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Messaggi di Luglio 2015
Post n°152 pubblicato il 25 Luglio 2015 da pasquale.zolla
Sant’Anna Anna (Gerusalemme, I sec. A.C.) era figlia di Achar e sorella di Esmeria, madre di santa Elisabetta e nonna del Battista. È considerata, dalla tradizione cristiana, la moglie di Gioacchino e la Madre di Maria Vergine ed è venerata come santa dalla Chiesa. I genitori di Maria non sono mai nominati nei testi biblici canonici; la loro storia fu narrata per la prima volta negli apocrifi: Protovangelo di Giacomo e Vangelo dello pseudo-Matteo. Anna e Gioacchino, dunque, sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino era un pastore e abitava a Gerusalemme; anziano sacerdote era sposato con Anna. I due non avevano figli ed erano una coppia avanti con gli anni. Un giorno, mentre Gioacchino era al lavoro nei campi, gli apparve un angelo che gli annunciò la nascita di un figlio ed anche Anna ebbe la stessa visione. Chiameranno la loro bimba Maria, che vuol dire amata da Dio. Gioacchino, insieme con la bimba, portò al tempio i suoi doni: dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza macchia. Più tardi Maria venne condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosé. Sant’Anna viene invocata come protettrice delle donne incinte che si rivolgono a lei per ottenere un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. È patrona di molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici. Una leggenda narra che prima delle sue nozze con Gioacchino, Anna era stata sposata due volte: dalla sua prima unione era nata Maria, moglie di Cleofa e madre di Giacomo il Minore; dalla seconda Salome, moglie di Zebedeo e madre degli apostoli Giacomo il Maggiore e Giovanni. Il suo matrimonio con Gioacchino, uomo virtuoso e molto ricco della tribù del Regno di Giuda e della stirpe di Davide, non produsse prole a causa della sterilità del marito. Umiliato pubblicamente da un tale Ruben che gli aveva impedito di sacrificare al tempio perché non aveva dato figli ad Israele, Gioacchino si ritirò nel deserto, tra i pastori. Mentre era separato da Anna, un angelo apparve dapprima ad Anna e poi a lui stesso per annunciare loro il concepimento di un figlio. I due si incontrarono alla porta aurea di Gerusalemme ove si diedero un casto bacio, immortalato da molti pittori medievali. Anna e Gioacchino, con Maria bambina, abitarono in Gerusalemme nei pressi dell’attuale porta dei leoni. Oggi in detto luogo sorge una chiesa costruita dai crociati nel XII secolo. Le reliquie della santa furono salvate dalla distruzione dal centurione Longino, lo stesso che con la lancia trafiggerà Gesù sulla Croce, e custoditi in Terra Santa. Giunsero, poi, in Francia, ad opera di alcuni monaci, dove rimasero per anni. Attualmente il suo teschio viene custodito a Castelbuono in Sicilia. Tra i suoi miracoli viene ricordato quello del lumino, rimasto acceso accanto alla bara di cipresso per anni nonostante l’assenza di aria. A Lucera la celebrazione della festa avviene il 26 luglio presso l’omonima chiesa annessa al convento dei Cappuccini che, oggi, ospita gli anziani soli. Sandanne, ‘a Mamme de Marìje L’ummel’è ppìje Sandanne, arramaje avande ke l’anne, tutta sóle stéve dind’a kase a ffà suvrizzje è a ddì grazzjune, pekkè u marite vecchjarille a kkambjà i pekure se n’ére jute dòppe kè d’a cchjìs’éve state kacciate pekkè figghj’avè ne mbutéve. N’angele d’u Seggnòre a ‘nnanze i kumbarìje è i nnunzzjaje ’a nasscete de ‘na krjature ka ò munne arrjalate avarrìje u Sarvatóre. Appure Ggiakkine ‘a vesjòne avìje d’u stèss’angele ka i decìje kè ‘a mugghjére priste avute avarrìje ‘na krjaturèlle ggrazzjòse assaje è nu sakke bbèlle. Chjìne de prjèzze è kundènde a kase turnaje è a’ mugghjére akkundaje kuande de bbèlle l’éve akkapetate. Nasscìje, a ‘kkussì, Marìje Mmakulate, ‘a fegghjulètte da Ddìje amate. Sant’Anna, la Madre di Maria L’umile e pia Sant’Anna, ormai avanti negli anni, tutta sola se ne stava in casa a fare servizi e a dire orazioni, perché il vecchio marito a pascolare le pecore se n’era andato dopo che dal tempio era stato cacciato, perché non poteva avere figli. Un angelo del Signore le comparve davanti e le annunciò la nascita di una bimba che al mondo avrebbe donato il Salvatore. Anche Gioacchino la visione ebbe dello stesso angelo che gli disse che la moglie presto avrebbe avuto una bimbetta assai carina e molto bella. Felice e contento a casa tornò e alla moglie raccontò quanto di bello gli era successo. Nacque, così, Maria Immacolata, la giovane da Dio amata.
