Creato da: rosadelvento il 12/02/2005
Si dice che ognuno di noi emana un profumo e viene percepito solo da un’altra persona ... una soltanto. Cosa sei? Forse sei vento o solo un pensiero. Qualunque cosa tu sia, sei la parte migliore di me ...

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I due funghetti

Post n°774 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da rosadelvento
 
Tag: autunno





I due funghetti
(di G. Fabiani - https://www.poesie.reportonline.it/racconti-d-autunno/i-due-funghetti-g-fabiani.html)
- immagine creata da me -



Era una giornata di ottobre. Nel bosco, il sole penetrava attraverso i rami degli alberi e faceva luccicare le ultime gocce di pioggia.
Ai piedi di un grandissimo albero erano nati due funghi.
Il primo fungo era molto bello: aveva il gambo sottile, bianco e viola; in alto un bel cappello rosso a puntini bianchi.
L'altro fungo era più modesto: aveva un grosso gambo, bianco, con un cappello marrone scuro che si confondeva con le foglie appassite.
Com'era buffo!
Il primo fungo diceva pavoneggiandosi:
Come sono bello! Queste mie tinte vivaci attireranno l'attenzione di tutti ed ognuno vorrà avere l'onore di cogliermi.
Che ne dici di questi puntini bianchi sparsi sul mio cappello?
Sono belli, vero?
Amico mio, vuoi che ti dica la verità? Tu sei molto bello, ma quei puntini mi dicono che sei un fungo velenoso.
Brutto villano! Che cosa dici? Ah, capisco!
Tu muori d'invidia e parli così perché sai quanto sei brutto.
Ma non poté finire la frase, perché scorse non lontano un ragazzo in cerca di funghi. Camminava adagio sull'erba molle e guardava attentamente il terreno.
Ecco, ora si avvicina, si china, coglie il fungo porcino e butta lontano quello velenoso, che finisce spezzettato e calpestato.

 
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Sara alla ricerca di Babbo Natale

Post n°773 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da rosadelvento
 





Sara alla ricerca di Babbo Natale
(https://www.fabulinis.com/favole/sara-alla-ricerca-di-babbo-natale/)
- immagine creata da me -



C’era una volta una bimba che non era per niente convinta dell’esistenza di Babbo Natale.
Sara, questo era il suo nome, aveva sempre chiesto di essere portata a vedere la casa di Babbo Natale, ma nessuno era mai riuscito ad accontentarla.
La sera della Vigilia di Natale, mamma e papà le avevano messo il pigiamino e portata in cameretta per darle il bacio della buona notte.
Quando fu tutta sola, Sara iniziò a parlare al suo caro orsacchiotto.
"Io non capisco perché nessuno mi riesce a dire dove abita Babbo Natale .... io vorrei tanto incontrarlo di persona!"
L’orsacchiotto la fissava con i suoi grandi occhioni neri, ma non poteva darle una risposta.
"Nessuno sa dove sia Babbo Natale e nessuno l’ha mai visto, secondo me non esiste."
In quel momento nella stanza si sentì come il suono di un campanellino.
"Ne sei proprio sicura?" disse una vocina leggera che non si sapeva da dove arrivasse.
Sarà si guardò intorno per capire chi avesse parlato, poi guardò il suo orsacchiotto, che la guardava col solito sorriso.
"Sei sicura che Babbo Natale non esista?" continuò la vocina.
"Bè no, non ne sono sicura, è che vorrei tanto vederlo, ma nessuno mi sa dire dove sia"
"E cosa ti dice il tuo cuore?"
Sara esitò un attimo.
"Che esiste"
"Allora infilati le pantofole, forse questa sera il tuo desiderio verrà esaudito"
Sara balzò giù dal letto e infilò le pantofole, che però non erano proprio le sue, erano pantofole magiche! Ma Sara non ci fece nemmeno caso.
Una volta infilate le pantofole, la finestra della cameretta si aprì e come per magia i suoi piedini si staccarono dal pavimento e Sara uscì dalla stanza volando leggera come un soffio di vento.
Sara era tutta circondata da piccole scintille e continuò a salire sempre più in alto finché le luci delle case del paese diventarono piccole piccole.
Sara iniziò a sorvolare prati innevati, foreste e pianure, finché ad un certo punto arrivò ad una vallata tutta piena di abeti addobbati con luci e festoni. In mezzo c’era una piccola casetta, tutta illuminata.
Piano piano Sara cominciò a scendere verso la casetta, fino a posarsi proprio di fronte alla porta.
Sara era ancora tutta emozionata per il volo appena fatto e per i meravigliosi paesaggi visti ed era rimasta davanti alla porta con la bocca aperta.
Dalla casetta tutta illuminata si sentivano provenire dei bellissimi canti di Natale.
