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« Nicola ci ha provato...Basterebbe un pò di cultura »

QUESTO CLIMA MI PREOCCUPA

Post n°73 pubblicato il 03 Marzo 2008 da geko1963
 

 

Ultimamente faccio fatica a comprendere le notizie, che mi arrivano da tv, giornali, radio. Essendo un semilibero mi sforzo di avere un confronto quotidiano con l’informazione: per noi infatti è importante cercare di non restare tagliati fuori dalle notizie e sviluppare un dibattito indirizzato alla conoscenza della realtà. Come detenuto poi sento forte l’impulso di esplorare, in senso critico, tutto quello che si scrive o si sente sul carcere e sui reati, e su questi temi le notizie sono talmente divergenti da creare una totale confusione, sia per me, che questa realtà la conosco sulla mia pelle, che per chi le sente o le legge fuori da queste mura.

Esiste un disagio facilmente intuibile nella società, la gente pare che viva in un perenne stato di ansia, la sicurezza viene considerata una priorità. Ma se da un lato abbiamo cittadini sempre più spaventati, dall’altro salta fuori che il numero dei reati non è aumentato.

Contribuisce certamente, a questo clima generale di insofferenza e insicurezza, l’incessante martellamento mediatico di tv, giornali e radio, ma anche il fatto che la criminalità è cambiata con l’arrivo degli immigrati, che i reati legati alla droga creano preoccupazione all’interno delle famiglie, che la povertà aumenta di anno in anno. Mi sembra però di avvertire anche una mancanza di solidarietà, pare che la gente abbia paura di socializzare e che il piacere di confrontarsi con il prossimo non esista più.

E allora forse, fuori, tanti finiscono per accettare che tutto sia come si vede per televisione, che nessuno faccia niente per cambiare le cose, che lo straniero sia portatore assoluto del male, che i detenuti debbano stare in carcere a vita, che lo Stato non punisca abbastanza, che ci vogliano più carceri. E questo è un clima che preoccupa i più poveri e più disagiati, compresi anche tanti di noi detenuti, ma non porta a risolvere i problemi e soprattutto non fa stare realmente meglio. Io oggi sono fuori dalla società, devo ripagare lo Stato e i cittadini per averne violato la legge, mi è stata comminata una pena e con essa la privazione della libertà, ma mi chiedo: sarà libertà vera la mia, se una volta pagato il mio debito dovrò confrontarmi con persone che di me e della loro libertà hanno paura?

 
 
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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