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Blog di Giovanni Giuranna - consigliere comunale della lista civica Insieme per cambiare di Paderno Dugnano

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"FAMILY 2012": IL PUNTO DI VISTA DI VALDESI, BATTISTI E METODISTI

Post n°3041 pubblicato il 31 Maggio 2012 da Giuranna
 

"La mujer de la silla color leopardo", olio su tela 1989,
di Abel Quezada (1920-91), artista messicano protestante

 

Family 2012 è un evento di grande impatto mediatico. Sull'argomento ritengo importante dare visibilità alla voce critica del mondo valdese, battista e metodista di Milano:

Roma (NEV), 30 maggio 2012 - Le chiese protestanti di Milano (battiste, metodista e valdese), alla vigilia del VII Incontro Mondiale delle Famiglie promosso dal Pontifico Consiglio per la famiglia che si svolge dal 30 maggio al 3 giugno nel capoluogo lombardo, hanno reso pubblico il seguente documento in quattro punti che richiama l'attenzione sulla pluralità delle famiglie oggi e sui diritti delle persone che le compongono.

FAMIGLIA CRISTIANA? PER NOI, PIU’ SEMPLICEMENTE FAMIGLIE
Una riflessione “al plurale” delle chiese protestanti di Milano

1. La famiglia è un’istituzione umana e non divina. Ha subìto nel corso del tempo e all’interno delle società umane delle trasformazioni che oggi ci portano a prendere atto che dobbiamo coniugare sempre al plurale la sua definizione e descrizione: parlare cioè di famiglie, di tanti tipi di famiglie e non di una sola, quella tradizionale. In una realtà fatta di luci e ombre, nelle famiglie – e dunque in ogni aggregazione di tipo familiare – oltre a relazioni e significati positivi vi sono anche tensioni, ma tutte le forme di famiglia sono preziose quando affermano e vivono nell'amore responsabile una reciproca solidarietà e fedeltà tra i suoi componenti. Le varie forme di famiglie e di unioni possono trovare nelle chiese un riconoscimento. Ma questo riconoscimento lo devono avere soprattutto da parte delle istituzioni e della società civile: un riconoscimento giuridico che dia diritti e riconosca doveri alle varie forme di unione – anche dello stesso sesso - estendendo loro quanto già contenuto nella nostra Costituzione e ribadito anche recentemente in sede europea.

2. Noi cristiani protestanti (battisti, metodisti, valdesi) privilegiamo una fede personale, che si esprime anche pubblicamente, sia nella comunità dei credenti che nella testimonianza nella città e nella società, con tutto il carico che ogni scelta comporta in termini di responsabilità individuale, di doveri e diritti che devono essere riconosciuti ad ogni persona. Ma dobbiamo anche dire che la fede è "comunitaria": proprio nella dimensione della fede ci vengono donati nuovi fratelli e nuove sorelle. Gesù dice che questa è la sua famiglia. E questa famiglia comprende tutti e tutte, anche le persone che, magari, avrebbero voluto una famiglia e non sono riusciti a realizzarla, quelli che hanno fatto delle esperienze di vita tremende proprio nella famiglia biologica, e che nella famiglia di Dio hanno trovato delle relazioni che sostengono e orientano.

3. Pur rispettando le posizioni che la sostengono, noi cristiani protestanti non condividiamo la nozione di “sacralità del matrimonio e della famiglia” e l’esasperazione che se ne fa nello spazio mediatico e pubblico, tanto meno tutto ciò che si vuole far discendere da questa affermazione. Non ci sono oggi particolari necessità di fare della famiglia un luogo privilegiato del discorso e della prassi cristiana. Piuttosto sottolineiamo la possibilità di vivere in modo cristiano la coppia e la famiglia: la coppia è una realtà della buona Creazione di Dio, che diviene con il matrimonio civile un’istituzione della società, ma che i credenti vivono come un dono e come una sfida benedetta. Il matrimonio per noi protestanti non è un sacramento, ma un’espressione particolare dell’amore del prossimo e dell’alleanza di grazia che lega i credenti al loro Signore. Anche nel caso di matrimoni interconfessionali e interreligiosi.

4. In questo quadro, riteniamo anche che non si possa penalizzare chi si trova nella condizione di separato/a o divorziato/a. O chi, dopo il divorzio si vuole risposare. O chi non vive in coppia o in una famiglia nucleare. O anche coloro che hanno formato una coppia dello stesso sesso. In questa campo le comunità cristiane possono avere un ruolo di accompagnamento, vicinanza e solidarietà nei momenti difficili o nella gioia, ma sempre rispettando le scelte personali, lasciando libertà e dunque non penalizzando o condannando. Ogni ambito della vita affettiva e relazionale è un luogo importante in cui vivere la propria vocazione nel discepolato di Colui che non sacralizza i nostri progetti di vita, ma li relativizza e li benedice, nella prospettiva del regno di Dio che trasforma e redime la nostra umanità. (Milano, 28 maggio 2012)

 

 

 
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