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"SENZA CAPO NE' CODA" 

Post n°1 pubblicato il 07 Settembre 2006 da pauca

Questo blog ha , al momento , l'unico scopo di riassumere, in modo più organico e fluido di quanto possa fare il forum, i vari interventi nel racconto senza titolo e in sviluppo , che ho "lanciato" in community il 5 set u.s. Titolo del FORUM è "un bravo lettore è un bravo scrittore!". ( E' UNA PROVOCAZIONE, VEDIAMO L'EFFETTO CHE FA) 

INTRODUZIONE

E' noto che siamo un popolo di scrittori, infatti un notevole numero di persone ha nel cassetto, oltre che i propri sogni , anche la bozza di un libro che reputa di sicuro successo e sicura pubblicazione.

Bene , con la collaborazione di tutti coloro che lo vorranno, propongo di scrivere un testo della lunghezza ,dai contenuti e del genere che verrà naturalmente e , aggiungo, inaspettatamente fuori dai vostri interventi .

In sintesi darò l' "INCIPIT" della storia che vorrei sviluppare con la vostra collaborazione, ognuno è invitato a continuarla inviando una frase completa , di senso compiuto e logicamente consequenziale a quella del precedente intervento.Ognuno può intervenire più volte ma mai due volte di seguito per evitare un senso obbligato e prevedibile alla storia che è di tutti e ogni intervento gli imprimerà una direzione diversa.

Quando mettere la parola fine alla storia?
QUESTO PROPRIO NON LO SO! LO DECIDEREMO INSIEME!

Ecco l'inizio della storia.

CAPITOLO PRIMO 
"Il sibilo acuto precedette di un istante, come il fulmine nella tempesta il tuono, il rumore sordo e soffocato alle spalle di Giovanni che, lentamente, si voltò

e con aria indifferente allungò lo sguardo. Era solo un petardo. Qualche ragazzo probabilmente lo stava osservando nascosto e deluso imprecava per il petardo andato sprecato. Era troppo assorto e come lo scorso anno il pensiero era il medesimo: avrebbe passato il Natale solo, di nuovo."Allungò il passo per raggiungere il proprio posto di lavoro, come tutte le mattine arrivò in via rosina- angolo via taddea e l'altro Giovanni - la sua voce di dentro- si fece sentire << e allora ? Se anche passi un altro natale solitario che male c'è?In fondo cos’è il Natale, se non una stupida invenzione di gente bigotta che snocciola continuamente rosari per accaparrarsi un posto in un ipotetico Paradiso e volta disgustata la faccia dall’altra parte quando le si avvicina un barbone a chiedere soldi per un panino, per non parlare poi di chi ne fa solo un’occasione per spendere i loro lerci soldi . No, per fortuna io non ho nulla a che vedere con questo Natale, io ho altre cose più importanti da fare, spero solo che tutto questo trambusto passi al più presto>> entrò nel suo ufficio, un luogo stretto e maleodorante per l’umidità, appese all’appendiabiti di legno posto sulla parete il suo sgualcito cappotto grigio e la sua sciarpa di tela scozzese, inforcò gli occhiali e si sedette alla scrivania sommersa di carte, ne sarebbe riuscito a notte fatta….!Torna in cima


Fatta.....la notte.....mille pensieri che popolano in modo incontrollabile la mente.....riaffiorano quelli più insistenti, come quella ragazza che ti ha colpito, come l'incidente lungo la strada, con tutte le persone che rallentano il traffico per guardare, come la discussione avuta in ufficio, per motivi come al solito "stupidi".....così, ormai stanco di tutto cerchi di addormentarti.....e.....sogni.....!Una specie di boato , proveniente dalla strada, fece vibrare i vetri delle finestre e in successione voci concitate , urla e lamenti riportarono velocemente Giovanni alla realtà!
Si affacciò alla porta finestra della camera , abitava la piano rialzato di un decoroso condominio alla periferia della città, e vide, aggrappata alla cancellata condominiale che scorreva sotto il suo balcone, una giovane donna con il viso stravolto , con molti graffi sul viso, nell'atto di scavalcarla......con un atletico balzo , senza che neanche se ne accorgesse , Giovanni se la trovò davanti a sè sul balcone..................
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Cosa accadrà adesso?come mi comporto?"pensò Giovanni con il volto incredulo e spaventato...mentre la ragazza sanguinante iniziava a parlargli:"per favore...non urlare, non voglio farti del male, e a meno che tu non me dia motivo non lo farò.Dalla tasca della sua giacchetta leggera estrasse lentamente una piccola pistola e gliela puntò alla testa. L'arma era appena più piccola della mano, e sembrava in ceramica, per poter essere occultata ai metal-detector. "Presto, portami alla tua macchina. Fai solo quello che ti dico e non ti succederà niente". In lontananza si sentiva la sirena di un auto della polizia. Giovanni pensava febbrilmente ad un modo di uscire da quella situazione. "Perlomeno", pensava in un remoto angolo della sua mente, "ora non sono più certo di passare il natale da solo. Potrei anche non passarlo affatto."

