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Natale: Gesù s'incarna in una gelida notte

Post n°165 pubblicato il 23 Dicembre 2015 da pasquale.zolla

È di nuovo Natale

Natale: viene Gesù, s’incarna, si fa povero ed entra in noi per far risuonare la sua divina Parola.

Porta con sé gioia soprattutto nei bambini perché sono felici di festeggiarLo specialmente quando sono riuniti con i propri cari attorno alla stessa tavola.

Difatti cosa c’è di più bello di una famiglia che è al centro di questo clima di unione e condivisione in un periodo in cui la vita frenetica la fa da padrone?

Una vita in cui ci sono innumerevoli bugie da smascherare, vuoti da riempire, ferite da guarire, cuori spezzati da lenire, mani infiacchite da rinsaldare, animi turbati da orientare, affetti da riordinare?

Dio si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, sperimentando le nostre stesse fatiche e sofferenze. È nato in una famiglia umana perché ha voluto avere una madre e un padre, come avviene in tutte le famiglie del mondo.

È venuto per tutti gli uomini e ce lo ha fatto comprendere nascendo povero, in una mangiatoia, lontano dalle agiatezze e sperimentando da subito la condizione di profugo, scappando dalla strage dei bimbi innocenti che re Erode aveva commissionato per tutti i primogeniti maschi.

E oggi la realtà è più terribile delle stesse parole perché intere etnie fuggono dalla fame, dalla guerra, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per i propri cari.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.(Gv.: 1,14)

Gesù ha voluto appartenere ad una famiglia perché nessuno si sentisse escluso dalla vicinanza amorosa di Dio, perché ha voluto (e vuole!) essere vicino all’uomo che è in pericolo, che soffre, che scappa, per sperimentare insieme ad essi il rifiuto e l’abbandono, per infondere coraggio attraverso la sua testimonianza di vita.

Povertà, umiltà, abiezione, disprezzo hanno circondato (e circondano!) il Verbo fatto carne, che ha fatto tutto per Amore e che parla e ci invita all’Amore perché la vita altro non è che una prova d’Amore!

Gesù Bambino, mansuetudine e dolcezza insieme, è venuto per infondere nei nostri cuori la virtù dell’Amore affinché nel mondo, dilaniato e sconvolto da continue malversazioni, possa nascere un’era di pace e di Amore.

Buon Natale al mondo intero!

 

U Natale d’u Bbòmmine Ggesù

Nd’u kóre d’a nuttate, nda ‘na gròtte

jaliggn’a’ lustre vén’u Bbòmmine Ggesù,

u Sarvatóre d’i ummene. Manghe

nu strepetìj’a Ghisse ndurne: nu vóve

è nu ciucce u ngavedèjene. Nu pòvere

faleggname è ‘n’umele fegghjulètte

aduranne stanne ‘vvecin’ò  Bbòmmine.

Ne nze sèndene ka vaggete è cchjande

d’u pargulètte Figghje de Ddìje.

Vesetate véne sckitte da mandrjane

ka stèvene a uardà pèkur’è krape

dind’i vèrde kambbe. D’è Angiulètte

avvertute vènene d’u ‘vveneminde

maje viste apprime. Kuiste éje

u Natale tuje, kare Bbòmmine Ggesù,

attravirze u kuàle nzengate ci’haje

‘a strate ka pòrt’a’ umeltà è a’ puvertà,

ka gògge kum’a ‘jìre skurdate véne

pekkè dendurne a Tè, Vèrbe fatte

karne p’ammóre, ka ne ng’è parlate

ka d’ammóre è ne ng’è date ka prùue

d’ammóre, sckitte desprizze è udje

ce stace, pekkè u munne maje t’have

arrekunussciute kume Figghje de Ddìje!

Il Natale del Bambino Gesù

Nel cuore della notte, in una grotta

gelida viene alla luce il Bambino Gesù,

il Salvatore degli uomini. Nessun

fragore a lui d’intorno: un bue

e un asino lo riscaldano. Un povero

falegname ed un’umile ragazza

adoranti stanno vicino al Bambino.

Non si odono che vagiti e pianti

del pargoletto Figlio di Dio.

È visitato solo dai pastori

intenti a vigilare i greggi

nei prati. Dagli Angioletti

sono avvisati dell’avvenimento

senza precedenti. Questo è

il tuo Natale, caro Bambino Gesù,

col quale ci hai insegnato

la via dell’umiltà e della povertà,

che oggi come ieri viene dimenticata

perché attorno a Te, Verbo fatto

carne per amore, che non ci hai parlato

che d’amore e non ci hai dato che prove

d’amore, solo disprezzo e odio

c’è, perché il mondo mai ti ha

riconosiuto come Figlio di Dio!

 

 

 

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