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Post n°88 pubblicato il 08 Settembre 2008 da geko1963
 

IN GALERA!

SINTESI DEL V RAPPORTO SULLE CONDIZIONI DI DETENZIONE IN ITALIA (Associazione Antigone)

 

I detenuti sono oggi 54.605. I posti letto regolamentari sono 42.890. Vi sono 11.715 persone in più rispetto ai posti letto disponibili. Il 31 dicembre del 2007 i detenuti erano 48.693. In sei mesi sono cresciuti di poco meno di 6 mila unità. Mille detenuti in più al mese. Erano 39.005 il 31 dicembre del 2006. Per tutto il 2007 il tasso di crescita mensile è stato di 807 detenuti. Il 31 dicembre del 2005, ossia sette mesi prima dell’approvazione dell’indulto, la popolazione detenuta ammontava a 59.523 unità. Si consideri che il 31 dicembre del 2001 i reclusi erano 55.275. Il tasso di crescita nel quadriennio del primo governo Berlusconi (2001-2005) è stato quindi di circa mille unità l’anno. Il 31 dicembre del 1996 i detenuti erano 47.709. Nei cinque anni di governo del centro-sinistra i detenuti sono cresciuti di poco più di 1500 unità l’anno. L’aumento progressivo del tasso di crescita carcerario è l’effetto di due leggi: la ex Cirielli sulla recidiva e la Bossi-Fini sull’immigrazione. Leggi del 2005 e del 2002 che oggi iniziano a produrre i loro effetti inflattivi.

Alcune situazioni di particolare affollamento a livello regionale sono: in Emilia Romagna le presenze ammontano a 3.857 mentre la capienza regolamentare è pari a 2.270. La percentuale di sovraffollamento è del 170%. In Lombardia ci sono 8231 detenuti per 5382 posti letto. La percentuale di sovraffollamento è del 152%. In Abruzzo, Sardegna e Umbria vi sono meno detenuti rispetto alla capienza regolamentare.

Tra le carceri più sovraffollate: Monza (dove oltre 100 persone dormono sui materassi), la Dozza a Bologna, Poggioreale a Napoli.

Alcuni esempi ulteriori di sovraffollamento riscontrate nelle visite di Antigone: nella Casa Circondariale di Ravenna, a fronte di una capienza regolamentare pari a 60 posti, i detenuti effettivamente presenti al momento della visita erano 138, per cui ci sono celle da 7,5 metri quadrati che ospitano 3 detenuti; il letto a castello è a 3 piani, le dimensioni del tavolino consentono al massimo a due persone di mangiare contemporaneamente e nello spazio della cella le tre persone non possono stare in piedi contemporaneamente. Nella Casa Circondariale di Monza, in cui la capienza regolamentare è di 400 posti e al momento della visita erano presenti 800 persone, con un materasso a terra nella maggior parte delle celle. Al San Michele di Alessandria (Casa di Reclusione) una sezione destinata alla reclusione è stata di recente sostituita da una sezione per imputati, il che ha avuto un impatto significativo sulle attività trattamentali, sulla vivibilità e sul livello di disagio percepito dai detenuti. Il livello di sovraffollamento, che comporta una preoccupante sproporzione tra numero dei detenuti ed operatori penitenziari. In particolare, le lungaggini nelle procedure per selezionare 400 nuovi educatori su scala nazionale, nell'ambito di un concorso bandito nel novembre 2003, vanno ad aggiungersi ad una situazione complessiva di per sé grave e preoccupante. 

Imputati, condannati, reati

Il 55,32 % della popolazione detenuta è in attesa di condanna definitiva. Il tasso medio europeo dei detenuti in attesa di giudizio è invece ben inferiore al 25%. In Italia: si incarcerano i presunti innocenti in modo più che doppio rispetto agli altri paesi dell’area Ue, dura di più la custodia cautelare, durano molto di più i processi.