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Post n°151 pubblicato il 22 Luglio 2015 da pasquale.zolla
San Giacomo Maggiore Apostolo Giacomo di Zebedeo, detto anche il Maggiore, nacque a Betsaida da Zebedeo e Salome. L’apostolo Giovanni era suo fratello; fu, anche lui, uno dei dodici apostoli di Gesù. È detto Maggiore per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo detto il Minore. Secondo i Vangeli sinottici Giacomo e Giovanni erano pescatori e si trovavano con il padre sulla riva del lago di Tiberiade quando Gesù li chiamò per seguirlo. L’incontro avvenne subito dopo il Battesimo di Gesù, probabilmente nell’anno 28 (o 31 secondo alcuni). Ai due si unirono quasi subito i rispettivi fratelli, Giacomo e Simone (Pietro). Insieme agli altri apostoli accompagnarono Gesù durante la sua vita pubblica, e alcuni episodi mostrano come Giacomo facesse parte della cerchia dei tre più fidati. Con Pietro fu testimone della trasfigurazione, della resurrezione della figlia di Giairo e dell’ultima notte di Gesù al Getsemani, dove vide come il Figlio dell’Uomo si umiliò, facendosi obbediente fino alla morte. Dopo la morte e la resurrezione di Cristo, Giacomo assunse un ruolo di spicco nella comunità cristiana di Gerusalemme. Stando al Vangelo secondo Marco, Giacomo e Giovanni furono soprannominati da Gesù figli del tuono, per sottolineare l’inesauribile zelo di cui erano dotati, ma anche il loro temperamento impetuoso. Secondo gli Atti degli Apostoli fu messo a morte dal re Erode Agrippa. Dopo la decapitazione i suoi discepoli trafugarono il suo corpo e riuscirono a portarlo sulle coste della Galizia. Il sepolcro contenente le sue spoglie sarebbe stato scoperto nell’anno 830 dall’anacoreta Pelagio in seguito ad una visione luminosa. Il vescovo Teodomiro, avvisato di tale prodigio, giunse sul posto e scoprì i resti dell’apostolo. Dopo questo evento miracoloso il luogo venne denominato “campo della stella”, dal quale deriva l’attuale nome di Santiago de Compostela, il capoluogo della Galizia. La celebrazione della festa di San Giacomo Maggiore Apostolo, nella mia Città, avviene il 25 di luglio presso l’omonima parrocchia, sita nella piazza al Santo intitolata.
Giakume: u ‘pòstele cchjùggranne Da Ggesekriste k’u frate chjamate, a ‘rréte i jìje sènza prufferì paróle tande ka destemune fuje de merakule gruss’assaje da Ghisse fatt’è ppure d’a nòtte ka u pegghjajene. Kuanne Ggesù è descippule decìje ka ò munne éve venute nnò p’èsse servute, ma pe ssèrv’è ‘a vita suje dà nd’u reskatte pe tande assaje, i addummannaje luke speciale nd’u règgne suje p’i figghje ka s’èvene ditte prònde a vvéve u bbekkire ka Ghisse vevute avarrìje. È Ggiakume u vevarrà èkkume kuillu bbekkire; u prime ‘pòstele martere fuje, accise de spate durande ‘a perzekuzzjòne, vulute da ‘Ròde Aggrippe, d’i krestjane. A ttè, ò Sangiakume, kumbattende mbengibbele, t’addummann’u stimmele è ‘a prutezzjòne pe apputè suprà tutt’i próue tòst’assaje kè a ‘nnanze me s’appresendèjene nd’u jì d’a vita mìje.
