racconti del drago
racconti delle terre ormai seppolte.Addio
Grazie a chi mi ha letto.
l mio amatissimo compagno e morto de leucemia dopo atroci sofferenze
.non posso più scrivere. aveva solo 22 anni e mi sento morta come lui
Grazie a tutti
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Dopo quella notte ci furono altri incontri nel fondo dei giardini profumati di mirto e ambra. La mia tunica nera si lacerava con le spine delle rose e sentivo il canto delle allodole avvolta nelle braccia dorate dello straniero. Solo Mirina aveva capito e non parlava,ombra nelle ombre della notte,seguiva i miei passi pugnale in mano ma nei suoi occhi non palpitava nessuna domanda ,silenziosa come una tigre,fredda come la luna.
Sapeva e non parlava,le sue parole mi avrebbero ucciso,sarei stata buttata già dalle alte mura e dilaniata dei cani del deserto,la sua vita nelle mie mani ,la mia nelle sue.Sapevo che non mi amava ma che non mi avrebbe tradito mai.Nella mia lucida follìa la avrei trascinata aldillà dei mari e del deserto,e lei senza una parola mi avrebbe seguito.
Ero avvolta in un fiume di oscurità e sangue,le mie visioni dilaniavano il mio cuore.Quello che voleva lo straniero era oscuro e mortale e giaceva ai piedi della Dea.Brillava come un sole,un sole nero di tradimento e amore.
Il mio corpo bruciava,nascevo e morivo ogni notte e ogni notte il pericolo mi seguiva,guardavo il mare in lontananza e la nave nera con le lanterne di prora sempre accese ,forse aspettando un segnale.Quella nave era la libertà o solamente un inganno,solamente un addio?
La sabbia del deserto si tingeva di rosso quando tornavo nelle alte stanze dai bracieri che bruciavano pregiati incensi e petali di rose.
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Avrei dovuto scappare e non lo feci! Il suo nome, rrievocava canzoni ascoltate in altre vite,un denso profumo di mare impregnava la sua veste di lino sotto le stelle misteriose la sua presenza disarmata e bellissima provocava solo paura,una paura e un desiderio che non avevo mai conosciuto prima.Percepivo che mi avrebbe chiesto il sangue delle mie vene e la corona d'oro,la vita e anche più della vita.
Portava l'inganno come altri portano doni.L'inganno era il suo dono per noi della Colchide.Io avrei contribuito a questo inganno mortale.Tutto era scritto e tutto doveva compiersi,Nella densa oscurità senza luna ci amammo e questo fu il mio orrendo delitto .Amare il nemico del trono e della mia terra,Amare uno straniero che mi voleva e voleva altre cose che non diceva,Questo lo seppi da sempre ma non potei non amarlo e non diventare una cagna fedele,una orribile feroce lupa che avrebbe insanguinato le stelle della mia terra e versato fiumi di sangue e dolore.
IO Medea,la principessa,la figlia amata dalla Dea,la più invidiata e temuta ,la più fedele ancella della Madre,quella notte mi convertì nella Traditrice e nella grande Meretrice del deserto
Lo amai per sempre,tutti i colchidi pagammo per questo amore crudele e totale,pagammo per infiniti anni bui e con infiniti sacrifici
IO Medea la Maga,sapevo e non fuggì.
Io la cagna mi diedi sotto la tenebra,spezzai ogni ritegno e mi spezzai la vita!
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mia signora disse lo straniero,avrebbe potuto dire mia schiava !una ferita si aprì come un fiore nel profondo del mio corpo,quando la sua mano toccò delicatamente le mie dita seppi che avrei fatto qualunque cosa per averlo.i suoi occhi non erano azzurri come la superficie del mare ,erano adesso quasi neri, il colore degli abbissi e dei pugnali di pietra.Ero una donna morta,ero una cagna,una tigre e mi sbranavo il cuore|
La festa continuava ,musica e canti si levavano dalle terrazze fiorite,le sacerdotesse in un compatto gruppo in disparte.mi lanciavano messaggi che non capivo ,mio padre mi adulava,lo straniero non mi guardava quasi ,ma io sentivo scorrere un fiume di fuoco nelle sue vene,un fiume che cercava il mare,cercava con bramosia qualcosa di tenebroso e crudele e cercava il mio corpo|
la notte ,calda e di profondo velluto nero spegneva le torce di pino,sotto un cielo puro silenzio e puro inganno,seguì lo straniero sotto i sicomori scuri.Adesso il palazzo dormiva e gli animali notturni volavano senza rumore,le grandi ali chiare contro il buio.