La ragazza pareva non avere un’aria davvero aggressiva: sembrava lei stessa molto più atterrita di quanto non lo potesse essere Giovanni. Ma lui decise comunque di non rischiare: per quanto ritenesse la sua vita miserabile e inutile, aveva ancora troppa paura di morire.
Docile e muto, ubbidì alla richiesta e i due si avviarono al piano interrato dell’edificio.
L’arma in ceramica rivelava che si trattava sicuramente di una terrorista, una rivoluzionaria, una minaccia per la società e per quella stessa armonia sociale di cui lui faceva parte. Probabilmente era appena avvenuto un altro attentato più a Nord, negli sfavillanti e grandiosi quartieri “alti” della città, e lei ne stava scappando.
Entrarono nel garage sotterraneo. Faceva freddo e nel''aria c'era odore di neve. Si avvicinarono all'auto di Giovanni, il quale non poteva sapere dove si trovasse la canna della pistola che ancora lo minacciava: la ragazza aveva avuto l'accortezza di non premerla contro il suo corpo. Era evidentemente una professionista. Alla fioca luce delle lampade Giovanni pensò di vedere un riflesso nel finestrino dell'auto. Sarà solo una mia impressione, pensò. Però man mano che si avvicinava capì di non essersi sbagliato: c'era davvero un piccolo riflesso sul finestrino. No, non era sul finestrino, realizzò di colpo, ma dietro il finestrino... dentro la sua auto. Premette il pulsante per l'apertura, ma capì che era inutile: la macchina era già aperta.
"...............il contatto elettrico collegato alla portiera si interruppe inviando il segnale di innesco al detonatore di una carica esplosiva da circa due chili di tritolo , collegata sotto l'autovettura vicino al serbatoio pieno di carburante ..........l'esplosione fece letteralmente saltare la macchina polverizzando tutto quello che c'era intorno compresi la ragazza e giovanni.... che non fece in tempo a pensare a nulla neanche al suo prossimo natale.....................!

CAPITOLO SECONDO
Il palazzo era in fiamme , le sirene delle ambulanze e dei mezzi di soccorso laceravano la notte , dovunque c'era disperazione e morte , nesuno capiva ancora cosa fosse successo , tanti erano gli interrogativi.....un attentato ,lo scoppio di una bombola del gas , una perdita dalle conduttura fognarie ........."

Giornalisti, vigili del fuoco, curiosi, infermieri, poliziotti già si precipitavano sul posto quando Giovanni si alzò di scatto strabuzzando gli occhi. Miliardi di pensieri, di ricordi, di immagini gli affollarono la mente come un turbine: la ragazza, la pistola, la macchina… ah sì! La bomba!
Attorno a lui il disordine e il caos: tutti erano impiegati nel proprio lavoro e tentavano di svolgerlo il più velocemente possibile, mentre Giovanni tentava ancora di racimolare i propri pensieri razionali e si scansava per non intralciare il loro operato.
Finchè la vide. Era in un angolo, fra i detriti dell’edifico, nella penombra, voltata a guardare le genti che accorrevano verso le luci dell’incendio. Lui, nonostante la penombra, la riconobbe subito e stranamente si diresse senza indugio verso di lei. Non cercò l’aiuto di infermieri o poliziotti ma sentiva l’unico impulso di dirigersi da lei. Frastornato e ancora poco cosciente del proprio agire, si lasciò guidare dall’istinto. “come stai?” le chiese dolcemente.
“io stavo già male da molto. Ma tu, come stai?” rispose senza neppure guardarlo “bè… frastornato…ma cosa è successo?”
“cosa credi sia successo?” disse la ragazza uscendo lentamente dalla penombra e voltandosi completamente verso di lui. Rivelando così che il suo corpo era orribilmente maciullato. Era letteralmente disintegrata la parte destra dell’esile figura che l’avevo condotto fino a quell orrendo incubo. La parte sinistra del suo volto e dei suoi arti erano pieni di ferite e di sfregi terribili, probabilmente provocate dalle schegge della carrozzeria.
Dopo una iniziale smorfia di disgusto e di sgomento, Giovanni si fece coraggio e tramante disse “Non lo so…non ne ho idea…io… e tu…e poi…non ci capisco più niente!! Io…” cominciò a sussurrare: ora la sua voce aveva lasciato spazio al terrore “io…sono morto?”. “Dipende da cosa intendiamo per morte, mio caro!” disse la fanciulla estendendo un sorriso che, nella completezza del suo volto originario, sarebbe stato magnifico e rassicurante ma che in quell orrida immagine mozzata risultava essere solo agghiacciante.
_________________

