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UN PENSIERO PER CHI E' DENTRO (prima delle mie vacanze) 

Post n°86 pubblicato il 14 Agosto 2008 da geko1963
 

Oggi è il mio ultimo giorno di lavoro prima di 15 giorni di vacanza, che farò nel mio salento con la mia famiglia, ma prima volevo mettere l'accento su un fattore molto importante. E'un periodo questo molto duro per chi sta scontando una pena detentiva: carceri sovraffollate, morti per fame, suicidi mentre la politica manda sulle strade italiane l'esercito per dare bella mostra di sè, magari facendosi fotografare per le vie cittadine (vedi sottosegretario Letta). Stiamo diventando un Paese militarizzato che "mette dentro" solo i poveracci e che vuole prendere le impronte digitali ai piccoli ROM, che hanno solo la colpa di essere nati tali. Il ministro della difesa gioca con i soldatini che babbo natale gli ha regalato, mentre nelle caserme vengono indegnosamente maltrattate donne che fanno il mestiere più antico del mondo; il ministro degli esteri è alle maldive a grogiolarsi sotto il sole mentre in georgia si consuma l'ennesimo genocidio. Io mi chiedo: è questo il Bel Paese? E' questo il Paese che i nostri padri costituenti volevano? Non esiste più il rispetto della dignità umana (dentro e fuori dal carcere)...intanto il nostro premier si è tolto le castagne dal fuoco (non può essere più processato) ed ha progettato l'ampliamento di villa Certosa in Sardegna: è uno schiaffo alla miseria!

Vado in vacanza ma con tristezza sincera per tutte quelle persone che sono rinchiuse in luoghi dimenticati dall'Italia vacanziera. Il carcere non è lontano da noi, fa parte della nostra società, anzi è lo specchio della società. Se riusciamo a comprendere questo abbiamo fatto un passo avanti verso la civiltà, in caso contrario non potremo dire di essere un paese civile.

Un appello alle persone private della libertà personale: LOTTATE SEMPRE ATTIVAMENTE PER LA LIBERTA', NON ASPETTATELA SU UNA BRANDA. SIATE PROTAGONISTI ANCHE NELLE DIFFICOLTA' QUOTIDIANE IN MODO CHE LA PENA IMMATERIALE NON SCALFISCA LA VOSTRA INDIVIDUALITA'. SOLTANTO VOI POTETE ESSERE GLI ARTEFICI DEL VOSTRO FUTURO, NON LASCIATEVI SOPRAFFARRE DAL SISTEMA: IL CARCERE CREA DEVIANZA CHE SERVE AL POTERE PER LEGITTIMARE SE STESSO E LE SUE POLITICHE REPRESSIVE; E' UN CIRCOLO VIZIOSO, STA A VOI E SOLO A VOI SPEZZARLO. IN BOCCA AL LUPO A TUTTI.     GEKO

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Commenti al Post:
eleonora65_2
eleonora65_2 il 14/08/08 alle 21:41 via WEB
ciao quello che scrivi purtroppo è una realta' che oramai si vive esageratamente minuto per minuto. Lo stato pensa che per ogni chiave che butta , noi applaudiamo felici. Non è cosi' invece, ma è una lotta dura da vincere con simpatia Elli
 
 
geko1963
geko1963 il 01/09/08 alle 10:57 via WEB
Grazie per aver visitato il mio blog e spero che tu ( e anche altri) continui a seguirlo: vorrei, se fosse possibile, che ognuno scrivesse le sue impressioni su questi luoghi sconosciuti ai più. Sarà un buon motivo per continuare a scrivere perchè l'obiettivo del blog è quello di rendere nota una realtà "nascosta". Non possiamo dimenticare che il carcere fa parte del territorio ed ognuno di noi dovrebbe conoscerlo: solo in questo modo si potrà intervenire per eliminare le storture esistenti. Un saluto GEKO
 
berger.pimpa
berger.pimpa il 20/08/08 alle 09:20 via WEB
Ci sarebbe un modo tanto semplice quanto proficuo per far sì che chi è in carcere sconti la pena ma a favore della comunità: quante strade ad ex ci sono da sistemare erbacce da raccogliere...basterebbe lo facessero i carcerati così resterebbero fuori dalle celle si renderebbero utili...e invece solo certi (chissà perchè...basti vedere ex brigatisti)hanno la fortuna di poter frequentare scuole università ed avere poi magari un lavoro....qsto me la dice lunga sulle discriminazioni in carcere e sul periodo degli "anni di piombo" non ti pare?
 
geko1963
geko1963 il 01/09/08 alle 11:38 via WEB
Ciò che ha scritto berger_pimpa è una realtà parziale, nel senso che non solo i brigatisti hanno la possibilità di uscire dal carcere, ma anche gli altri. Il fatto è che i mass-madia danno risalto solo a questo tipo di notizie perchè possono fare clamore (il suo commento lo prova). La realtà carceraria è molto complessa e di difficile comprensione, se non si è addetti, ed i giornali non aiutano certo a chiarire alcuni concetti fondamentali: si curano solo dell'immagine del giornale e tralasciano notizie veramente importanti. In questo modo il pubblico rimane ignorerà sempre una realtà volutamente nascosta. Il vero problema oggi è che il carcere viene usato esclusivamente come contenitore di patologie sociali: mettiamo dentro tutti coloro che danno fastidio ai nostri occhi in nome della sicurezza (hoibò). Sono disponibile a parlare con tutti di carcere e società: solo l'informazione corretta permette la visibilità e la visibilità è necessaria per il rispetto dei diritti di tutte le persone, anche se detenute. Quando venite a visitare il mio blog vorrei che deste un'occhiata alla colonna a destra del monitor;: art. 1 della legge n. 354 e art. 27 della costituzione. Un saluto GEKO
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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