Creato da paoloalbert il 20/12/2009

CHIMICA sperimentale

Esperienze in home-lab: considerazioni di chimica sperimentale e altro

 

 

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Oggi parliamo di giacimenti minerari

Post n°106 pubblicato il 27 Maggio 2011 da paoloalbert

Nel blog dell'amico Marco Capponi si è parlato recentemente di quella storica miniera della Val Imperina nell'Agordino, dalla quale, partendo da una pirite debolmente cuprifera, veniva estratto il rame che fin dalla notte dei tempi suppliva al fabbisogno di questo fondamentale metallo la Serenissima Repubblica di Venezia.
Ciò mi fornisce l'aggancio per rinverdire vecchi concetti di mineralogia spicciola che rischio fortemente di dimenticare; addentriamoci allora un attimo con la fantasia in qualche vecchia miniera, che a dir il vero con la chimica ha molto a che fare.
No mines, no chemicals... direbbe qualcuno!

Intanto come si classifica un giacimento minerario?
Prima di tutto un giacimento può essere primario o secondario, a seconda se il minerale utile si trova "dove è nato" oppure se è stato trasportato altrove da eventi geologici o geomorfologici.
Giacimenti secondari classici sono le sabbie aurifere che si raccolgono nelle anse di certi fiumi, i quali hanno a monte il giacimento primario, magari in formazioni rocciose con il metallo utile assai disperso e non estraibile direttamente.
La selezione meccanica dell'acqua operata in tempi geologici rende fondamentali i giacimenti secondari; un solo esempio: senza le sabbie platinifere degli Urali non sarebbe possibile estrarre il platino dalla roccia madre!

Dal punto di vista genetico, vi sono:

- giacimenti di origine magmatica
- giacimenti di origine sedimentaria
- giacimenti di origine metamorfica

ed a sua volta ognuno di essi può essere ulteriormente sottoclassificato a seconda di diversi punti di vista più specifici.

I sedimentari sono i più intuitivi: traggono origine da processi meccanici (es. depositi alluvionali auriferi, ecc.), chimici (es. depositi salini, gessi, ecc.), biochimici (es. banchi silicei, limonitici, ecc.), organici (es. carboni fossili, idrocarburi, ecc.).

I giacimenti di origine metamorfica si attribuiscono ad azioni prevalentemente termiche, dinamiche e chimiche subite dalla roccia mineralizzata; esempi sono il talco, l'amianto, la grafite. Più ristretti sono gli esempi di metamorfismo "di contatto" tra due formazioni diverse e chimicamente reattive (in tempi geologici, s'intende!)

Di gran lunga più importanti dal punto di vista prettamente minerario sono i giacimenti magmatici (poi magari più o meno metamorfizzati), che in rapporto con le condizioni di consolidamento da cui sono provenute le soluzioni mineralizzatrici possono essere plutonici, sub-vulcanici, vulcanici a seconda della più o meno profonda localizzazione.

Ma, morale della favola, da dove è derivata quella "metallizzazione" utile a fini estrattivi?

Perchè là c'è una concentrazione a solfuro di molibdeno e qui no? Perchè qui si trova un bel filone di  pirrotina nichelifera e tutto attorno niente? La risposta certo non è semplice.
Prima di tutto è ovvio in partenza che l'elemento che ci interessa deve essere contenuto nel materiale litico originario; il perchè la natura abbia messo per esempio l'uranio in... Boemia piuttosto che in Madagascar... direi che sono fatti suoi che non possiamo certo sindacare, tanto meno in questa sede!
In generale una grande massa intrusiva subisce col lentissimo raffreddamento una differenziazione magmatica, che porta ad un arricchimento di certe sostanze in zone particolari ed un impoverimento in altre; questo fondamentale processo di differenziazione può essere dovuto:

- a smistamento di fasi liquide poco miscibili in seguito alla diminuzione di temperatura (es. ossidi e solfuri da masse silicatiche)
- a migrazione per differenziazione gravitativa per il diverso peso specifico (es. minerali ferriferi, ferro-titaniferi)
- a perdita più o meno veloce di elementi volatili lungo le fratture
- a iniezione nella rete di fratture di vapori, gas, soluzioni termali
- ad assorbimento e reazione di sostanze derivanti dalle rocce incassanti
- ad altri motivi (secondari rispetto al nostro semplice discorso)

Riassumendo: in ogni caso è determinante la cristallizzazione frazionata del magma in funzione del gradiente decrescente della temperatura, che suddivide il fenomeno in vari stadi, fino ad arrivare all'ultimo, quello idrotermale (al di sotto della temperatura critica dell'acqua, 374°), nel quale le soluzioni diluite di sali si concentrano in quantità e nel sito più favorevole, magari anche per "spremimento" da forze tettoniche.
Perchè nel fenomeno intervengono appunto anche le pressioni, anch'esse di livello... geologico! E non dimentichiamo mai il fattore tempo, che in questi casi non ha fretta!

Da questi elementi genetici sopra riassunti, prendono origine la maggior parte dei filoni e giaciture metallifere dei metalli più importanti, per lo più sotto forma di solfosali o ossidi, immersi nella "ganga" della roccia incassante, costituita da quarzo, silicati, alluminati... e così via. Idem per i minerali più rari e di più complessa costituzione.

Per concludere, visto che sono in argomento: mi sono ripromesso di visitare (questo al più presto, non in tempi geologici!) il famoso complesso minerario piombo-zinco-argentifero di Monteneve, in alta Val Ridanna, dove si penetra veramente nelle viscere della terra, muniti di mazzetta e scalpello...


Miniera

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Commenti al Post:
mmcapponi
mmcapponi il 30/05/11 alle 22:31 via WEB
Ciao PA! Mi son permesso di copiare e salvare una copia di questo testo...
 
 
paoloalbert
paoloalbert il 31/05/11 alle 01:04 via WEB
E io mi auguro e spero che questo modesto "ripasso" sia all'altezza delle tue esigenze! Cercando di tenere aggiornati questi nostri blog ci aiuta a tenere aggiornati anche i nostri cervelli, che altrimenti tenderebbero a svuotarsi (parlo per me...) con velocitą preoccupante!
 
   
mmcapponi
mmcapponi il 31/05/11 alle 20:32 via WEB
Come saggiamente scriveva Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia: "Nulla dies sine linea"!!!
 
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