Seduta sotto la luna ascoltai quello che aveva da dirmi,l'orrore mi straziava il cuore|
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Non avevo nessun desiderio di tornare a palazzo ma dovevo pur ritornare alla luce del sole. Calava la notte nei giardini e il pesante profumo dei gelsomini e le rose mi stordiva. Le altre sacerdotesse vennero al mio incontro spaventate del mio pallore e mi condussero alle piscine reali dove l'acqua fresca e profumata lavò anche la mia tristezza.
Non ricordavo che fosse la festa della settima luna e mi trovai vestita di bianco ingioiellata di ambra e lapislazzuli nella sala del trono,splendente di luce e colori. Vidi le basse tavole imbandite,i tappeti coperti di fiori,le ancelle trasportando vini e bevande fatte di frutta
e miele,tutte le donne erano coperte d'oro. Non aspettavo quello che poi vidi. Stranieri vestiti di lino,biondi come il sole a mezzogiorno,belli come dei,pericolosi come serpi. Questo pensiero di un pericolo imminente gridava nel mio cuore. Io sono una maga e so!.
Quando il più bello di tutti calzato di fini calzari di pelle di serpente,spada alle spalle e gli occhi più azzurri del mare
venne al mio incontro mi sembrò che quel mare volesse annegarmi.
In qualche sogno lo avevo visto. In qualcuna delle mie visioni ermetiche e indecifrabili.!
Il suo vestito straniero,il tatuaggio nel braccio,la spada nel suo fodero rosso,gli occhi che brillavano di un fuoco lontano e ardente,trasparenti eppure cupi,sapevo senza saperlo che mi avrebbero rapito nel profondo degli abissi,tutta la festa svanì in lontananza ,solo restò il mare delle sue pupille.
Io guardavo il suo viso e sprofondavo nella paura,perchè sapevo il dono che portava per noi.
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Rimanemmo in quella umida e fresca grotta,nelle viscere della terra per molte ore,ci amammo o per lo meno dovetti dare un nome a quello che successe,mentre il mare all'esterno ruggiva adesso sotto la tempesta creando una strana musica ,una musica furiosa e dolente allo stesso tempo.
la grande Dea oscura fu testimone delle nostre carezze ,ma le parole che volevo ascoltare non furono dette,sotto il gridare della tempesta ci fu un solo grido ,poi calo il silenzio..rimanemmo molte ore nella penombra e dormimmo sul vello d'oro che era fresco e tiepido allo stesso modo.
Mirina guardava le fiamme del braciere quasi spente,i suoi occhi sembravano smeraldi e brillavano come quelli di una lupa,ma non mi guardavano erano lontani e freddi,poi inclinandosi prese la sua spada i suoi vestiti e baciando i miei piedi come se fosse una schiava mi lasciò sola.
Mi domandai che volesse da me.Perchè si era data in silenzio? perchè voleva sembrare la mia schiava?Per molti mesi non aveva dato nessùn segno di volermi,anche se era di mia propietà essendo io la Regina non avrei mai osato forzarla.
Non guardandomi mi aveva fatto del male .Il suo scuardo lontano me ne faceva di più.
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Mirina aveva seguito i miei passi fino alla profonda grotta dove la madre dimorava,la statua della Grande Dea Nera era antica,nessuno sapeva chi l'avesse creata,si ergeva enorme e oscura nel mezzo della grotta e la circondavano serpenti ,vasi di miele ,pugnali e freccie ,offerte forse antiche come lei stessa,si vedevano anche bianche e piccole ossa di bambini e le collane delle vergini tra i teschi ormai dimenticati,ma io non guardavo mai da quella parte!