Giacomo, l’Apostolo Maggiore Da Gesù Cristo assieme al fratello chiamato, lo seguì senza proferire parola tanto che divenne testimone di molti e grandi miracoli da Lui fatti e anche della notte al Getsemani. Quando Gesù disse ai discepoli che era venuto al mondo per non essere servito, ma per servire e la sua vita dare in riscatto di tanti, gli chiese posti speciali nel suo regno per i figli che si erano detti pronti a bere il calice che Lui avrebbe bevuto. E Giacomo lo berrà e come quel calice: il primo Apostolo martire fu, ucciso di spada durante la persecuzione, voluta da Erode Agrippa, contro i cristiani. A te, o San Giacomo, combattente invincibile, chiedo lo stimolo e la protezione per poter superare tutte le prove durissime che dinanzi mi si presentano nel percorso della mia vita.
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Post n°150 pubblicato il 19 Luglio 2015 da pasquale.zolla
Finiranno mai queste blasfeme manifestazioni?
Parole… Parole… Parole
Parole soltanto parole
Parole per noi! (Mina duettava con Alberto Lupo)
L’uomo da sempre ha cercato di dare o di trovare delle risposte giuste a quesiti che sembravano e sembrano di soluzioni dubbie.
Qualcuno cercava e cerca di arrangiarsi da solo e spesso, isolandosi nel silenzio della propria anima, è riuscito a trovare la risposta che cercava; altri, invece, sono andati in cerca di consigli da amici fidati ed esperti, ma i più, ancora oggi, si rivolgono a maghi, indovini e veggenti, scucendo enormi somme di danaro.
Se ci tuffiamo nel passato, vediamo che le cose non erano molto diverse dall’oggi. Difatti nei tempi antichi ci si rivolgeva agli oracoli, che erano gli intermediari tra gli uomini e gli dei, la cui volontà, una volta decifrata, diveniva un imperativo ineluttabile.
Nell’Epiro, uno dei primi oracoli conosciuti, era posto nei pressi di un santuario dove, per conoscere le predizioni, bisognava recarsi nell’area sacra e attendere le profezie legate alla presenza di un albero sacro, una grande quercia, della quale veniva interpretato il fruscio delle foglie e il volo delle colombe tra i suoi rami.
A Deli (VIII/VI sec. a.C.) nel luogo in cui sorgeva l’oracolo, Apollo uccise Pitone, un dio che devastava la regione, il quale si impadronì dello stesso oracolo e per mezzo della sacerdotessa Pizia che, seduta su di un treppiede, si estraniava con la mente e col corpo e attraverso fasi di estasi e di delirio dava le risposte divine in modo enigmatico ed indecifrabile che, a seconda delle interpretazioni, condizionavano le sorti delle guerre, di vicende politiche e scontri personali.
Nei luoghi degli oracoli, naturalmente, venivano innalzate grandiose costruzioni in pietra ove venivano accumulati ingenti ricchezze.
Col tempo sono arrivati maghi, indovini, zingare che leggevano mani e carte e tanti veggenti che si sono messi a guardare il cielo per vedere Santi e Madonne che mandano messaggi in continuazione e che arricchiscono soprattutto autori di libri e riviste, gli stessi veggenti e le attività ad essi collegate, le tivù che trasmettono servizi giornalieri e impongono programmi settimanali di ore, proprio come se fossero delle soap opera.
In quest’ottica, Papa Francesco ha visto le apparizioni della Vergine ai sei veggenti (Mirjana, Ivanka, Jakov, Marija, Vicka e Ivan) di Medjugorje che prima pregavano tanto per pregare e poi, grazie alla Vergine, che si manifesta loro tutti i giorni ed in orari prestabiliti per inviare messaggi all’umanità, sono riusciti a far sì che le loro esperienze di preghiera (ma saranno poi vere?) diventassero uno show mediatico.
E pensare che molti cristiani, all’interno della stessa chiesa, non riescono a dare testimonianza del Cristo morto e risorto!
