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Giustizia: Ass. Antigone; sono già 7.700 i detenuti "di troppo"
Redattore Sociale, 29 febbraio 2008
Sono 50.851 i reclusi nelle carceri italiane (al 21 febbraio), il 60% è in attesa di giudizio. Il 35% è straniero e il 23,4% tossicodipendente. Nelle carceri italiane ci sono più imputati che condannati. Ogni dieci detenuti sei sono in attesa di giudizio. Soltanto 20.190 dei 50.851 detenuti è stato condannato. Il 35% è straniero e il 23,4% tossicodipendente. Questi gli ultimi dati aggiornati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, relativi al 21 febbraio 2008, presentati dall’Associazione Antigone. Nelle carceri italiane è di nuovo sovraffollamento. Ad oggi sono detenute 7.702 persone in più rispetto alla capienza. L’indulto aveva liberato più di 25mila persone. Così dai 61.264 detenuti del 30 giugno 2006 si era passati al minimo storico dei 33.326 nel settembre 2006. Ma le leggi sulle droghe, sull’immigrazione e sulla recidiva hanno continuato a far aumentare gli ingressi in carcere, con una incremento di 1.000 persone al mese. La capienza regolamentare di 43.149 posti è stata superata il 30 giugno 2007 con 43.957 presenze ed è continuata ad aumentare fino alle 48.693 unità del 31 dicembre e le oltre 50.000 del 21 febbraio 2008. Senza l’indulto - stima Antigone - saremmo oggi di fronte alla cifra record di 72.000 detenuti. Eppure il tasso di carcerazione in Italia è tra i più bassi in Europa: 94 detenuti ogni 100.000 abitanti. Meno di un terzo dei 321 dell’Estonia, che detiene il primato seguita da Lettonia, Lituania e Polonia. Ma anche molto meno della Spagna (146) o della Gran Bretagna (145). Un dato tipico della popolazione carceraria italiana è quello dei detenuti in attesa di giudizio: sono il 60%, 29.166 persone, più dei condannati, complice la lentezza dei procedimenti penali nel nostro Paese. Tra i condannati, il 29,5% sconta una pena per reati contro il patrimonio, il 16,5% contro la persona, il 15,2% per violazioni della legge sulle droghe, il 3,7% per reati contro l’amministrazione e il 3,2% per associazione mafiosa. Le donne rappresentano il 4% dell’intera popolazione carceraria. Per loro non vale il problema del sovraffollamento, visto che le detenute sono 2.278 su 2.358 posti disponibili. Tuttavia sono ancora 50 le detenute madri con bambini al seguito, di età inferiore ai tre anni. I detenuti stranieri sono il 35% della popolazione. Nel 1990 erano solo l’8%. Perlopiù si tratta di africani. Il 23,4% dei detenuti è tossicodipendente e il 4% in trattamento metadonico. Un altro 2% ha problemi di alcolismo. Per quanto riguarda la durata delle pene, il 31,9% dei detenuti sconta pene inferiori ai tre anni, che - sostiene Antigone - "potrebbero astrattamente usufruire delle misure alternative". Il 21,3% sconta pene tra i tre e i sei anni ed il 46,8% sconta pene di durata superiore. Giustizia: in Europa sovraffollamento carcerario è del 125%
Redattore Sociale, 29 febbraio 2008
Nella Ue la popolazione carceraria è aumentata costantemente in 23 Stati su 27. I maggiori problemi di sovraffollamento in Grecia, Spagna, Ungheria e Belgio. Sono circa 600.000 i detenuti ristretti nelle carceri dei paesi dell’Unione europea. Di questi, circa 131.000 sono in attesa di giudizio. Le donne rappresentano circa il 5% dell’intera popolazione carceraria. In media vi è un poliziotto penitenziario ogni 283 detenuti. Un dato opposto a quello italiano, dove il rapporto è di circa uno a uno. Nella Ue negli ultimi anni la popolazione carceraria è costantemente aumentata in 23 Stati su 27. Quattordici stati su 27 hanno superato il limite della capienza regolamentare. Il tasso di sovraffollamento vale in media 125%. I paesi con maggiori problemi di sovraffollamento sono la Grecia, con 168 detenuti ogni 100 posti disponibili, la Spagna (140%), l’Ungheria (137%) e il Belgio (118%). Tra i 14 paesi che non superano il limite della capienza regolamentare, il primato spetta alla Slovenia, seguita da Danimarca, Finlandia, Irlanda e Svezia. Che guarda caso sono gli Stati con il minore tasso di carcerazione dell’Unione europea, rispettivamente 65, 69, 71, 74 e 79 detenuti ogni 100.000 abitanti. Tassi che valgono meno di un quarto dei tassi dell’Europa orientale, con il primato di carcerazione che spetta all’Estonia (322 detenuti ogni 100.000 abitanti), seguita da Lettonia (285), Lituania (237), Polonia (230) e Repubblica Ceca (186). Nell’Europa occidentale il primato spetta al Lussemburgo (164) seguito da Spagna (146) e Inghilterra (145). L’Italia, al 21 febbraio 2008, ha un sovraffollamento del 117,8% a fronte di un tasso di carcerazione del 94,1%, in linea con la media europea. Ma in termini assoluti il nostro paese si pone al sesto posto per il numero di detenuti, dietro Polonia (88.647), Germania (79.156), Gran Bretagna (77.982), Spagna (64.120) e Francia (57.816). Giustizia: Ferrero; rischiamo la deriva verso lo "stato penale"
Dire, 29 febbraio 2008
"I dati diffusi oggi dall’Associazione Antigone sulla situazione carceraria italiana dimostrano non solo il superamento di qualsiasi soglia d’allarme ma anche una evidente crisi". Lo afferma il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, secondo il quale di fronte "a dati che ci parlano di un 23,4% dei detenuti tossicodipendenti e di 35% di stranieri non ci si può non domandare se il carcere non sia chiamato oggi a risolvere le contraddizioni della società piuttosto che a favore il recupero sociale di chi ha commesso un crimine". Dinanzi a questo quadro, conclude il ministro, "è necessario interrogarsi sulla funzione reale della pena nel nostro Paese, e sanare le contraddizioni più evidenti attraverso forme alternative alla detenzione". |
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ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354
Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.
Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.
Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.
I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.
Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.
Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti.
ART. 27 COSTITUZIONE
La responsabilità penale è personale.
L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)
TESTI CONSIGLIATI
Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza, E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?, T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale, T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza, Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza, G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.
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