Sara alzò la manina per bussare, ma la porta si aprì ancor prima di averla toccata. Davanti a lei c’era un elfo vestito di verde, tutto sorridente.
"Ciao!" esclamò l’elfo "benvenuta nella casa di Babbo Natale!"
Sara, sempre più meravigliata e piena di gioia, entrò.
Si ritrovò in un enorme e fiabesco salone, dove c’era l’albero di Natale più grande che avesse mai visto.
Nella sala cantavano e saltellavano un sacco di elfi, tutti indaffarati per i preparativi della Vigilia di Natale e tutt’intorno all’albero era un tripudio di regali, dolci, festoni e colori.
Sara era talmente sbalordita da tutta quella meraviglia che continuava a guardarsi intorno ancora a bocca aperta.
Finché, da una porta laterale, entrò un grande omone, tutto vestito di rosso e bianco. Era Babbo Natale!
Sara non credeva ai propri occhi, era lui, era veramente lui! Finalmente ogni dubbio era svanito.
Babbo Natale le andò incontro per salutarla.
" Ciao piccolina, come ti chiami?" le chiese con la sua vociona bella e calda.
"Io mi chiamo Sara .... Ma tu .... ma tu .... sei Babbo Natale!?" chiese esitante Sara.
"Certo, mia piccola Sara!" e ridendo per la domanda, Babbo Natale fece un “Oh oh oh” che rimbombò per tutto il salone.
La bocca di Sara si spalancò dalla gioia come mai si era spalancata prima.
"Ma allora esisti!"
Babbo Natale annuì con un gran sorriso, e accarezzandole i capelli, le rispose:
"Mi spiace solo di non poterti dedicare molto tempo mia piccola Sara. Purtroppo stasera è la Vigilia di Natale e io e i miei amici Elfi siamo molto indaffarati a preparare tutti i regali da consegnare ai bambini, vedi?" e indicò con la mano il grande salone e tutti i doni posti intorno all’albero.
Sara si voltò a guardare gli elfi che correvano come matti in ogni dove a prendere e spostare i pacchi regalo.
"Con tutto quello che ha da fare, Babbo Natale è riuscito a trovare un momento tutto per me e salutarmi."
Sara era commossa da tanta gentilezza.
"Scusami piccola Sara, ma ora devo proprio andare – disse Babbo Natale sorridendole."
Sara lo guardò ed in un impeto di coraggio gli chiese:
"Posso venire con te sulla tua slitta? Sono piccolina, mi metto in un angolino e prometto di non disturbare!"
Babbo Natale guardò il suo aiutante elfo, che sorrise.
"Va bene, vieni con me!" la prese per mano e la portò fuori sul retro della casa, dove c’era la grande slitta di Babbo Natale.
Era la più grande slitta che avesse mai visto, strapiena di regali, con le renne scalpitanti pronte a partire.
Babbo Natale prese Sara e la fece sedere accanto a lui.
"Tieniti forte al mio braccio!" le disse facendole l’occhiolino. Partirono veloci veloci sulla neve finché, come per magia, la slitta cominciò a volare sopra gli alberi della vallata e poi sempre più su!
A Sara sembrava di vivere in un sogno. Sotto di lei il mondo era piccolo piccolo e la slitta andava così veloce che in un attimo furono sopra una città.
Babbo Natale si fermava sopra i tetti, spariva giù per i camini a consegnare i regali e, in un batter di ciglia, era di nuovo accanto a lei.
E continuarono così di città in città, fino ad arrivare al paesello dove viveva Sara.
Babbo Natale accostò la slitta alla finestra ancora aperta della cameretta di Sara, la accompagnò dentro e le rimboccò le coperte.
Sara sentì gli occhietti chiudersi dalla stanchezza: quante emozioni aveva vissuto in così poco tempo…
"Buon Natale mia piccola Sara, e sogni d’oro."
Mentre Sara chiudeva gli occhi, Babbo Natale le fece un’altra carezza e prima di ripartire con la sua grande slitta a consegnare tutti i regali, andò dove c’era l’albero di Natale di Sara
Così arrivò il mattino di Natale. Non appena sveglia, Sara infilò le pantofole, prese il suo orsacchiotto e corse in salone, dove c’era l’albero di Natale.
E il suo regalo era proprio lì sotto, una bellissima scatola rossa con un fiocco d’oro sopra.
Papà e mamma la presero in braccio e le augurarono buon Natale.
Lei li abbracciò entrambi tutta felice e raccontò loro la meravigliosa avventura della notte appena trascorsa. I suoi genitori erano un po’ confusi, non si erano accorti di niente e stentavano ad immaginare la loro bambina in compagnia di Babbo Natale a consegnare i regali ma non importava.
Per Sara quello era stato il Natale più bello della sua vita, già non vedeva l’ora che arrivasse quello successivo!
Perché ora sapeva che Babbo Natale esiste veramente, le era bastato ascoltare il suo cuore.