Potevo sentire il mare dall'interno,un filo di luce filtrava da una fenditura nella roccia, per il resto solo le torce di pino delle pareti davano luce,Mirina guardava il vello d'oro che splendeva adesso rosso alla luce della mia torcia ,disteso su un piedestallo di puro oro ai piedi della Madre,la sua espressione era enigmatica come quella della stessa dea,i sui grandi occhi verdi brillavano quasi fosforescenti e le sue membra adesso nude sembravano di alabastro.Si era levata il corto vestito greco e deposto di fronte alla dea mentre una cantilena sconosciuta usciva dalle sue labbra perfette.Io la guardavo sorpresa,non sapevo che amasse la madre ne che cantasse per lei .Chi era questa giovane donna?Da dove veniva? Una schiava mi dissero,presa a Troia! Una libera amazzone ? Una principessa fugitiva? Mi aveva preso il cuore e non sapevo nulla di lei!Mi straziava con la sua indiferenza,la sua bellezza a volte mi feriva a morte anche se dicevano che io fossi la più bella della Colchide.
Mi seguiva come la mia ombra e poteva morire per me,questo era il suo compito.Ma non mi amava!Potevo prendermi la sua vita non il suo cuore!
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capì in un istante che un potente signore guidava quella nave e che il mio destino per una ragione ignota era legato alle sue vele,ebbi paura e solo la mano di Mirina e la sua musica mi riportarono alla calma,la paura lasciò il posto a la curiosità ,dalle mie finestre potevo vedere il lento entrare della nave nel porto ,era nera e di forma elegante,sconosciuta la sua bandiera,una sirena alata apriva le sue braccia scolpita sulla prua, ma nessun altro segnale faceva conoscere la sua procedenza ne il suo carico.era un dono della notte.O delle norne.
Forse era greca o fenicia,io non avevo visto mai una nave così bella,così misteriosa.Una falena scura portata dalla tempesta.L'alba inbiancava il cielo quando finalmente mi addormentai ,quella notte sognai immagini spaventose di lutto e guerra,Mirina mi diede del latte e delle pozioni amare per calmarmi e finalmente potei dormire serena,dormì per molte oreIl sole era quasi tramontato quando le ancelle mi svegliarono per le preghiere della notte.
Volli vestire di nero ,con il miele e le focacce di avena entrai dei sotterranei della Madre.
pensavo alla nave e quello che pensavo apriva una ferita nel mio cuore,ma non sapevo il perchè di quel dolore e di quella ferita!
Il freddo della pietra e l'oscurità della grotta immensa mi riportarono alla realtà.
Era solo una nave sconosciuta e portava solamente tele di lino e vasi d'argento mi dissi.
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dalle alte mura vidi avvanzare la nera nave,le vele ammainate e la prua con la polena alata che si inabbissava nel mare come per morire ,per poi risorgere grondando acqua.Sballotata quale fragile foglia,rollava e si dibatteva contro il suo destino di morte.
Mentre il vento urlava nel cielo e i lampi squarciavano,pugnali di luce il velo del firmamento la nave avvanzava verso gli scogli,velove freccia nella nera notte scagliata dal destino.Quando già la mia mente la dava per persa di colpo il vento si calmò come per incanto e la tempesta furiosa allontanandosi lasciò il passo a una pioggia torrenziale ma non pericolosa
Ferita e orgogliosa la grande nave entrò nel nostro porto!
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le mani fresche della vecchia sacerdotessa acarezzavano con delle pezze di lino bagnato la mia fronte,sotto l'ombra del fico circondata dalle altre giovani donne,mi resi conto di cosa può essere la morte,ero entrata nel regno della nera Signora e non sapevo il perchè,la luce del sole ora calava tra le foglie dei papiri e le oche selvatiche volavano verso il lago quando ripresi pienamente conoscenza
Mi portarono acqua e miele e delle focaccie di orzo ,vollero sapere del mio viaggio e cosa avevo visto.Non dissi il tuo nome Mirina ne dissi quello di un uomo e il suo tradimento,ma da quella volta non ebbi più pace.sapevo il suo nome, Lauro!e nei suoi occhi vidi il tradimento,le sue ciglia bionde il suo corpo perfetto,i capelli come un torrente di grano legati con nastri di cuoio,la spada e il pugnale! ma per noi Mirina portava le rose e la morte!Il dolore coperto da splendenti gioielli,l'amore e la vendetta!
Questo avevo saputo dalla mia visione!Sarebbe entrato un giorno nelle nostre vite e ci avrebbe distrutte molto prima della vecchiaia el'oblìo!
ma come sarebbe venuto da noi,questo non potei saperlo!Se come amico ,o come uno dei miei bellissimi e letali serpenti!