Dio nella sua storia di salvezza ha tirato l’uomo fuori dall’ambiguità per portarlo alla certezza, alla concretezza dell’incarnazione e la morte redentrice di suo Figlio Gesù cristo.
Leggendo i messaggi giornalieri della Vergine a Medjugorje, sembra di leggere cose trite e ritrite fin dai tempi in cui a Lourdes e a Fatima si mostrò a pastorelli e a bimbi in cerca di legna da ardere dando prove concrete della Sua presenza con miracoli e interventi che la gente vide e descrisse.
Qui si vedono solo volti estasiati che ogni tanto muovono le labbra per dare certezza dei dialoghi con la Vergine, ma che nessuno dei presenti riesce mai a percepire. Ed ecco allora libri a non finire sulle apparizioni e profezie e segreti che nulla ad oggi è dato di poter riscontrare.
Scrivo, integralmente, il messaggio del 25 giugno 2015: «Cari figli! Anche oggi l’Altissimo mi dona la grazia di potervi amare e di invitare alla conversione. Figlioli, Dio sia il vostro domani (l’oggi,no!), non guerra e inquietudine, non tristezza ma gioia e pace devono regnare nei cuori di tutti gli uomini e senza Dio non troverete mai la pace. Perciò, figlioli, ritornate a Dio e alla preghiera perché il vostro cuore canti con gioia. Io sono con voi e vi amo con immenso amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.»
Ciò che più mi colpisce è la chiusura del messaggio: “Grazie per aver risposto alla mia chiamata!”
Si rivolge ai veggenti? Ai pellegrini presenti accanto ai veggenti?
Ma allora i milioni di cristiani che pregano la Vergine nell’intimo delle loro case o durante i momenti di relax lavorativi non rispondono alla Sua chamata? Le loro preghiere al di fuori di Medjugorje non servono per implorare la Vergine ad avere occhi di riguardi verso l’intera umanità?
Ai tanti veggenti non solo di Medjugorje, ma in tutti i luoghi ove vedono comparire la Vergine dico: “ Fate di quei luoghi oasi di preghiera, perché pregare non è peccato, ma lasciata stare la Vergine Maria perché Ella, al di là dei presunti messaggi giornalieri, è e sarà sempre la Madre di tutti i viventi!”
Altro problema sono le Madonnine che piangono!
Gli esperti non riescono a spiegarsi il perché avvenga. Eppure basterebbe fare il Dna di detto sangue, e confrontarlo con quello delle persone attraverso le quali è passata la statuina, dalla fonte alla vendita e all’acquirente, e il mistero sarebbe risolto.
D’altronde La Vergine è la Madre di tutti i viventi ed il suo Dna dovrebbe avere un particolare valore contenente tutti i Dna dell’intera umanità!
Sbaglio? Agli esperti la risposta!
A tè ka kride nda prufezzìje è vveggènde
‘Na ‘mmunezzjòne andike assaje
decéve: «T’avvèrte, chjunghe tu sìje.
Ȯ, tu k’addesederìje sunnà
i mestére d’a nature, si nenne
arrjussciaraje a truà dinde a tè
stèsse kuille ka cirke ne mbutarraje
u truà nemmanghe fóre. Si aggnure
i bbellizze d’a kasa tuje, kume
pretennìje de truà ati maravigghje?
Dinde a tè se tróve u trasóre
de Marìje. Ȯ, òme, akkanussce tè
stèsse è akkanussciarraje Marìje!»
A te che credi in profezie e veggenti
Un’ammonizione millenaria
diceva: «Ti avverto, chiunque tu sia.
Oh, tu che desideri sondare
gli arcani della natura, se non
riuscirai a trovare in te
stesso ciò che cerchi non potrai
trovarlo neppure fuori. Se ignori
la meraviglie della tua casa, come
pretendi di trovare altre meraviglie?
In te si trova il tesoro
di Maria. Oh, uomo, conosci te
stesso e conoscerai Maria!»