 
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Yoel il pastorello

Post n°772 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da rosadelvento
 




Yoel il pastorello
(dal web)
- immagine creata da me -



Era una notte luminosa e serena, le pecore dormivano tranquille e il fido cagnolino di Yoel se ne stava seduto accanto al suo padroncino, dormicchiando di tanto in tanto. Il bambino osservava pensieroso il piccolo villaggio di Betlemme dall’alto della sua collina, gli piaceva seguire con lo sguardo i vagabondi delle locande per vedere che cosa combinavano per strada. La luna e le stelle, quella notte, erano particolarmente luminose, e la luce illuminava tutto quasi come se fosse giorno.
Gli altri pastori erano più lontani da lui perché si occupavano di altre greggi e ognuno aveva trovato un riparo improvvisato per il freddo di quella notte. Yoel era un acuto osservatore e, qualche ora prima, aveva notato una coppia con un asinello avvicinarsi alla stalla mal messa. Evidentemente non c’era posto per loro e hanno preferito quella sistemazione così scomoda e modesta. Si ritrovò a pensare alla sua famiglia, che abitava in un villaggio molto più lontano e probabilmente non se la passavano altrettanto bene: con il suo lavoro di pastore avrebbe aiutato come poteva e avrebbe assicurato un po’ di cibo alla sua sorellina malata. Ecco che, all’improvviso, le orecchie del suo cagnolino si drizzarono di colpo e l’animale si mise in allerta. Yoel non fece neppure in tempo a rendersi conto di cosa stava accadendo che una luce accecante lo assalì. Si coprì il volto e urlò il nome dell’animale, cercando di capire se fosse ancora lì con lui o se era scappato via. Ma, in tutta risposta, udì una voce soave, serena, che gli disse: “Rallegrati, è nato” e la luce scomparve con la stessa velocità con cui era arrivata. Yoel ricominciò a vedere e notò che il cagnolino non era fuggito ma era rimasto accanto alle sue gambe, tranquillo, come se sapesse. Al di là della collina sentì dei rumori e vide gli altri pastori in movimento, con i loro greggi e gli animali tutti svegli.
Non aveva capito nulla ma seguì i suoi compagni e si incamminò verso Betlemme. Mentre correva insieme alle pecore, un altro pastore più adulto gli disse: “L’hai vista?” e indicò il cielo col dito. Yoel si fermò e guardò in alto: una stella enorme, luminosissima, capeggiava nel cielo e sembrava ferma proprio sopra alla stalla dove aveva visto rifugiarsi la coppia con l’asinello. Quando finalmente arrivò nei pressi di quel luogo, vide che tutti non capivano cosa era accaduto e di chi fosse la voce che tutti avevano udito. Nessuno osava entrare nella stalla e, mentre stavano decidendo il da farsi, si sentì un pianto di neonato. Yoel si fece coraggio ed entrò e vide una donna dal sorriso dolcissimo che teneva in braccio un neonato, l’uomo che le era accanto cercava di coprirli alla meglio con la paglia e l’asinello teneva loro caldo con il calore del suo corpo.
“Come si chiama?” chiese timidamente, indicando il bimbo. “Gesù… vuoi dargli un bacio?” rispose la donna, guardandolo con due occhi splendenti come le stelle del mattino. Yoel si avvicinò e osservò il neonato: ebbe l’impressione di guardare una cosa straordinaria, mai vista prima. Lo baciò timidamente sulla fronte e, per un istante, vide la sorellina dormire tranquilla nel lettino di casa sua. Era serena. La signora disse a Yoel: “Torna dalla tua famiglia e annuncia loro che questa notte è nata la Speranza”. Il cagnolino del pastorello spuntò tra le sue gambe e abbaiò di gioia. Yoel corse via, mentre tutti gli altri pastori iniziavano a entrare, corse fino a quando il respiro gli venne meno. Si fermò ansimando e si voltò verso la stella cometa che brillava sopra di loro: aveva capito che quella era la notte che tutti aspettavano da tempo e che la sua sorellina, da quel momento, sarebbe stata finalmente bene.