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Come vorrei sapere di lei!ormai è quasi un pensiero fisso e triste,la sua storia mi è inaccessibile come tante altre immagini.Da dove viene ,che battaglia gli ha lascito questo segno nel viso,a chi ha dato il suo cuore? Nessuna delle amazzoni del gruppo arrivato a chiedere asilo,con le spade ancora tinte di sangue e i rami nelle mani,supplicanti orgogliose .rivendicando l'asilo della Dea ,che è anche la loro dea.Mirina ,una sorella bionda,così come sono scura io!
Come vorrei che un giorno vicino al fuoco mi raccontasse del suo focolare,delle sue sorelle ,delle perdute città del deserto lontano,sono la somma sacerdotessa,la più venerata e alta carica sacerdotale,re e sacerdoti pensano a ogni mio desiderio,ma sono sola e questa solitudine mi pesa,coperta di sete e gioielli,so che mi ammirano,alcuni uomini vorrebbero amarmi,alcune donne essere al mio posto,quello che mi è dato sapere è che posseggo il dono della visione e quello amaro della solitudine
Per questo vorrei una amica,un altro essere come me solo e perso,che mi confortasse come una sorella o un innamorato.
Domani è il giorno della festa di Mezza estate e mi porteranno nel gran tempio del Sole,dove si celebrano le preghiere rituali di ringraziamento per i doni della terra.Fa molto caldo e l'aria che soffia dal deserto brucia gli ultimi pascoli.
Anche i serpenti e le gazzelle del giardino cercano l'acqua dello stagno e bevono avidamente,i mie vestiti,lunghe tuniche di lino egiziano,si appiciccano al mio corpo,butto i pesanti gioielli che ardono al sole,e sento che il sole impallidisce e le ombre riempiono tutto,mi sento mancare e grido prima di cadere al bordo dello stagno......
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Mirina!Quando penso a lei,così' bionda da apparire d'oro, così lontana da tutto quello che conosco ,venuta in una nave straniera con la sue sorelle e le armi della sua regina Pentesilea,arrivata con una profonda ferita nel viso bellissimo e una ancora più profonda nel cuore,quando penso a Mirina una luce sembra accecarmi e le mie membra paiono dissolversi,incapaci di sostenere il peso del mio corpo.
In un mondo di donne ci conosciamo tutte,sappiamo i nostri segreti e parliamo spesso di noi e delle altre,sedute al bordo delle fonti di acqua calda,o mentre le schiave ci massaggiano e pettinano,lasciamo che i nostri ricordi e le nostre paure
vagino libere come rondini,così ho saputo di altre donne ,di altri cieli,di uomini malvagi e di re-poeti che guardano le stelle e scrivono su fogli di papiro con pennelli sottile come zampe di ragni,così ho saputo della lotta a i piedi delle alte mura di Troia e della morte delle principesse e le donne troiane,vendute cone schiave di guerra e stuprate sugli altari sacri.Così ho sentito il grido di Kassandra trascinata a forza nella stiva della nera nave greca,un grido che mi ha spezzato la notte e che risento ogni giorno,ma di Mirina non potei sapere quasi niente!
Posso guardare la sua bellezza bionda in mezzo a tante bellezze scure,le sue membra sottili,l'arco rosso e i piccoli piedi nudi,posso guardare lo splendore verde
delle sue pupille,come foglie nuove che tremano sotto la pioggia,posso parlare con lei,posso farmi servire o regalarle gioielli e pugnali per farla felice,sedermi al suo fianco o lottare con la spada contro di lei,ma non posso farla sorridere!
l suo cuore è scuro,tenebroso e ferito!Inaccessibile e chiuso come il mio stesso cuore!
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Anche le amazzoni,le donne che abitavano vicino allo Scamandro,donne orgogliose e piene di coraggio lo guardano a volte con una brama feroce.
Di tutte le donne che abitano queste mura,che si aggirano nei giardini profumati solo le donne guerriere per me sono ancora un enigma.
