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Creato da geko1963 il 24/04/2007
Una prospettiva deviante
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« Quelli che non hanno voce | Vita dell’istituto e rap... » |
Il delitto non paga mai. Questo è un vecchio detto che rispecchia perfettamente il triste epilogo di chi, come noi, si sposa con il crimine e con le conseguenze che influiscono sull’andamento della nostra breve esistenza. Tutti noi ci ritroviamo aldilà di quel muro che ci divide dal mondo normale; ma facendo una piccola riflessione capiamo che dietro a questo muro ci siamo per nostra scelta, il salto non ci è imposto, ma affascinati da guadagni facili e accecati da una brama di denaro, non ci rendiamo conto che mettiamo nelle mani dei potenti i nostri migliori anni diventando un fascicolo di scartoffie che affluisce nelle procure. Per spavalderia e superbia mi sentivo inafferrabile, arrivando a rapinate 2 banche in 25 giorni, non rendendomi conto che stavo solo stringendo il nodo del cappio alla mia gola. La sacrosanta verità è che se ci esponiamo a tanti rischi e sofferenze senza reagire, significa che siamo succubi e figli dell'ignoranza, stranamente questo è detto e guardato da me come un monito di verità dopo che ho provato sulla mia pelle la sferza della giustizia ed ora dico che non ci sto, non lascerò più che mi giudichino, non lascerò più che la legge mi estranei e mi emargini. Tanti miei amici sono in carcere come me e altri sono a guardare le margherite dal lato di sotto. Io cercherò con tutta l’anima di reagire e di sottrarmi a questo destino, che sembra deciso ma non è stato ancora scritto, scaverò dentro di me tirando fuori la capacità e gli stimoli giusti per andare avanti e viaggiare sotto la stella della legalità, che con la sua luce non ci darà le ricchezze che abbiamo sempre inseguito, ma darà quella tranquillità di vivere in modo sereno e soprattutto libero. Un detto napoletano dice "Svegliati dal sonno che s’è fatta mattina".
Massimo
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HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA
Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!
Siti web consigliati
- ANTIGONE
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ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354
Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.
Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.
Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.
I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.
Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.
Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti.
ART. 27 COSTITUZIONE
La responsabilità penale è personale.
L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)
TESTI CONSIGLIATI
Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza, E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?, T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale, T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza, Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza, G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.
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