 
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LA LEGGENDA DELLA ROSA DI NATALE

Post n°771 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da rosadelvento
 





LA LEGGENDA DELLA ROSA DI NATALE
(dal web)
- immagine creata da me -



La figlia piccola di un pastore era intenta ad accudire il gregge del padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri pastori che camminavano speditamente verso la città. Si avvicinò e chiese loro dove andavano. I pastori risposero che quella notte era nato il bambino Gesù e che stavano andando a rendergli omaggio portandogli dei doni. La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo. I pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo. Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione. Quando abbassò gli occhi si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore rosa pallido. Felice, si alzò, le raccolse e partì subito verso la città. Regalò il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato. Da allora, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce questo tipo di rosa per ricordare al mondo intero del semplice regalo fatto con amore dalla giovane figlia del pastore.

 
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frasi di buonanotte

Post n°770 pubblicato il 21 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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Buonanotte e dolci sogni


      


 
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Il fantasma golosone

Post n°769 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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Il fantasma golosone

(https://www.fabulinis.com/favole/il-fantasma-golosone/)
- immagine creata da me -


C’erano quattro piccoli amici che il pomeriggio del 31 ottobre, prima della notte di Halloween, si erano ritrovati al parchetto del paese.
Erano già vestiti pronti per andare a fare “dolcetto o scherzetto” in tutte le case, ma prima volevano decidere che giro fare, e dove era meglio bussare.
"Io so che i genitori di Giorgino hanno la dispensa piena zeppa di dolci!" disse Lino.
"Ma anche Anita ha le tasche sempre piene di caramelle e va in giro a vantarsene!" disse Adele.
"Bene" disse Dino, il fratello di Lino "inizieremo a bussare proprio da loro."
"E non dimentichiamoci dei vecchietti in fondo alla strada, ogni volta che li incontro mi allungano sempre un cioccolatino!" disse infine Tamara e tutti annuirono.
Ma da nord arrivò una folata di vento gelido che li fece rabbrividire e in pochi minuti tante nuvolone grigie iniziarono a formarsi sopra le loro teste.
"Mi sa che sta per piovere" disse preoccupata Adele.
"Speriamo di no!" dissero in coro gli altri tre 
"sennò stasera niente “dolcetto o scherzetto”!"
"Conviene tornare a casa prima che piova" disse Tamara.
Il parchetto dove si erano ritrovati non era proprio in centro al paese, anzi, era più vicino al bosco che alle case. E se si fosse messo a piovere avrebbero dovuto correre a gambe levate!
Ma proprio in quel momento si sentì il rombo di un tuono. I quattro bimbi non ebbero nemmeno il tempo di alzare lo sguardo al cielo che già pioveva a dirotto.
"Scappiamo!" gridò Dino.
"Ma arriveremo a casa bagnati fradici!" rispose Tamara.
"Dobbiamo trovare un riparo. Guardate la!" disse Adele indicando una casetta malconcia e dalle finestre sempre chiuse, appena fuori dal boschetto.
"Ma quella è una casa infestata dai fantasmi!" disse Lino.
Ma gli altri tre stavano già correndo verso la casetta, così anche Lino si mise a correre prima di ritrovarsi zuppo d’acqua.
I quattro si erano riparati sotto la veranda di quella casetta, che avevano sempre visto disabitata.
Le finestre erano sempre state chiuse e non avevano mai visto nessuno uscire o entrare da quella porta.
Proprio per questo tutti i bambini del paese la chiamavano “la casa dei fantasmi”.
Adele, che era abituata a frequentare case dove succedevano un sacco di cose strane (sua zia Greta era una strega, ma lei ancora non lo sapeva), non aveva mai dato peso a tutte quelle storie. L’importante era trovare un riparo per non bagnarsi e sgualcire il bellissimo costume da streghetta che indossava per Halloween.
"Speriamo che smetta di piovere presto" disse Tamara, stringendosi nel suo costume da zucca per il freddo.
"Guardate qui!" disse Dino "la porta è aperta!" e aprì per bene la porta d’ingresso per darci uno sguardo dentro.
"Ma lì dentro ci sono i fantasmi! Stai attento Dino!" gli gridò suo fratello Lino.
"Io non credo ai fantasmi" disse Adele e fece due passi per sbirciare dentro anche lei.
La casetta era buia, ma un po’ di luce filtrava dalle persiane mezze rotte. Dentro c’erano un tavolo e alcune sedie, una cucina e un divano. In fondo alla stanza si intravedevano le scale per andare al piano di sopra.
"C’è nessuno?" disse timidamente Tamara, ma nessuno rispose.
Al piano di sopra, però, stava dormendo un fantasmino, che sentito tutto quel baccano decise di sbirciare al piano di sotto. Per lui era facile: siccome era un fantasma, gli bastava attraversare con la faccia il soffitto.
"Quei monelli sono venuti a disturbarmi, devo mandarli via subito di qui!" disse sottovoce il piccolo fantasma.
Poi guardando meglio, vide che i quattro bimbi erano tutti vestiti per la notte di Halloween.
"Se sono vestiti per Halloween, vuol dire che sono pieni di dolcetti e caramelle! Mmm… che voglia di dolci che ho, devo prenderglieli tutti!"
Così il fantasma, senza farsi vedere, scivolò dietro di loro e con un colpo chiuse la porta alle loro spalle.
I quattro bimbi gridarono tutti per lo spavento! Si precipitarono alla porta per uscire, ma la trovarono chiusa e non riuscivano ad aprirla.
Lino iniziò a piagnucolare: "Lo sapevo che questa casa è infestata dai fantasmi"
Proprio in quel momento si sentì un “Buuuuuuuuuu” provenire dal piano di sopra.
Tamara, Lino e Dino si strinsero forte forte tra loro, sussultando.
"Bimbi monelli, siete venuti a disturbarmi! Se volete che vi lasci in pace dovete darmi tutte le vostre caramelle!"
"Ma noi non abbiamo caramelle!" rispose Adele.
"Non dite bugie, siete vestiti per Halloween e ad Halloween ci si riempie le tasche di dolcetti!" rispose il fantasma.
"Ma noi non siamo ancora andati in giro per le case! E’ ancora presto e siamo entrati qui solo perché fuori è cominciato il temporale" continuò Adele.
"Ma davvero?" – rispose il fantasmino, che non sapeva esattamente che ore erano.
I quattro annuirono e risposero in coro "Siii"
Il fantasma decise allora di farsi vedere. Era bianco, pallido e semitrasparente e Lino per la paura si nascose dietro a suo fratello Dino.
Tutti e quattro i bimbi rimasero comunque impressionati.
"Ma allora i fantasmi esistono veramente" esclamò Tamara.
"Certo che esistono!"rispose il fantasma.
Adele ci rimase un po’ male, lei era convinta che i fantasmi non esistessero.
"Ma tu sei un fantasma cattivo?" chiese Tamara leggermente impaurita.
"Io cattivo? Ma no! Io sono un fantasma buono. Vi ho fatto paura solo perché avevo una gran voglia di dolci, è un sacco che non ne mangio, sapete sono tanto goloso"
"Come ti chiami?" chiese Dino.
"Mi chiamo Bruno."
"Io sono Dino, questo bimbo pauroso è mio fratello Lino e queste sono le mie amiche Adele e Tamara."
Si presentarono tutti.
"Scusaci se siamo entrati in casa tua senza il permesso" disse Adele "ma forse possiamo aiutarci a vicenda"
Gli altri bimbi e il fantasmino Bruno la guardarono con curiosità.
"Questa sera potresti farci compagnia mentre andiamo per le case a chiedere “dolcetto o scherzetto” e sono sicura che tu sarai bravissimo a spaventare la gente! Sai quanti dolci riusciremo a racimolare?!" propose Adele.
Si guardarono tutti in faccia, era un’ottima idea! Anche Lino, che ormai non aveva più paura di Bruno, ne fu entusiasta.
Bruno aprì la porta e tutti guardarono fuori. Il temporale era passato e il cielo era diventato tutto arancione per il tramonto.
Così poterono tornare a casa di corsa a prepararsi per la serata. Tutti assieme andarono a bussare alle porte delle case del paese, e quando aprivano Bruno faceva dei “buuuuu” spaventosissimi.
Così le loro tasche si riempirono di caramelle e dolci, e passarono tutti una bellissima serata.

 
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La storia di Rudolph la renna

Post n°768 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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La storia di Rudolph la renna

(https://www.fabulinis.com/favole/storia-di-rudolph-la-renna/)
- immagine creata da me -


