pasqualezollaIl blog di Pasquale Zolla |
Messaggi del 12/09/2020
Post n°325 pubblicato il 12 Settembre 2020 da pasquale.zolla
Scuola buona, Scuola cattiva: un dilemma amletico Da sempre si parla di Scuola buona e Scuola cattiva. C’è chi diceva (e dice!) che la Scuola è un incubatore della conoscenza e del progresso e chi invece affermava (e afferma!) che la Scuola è la prigione della creatività e dell’immaginazione. C’è chi sosteneva (e sostiene!) che la Scuola non è più a passo coi tempi e chi invece ribadiva (e ribadisce!) che nonostante la globalizzazione, internet e l’avvento di nuove tecnologie e di nuovi stili di vita, le disuguaglianze sociali continuano negli anni a riprodursi, attraverso l’inclusione o l’esclusione dal sistema scolastico. In questo senso la Scuola continua ad essere il campo di gioco di una partita fondamentale tra l’avere successo nella vita o di non averlo. Ho insegnato nelle Scuole elementari, agli inizi come supplente e come docente incaricato nella Scuola popolare in provincia di Milano, e devo dire che quegli anni sono stati un tirocinio utile per avermi fatto comprendere che nell’insegnamento era necessario motivare i ragazzi, nonché le persone di una certa età della scuola popolare, perché le attività motivate dall’interesse, anziché dal voto, la collaborazione al posto della competizione, il recupero invece della selezione, l’atteggiamento critico invece della ricezione passiva, la norma che nasceva dal basso come esigenza comunitaria invece della disciplina fondata sul timore, fornivano una ragione migliore per studiare, da quella del voto sulla pagella e offriva a ciascuno la stessa possibilità di mettere in comune ciò che lo interessava in quel momento con altri che condividevano il suo stesso interesse. A ciò si aggiunga l’insegnamento del senso critico che dava loro la possibilità di capire che la Scuola non è la vita perché nella Scuola si sogna, mentre nella vita bisogna adattarsi. E questa è una innegabile realtà! Non si diventa mai quello che si vuole, perché la Scuola è il passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene sempre a coloro che si preparano ad affrontarlo. Ho pertanto sempre cercato di insegnare l’amore per la ricerca della verità e di ciò che è giusto, incentivando la creatività, che è prendere l’ovvio, aggiungere una tazza di cervelli, un generoso pizzico di fantasia, una secchiata di coraggio e audacia, mescolare bene e portare a ebollizione. Come? Ascoltando il doppio, accogliendo, cercando e provando a capire. Certo costa fatica, ogni giorno. Ma il valore della Scuola è proprio questo: dare loro qualcosa da pensare da portare a casa oltre ai consueti compiti ed essere ragazzo tra i ragazzi! A volte 55 minuti di lavoro, più 5 di minuti di risate, valgono il doppio di 60 minuti di lavoro costante! Un buon insegnante colpisce per l’eternità; non può mai dire dove la sua influenza si ferma! ‘A skòle: nu libre p’u kambà ndére Tutte u male ka d’a skòle se dice skurdà face u numere d’i krjature ka d’è magagne salvate have, d’è prjudizje, d’a sturtèzze, d’a gnuranze, d’a stupetetà, d’ò arraffà a mane chjéne, da u stà sènza ninde fà ò da u kume và và d’i famighje. Angòre ògge ‘a vedute de ‘na skòle ‘lemendare, andò nzengate agghje pe chjù de kuarandanne, me jènghe de prjèzze è de jì subete vèrze u ‘vvenì pekkè éje pemmè kume u uardà nu kambe de rane. È u rane angòre èreve éje, è dòppe spike addevendarrà, è dòppe farine, è dòppe pane. M’arrekòrde appure d’èsse pòvele, è sònghe chjenamènde d’akkòrde. Ma pòzze scèghje de kòse: nò d’u lustre òre, nò d’a kukighje, ma pòvele de gèsse de ‘na paróle appéne skangellate d’a subrefice de ‘na nèreva lavagne. I rareke d’a dukazjòne sònne akre assaje, ma u frutte assaje dòce éje! Nu frutte ka nu libre éje p’u ndére nustre kambà!
La scuola: un libro per l’intera vita Tutto il male che si dice della scuola fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo delle famiglie. Ancora oggi la vista di una scuola elementare, in cui insegnato ho per oltre un quarantennio, mi riempie di gioia e di slancio verso il futuro perché per me è come guardare un campo di grano. E il grano è ancora erba, e poi diventerà spiga, e poi farina, e poi pane. Mi ricorda anche di essere polvere, e sono pienamente d’accordo. Ma posso scegliere di cosa: non dell’oro, non della conchiglia, ma polvere di gesso di una parola appena cancellata dalla superficie di una nera lavagna. Le radici dell’educazione sono molto amare, ma il frutto è molto dolce. Un frutto che è un libro per l’intera nostra vita!