Il 29,5% dei reati ascritti alla popolazione detenuta consiste in delitti contro il patrimonio. Il 16,5% in reati contro la persona. Il 15,2% in violazioni della legge Fini-Giovanardi sulle droghe. Il 3,2% dei reati consiste in crimini di associazione a delinquere di stampo mafioso. 1.357 sono gli ergastolani. 10.800 detenuti devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni. Oltre 10.000 i casi seguiti in misura alternativa.

Donne con e senza prole

Le donne sono 2.385 pari al 4,3 del totale. Una percentuale invariata nell’ultimo quindicennio e corrispondente ai tassi di detenzione femminile a livello europeo. Sono 68 le detenute madri e 70 i bambini di età inferiore ai tre anni reclusi con le mamme. 23 sono le donne in stato di gravidanza.

Stranieri

I detenuti stranieri sono 20.458 pari al 37,4% del totale della popolazione detenuta. Nel 2000, ossia prima dell’approvazione della legge Bossi-Fini, la percentuale era del 29,31%. Nel 1991 era del 15,13%. Il 21,9% proviene dal Marocco, il 13,6% dalla Romania, il 12,1% dall’Albania, l’11% dalla Tunisia. Il 29,1% ha commesso reati contro il patrimonio. Il 24,3% ha commesso reati in violazione della legge sugli stupefacenti. Lo 0,3% ha commesso un crimine di associazione a delinquere di stampo mafioso. Sono già 1873 gli stranieri in carcere per violazione della legge Bossi-Fini, ossia per irregolarità nell’ingresso in Italia.

In Europa

Sono circa 600mila i detenuti, definitivi o in attesa di giudizio, ristretti nelle carceri dei paesi dell’Unione Europea. Di questi, circa 131.000 sono in attesa di giudizio. Le donne rappresentano circa il 5% dell’intera popolazione carceraria. Nella UE negli ultimi anni in 23 stati su 27 è aumentata costantemente la popolazione carceraria. 14 stati su 27 hanno superato il limite della capienza regolamentare.  I paesi con maggiori problemi di sovraffollamento sono la Grecia (168%), la Spagna (140%), l’Ungheria (137%) e il Belgio (117.9%).  Tra i 14 paesi che non superano il limite della capienza regolamentare, il primato spetta alla Slovenia, seguita da Danimarca, Finlandia, Irlanda e Svezia. I tassi di carcerazione (numero di detenuti ogni 100.000 abitanti) sono elevatissimi. Il primato spetta all’Estonia (321.6), seguita dalla Lettonia (285.3), Lituania (237.0), Polonia (229.9), Repubblica Ceca (185.6). Nell’Europa occidentale il primato spetta al Lussemburgo (163.6), seguito da Spagna (146.1) e Inghilterra (145.1). Il paese con il minore tasso di carcerazione è la Slovenia (65.0) seguita da Danimarca (69.2), Finlandia (70.6), Irlanda (74.3) e Svezia (79.0).

 

Lavoro

I detenuti impiegati in una qualche attività lavorativa sono 13.326, pari al 27.4% della popolazione detenuta. Di questi, 11.717 (l’88%) lavorano alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, mentre 1.609 (il 12%) lavorano per conto di imprese private. La qualifica dei lavoranti interni è poco professionalizzante: scopino, spesino, porta vitto, addetto mof, scrivano.  I lavoranti stranieri sono 4.579 (pari al 25.1% della popolazione straniera detenuta); la quasi totalità lavora alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria (4.286 persone, pari al 94% del totali degli stranieri lavoranti).

