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« L'estate di San MartinoTendi la tua mano al povero »

Tendi la tua mano al povero

Post n°334 pubblicato il 16 Novembre 2020 da pasquale.zolla

La giornata dei poveri

Questo momento epidemico che stiamo vivendo ha messo in crisi tante certezze. Ci sentiamo più poveri e più deboli perché stiamo sperimentato il senso del limite e la restrizione della libertà.

La perdita del lavoro, degli affetti più cari, come la mancanza delle consuete relazioni interpersonali, hanno di colpo spalancato orizzonti che non eravamo più abituati a osservare. Le nostre ricchezze spirituali e materiali sono messe in discussione e abbiamo scoperto di avere paura. Chiusi nel silenzio delle nostre case, abbiamo riscoperto quanto sia importante la semplicità e il tenere gli occhi fissi sull’essenziale.  

 “Tendi la tua mano al povero” , tratto dal libro: Suracide, dell’Antico Testamento, fa da presentazione alla giornata dei poveri voluta da Papa Francesco.

La lettura di detto libro ci fa scoprire che dentro di noi esiste la capacità di compiere gesti che danno senso alla vita. Purtroppo accade sempre più spesso che la fretta trascina in un vortice di indifferenza, al punto che non si sa più riconoscere il tanto bene che quotidianamente viene compiuto nel silenzio e con grande generosità. (Si vedano, come esempio, i medici e gli infermieri nell’opera di aiuto ai tanti ammalati di coronavirus negli ospedali!) Accade così che, solo quando succedono fatti che sconvolgono il corso della nostra vita, gli occhi diventano capaci di scorgere la bontà dei santi della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi.

Le cattive notizie abbondano sulle pagine dei giornali, nei siti internet e sugli schermi televisivi, tanto da far pensare che il male regni sovrano. Non è così. La generosità che sostiene il debole, consola l’afflitto, lenisce le sofferenze, restituisce dignità a chi ne è privato, è sotto i nostri occhi ed è la condizione di una vita pienamente umana.  

Certo, non mancano la cattiveria e la violenza, il sopruso e la corruzione, ma la vita è intessuta di atti di rispetto e di generosità che non solo compensano il male, ma spingono ad andare oltre e ad essere pieni di speranza. Anche un sorriso che condividiamo con il povero è sorgente di amore e permette di vivere nella gioia.

La mano tesa, allora, possa sempre arricchirsi del sorriso di chi non fa pesare la propria presenza e l’aiuto che offre, ma gioisce solo di vivere lo stile dei discepoli di Cristo.

‘A Lègge uàle pe tuttekuande éje

‘A Lègge éje uàle pe tuttekuande,

nu bèlle ditte éje ka renguréje

u pòvre, kuanne skritte ‘a véde sópe

‘a kape d’i judece, sóp’ò mure de funne

d’i avule judezjarje; ma kuanne s’akkòrge

ka, pe sullecetà ‘a ùuàghjanze d’a lègge

a tutéle suje, ndespenzabele éje

u ajute de kuèlla rekkèzze ka ne ndéne,

tanne kuillu ditte i pare ‘na farze

a’ mesèrje suje. ‘A puvretà éje

kume a nu gastighe pe nu rjate

maje fatte. U lukkule d’u pòvre éje

kè anghjane sine a Dìje, ma nen arrive

maje è rècchje d’i rikke è d’i puliteke

ka sanne peghjà i mòmmabìje ke mbòste

sckitte d’è sakke d’i pòvre ka sanne

ka ne ndènene, ma ka tande sònne.

Si gnune avarrìje sckitte tande kuande

dace, rikke ne nge sarrìjene. Si gnune

darrìje a l’avete tande kuande have,

ne nge sarrìjene pòvre ka, l’uneka kòse

ka hanne kuèlle éje de se ajutà

i vune ke l’avete: vune póde mbrestà

i kòsse suje ò’ zuppe, l’avete i ucchje

ò’ cekate, n’avete angòre póde vesetà

i malate. È kuillu ditte skritte sóp’è

kape d’i judece éje state, éje è rumanarrà

sèmbe è sckitte nu sunne p’i pòvre.

 

La Legge è uguale per tutti

La Legge è uguale per tutti,

è una bella frase che rincuora

il povero, quando scritta la vede sopra

le teste dei giudici, o sulla parete di fondo

delle aule giudiziarie; ma quando si accorge

che, per invocare l’uguaglianza della legge

a sua difesa, è indispensabile

l’aiuto di quella ricchezza che non ha,

allora quella frase gli sembra una beffa

alla sua miseria. La povertà è

come una punizione per un crimine

mai commesso. È il grido del povero

che sale fino a Dio, ma non arriva

mai alle orecchie dei ricchi e dei politici

che sanno prendere i soldi con tasse

solo dalle tasche dei poveri che sanno

che non hanno, ma che sono tanti.

Se ognuno ricevesse solo tanto quanto

dà, non ci sarebbero ricchi. Se ognuno

desse all’altro tanto quanto ha,

non ci sarebbero poveri che, l’unica cosa

che hanno è quella di aiutarsi

gli uni gli altri: uno può prestare

le sue gambe allo zoppo, l’altro gli occhi

al cieco, un altro ancora può visitare

gli ammalati. E quella frase sulle

teste dei giudici è stata, è resterà

sempre e solo un sogno per i poveri.

 


 

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