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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 08 Settembre 2006 da pauca

l'angolo sembrava isolato dal resto del mondo, si trovavano forse in una dimensione parallela,ma il luogo era pieno di gente di ogni tipo,soprattutto feriti che impauriti scappavano...giovanni non riusciva a rendersi conto di quanto accadeva, non sapeva cosa fare...

"....si sta svegliando , presto avvertite il dottore..." sentì le voci intorno a lui arrivare ovattate e lontane mentre mille luci brillanti come piccoli soli trafissero i suoi occhi appena dischiusi costringendolo a serrarli con forza..........

nel momento in cui aprì gli occhi un forte boato e una lunga sparatoria costrinsero giovanni a richiuderli a inginocchiarsi e rannicchiarsi di nuovo...poi qualcosa lo colpì alla nuca.svenne...
si alzò intorpidito e confuso,si girò attorno per cercare qualcuno che potesse aiutare la donna ferita che era con lui.ma con sua stupore non c'era più niente,era scomparsa ogni cosa:i pompieri, le automobili della polizia, i feriti e anche la donna accanto a lui."nono ho sognato!era tutto così reale,non può essere il frutto della mia immaginazione!"
il luogo deserto sembrava non aver subito danni non c'era nessun segno che facesse pensare a quanto era accaduto poche ore prima.
"come è possibile?".con questa domanda giovanni iniziò a incamminarsi cercando di scoprire cosa realmente era accaduto...

CAPITOLO TERZO

"IRINA si alzò con un cerchio alla testa ed un senso di vuoto allo stomaco , non aveva dimenticato quello che era successo la sera precedente durante la riunione a casa di Denise, ma c'era un vuoto...un vuoto nei suoi ricordi che non riusciva a colmare.
"Bene" si disse, "cominciamo a schiarirci le idee con un bel caffè".
Accese la macchinetta espresso, riempì il filtro con una dose abbondante ed aspettò che andasse in pressione. Nel frattempo ingollò una tachipirina con un sospiro di attesa fiduciosa.
Molly, sbucata dal nulla, le strofinò la gamba destra e le rivolse uno sguardo implorante accompagnato da un miagolio modulato e irresistibile.
"Ah sì, hai ragione, "sono dieci ore che non mangi. Provvediamo subito".
Aprì la credenza e prese una scatoletta che versò nella ciotola.
Intanto la caffettiera era pronta. Spinse il tasto ed ammirò il liquido nero con la cremina ocra e corposa che scendeva nella tazza.
Sorbì il caffè con fare voluttuoso, rendendosi conto nel contempo che il mal di stesta si stava dileguando.

Il pensiero corse subito allo sconosciuto che avrebbe incontrato tra poco.
Infatti tutte le mattine , all'angolo di due strade, dove lei era solita passare per andare al lavoro, incrociava un distinto signore , un pò dimesso nell'aspetto , ma sempre ordinato e composto , con il quale incrociava lo sguardo, nei suoi occhi, grigio perla , avvertiva la forza di volontà , il carattere indomito e lo spirito temerario di un individuo libero.
Questo fatto l'aveva incuriosita e più di una volta era stata sul punto di sorridergli per invitarlo ad una parola , un buongiorno un tentativo d'approccio...forse oggi l'avrebbe fatto!

