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l'attesa...

Post n°1020 pubblicato il 16 Febbraio 2014 da pantarei_2005

attendere…in qualunque attesa v’è una infinità di pensieri che stanno in fila a quel tempo che sembra nullo.

E’ così in una fila, in un ambulatorio, su un treno, in quel ticchettio di attesa dove ognuno sembra chiuso nel silenzio, solo con le sue riflessioni.

Lo sguardo si muove muto su ogni oggetto che passerebbe inosservato se vi fosse un’apertura al dialogo.

In quel silenzio le persone appaiono talvolta distanti, leapparenze di ognuno sembrano il critico momento d’un giudizio che non ha un confronto.

Il filo che smuove le esistenze è staccato niente intaccherà il nostro pensiero o l’umore.

Ma l’attesa è un vuoto che sa spezzarsi al primo sospiro, a un colpo di tosse, in uno sguardo di bimbo che si muove a cercare il chiasso del mondo, al fiato del primo che rompe l’attesa.  

Sono le parole di chi vuole spezzare un silenzio come a lasciare una testimonianza.

Ed è lui che riesce a imbastire un discorso e decidere talvolta come e su cosa incanalare le riflessioni dei presenti vogliosi o meno nel parteciparvi.

L’attesa crea il silenzio del disagio, crea l’impaccio capace a svuotarsi dentro le parole.

L’attesa dentro di noi è più di questo, sembra un deserto dove non si trova l’energia che disseta e l’arsura rende debole il ragionare,sbriciola la speranza legata al miraggio che inganna.

L’attesa non è il sorriso di occhi che sciolgono l’impaccio,né il senso d’una parola che smuove il dialogo.

Non è il volo di braccia allargate verso la speranza d’unincontro, l’affrettarsi o il rincorrere l’appuntamento d’un angolo di vita.

Non è.

Sa di spalle girate alla strada d’un appuntamento, del vuoto d’un non trovarsi mentre ognuno procede sul marciapiede, un isolato più in là.

E l’attesa non è il riso che rompe gli indugi, il brillio di sguardi o mani che s’intrigano in altre, il calore del tempo che incendia il bosco del cuore, la corsa verso la solitudine dell’altro.

L’attesa è lo spazio creato al tutto che si compie.

La porta lenta che nel chiudersi scricchiola il senso d’una attesa. E in quel chiudersi nel nostro sguardo vive la speranza perché non si svuoti alcuna attesa.    

 
 
 
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