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Joaquìn Maria Otuvas

Che cos'è la vita? "Che ne so...confusione...cose ...cose" E allora, qual è la qualità più importante per un uomo? "Lo stupore"

 
 

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« Del matrimonioL'educazione emotiva »

Sempre a proposito di matrimonio

Post n°10 pubblicato il 16 Gennaio 2008 da otuvas

Nella mia professione mi capita di incontrare molte coppie in crisi. Sono giunto alla constatazione che, a parte i casi felici (rari) di unioni veramente profonde e armoniose, i matrimoni che hanno maggiori probabilità di durare nel tempo sono quelli di coniugi che presentano qualche carattere "patologico" .

Mi sono provato a stilare una graduatoria:

1.      la relazione sado-maso con un gioco di ruoli interscambiabili: a turno i coniugi agiscono ora la parte sadica, ora la parte di vittima. Legame veramente "di ferro", data anche la difficoltà di sostituire il partner con un altro giocatore sufficientemente esperto 

2.      la relazione basata sul modello genitore-figlio/a. Si tratta di un rapporto che implica la profonda dipendenza di uno dei partner che si affida totalmente all'altro, rassicurante come la figura parentale. Entrambi rimangono cristallizzati nei rispettivi ruoli di eterno bambino/a-eterno genitore. A volte, tuttavia, il figlio può evolvere, il bambino/a inizia a crescere, e allora incominciano i guai

3.      la relazione cadavere-isterica. Ovvero l’incontro tra un uomo dalla personalità abulica, letargica, senza entusiasmi, senza slanci, ed una donna irrequieta, iperattiva. I due partners  in qualche modo si completano:  l’uno vive attraverso l’altra; questa si sente contenuta e rassicurata, rispetto alla propria agitazione dispersiva, dall’immobilità del suo “totem”. Purtroppo, a volte,  anche se raramente, il cadavere si rianima, riprende a vivere, e allora l’equilibrio si spezza.

4.       il matrimonio che si presenta come conclusione di un lungo rapporto di amicizia, in cui l’aspetto sentimentale non precede, ma segue la fase della conoscenza reciproca. Si tratta di un rapporto forse un po’ pallido  quanto a passione, ma che parte da solide premesse.

5.       la relazione che implichi una distanza (fisica o emotiva), che alimenti il desiderio ed eviti le secche della quotidianità. (Ben lo sapevano i teorici dell’amor cortese)

6.       la relazione nella quale si inserisce una terza figura: il cosiddetto triangolo; sia nella forma più comune e banale di un/una amante che rimette in moto le dinamiche interpersonali, sia in quella più rara e sofisticata di una figura virtuale: una persona legata alla memoria, magari defunta (il primo amore, la prima moglie…), la cui presenza si fa tuttora sentire (vedasi “Dona Flor e i suoi due mariti”)  

7.       la relazione maestro/a-allievo/a. In questo caso  uno dei coniugi (in genere l’uomo, in genere notevolmente più maturo) esercita un fascino intellettuale sul partner, che si propone di educare e raffinare, talvolta di elevare socialmente. Il discepolo idealizza il suo Pigmalione mentre ne assorbe la cultura, l’ideologia, il gusto estetico, e il Pigmalione gode dell’adorazione di cui è oggetto, mentre plasma la sua opera d’arte. (Vedasi “My fair lady”). Qualche volta, però, l’allievo supera l’insegnante e allora il giocattolo si rompe.

8.       la relazione in cui uno dei coniugi abbia la capacità di reinventare ogni giorno il proprio partner, di rinnovare la trasfigurazione dell’altro attuata nell’innamoramento. Trattasi di esemplari rarissimi. Si auspicano corsi di immaginazione creativa

Finisco con un consiglio di natura chiaramente blasfema. Se non vi ritrovate in nessuna delle categorie sopra descritte, potete attenervi a quanto suggerisce l’immagine della Sacra Famiglia (dura da 2000 anni!): c’è la Madonna da un lato, S. Giuseppe dall’altro, in mezzo il Bambino; dietro Maria l’asinello, simbolo di ignoranza; dietro S. Giuseppe il bue che ha le corna.

 
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