Le renne abitano lassù a nord, dove le notti d’inverno sono lunghissime e la neve è bianchissima. Babbo Natale va sempre lì a cercare quelle più forti e più veloci: gli servono per far volare la sua slitta.
Lì a nord viveva una famiglia di renne che aveva cinque piccoli. Il più giovane si chiamava Rudolph ed era un cucciolo particolarmente vivace e curioso.
Lui infilava il suo naso dappertutto. Ed era un naso veramente particolare. Infatti, quando Rudolph era felice, arrabbiato o si emozionava, il naso si illuminava e diventava rosso come un pomodoro.
I suoi genitori ed i suoi fratelli lo trovavano adorabile e lo amavano per questa sua particolarità, ma fin dall’asilo era diventato lo zimbello dei compagni.
“Rudolph ha il naso rosso! Rudolph ha il naso rosso!” lo prendevano in giro.
E alla scuola elementare andò anche peggio! Rudolph cercava con tutti i mezzi di nascondere il suo naso ma non ci riusciva.
Aveva provato a rimanere sempre serio, a metterci un cappuccio di gomma e addirittura a dipingerlo di nero, ma non c’era niente da fare. In qualche modo quel naso rosso e luminoso saltava sempre fuori e i suoi compagni ridevano a crepapelle. Rudolph ci restava molto male: piangeva amareggiato, e i suoi genitori e i suoi fratelli non riuscivano mai davvero a consolarlo.
Passarono gli anni e Rudolph divenne un giovane forte e agile. Finché fu abbastanza grande da poter partecipare alla selezione delle renne che avrebbero trainato la slitta di Babbo Natale.
Anche quell’anno, infatti, l’inverno era ormai alle porte e la visita di Babbo Natale visita si avvicinava. In vista di quell’appuntamento, le renne giovani e forti si facevano belle. Le loro pellicce venivano strigliate e spazzolate fino a brillare come il rame, le corna venivano lucidate fino a risplendere più della neve. Ed ecco che arrivò il gran giorno.
Tutte le renne si riunirono nel piazzale dove di solito atterrava Babbo Natale in quell’occasione e, nell’attesa, cercavano di intimorire e impressionare gli altri concorrenti. Ciascuno avrebbe infatti voluto essere scelto: trainare la slitta di Babbo Natale è un onore immenso!
Tra di loro c’era anche Rudolph, e bisogna ammettere che spiccava tra gli altri per bellezza e vigore.
Babbo Natale atterrò puntuale. Era partito da casa sua con la slitta leggera trainata solo da Donner, il suo fedele caporenna.
Babbo Natale si mise subito al lavoro ed esaminò ogni concorrente. Siccome le renne erano molte e Babbo Natale ne avrebbe scelte solo otto, ci volle molto tempo per guardarle tutte con attenzione e il tempo sembrava non passare mai. Anzi, a Rudolph sembrava un’eternità.
Quando finalmente toccò a lui, però, il suo naso diventò incandescente per l’agitazione, era quasi luminoso come il sole.
Babbo Natale lo guardò e sorrise amichevole, ma scosse la testa. – Sei grande e robusto. E sei un bellissimo giovanotto – disse – ma purtroppo non posso sceglierti. Il tuo naso rosso potrebbe spaventare i bambini.
Non potete immaginare la tristezza ed il dolore che queste parole diedero a Rudolph.
Corse nel bosco più veloce che poteva, scalpitando e ruggendo per la rabbia. A tutti gli scoiattoli che venivano a chiedergli cosa succedesse, rispondeva: 
"Guarda come brilla il mio naso. Nessuno ha bisogno di una renna con il naso rosso!" e piangeva per la tristezza.
Piano piano si calmò e tornò a casa, dove i suoi genitori e i suoi fratelli lo abbracciarono forte. Lui riprese le sue normali attività, cercando di non badare a quanto si vantavano i suoi compagni che erano stati scelti da Babbo Natale. Spesso tornava nel bosco a salutare gli scoiattoli che l’avevano aiutato quel giorno che era stato tanto triste.
Intanto il Natale si avvicinava e tutti erano così occupati con i preparativi per le feste, che nessuno si accorse che il tempo peggiorava ogni giorno di più.
Al punto che Babbo Natale, quando lesse le previsioni per la notte della Vigilia, disse preoccupato: – Come potrò trovare la strada per arrivare alle case dei bambini? Nevicherà così tanto che rischio di non vedere nemmeno le mie renne!
Quella notte non riuscì a dormire. Doveva trovare una soluzione. Perciò decise di tornare al paese delle renne, forse loro avrebbero potuto aiutarlo.
Ma nevicava così tanto che Babbo Natale non riusciva a vedere niente tranne una luce rossa. Tutto ciò che era intorno a lei era illuminato a giorno.
Babbo Natale si avvicinò e si accorse che quella luce proveniva dal naso della renna che lui aveva scartato. La ricordava benissimo.
"Ciao" le disse "mi ricordo di te. Ti dissi che il tuo naso avrebbe spaventato i bambini, ma mi rendo conto che è eccezionale. Illumina a giorno la strada anche nella bufera. Ti va di essere la prima delle renne attaccate alla mia slitta e di mostrarmi così la strada per raggiungere i bambini?"
Rudolph non credeva alle sue orecchie: per l’emozione inciampò nella neve e il suo naso divenne ancora più rosso.
Finalmente rispose: "Naturalmente, lo farò volentieri. Mi fa un enorme piacere."
"Allora ti aspetto domani sera con tutti gli altri. Dobbiamo partire puntuali per essere sicuri che i bambini ricevano i loro doni a mezzanotte."
Figuratevi la faccia dei compagni di Rudoplh quando lo videro a capo della squadra di renne. Loro l’avevano sempre preso in giro per il suo naso bizzarro, ma proprio quel naso si era rivelato indispensabile per permettere a Babbo Natale di portare a termine la sua missione.
Nonostante la bufera di neve, la slitta partì puntuale e fece tutto il suo giro senza intoppi. La luce del naso di Rudolph aveva guidato le renne sane e salve.
Il giorno dopo Rudolph venne festeggiato come un eroe. Le renne ballarono e cantarono felici perché una di loro era entrata nella storia.
Da allora Rudolph è sempre a capo della slitta di Babbo Natale, per illuminargli la strada e far sì che tutti i bambini ricevano il loro regalo di Natale.

 
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citazione 43

Post n°767 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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cuore-piccolo



Lungo i bivi della tua strada, incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere, dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo, anche se non lo sai, tra proseguire diritto o deviare, spesso si gioca la tua esistenza e quella di chi ti sta vicino...............

Susanna Tamaro



 
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Buona domenica

Post n°766 pubblicato il 13 Ottobre 2019 da rosadelvento




Ricordati ......

Non dimenticare mai di sorridere

Buona Domenica



 
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citazione 42

Post n°765 pubblicato il 13 Ottobre 2019 da rosadelvento
 



cuore-piccolo



La vita umana non vale niente.....

ma niente vale quanto una vita umana....


eppure ci sono persone che non considerano affatto la vita degli altri .... che ci giocano ....

non c'è proprio niente da aggiungere....