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Post n°149 pubblicato il 13 Luglio 2015 da pasquale.zolla
Sul monte del Carmelo, in Palestina, si ritirarono, dopo la morte di Gesù, alcuni cristiani aspiranti alla perfezione dei consigli evangelici e innalzarono un tempio alla Vergine a cui venne dato il nome di Madonna del Carmelo o del Carmine. Verso il 1150 detti cristiani si organizzarono a vita comune e si ebbero dei monasteri carmelitani che, col ritorno dei crociati, si moltiplicarono anche in occidente, particolarmente in Sicilia e in Inghilterra. L’approvazione dell’Ordine fu concessa dal Papa Onorio III nel 1226 e nel 1273 col Concilio di Lione, che aboliva tutte le nuove congregazioni, rimasero in vita solo i Domenicani, i francescani, i Carmelitani e gli Agostiniani. Il 16 luglio 1251 la Vergine del Carmelo apparve a san Simone Stock a cui, porgendogli lo Scapolare, disse: «Prendi, o figlio dilettissimo, questo Scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia confraternita. Ecco un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza e di pace con voi in sempiterno. Chi morrà vestito di questo abito, non soffrirà il fuoco eterno!» Parole che promettono l’intercessione della Vergine per una santa morte agli umani. Agli inizi del 1300 la Vergine del Carmine apparve al pontefice Giovanni XXII a cui, dopo avergli raccomandato l’Ordine del Carmelo, promise di liberare i suoi confratelli dalle fiamme del Purgatorio il sabato successivo alla loro morte. Questa promessa porta il nome di Privilegio Sabino, dalla Bolla Sabatina dello stesso Papa Giovanni XXII datata in Avignone il 3 marzo 1322. Pio X, con decreto della Sacra Congregazione del Sant’Ufficio del 16 dicembre 1910, concesse che lo Scapolare si potesse sostituire con una medaglietta che portasse da una parte l’effige del Sacro Cuore e dall’altra quella della Madonna. Grazzjòne a’ Madònne d’u Karmene
Ȯ Marìje d’u Karmene, te préje
de sustenè ‘a dubbulèzza mìje
k’i vertù tuje, d’allustrà ka tuje
saggèzze i skurde d’a mènde mìje
è dde resscetà dind’a mè ‘a féde,
‘a speranza è ‘a karetà, pekkè
pòzze tutt’i jurne krèssce nd’a ‘mmòre
de Ddìje. Arrevute sóp’a mè
u uarde tuje matèrne è ‘a tuje
prutezzjòne nd’u sciarrjà kutedjane
kòndr’u pekkate, akkussì ka pòzze
rumanè fedéle ò’ Figghje tuje
Ggesù è a tè. Faje, ò Mamma dóce
è ppjetòse, k’a bbunnà tuje m’aùtténe
u perdune d’i pekkate è ‘na cchjù
sekure fedeltà ò’ Seggnòre
affenghè pure ghìje pòzze abbetà
ke tè è kk’i sande d’u Karméle
nd’u règgne vjate d’u Figghje tuje
ka kambe è rrèggne pe tutt’i sèkule
d’i sèkule. È akkussìsìje!
Preghiera alla Madonna del Carmine
O Maria del Carmine, ti prego
di sostenere la mia fragilità
con le tue virtu, di illuminare con la tua
sapienza le tenebre della mia mente
e di risvegliare in me la fede,
la speranza e la carità, perché
possa ogni giorno crescere nell’amore
di Dio. Rivolgi su di me
lo sguardo tuo materno e la tua
protezione nella lotta quotidiana
contro il peccato, sì che possa
restare fedele al Figlio tuo
Gesù e a te. Fa, o Madre dolce
e pietosa, che la tua bontà mi ottenga
il perdono dei peccati e una più
sicura fedeltà al Signore
affinché anche io possa abitare
con te e con i santi del Carmelo
nel regno beato del Figlio tuo
che vive e regna per tutti i secoli
dei secoli. Amen!
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Inviato da: cassetta2
il 14/02/2024 alle 18:49
Inviato da: pasquale.zolla
il 25/11/2023 alle 12:53
Inviato da: cassetta2
il 19/11/2023 alle 17:05
Inviato da: pasquale.zolla
il 17/10/2023 alle 18:41
Inviato da: amorino11
il 25/07/2023 alle 19:11