Conosco le donne oscure delle sponde di un fiume antichissimo che pregano Osiride e Basteth dalla testa di gatta,nelle loro bianche tuniche di finissimo lino,ornate di collane preziose,badano alle vesti della Dea e la profumano e lavano ogni alba cantando al suono di strani strumenti sconosciuti,che emettono una musica voluttuosa e triste e conosco le schiave bionde,che si dipingono il volto di blu e tirano con la spada e l'arco di tasso nero meglio dei nostri arcieri.
Ma le donne della lontana troiade sono le più strane de tutte,dormono sotto le stelle ,bevono solo acqua dei torrenti anche nelle feste più sfrenate,dove quasi tutto è permesso,adorne di gioielli bellissimi d'oro e di giada,lottano quasi nude con spade di bronzo dalle quali non si separano mai e hanno archi rossi e scoccano frecce veloci come fulmini mortali.
Io penso a una di loro,Mirina,e la punta della sua freccia mi trapassa il cuore.
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Non ho mai temuto la Morte ne la Nera Signora,il Vello d'oro che splende nel suo recinto sacro e l'unica luce dentro questo abbisso pieno di ombre e di gridi.....
Medea.Medea! qualcuno grida il mi nome nella silenziosa notte della pietra.....
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Io non temo i sacerdoti e le loro cerimonie.La Dea,la Gran Madre blu e più potente dei loro pallidi seguaci..Le donne di questo palazzo sono grandi combattenti.Appartengono quasi tutte al lontano popolo delle amazzoni,che morano vicino allo Scamandro.
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I tamburi chiamano alle danze e all'amore nella vellutata luce della luna.Le coppie si allontanano sotto i sicomori.E la festa dell'estate e sotto le stelle lontane si danza e si ama,tutte le donne sono sparite ,solo le principesse ,mie sorelle non possono allontanarsi,ma nei giardini profumati,all'interno del tempio ,io so quello che aspettano.Ridono,anche dal mio alto trono ascolto il rumore delle spade posate sulle pietre e il riso delle fanciulle.Dietro il velo nero mi sento morire,le pesanti vesti mi tolgono il respiro,le collane e il mantello che svolazza nel vento della notte assomigliano a catene e un sudario che mi seppellisce viva.Ma ho solo 14 anni è non voglio morire!
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porto la tenebra nel cuore ,come altre portano anelli nelle dita..Sono bella e sola.Non posso essere altro che quello che il destino volle per me.
Separata da tutti, grido i miei incubi nelle alte stanze reali.Questi cancelli di ferro,
questi stretti corridoi ,le fiamme delle torce di pino nella oscura dimora della Dea sono state la mia compagnia da sempre.
Sono sola.Separata dalla vita,in una dimora di morte e oscurità,ma ho più potere del Re ,mio padre!
Questo,
la notte e i miei serpenti lo sanno!
Nessuno mi impose nulla.Sono stata scelta da una antica signora!Sono l'ancella della Dea e la sua nemica.I serpenti sanno della mia storia e di quello che feci e che farò un giorno.Ma i serpenti non tradiscono!!!
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Io in questi cortili non potevo entrare!
Anche se ero una donna e la figlia del RE!
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I serpenti non tradiscono,Sono troppo immersi in un mondo per noi perduto e inaccessibile,il mondo della Madre Terra! Essi vivono nelle crepe della sua pelle e negli antri oscuri della sua carne,e la amano profondamente,come forse solo noi sue figlie ,le maghe poi chiamate streghe possiamo amarla,streghe da strix,da uccelli notturni ,da civette ,da malefici e notte.
Ma quella è un altra storia,non la storia della sabbia e la Colchide splendente
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Questa è la terra alla fine del tempo.Queste scogliere nere dove gridano i gabbiani furono un giorno le mie terre,la dimora dei miei avi,i maestosi edifici della Regina e del Re a picco sul mare,Da lontano sii vedevano le bianche vele delle navi minoiche e quelle scure dei fenici e dei colchidi ,la mia gente!
Adesso son solo rovine,nascono nelle fenditure dei muri strane piante di fiori rossi come sangue e funghi velenosi,mandragore e belladonna,la grande campanula notturna ,bianca come la luna, che da la morte e gli aspidi neri e timidi,che sono anche loro la morte.Noi colchidi amiamo i serpenti ,sono gli dei della cenere e il fuoco,dormono tra la cenere del focolare,o tra le nostre coperte.Io sono una maga e mi sono sempre stati amici Loro per lo meno non tradiscono!
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