Il distinto signore, però, quasi d'istinto parve mostrarle una smorfia, che lei non capì bene se effettivamente fosse una sua propria invenzione oppure, davvero, proprio quel signore, così ammodo, si stesse prendendo gioco di lei. Confusa, forse più confusa ancora di quel che era poco prima quando, prima d'incrociare "quell'uomo lì", sentiva nello stomaco una strana, quasi dolorifica sensazione e si domandava se fosse per via della colazione o per colpa di qualche pensiero. Qualche pensiero che ultimamente le ricorreva in testa a causa di quella situazione in ufficio, di quel fastidioso collega che, vuoi "che devo prendere una carta", vuoi "avresti mica una sigaretta", non mancava di venirla a scocciare. Se poi le avessero chiesto in seguito se la scocciatura più pungente fosse stata quella del collega, o quella di scoprire che davvero il signore incrociato si burlava di lei, lei non avrebbe avuto dubbi ed avrebbe evitato di rispondere, magari con uno dei suoi soliti stratagemmi, del tipo a cui spesso si aggrappava; illudendosi, per questo, d'essere prilvilegiata d'un'acume che certo, però, non le avrebbe dato così facile appiglio quando si sarebbe trovata dinnanzi a quella domanda, che spesso non viene da altri, alla quale una scappatoia non è concessa se non ci si vuole condannare. E davvero restò amaramente sorpresa di come il suo cosiddetto acume non riuscì a proteggerla, in un certo senso, quando un paio di giorni più tardi ella stessa (finalmente o purtroppo per Giovanni) si domandò se era innamorata...

IRINA non sapeva che la smorfia di Giovanni nascondeva l'angoscia di un uomo che aveva vissuto un esperienza strana tra sogno e realtà alla quale non sapeva dare una spiegazione razionale. erano giorni che analizzava con risoluta concretezza e spietata autocritica tutti gli avvenimenti accaduti nella passata settimana ma su uno era assolutamente sicuro la ragazza dell'attentato , dello scoppio quella orrendamente sfigurata che poi era sparita sia dal sogno che dalla realtà l'aveva incrociata una mattina mentre andava in ufficio, ma non sembrava averlo riconosciuto per cui si era convinto che o le somigliava moltissimo ed era una straordinaria coincidenza oppure..... .

Decise di schiarirsi le idee con una passeggiata...entrò nella cabina armadio e scelse la tuta pressurizzata più alla moda...rimpiangendo
in cuor suo la sicurezza di giorni andati, quando la cupola di protezione della città era ancora integra, e la vita dei coloni non era minacciata
dai gas dell'atmosfera ...



 
 
 

Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 27 Settembre 2006 da pauca

CAPITOLO QUARTO

<< che boiate ! >>, esclamò Antonio spegnendo il televisore al plasma ultima generazione con il telecomando ultrapiatto.
Si alzò dalla poltrona e stiracchiandosi pensò con fastidio al racconto romantico fantascientifico del film in dvd che aveva noleggiato, dal titolo "Galactica". Un film senza capo nè coda dove l'unica cosa da salvare era la colonna sonora eseguita dai Rolling Stones che associata ad una martellante campagna pubblicitaria di telefonini era diventata più famosa del film stesso.

Si versò qualcosa da bere, e mentre sorseggiava del pessimo rum messicano, sentì un rumore di chiavi e la porta d'ingresso che si apriva. Era Carla, la moglie che ormai da anni tradiva.

"Dove sei stata?" le chiese. "Te l'ho detto: sono uscita con Paola!"

Antonio si avvicinò a lei ed improvvisamente la prese a schiaffi.

Due grosse lacrime solcarono il volto di Carla, rabbia, umiliazione, sconforto per quel marito che ormai la considerava zerbino da calpestare.
Ma non era colpa sua se Angelo era morto.
Angelo, di nome e di fatto, un cherubino di sei anni che aveva avuto l'unico torto nella sua breve vita di trovarsi davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli mentre la mamma parlava con la maestra.
All'improvviso un'esplosione che l'aveva catapultata contro la macchina, che le aveva fatto perdere i sensi, precipitandola nell'oblio, un finimondo di fuoco, di fumo e di schegge che aveva investito in pieno il suo bambino.
Una bomba che aveva distrutto la sua famiglia e quella di altri innocenti.