Formazione professionale

I corsi attivati a livello nazionale sono stati 556, per un totale di 6.465 detenuti coinvolti, pari al 13,3% dei presenti. A livello regionale emergono notevoli differenziazioni: se in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Basilicata, la percentuale di detenuti iscritti è rispettivamente del 47.9, 42.0 e 40.5 (rispetto al totale dei detenuti presenti nelle singole regioni), in altre realtà, quali Puglia, Valle d’Aosta e Liguria, le percentuali sono, rispettivamente, del 7.9, 4.9 e 0.0. Le percentuali di detenuti stranieri iscritti ad un corso di formazione professionale sono molto inferiori rispetto alle percentuali complessive. Il caso più significativo è quello del Lazio, in cui i detenuti iscritti risultano pari al 9.2% dei presenti, ma gli stranieri sono soltanto il 3.7% del totale degli stranieri presenti. In Sicilia, dove il totale degli iscritti a un corso è pari al 18% del totale della popolazione detenuta, gli stranieri a cui è offerta tale opportunità sono soltanto il 9.6%. In Basilicata, infine, dove pure le percentuali di iscritti sono fra le più alte d’Italia (40.5%), gli stranieri coinvolti risultano soltanto il 26.2% del totale dei detenuti stranieri presenti nella regione. Quanto alla qualità dei corsi offerti e alle prospettive di effettivo reinserimento lavorativo fuori dal carcere che tali corsi aprono, in genere non si riscontrano legami con le richieste da parte del mondo del lavoro. Sono gli stessi operatori del trattamento a sottolineare spesso tale scollegamento e a parlare di intrattenimento più che di trattamento.

Istruzione

Molti istituti non dispongono di aule e spazi idonei alla didattica; gli orari della quotidianità detentiva (dove in genere si pranza alle 11.30 e si cena alle 17.00) sembrano incompatibili con i normali orari scolastici; carenze nell’organico della polizia penitenziaria rendono difficoltoso anche l’apparentemente semplice accompagnamento dei detenuti dalle celle alle aule di lezione; l’esistenza di circuiti rende difficoltosa l’organizzazione dei corsi e soprattutto la fruibilità da parte di tutti i detenuti. In particolare, la categoria delle donne sembra essere particolarmente svantaggiata da questa situazione. La maggior parte dei detenuti (34%) è in possesso di una licenza di scuola media inferiore; il 17% ha una licenza di scuola elementare; il 3.6% è privo di un qualunque titolo di studio e l’1.8% è analfabeta. Soltanto l’1.2% possiede un diploma di scuola professionale, il 4.8% un diploma di scuola superiore secondaria e lo 0.9% ha conseguito una laurea. Nel 36.6% dei casi, il dato relativo al grado di istruzione non è stato rilevato. Si tratta presumibilmente dei dati relativi a detenuti stranieri, per i quali spesso non è possibile appurare formalmente il livello di istruzione raggiunto.

Religione

Durante le visite si è riscontrato che in ogni istituto sono presenti un cappellano ed un locale adibito alle funzioni cattoliche, il cui svolgimento è garantito. Solo in sporadici casi è invece effettiva la possibilità di incontrare ministri di culto di altre religioni. E’ il caso ad esempio del carcere di Milano-Bollate, dove le attività religiose sono garantite per tutti i culti esistenti e accertati, sono presenti cappelle in ogni reparto, moschee nei reparti a prevalenza musulmana, attività gestite dai Testimoni di Geova e dalla Chiesa Evangelica Battista del Settimo Giorno.

Salute

A nove anni dalla riforma Bindi da poche settimane finalmente la sanità penitenziaria è di competenza delle regioni e quindi delle asl. Sono in via di trasferimento i rapporti di lavoro dipendente e quelli convenzionali. Le risorse strumentali e le attrezzature sono anch’esse in via di trasferimento alle A.S.L. entrando nel patrimonio delle stesse, mentre i locali sono concessi in uso gratuito. Le risorse finanziarie sono quantificate per il triennio 2008-2010 per le tre annualità in 157,8, 162,8 e 167,8 milioni di euro (art. 6); questi fondi sono ripartiti tra le Regioni destinatarie attraverso criteri stabiliti nella Conferenza Stato-Regioni.

 
 
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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