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Creato da geko1963 il 24/04/2007
Una prospettiva deviante
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« I figli hanno colpa? | QUESTO CLIMA MI PREOCCUPA » |
Verso le cinque del mattino mi ha svegliato un rumore che proveniva dalla cella accanto alla mia, pensavo che fosse Ivano che facesse le ore piccole e che fosse inciampato in qualche cosa. Ho ripreso a dormire ma subito dopo mi sono svegliato di nuovo e ho sentito gridare una guardia: - Allarme rosso, allarme rosso. - Ivano ci sei? Ivano mi ha risposto subito: - Ci sono, ci sono, non sono io, ci ha provato Nicola, si è impiccato. Si sono affacciati dallo spioncino tutti gli altri compagni a gridare: - Presto dottore! - Sbrigatevi, non respira! - Infermiere, infermiere, sta morendo! - È bianco come un morto! - Appuntato, appuntato! Dopo un po’ arriva il dottore di corsa prendendo Nicola con la barella e lo portano via. Lo vedo passare, gli occhi chiusi, un segno al collo, il viso da morto. Non so cosa auguragli, se salvarsi o morire, se si salverà ci rimarrà male e ci riproverà di nuovo. È un ergastolano, è malato e invalido, io al posto suo mi arrabbierei se non riuscissi neppure a morire, forse è meglio per lui che muoia senza soffrire. Poi penso che l’altro giorno era con me nella sala colloqui e l’ho visto insieme a sua moglie e ai suoi figli, ci ripenso e spero che si salvi per l’amore della sua famiglia. Dopo qualche ora ci comunicano che si salverà. È ufficiale, Nicola si salverà. È tornato Nicola dall’ospedale
Carmelo Musumeci dal carcere di Spoleto , sono andato a stringergli la mano e gli ho detto: - Alcuni pensano che gli ergastolani sono dei morti viventi, facciamogli vedere che si sbagliano e che siamo ancora vivi, dimostriamo che la vita è sempre più forte della morte. Spero che non ci provi e se ci riproverà spero che questa volta ce la faccia. È assurdo vivere senza un fine pena…. si può farlo solo per amore o per pazzia. |
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HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA
Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!
Siti web consigliati
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ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354
Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.
Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.
Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.
I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.
Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.
Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti.
ART. 27 COSTITUZIONE
La responsabilità penale è personale.
L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)
TESTI CONSIGLIATI
Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza, E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?, T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale, T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza, Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza, G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.
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