 
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buon pranzo

Post n°764 pubblicato il 11 Ottobre 2019 da rosadelvento

pattyf56-buon-pranzo-cena-1d

 

pattyf56-pranzo-cena-3

 
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Il primo albero di Natale

Post n°763 pubblicato il 11 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

Il-primo-albero-di-Natale

 

 

Il primo albero di Natale

(https://www.fabulinis.com/favole/il-primo-albero-di-natale/)
- immagine creata da me
-
La vigilia di Natale, nel tardo pomeriggio, Babbo Natale camminava nel bosco col suo sacco in spalla, tutto nervoso…
Tra poco sarebbe dovuto partire con la sua slitta per portare i doni ai bambini di tutto il mondo, ma un pensiero lo tormentava.
Rifletteva su come lo spirito del Natale fosse cambiato negli ultimi anni.
Certo, i bambini erano felici di ricevere giocattoli e dolci, ma lui avrebbe voluto che cantassero e ballassero con le loro famiglie per festeggiare il Natale, cosa che purtroppo ormai accadeva sempre più raramente.
Avrebbe voluto riportare di nuovo tutta questa gioia ai bambini, ma non gli era venuta nessuna bella idea.
“Adesso ne parlerò con il mio aiutante Gimpy.” pensò. “Dobbiamo incontrarci per organizzare la distribuzione dei regali, magari insieme riusciamo a trovare una soluzione anche per questa cosa.”
Gimpy stava già aspettando Babbo Natale nella casetta in mezzo al bosco da dove partivano tutti i regali. Appena vide Babbo Natale gli corse incontro, ma si fermò, vedendolo così cupo.
– Cosa succede, Babbo Natale? Non sei pronto per andare a portare i regali ai bambini?-
– Non lo so – rispose Babbo Natale. – Quest’anno mi sento tanto stanco, forse è successo qualcosa che mi ha fatto perdere l’entusiasmo. Cibo e giocattoli vanno bene, ma bisognerebbe trovare un’idea nuova per rendere davvero felici le persone, per farle di nuovo cantare e ridere di gioia…
– Ci avevo pensato anch’io sai, ma non è così facile – disse Gimpy pensieroso.
– Lo so – continuò Babbo Natale, – E io ormai sono troppo vecchio. A forza di pensare ad inventare qualcosa, mi è perfino venuto mal di testa. Se si va avanti così, rischiamo che il Natale diventi una festa come tutte le altre, e questo mi renderebbe davvero molto triste.
Nel frattempo era arrivata la sera. La luna ormai saliva in cielo e il tempo iniziava a stringere, perciò decisero di fare una passeggiata: camminare nel bosco li avrebbe forse aiutati a trovare un po’ di ispirazione.
Cammina cammina, giunsero ad una grande radura circondata da piccoli e grandi abeti. Era un posto bellissimo. La neve brillava sui rami degli alberi e, sotto la luce della luna, sembrava fatta d’argento.
Gli abeti scuri per la notte e bianchi per la neve formavano un paesaggio incantato.
Rimasero però colpiti da un abete in particolare: aveva dei ghiaccioli che penzolavano dalla punta dei rami e che scintillavano per i riflessi di luce. Non avevano mai visto niente di simile.
Gimpy si avvicinò a quell’abete ed esclamò: – Che meraviglia! Babbo Natale, non è bellissimo quest’albero?
– Sì, davvero… – rispose Babbo Natale.
Erano lì incantati a guardarlo, quando Gimpy all’improvviso disse – Dammi delle mele!
– Mele? – chiese meravigliato Babbo Natale
– Su, veloce, ho avuto un’idea. Dobbiamo legarle con delle cordicelle in modo da poterle appendere all’abete.
Babbo Natale era molto perplesso, ma iniziò a cercare nel suo grande sacco e trovò sia delle mele che un po’ di corda.
Fabbricò dei piccoli lacci con la corda e, dopo averci legato le mele, le diede a Gimpy. L’elfo le prese, le lucidò bene fino a farle diventare di un rosso acceso e le appese all’albero. Quando finì sorrise soddisfatto.
– Già che ci siamo, attacchiamoci anche delle noci – continuò Gimpy.
Babbo Natale era sempre più confuso, non riusciva a capire dove l’elfo volesse andare a parare. Ma lo vedeva così deciso che non replicò.
Gimpy sfregò le noci su un panno speciale che portava sempre con sé, così da farle diventare dorate.
Quando ebbero finito, Gimpy chiese ancora: – Per caso nel tuo sacco hai delle luci, Babbo Natale?
– Purtroppo no, ma ho delle candeline, e dei fiammiferi per accenderle.
– Perfetto! – gridò Gimpy con gioia. Così presero anche tutte le candeline e le misero sui rami dell’abete e sulla sua cima. Poi le accesero.
Lo spettacolo era meraviglioso.
Nel buio, questo piccolo albero brillava come una stella, le mele mandavano riflessi rossi e le noci lo facevano splendere come se fosse d’oro. Gimpy batteva le mani e rideva felice, mentre Babbo Natale non era più arrabbiato.
Gimpy, serio ma felice, guardò Babbo Natale e disse – Ora portiamo l’albero giù in paese così com’è.
Così fecero. Giunsero in paese a notte fonda, quando tutti ancora dormivano. Gimpy indicò la porta della casa più povera del villaggio, la aprì piano e aiutò Babbo Natale a portare dentro l’abete.
Lo sistemarono in mezzo al salotto e Babbo Natale ci lasciò sotto anche un sacco di belle cose: dolci, giochi, mele e noci. Poi, sempre in silenzio, andarono via.
La mattina dopo, il più piccolo dei bambini che abitavano in quella casa si alzò per primo e, come sempre, andò in salotto.
Immaginate quanto grande fu lo stupore nel vedere lo spettacolo dell’albero addobbato!
Corse subito a svegliare mamma, papà e i fratelli, e tutti, sbalorditi per quella meravigliosa sorpresa, cominciarono a ballare e cantare intorno all’albero tenendosi per mano.
La gioia era talmente grande che non guardarono nemmeno i regali: l’albero era il vero dono per tutti.
I vicini, sentendo tutto quel cantare, corsero a vedere e a poco a poco tutto il paese si riversò in quella casa.
Rimasero tutti incantati e volevano tutti un abete così in casa loro!
Andarono nel bosco a prendere un abete e lo addobbarono con mele, noci e luci, proprio come quello fatto da Babbo Natale e Gimpy.
Quando fu sera, in ogni casa si poteva vedere brillare un albero e si potevano sentire canti di Natale.
Nel giro di pochi anni tutte le famiglie del mondo iniziarono ad addobbare un abete per Natale.
Ma la cosa più importante era che Babbo Natale era riuscito a rendere unica e indimenticabile la festa del Natale.