No, non era colpa sua se Angelo non c'era più! Quanto dolore aveva provato in quei mesi di ospedale. I giorni sembravano interminabili, ma le notti erano ancora più terribili. Se riusciva ad addormentarsi, anche per brevi istanti, continuava a rivedere il corpo dilaniato del suo piccino. Il suo piccolo! Era la sua unica ragione di vita. Antonio, così spesso irascibile e violento, sempre così concentrato sul suo ego e sul suo desiderio di carriera, non poteva più essere il dolce compagno conosciuto sui banchi di scuola. Non poteva più essere quel meraviglioso amico ed amante.
Ed ora, anche la cosa più bella, l'unica per cui valesse veramente la pena vivere, era scomparsa.

Ma c'era una speranza...Gisella...
Uno scossone la riscosse dai suoi pensieri.
"Ti ho detto mille volte che non devi vedere quella donna...ti mette strane idee in testa, io non ti riconosco più, quella ti fa diventare pazza".
"Lasciami, mi fai male" sospirò con un filo di voce.
La voce irosa di Antonio e il suo viso paonazzo la fece sentire stanca...stanca, voleva restare sola a pensare a quando Gisella le aveva proposto di incontrarla.
"E' una medium, ti dico, riesce a parlare coi morti, ti può aiutare come ha aiutato me quando ho perso Mario. Non è un'imbrogliona, fidati, mi ha detto cose di mio marito che nessuno poteva sapere, mi ha fatto parlare con lui. Oh, non sai come sto meglio adesso".

Lei Gisella e Paola tre colleghe dello stesso reparto di clinica delle Rose, stuttura sanitaria alle porte di Milano , situata in un'antica villa patrizia con parco , convenzionata con il Servizio Sanitario era luogo di lavoro di tutti i medici impegnati nelle strutture pubbliche che riservavano ai pazienti più danarosi i loro servizi privati per appendiciti, cistifellie , raschiamenti, prostate e similari.
Si erano conosciute al corso di riabilitazione durante la specializzazione e avevano subito familiarizzato.
Paola la più giovane e anche la più bella delle tre aveva subito intuito le facoltà paranormali di Gisella , che, a conoscenza dei propri poteri aveva tardato a fare amicizia con le altre due. Ma l'insistenza di Paola , patita dell'aldilà e di tutte le storie più o meno esoteriche e l'attrazione fisica verso Carla che era decisamente attraente e sensuale l'avevano convinta a frequentarle.

Antonio prese la giacca di pelle , la scostò in malo modo facendola inciampare nel tavolino basso all'ingresso e uscì sbattendo fragorosamente la porta.
Non aveva più lacrime nè per arrabbiarsi nè per soffrire.
Si tolse il cappotto, lasciò la borsa sul tavolino che rimise al suo posto e massaggiandosi la gamba andò in cucina a prepararsi un caffè.
<> lo squillo insistente del telefono , lacerò il silenzio della casa e riportò sulla terra Carla che prese la chiamata in salotto << lui è in casa ?>> esordì Gisella>> a voce bassa che il ricevitore abbassò ancor di più << no, è appena uscito dopo l'ennesima scenata, giusy non ce la faccio più , devo prendere quanto prima una decisione definitiva , ma quale? Dopo averlo privato del figlio lo privo anche della..... >> fu interrotta dalla voce dura ed alterata di gisella << stupida! Cosa dici, tu non hai tolto nessun figlio ! angelo è tra gli angeli e proprio la settimana scorsa ho sentito il suo spirito guida vicino a me , abbiamo parlato a lungo e l'ho sentito tranquillo mi ha raccontato che .......>> Carla quando sentiva quei racconti ritrovava una pace interiore , gisella lo sapeva , si rilassava ed il suo volto si addolciva, quasi sempre al termine della storia piangeva ma non di dolore , era una specie di catarsi che sebbene sapesse che non le rendesse il figlio le faceva riscoprire quella maternità di cui era stata repentinamente privata a causa dell'attentato dove era morto il suo piccolino.
Intanto Antonio era seduto al bar del circolo della stampa , era un posto che lo faceva rilassare e dove poteva bere senza dover rendere conto a nessuno ma sopratutto dove avrebbe rivisto Eliana sua collega , con la quale aveva condiviso ,alcuni anni fa, un viaggio in Asia sulle condizioni delle donne nei movimenti guerriglieri al confine delle due Coree.
L'aveva rivista, lì al circolo, una sera della scorsa settimana , lui era seduto allo stesso posto ed aveva appena litigato con Carla più o meno per lo stesso motivo di poco prima .

