà, che il mio naso, dico il mio naso vero, quello che di diritto mi appartiene, c’è, esiste. E’ un’idea platonica che attende di farsi carne, sangue, cartilagini, per collocarsi nella sua perfezione al centro del mio volto. Allora finalmente, specchiandomi, saprò chi sono.

 
 
 

La faccia giusta al  posto giusto

Post n°23 pubblicato il 03 Aprile 2008 da otuvas

E’ opinione comune che questa che viviamo sia la società dell’immagine:  tutto viene giudicato e apprezzato sulla base dell’apparenza piuttosto che della sostanza.

Esibire un aspetto eternamente giovane, un corpo palestrato, un abbigliamento alla moda, abitudini trendy è diventato un imperativo categorico.

Dal momento che subiamo questa situazione, esasperiamone le conseguenze, accettiamo la sfida e giochiamo a mettere non le persone, ma le facce giuste al posto giusto.

Quanti visi non si adattano al ruolo del personaggio che le indossa! Come abili registi proviamo a rifare il casting.

Pensate che Ratzinger avrebbe superato un provino per la parte di papa? Io credo di no. Lo immagino più adatto a impersonare un grande banchiere.

Quale faccia potrebbe meglio interpretare il Presidente del Consiglio, il Presidente della Repubblica, il Governatore della banca d’Italia, il Capo della Polizia, il segretario della CGL….?

O in quale ruolo collochereste le persone oggi note? A quali mansioni le riterreste idonee sulla base di criteri esclusivamente estetici?

Facciamo qualche esempio.

Sarkozy, tanto nervosamente scattante, sempre attorniato da belle donne, mi sembrerebbe perfetto nel ruolo di pilota di Formula 1; Berlusconi in quello di banditore d’asta. Quanto alla Moratti,  possiede certamente le fisic du role di un’ispettrice scolastica, mentre Prodi, grande mediatore dall’aria paternamente bonaria, potrebbe fare il preside di una scuola di frontiera.

Per la first lady d’Italia, non essendo più disponibile Carla Bruni, si potrebbe pensare a qualche bellezza nostrana, come Sabrina Ferilli, o, volendola più stagionata ma regale, a Fanny Ardant.

Vi sono, naturalmente, anche quelli che sono già al posto giusto, quelli il cui aspetto incarna l’ufficio svolto, come Draghi, che non governa, ma “è” la Banca d’Italia, o De Gennaro, perfettamente in parte come Alto Commissario.

Anche il nome ha la sua importanza : pensiamo a “Obama”, nome bellissimo, rotondo, di suggestione musicale, che riempie la bocca, perfetto per un batterista, ma adatto anche ad essere acclamato da folle plaudenti.

Giocate con noi: date viso al personaggio.

 

 
 
 

Patologia contemporanea

Post n°22 pubblicato il 25 Marzo 2008 da otuvas

La paura della morte è stata esorcizzata in vari modi, ma il più efficace è stato senza dubbio la religione, che promette la vita eterna.

Oggi che la fede dà segni di crisi, il mito sostitutivo sembra diventare la ricerca dell’eterna giovinezza. La cura del corpo va assumendo caratteri ossessivi, e al suo servizio si mettono l’industria farmaceutica e cosmetica con una produzione sempre più sofisticata di integrativi alimentari, antiossidanti, sieri e creme miracolosi…

Frequentatissimi anche centri termali, saloni di bellezza, palestre. Se ciò non bastasse c’è poi sempre la chirurgia estetica.

Questa corsa al restauro porterà veramente a individui più resistenti, amabili e felici, e nel giro di poche generazioni avrà il potere di cancellare i segni della vecchiaia, rendendo tutti simili e avvicinando le fasce d’età’

Ma fino a che punto è positivo, anzi lecito, restaurare?

Anche i critici dell’arte si pongono questo interrogativo a proposito di interventi su edifici, affreschi, quadri, e i loro pareri sono divisi. Molti di tali interventi sono oggetto di aspre critiche, in quanto considerati particolarmente invasivi e quindi colpevoli di alterare e snaturare l’opera.

Non conviene piuttosto cercare di ricomporre l’armonia tra esterno e interno, armonia perduta dato lo sfasamento tra un corpo mantenuto forzatamente giovane e il tempo interno che segue l’orologio biologico?

Oppure, debellata la mortalità infantile, allungata la prospettiva e migliorata la qualità di vita, l’ossessione della giovinezza a tutti i costi si avvia a diventare una nuova patologia, la malattia del nostro tempo?

 
 
 

Sull’amore

Post n°21 pubblicato il 13 Marzo 2008 da otuvas

Un giorno anch’io mi innamorai. Una grande passione (o almeno così credevo): immaginavo una vita felice, da trascorrere sempre insieme, in un’esaltante armonia di sentimento e intelletto.

Poi, ad un tratto, tutto finì. Senza alcun segnale premonitore, improvvisamente (o almeno così credevo).

La decisione di troncare la relazione era un tradimento inaspettato, un gesto crudele e unilaterale (o almeno così credevo). Odiai a lungo il fedifrago. Ma poi, col tempo, quando il rancore fu consumato, un dubbio cominciò a nascermi: e se anch’io avessi  avuto, più o meno consapevolmente, una parte di responsabilità? L’abbandonato è solo vittima o anche complice? Subisce la volontà altrui o è connivente? Patisce il torto o in qualche modo lo provoca? E’ privo di colpa o condivide la responsabilità della rottura? Non ha scelto o ha indotto a scegliere?

Una risposta ai miei dilemmi la trovai in questa breve favola.

 

La tela di Penelope, o chi inganna chi

Molti anni fa viveva in Grecia un uomo chiamato Ulisse (il quale, nonostante fosse abbastanza saggio, era molto astuto), sposato con Penelope, donna bella e ricca di doti, il cui unico difetto era una smisurata passione per la tessitura, abitudine grazie alla quale aveva potuto trascorrere da sola lunghi periodi.

Dice la leggenda che ogni volta che Ulisse con la sua astuzia scopriva che, nonostante le proibizioni, lei si accingeva a iniziare un’ennesima volta una delle sue interminabili tele, lo si poteva vedere di notte  preparare alla chetichella gli stivali e una buona barca, e poi, senza dirle niente, se ne andava a girare il mondo e a cercare se stesso. In questo modo lei riusciva a tenerlo lontano mentre civettava con i suoi pretendenti, facendo credere loro che tesseva poiché Ulisse viaggiava e non che Ulisse viaggiava perché lei tesseva, come avrebbe potuto immaginare Omero, che però, come si sa, a volte dormiva e non si accorgeva di nulla.”

Augusto Monterroso da La pecora nera e altre favole

 
 
 
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