 
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citazione 41

Post n°762 pubblicato il 11 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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 cuore-piccolo



Nella vita ci sono giorni pieni di vento e pieni di rabbia,

ci sono giorni pieni di pioggia e pieni di dolore,

ci sono giorni pieni di lacrime;

ma poi ci sono giorni pieni d'amore che ci danno il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni............

-

Romano Battaglia

(immagine creata da me)

 
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Autunno sul mare

Post n°761 pubblicato il 09 Ottobre 2019 da rosadelvento
 
Tag: autunno

Autunno-sul-mare

 

 

Autunno sul mare

(di Thomas Mann)
- immagine creata da me -
E vennero giornate grigie, tempestose.
Simili a tori che si preparassero a cozzare, le ondate curvavano la testa e si precipitavano furiose contro la riva, inondandola per lungo tratto e cospargendola di umide alghe lucenti, di conchiglie e di legname fradicio.
Schiumosi avvallamenti d'un color verde pallido si aprivano sotto il cielo fosco, tra le lunghe colline di marosi: ma più lontano, dove il sole si nascondeva dietro le nubi, un biancastro scintillio vellutato illuminava le acque.

 
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I regali di Natale nello sgabuzzino

Post n°760 pubblicato il 09 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

I-REGALI-NELLO-SGABUZZINO

 

 

I regali di Natale nello sgabuzzino

(dal web - immagine creata da me)
Il postino suonò due volte. Mancavano cinque giorni a Natale. Aveva fra le braccia un grosso pacco avvolto in carta preziosamente disegnata e legato con nastri dorati.
«Avanti», disse una voce dall'interno.
Il postino entrò. Era una casa malandata: si trovò in una stanza piena d'ombre e di polvere. Seduto in una poltrona c'era un vecchio.
«Guardi che stupendo paccone di Natale!» disse allegramente il postino.
«Grazie. Lo metta pure per terra», disse il vecchio con la voce più triste che mai.
Il postino rimase imbambolato con il grosso pacco in mano. Intuiva benissimo che il pacco era pieno di cose buone e quel vecchio non aveva certo l'aria di spassarsela bene. Allora, perché era così triste?
«Ma, signore, non dovrebbe fare un po' di festa a questo magnifico regalo?».
«Non posso... Non posso proprio», disse il vecchio con le lacrime agli occhi. E raccontò al postino la storia della figlia che si era sposata nella città vicina ed era diventata ricca. Tutti gli anni gli mandava un pacco, per Natale, con un bigliettino: «Da tua figlia Luisa e marito». Mai un augurio personale, una visita, un invito: «Vieni a passare il Natale con noi».
«Venga a vedere», aggiunse il vecchio e si alzò stancamente. 
Il postino lo seguì fino ad uno sgabuzzino. Il vecchio aprì la porta.
«Ma...» fece il postino. 
Lo sgabuzzino traboccava di regali natalizi. Erano tutti quelli dei Natali precedenti. Intatti, con la loro preziosa carta e i nastri luccicanti.
«Ma non li ha neanche aperti!» esclamò il postino allibito. 
«No», disse mestamente il vecchio. «Non c'è amore dentro».

 
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Non fermarti all'apparenza ....

Post n°759 pubblicato il 09 Ottobre 2019 da rosadelvento
 
Tag: poesie

ma-fermarti-all-apparenza

 

 

 cuore-piccolo



Non fermarti all'apparenza per giudicare una persona.....
guardala negli occhi e scopri la sua anima.....
ascoltala e saprai le sue idee.....
odorala e sentirai la sua fragranza.....
toccala e conoscerai i suoi punti deboli.....
gusta la sua presenza, capirai se ti lascia o no l'amaro in bocca.....
sentila con tutti i tuoi sensi.....
vivila e poi, solo poi potrai forse giudicarla.....
cosa c'è di più bello del perdersi negli occhi della persona che ti vuole bene.....
frugare nel suo cuore attraverso lo sguardo per crearsi un posto.....
lì.....dove poi lasciare custodita la tua anima.....

 

- immagine creata da me -

(dal web)

 

 
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Autunno in città

Post n°758 pubblicato il 08 Ottobre 2019 da rosadelvento
 
Tag: autunno

Autunno-in-citt

 

 


Autunno in città

(di Ernest Hemingway)
- immagine creata da me -


Il tempo è cambiato. Il vento strappa le foglie dagli alberi dei viali e le spinge contro i grossi autobus fermi al capolinea.
I caffè sono gremiti e le vetrine appannate dal caldo e dal fumo all'interno.
Ai semafori, gruppi di persone con impermeabili e soprabiti attendono di passare.

 
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UN'ALTRA LEGGENDA ....

Post n°757 pubblicato il 08 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

UN-ALTRA-LEGGENDA

 

 

 

UN'ALTRA LEGGENDA ....

