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CHIMICA sperimentale

Esperienze in home-lab: considerazioni di chimica sperimentale e altro

 

 

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Assaggiando la Feniltiocarbammide

Post n°379 pubblicato il 19 Giugno 2017 da paoloalbert

..e adesso assaggerete la Feniltiocarbammide e poi mi saprete dire...-

-Bella questa! Ma dove son capitato?
Sogno o son desto? Mi propongono niente popò di meno di assaggiare una robaccia chimica!
Un'occasione unica come questa non me la perdo di sicuro ... e con il mio solito spirito anarchico verso il comune sentire ho leccato con gusto la cartina impregnata di una soluzione opportunamente diluita di quella robaccia che ho detto.

Poichè mi trovavo in una riunione di persone bene assortite e trovatesi in quel luogo quasi per caso, non mi sono sfuggiti due eventi eccezionali verificatisi contemporaneamente, e che riferisco con una punta di provocazione:

Primo evento eccezionale:

- la persona referente, rivolgendosi ad un pubblico generico, nomina in chiaro il nome di una astrusa sostanza chimica (feniltiocarbammide), che più chimica di così non si può.

Non credo alle mie orecchie!
Siamo abituati al fatto che le sostanze chimiche giammai si nominano in pubblico col proprio nome scientifico, e che se per caso si nominano, si nominano storpiando il nome con qualche castroneria!
Si deve dare per scontato che fra chi ascolta non vi sia NESSUNO con una minima cognizione di chimica che vada oltre la formula dell'acqua e quindi perchè nominare parole che tanto "la gente" non capirà mai?
La persona di cui parlo invece, e qui sta il bello ed il mio commosso ringraziamento, ha avuto il coraggio di pronunciare l'impronunciabile: FENIL-TIO-CARBAM-MIDE di fronte ad un auditorio di gente "comune". Brava!
FENIL-TIO-CARBAM-MIDE, ve la immaginate una parolaccia del genere detta alla tivvù?
Da far saltare la poltrona all'incauto giornalista (che fra l'altro, da giornalista, non l'avrebbe MAI detta giusta...).

Secondo evento eccezionale:

- siamo stati invitati ad assaggiare la sostanza chimica!

La tivvù e tutti i cosiddetti "media" ci hanno ormai inculcato che non ha nessuna importanza considerare la quantità: che si tratti di un trilionesimo di milligrammo una volta nella vita o di una di cucchiaiata al giorno, quando si tratta di "chimica" il pericolo è uguale e terribile!
E ciò non ostante, consapevoli di questo, tutti abbiamo messo sulla lingua la robaccia!
Orrore degi orrori, abominio!
Ma non ci stanno sempre inculcando che le sostanze chimiche sono tutte terribili e cancerogene, quanto di peggiore esiste sulla faccia della Terra INDIPENDENTEMENTE DALLA QUANTITA'?
Chi era quell'asino che affermava che ciò che fa di una sostanza un veleno è LA QUANTITA' di ciò che si ingerisce?
Deve essere stato proprio un asino dal momento che ormai più nessuno sembra soffermarsi su questo "insignificante" (!!!) particolare.

Beh, pur sapendo che la feniltiocarbammide è una sostanza sicuramente e dichiaratamente molto tossica, l'ho assaggiata proprio per questo ancora con più gusto perchè sono uno di quelli che la pensa come quell'asino che ho appena non nominato.
Siccome la quantità ingerita era estremamente al di sotto della soglia di pericolosità, l'ho assaggiata con la certezza che NON morirò nemmeno a causa di questo mio ennesimo azzardo temerario.

Di interessante nell'esperimento che abbiamo fatto c'è che messa sulla lingua la cartina feniltiocarbammidica, io e tanti altri non abbiamo sentito nessun sapore, tanto meno il gusto amaro!

-PA, parla chiaro finalmente! Ma dove cavolo ti trovavi?

Mi trovavo partecipe a delle conferenze teorico-pratiche organizzate in modo impeccabile da una associazione sulla diffusione del miele, che ci ha proposto un mucchio di interessantissimi assaggi, su come eseguirli e come valutare quel buonissimo prodotto (chimico anch'esso, ogni suo componente ha una bella formulaccia...) che le api ci regalano.

E la feniltiocarbammide di tutto il discorso, cosa c'entra?
C'entra perchè questo composto ha la peculiarità che può essere percepito al gusto come molto amaro o non essere percepito affatto, in funzione del proprio corredo genetico, e questo ha attinenza col sapore di certi mieli che qualcuno reputa troppo amari e qualcuno no.
Da parte mia ho verificato di non essere geneticamente sensibile a questo composto e quindi di non recepire come sgradevole nemmeno il gusto di certe erbe o mieli particolari; infatti reputo ottimo (addirittura il migliore per me) il miele di castagno, che invece per i soggetti sensibili alla feniltiocarbammide è ritenuto quasi immangiabile.
Naturalmente parlo di mieli puri (il più possibile monocolturali), non di estemporanee miscele da supermercato di provenienza incognita.
[La FTCammide è solo un "rivelatore" della propria predisposizione genetica, NON è una sostanza contenuta nel prodotto delle api o nelle deliziose amarognole erbette di campo, questo sia ben chiaro]

 
 
 
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