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Post n°324 pubblicato il 12 Settembre 2020 da pasquale.zolla
Scuola buona, Scuola cattiva: un dilemma amletico Da sempre si parla di Scuola buona e Scuola cattiva. C’è chi diceva (e dice!) che la Scuola è un incubatore della conoscenza e del progresso e chi invece affermava (e afferma!) che la Scuola è la prigione della creatività e dell’immaginazione. C’è chi sosteneva (e sostiene!) che la Scuola non è più a passo coi tempi e chi invece ribadiva (e ribadisce!) che nonostante la globalizzazione, internet e l’avvento di nuove tecnologie e di nuovi stili di vita, le disuguaglianze sociali continuano negli anni a riprodursi, attraverso l’inclusione o l’esclusione dal sistema scolastico. In questo senso la Scuola continua ad essere il campo di gioco di una partita fondamentale tra l’avere successo nella vita o di non averlo. Ho insegnato nelle Scuole elementari, agli inizi come supplente e come docente incaricato nella Scuola popolare in provincia di Milano, e devo dire che quegli anni sono stati un tirocinio utile per avermi fatto comprendere che nell’insegnamento era necessario motivare i ragazzi, nonché le persone di una certa età della scuola popolare, perché le attività motivate dall’interesse, anziché dal voto, la collaborazione al posto della competizione, il recupero invece della selezione, l’atteggiamento critico invece della ricezione passiva, la norma che nasceva dal basso come esigenza comunitaria invece della disciplina fondata sul timore, fornivano una ragione migliore per studiare, da quella del voto sulla pagella e offriva a ciascuno la stessa possibilità di mettere in comune ciò che lo interessava in quel momento con altri che condividevano il suo stesso interesse. A ciò si aggiunga l’insegnamento del senso critico che dava loro la possibilità di capire che la Scuola non è la vita perché nella Scuola si sogna, mentre nella vita bisogna adattarsi. E questa è una innegabile realtà! Non si diventa mai quello che si vuole, perché la Scuola è il passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene sempre a coloro che si preparano ad affrontarlo. Ho pertanto sempre cercato di insegnare l’amore per la ricerca della verità e di ciò che è giusto, incentivando la creatività, che è prendere l’ovvio, aggiungere una tazza di cervelli, un generoso pizzico di fantasia, una secchiata di coraggio e audacia, mescolare bene e portare a ebollizione. Come? Ascoltando il doppio, accogliendo, cercando e provando a capire. Certo costa fatica, ogni giorno. Ma il valore della Scuola è proprio questo: dare loro qualcosa da pensare da portare a casa oltre ai consueti compiti ed essere ragazzo tra i ragazzi! A volte 55 minuti di lavoro, più 5 di minuti di risate, valgono il doppio di 60 minuti di lavoro costante! Un buon insegnante colpisce per l’eternità; non può mai dire dove la sua influenza si ferma! ‘A skòle: nu libre p’u kambà ndére Tutte u male ka d’a skòle se dice skurdà face u numere d’i krjature ka d’è magagne salvate have, d’è prjudizje, d’a sturtèzze, d’a gnuranze, d’a stupetetà, d’ò arraffà a mane chjéne, da u stà sènza ninde fà ò da u kume và và d’i famighje. Angòre ògge ‘a vedute de ‘na skòle ‘lemendare, andò nzengate agghje pe chjù de kuarandanne, me jènghe de prjèzze è de jì subete vèrze u ‘vvenì pekkè éje pemmè kume u uardà nu kambe de rane. È u rane angòre èreve éje, è dòppe spike addevendarrà, è dòppe farine, è dòppe pane. M’arrekòrde appure d’èsse pòvele, è sònghe chjenamènde d’akkòrde. Ma pòzze scèghje de kòse: nò d’u lustre òre, nò d’a kukighje, ma pòvele de gèsse de ‘na paróle appéne skangellate d’a subrefice de ‘na nèreva lavagne. I rareke d’a dukazjòne sònne akre assaje, ma u frutte assaje dòce éje! Nu frutte ka nu libre éje p’u ndére nustre kambà!
La scuola: un libro per l’intera vita Tutto il male che si dice della scuola fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo delle famiglie. Ancora oggi la vista di una scuola elementare, in cui insegnato ho per oltre un quarantennio, mi riempie di gioia e di slancio verso il futuro perché per me è come guardare un campo di grano. E il grano è ancora erba, e poi diventerà spiga, e poi farina, e poi pane. Mi ricorda anche di essere polvere, e sono pienamente d’accordo. Ma posso scegliere di cosa: non dell’oro, non della conchiglia, ma polvere di gesso di una parola appena cancellata dalla superficie di una nera lavagna. Le radici dell’educazione sono molto amare, ma il frutto è molto dolce. Un frutto che è un libro per l’intera nostra vita!
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