(dal web)
- immagine creata da me -

Molti anni fa, quando ancora non esisteva l'energia elettrica e per spostarsi c'erano solo i carri trainati dai cavalli, una bimba di nome Marina aspettava con ansia l'arrivo del Natale.
Era tradizione in casa sua stare tutti raccolti davanti al fuoco. Le castagne erano il loro panettone, ma quello che contava di più per loro era stare tutti insieme.
Mancava poco ormai alle feste, ma c'era una cosa che la piccola sognava da tanto: avere un piccolo dono solo per lei. Non era egoismo il suo, ma solo il desiderio di una bambina di sentirsi speciale. Lei era molto buona, badava sempre alle sorelle più piccole, quando i genitori erano nei campi. Ma quel Natale sperava che tutti loro lo potessero ricordare come unico e magico.
La nonna le raccontò che esisteva un uomo molto vecchio, che aveva migliaia di anni e che nella notte di Natale, portava i doni a tutti i bambini che gli scrivevano una letterina e che credevano in lui. Nessuno lo vedeva quando portava i regali, ma ogni mattina del 25 dicembre i bambini si svegliavano con i regali ai piedi del letto.
La piccola Marina decide di scrivere questa lettera e di spedirla come le aveva spiegato la nonna. Poi i giorni passarono e finalmente era la vigilia di Natale. Quella lettera giunse all'uomo che restò molto colpito dalle parole della piccola. Marina gli aveva chiesto in dono qualcosa di speciale, solo per lei. Ma con l'innocenza di una bimba, aveva chiesto che non fosse messo ai piedi del letto, ma che anche anche in questo caso avvenisse qualcosa di speciale.
La mattina di Natale accadde qualcosa di incredibile. La piccola si sveglio trepidante come non mai. Scese in salotto e scoprì accanto al camino un abete verde e una scatola ai suoi piedi. Sulla scatola c'era una lettera di risposta che diceva: " Piccola Marina, le tue parole mi hanno commosso e mi hanno fatto capire quanto magico è il cuore di ogni bambino. Ho cercato un regalo davvero speciale per te. Come avrai visto hai un albero in casa. Nella scatola ti ho portato molte candele e una piccola stella da mettere in cima all'albero. Decora poi l'albero con tutti gli oggetti che ti piacciono e che ti fanno pensare al Natale e all'inverno. Poi metti sopra tutte le candele e accendile, sarà meraviglioso guardarlo insieme a tutta la tua famiglia". E così la piccola si diede da fare. Mise sopra biscotti, pigne, i suoi vecchi giocattoli e tutto quello che trovava. Infine mise la stella in cima all'albero. La sera di Natale accesero l'albero tutti insieme. Quello è stato il Natale più bello e magico di tutta la sua vita.

 
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LA STORIA DEL TRONCHETTO

Post n°756 pubblicato il 08 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

LA-STORIA-DEL-TRONCHETTO-1

 

 

 

LA STORIA DEL TRONCHETTO

(tratto dal sito TESTI E STORIE DI NATALE
http://www.letturegiovani.it/semprenatale/testi_e_storie_di_natale.htm)
- immagine creata da me -
Ogni sera, quando il padre di Nellina rientrava dal bosco, scuoteva la neve dagli stivali e brontolava: 
"Oh, là là! Che caldo fa, qui! Sembra un forno! Guarda, Nellina, i vetri delle finestre sono tutti appannati! E poi, sempre questo odore di dolci e creme bruciacchiate! Toh, guarda tua madre, coperta di farina dalla testa ai piedi! Che idea che ho avuto di sposare una fornaia!".
Naturalmente la mamma di Nellina non era contenta. I suoi occhi brillavano di collera. 
Gridava: 
"Che cosa? Dolci bruciacchiati? lo? I miei panettoni farciti sono i migliori dei mondo! E poi io faccio delle cose con le mie mani. Tu, grand'uomo, non fai che demolire dei poveri alberi che non t'hanno fatto niente. Guardalo, Nellina, tutto coperto di segatura dalla testa ai piedi!".
Nellina ne aveva abbastanza di questi litigi. Si arrotolava le trecce bionde forte forte intorno alle orecchie e non sentiva più niente. 
Ma il papà continuava a gridare: 
"Questa sedia è tutta appiccicosa. È ancora la tua crema!". 
E la mamma urlava: 
"Crema? ma quale crema: è la resina dei tuoi maledetti alberi. La spiaccichi dappertutto!".
Quella sera, Nellina piangeva nel suo lettino. Amava tanto il papà e la mamma. Ma ora esageravano. Due giorni dopo era Natale e loro non facevano nessuno sforzo per andare d'accordo e passare una bella festa insieme. Il papà si era rifiutato di ridipingere l'insegna della pasticceria. La mamma non aveva voluto rammendare il gilet dei marito. 
I grossi lacrimoni di Nellina bagnavano la sua bambola preferita.
Il giorno dopo Nellina raccontò tutto al cugino Gianni.
"Non serve a niente piangere" le disse Gianni. "Devi fare qualcosa. I tuoi genitori ti vogliono bene. Prepara tu la festa. Fabbrica un regalino, addobba la casa e Natale sarà una festa fantastica!".
Nellina tornò a casa di corsa. Aprì le finestre, spazzò fuori farina e segatura. Pulì e lucidò. Decorò la casa con rametti di agrifoglio e carta crespa, aggiustò il gilet del papà e stirò il nastro che la mamma si annodava nei capelli. Poi si disse: 
"E adesso preparo una bella sorpresa! Almeno a Natale non litigheranno". 
E mentre mamma e papà erano al lavoro, Nellina preparò la sua sorpresa, ridendo da sola.
Quando il padre rientrò, non riuscì a trattenere un fischio di sorpresa: 
"Oh, là, là! Che bella casa! E il mio gilet riparato per Natale". 
La madre a sua volta: 
"La casa addobbata e il mio nastro lavato e stirato. Che meraviglia!".
Il giorno di Natale, andarono a Messa tutti insieme e poi tornarono per il pranzo. Al momento dei dolce, Nellina portò la sua sorpresa. Mamma e papà aggrottarono le sopracciglia.
La mamma domandò: 
"Che cos'è? Sembra un tronco d'albero, con la corteccia scura e un po' di neve. È disgustoso!".
Il papà annusò e disse: 
"Sa di biscotti, cioccolato e zucchero in polvere. È disgustoso!"
Poi, tutto d'un colpo, la mamma scoppiò a ridere e disse: 
"È un dolce, è per me. Grazie Nellina!"
Il papà scoppiò a ridere anche lui: 
"È un tronchetto d'albero, è per me. Grazie Nellina!"
Nellina, felice, gridò: 
"È per tutti e tre. E lasciatene un po' anche per me!". 
E così nacque il tronchetto di Natale.

 
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Post n°755 pubblicato il 08 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

IL-PI-BEL-CANTO-DI-NATALE

 

 

 

La vigilia di Natale era una notte di canzoni,
che si avvolgevano intorno a te come uno scialle.
Ma scaldavano più del tuo corpo.
Scaldavano il tuo cuore ......
riempiendolo di una melodia che sarebbe durata per sempre.

(B. Streeter Aldrich)
- immagine creata da me -

 
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