Creato da Giuranna il 05/07/2008
Blog di Giovanni Giuranna - consigliere comunale della lista civica Insieme per cambiare di Paderno Dugnano

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RITORNO DALL'AFRICA ACCOLTO DAI COLORI DELL'AUTUNNO

Post n°2413 pubblicato il 27 Novembre 2011 da Giuranna
 


Tornando in Italia dal caldo umido di Kinshasa sono rimasto particolarmente colpito dai colori dell'autunno.

Com'è diverso il mondo a seconda del punto da cui lo si guarda!

Mentre mi trovavo a Kinshasa ho pensato spesso a Paderno Dugnano e mi è parso di leggere collegamenti e nessi invisibili tra la nostra operosa città dell'hinterland milanese (47mila residenti) e la megalopoli congolese (un formicaio di 9-10 milioni di abitanti).

Ma occorrono occhi per vedere!

A Kinshasa lo spazio che intercorre tra la vita e la morte è breve; da noi invece ci illudiamo che sia sconfinato soltanto perché è ampio. Lì la morte si vede, da noi è velata. Lì però si vede anche la vita che trabocca in tutta la sua esuberanza e nei suoi colori sgargianti. Da noi è diverso: le nostre esistenze si sviluppano su un fondo grigio, persino la vita appare poco vivace (posso dire smorta?)...

Siamo convinti di poter dominare le situazioni: per questo facciamo programmi e riteniamo di avere tutto "sotto controllo"... L'abbinamento Africa-autunno mi spinge a dire che non è vero: anche noi occidentali siamo precari e provvisori (come tutti!), dobbiamo scendere dal piedistallo che ci siamo costruiti e riscoprire la gioia di vivere, pur immersi nelle asprezze quotidiane. Non si tratta di rimuovere le difficoltà, ma di viverci dentro con slancio. In questo l'Africa è maestra...

Illustro questi pensieri con una poesia di Adriana Zarri, scomparsa un anno fa di questi tempi. L'ho letta sul blog di Accattoli e mi è piaciuta, per questo ve la propongo.


Preghiera d’inverno
di Adriana Zarri

 

Ora è la morte,
Ma non è la morte:
è soltanto l’attesa.

Facci attendere, Dio, senza stancarci,
senza timore di morire per sempre.

Anche i colori sono trapassati
dal verde, al giallo, al viola,
al grigio.

Presto sarà la neve
come un immenso fiore bianco,
grande quanto la terra.
Il mondo è sbocciato di gelo
e il bianco è la somma dei colori

Dopo il fiorire e il declinare della vita,
l’inverno, o Dio, è la tua eternità.

E sulla neve
candide danze di angeli
e carole di santi luminosi,
che non lasciano impronta.

Aprici gli occhi, o Dio,
facci vedere ciò che non si vede,
facci danzare coi beati
e guardare i tuoi occhi:
più vasti
di una pianura innevata
più bianchi
di un gelido novembre
più caldi
di un fuoco acceso
in una notte d’inverno.

 

[da Il pozzo di Giacobbe. Geografia della preghiera da tutte le religioni,
Camunia, Brescia 1985, pagina 260]

 

 

 


 
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