Guarda chi si vede, Antonio, vecchio scorbutico intemperante, che ci fai qui a quest'ora, non si lavora oggi?"
Era Alberto, l'amico di sempre con cui non aveva segreti...oppure si, qualcuno.
Gli rivolse un sorriso sbiadito tenendo fra le mani un bicchiere con un miscuglio dal colore indefinito.
"Niente, stavo pensando...le solite cavolate...E tu? E' molto che non ti vedo, come ti va?"
Il viso di Alberto si trasformò in un caleidoscopio scintillante e variopinto.
"Non ci crederai, un affare formidabile...un capannone nuovissimo in zona Fiera...lo vendono ad un prezzo irrisorio, 800.000 euro, non lo sa ancora nessuno. Io naturalmente tutti quei soldi non li ho, ho qualche azione che posso vendere, ma insomma non ce la faccio, però se ci mettiamo in società con alcuni amici possiamo cacciare il ragno dal buco...eh, che ne dici? Io non ci ho dormito stanotte"
Ecco, questo era Alberto, l'eterno sognatore, l'avvocato delle cause perse, che si infilava in imprese più grandi di lui e ne usciva invariabilmente con la testa rotta. E ad Antonio toccava ricucirla.
"E chi ti ha raccontato questa bella storia?" gli chiese con un sorrisetto infame
"Qualcuno di quelli, sai, in Comune, ma non ti preoccupare è persona affidabile"
"E chi sarebbe questo qualcuno?"
"Lo conosce Romina, che è la segretaria dell'assessore, ma l'assessore non lo sa, altrimenti sai le grinfie..."
Bisogna considerare che Alberto aveva 48 anni e Romina 27. Avevano intrecciato una relazione, diciamo così, part time, da un paio di anni, ora avevano in progetto la convivenza e poi addirittura il matrimonio. Da cui si deduce il livello di razionalità e buon senso raggiunto dal farfallone.
"Allora, Antonio, sveglia, sei andato in catalessi? Guarda che il treno non aspetta mica noi, ti interessa?" L'espressione di Alberto non sprizzava più scintille e lo sguardo era attraversato da un barlume di irritazione.
Ma Antonio era ancora fermo al "qualcuno di quelli in Comune".

Antonio stava per rispondergli che non gli interessava, che con lui non avrebbe comprato neanche uno stuzzicadenti , che era il solito illuso , vecchio e bavoso Alberto , sorpreso più volte ad amoreggiare con le proprie studentesse, quelle maggiorenni e più disinvolte, ai giardini o nelle discoteche e rimproverato dal collegio degli insegnanti e qualche volta malmenato da genitori inferociti......ma le parole gli si bloccarono in gola mentre sulla soglia della zona bar del circolo apparve Eliana.
Il movimento sensuale dei fianchi e l'incedere morbido da modella erano potenziati dall'energia sprigionata da ore e ore in palestra che livellavano il suo ventre piatto che occhieggiava appena da una canotta firmata che metteva bene in risalto le spalle ampie e le braccia lunghe e modellate in flessuosi e tonici bicipiti, i pantaloni , neri e ampi di seta con degli invisibili sandali dai tacchi vertiginosi completavano questa splendida donna dagli occhi di smeraldo incorniciati in un viso abbronzato e un taglio corto quasi maschile che accentuava il contrasto con la sua femminilità provocando tra i presenti un assoluto silenzio di ammirazione e rispetto .
Antonio andò incontro alla donna che lo salutò con un bacio sulla guancia sedendosi con eleganza e facilità sugli alti sgabelli da bar e rivolgendosi al cameriere, che si era letteralmente lanciato verso di lei pronto a farsi ordinare qualsiasi cosa anche il suicidio se lei lo avessa voluto. chiese un Martini rosso con molto ghiaccio.
mentì spudoratamente Antonio consapevole che anche la presenza di lei non era casuale ma legata alla sua . Infatti quella donna sapeva esercitare un fascino pericoloso su di lui , il piccolo flirt con lei aveva lasciato un segno che si era allargato sempre più come una crepa in perfetta sintonia con il fallimento del suo matrimonio e averla rivista al circolo dopo tanto tempo gli aveva confermato questa irresistibile attrazione verso di lei<< potrei dire lo stesso di te>> rispose con un sorriso così malizioso che il cameriere rovesciò parte del Martini diventando più rosso del liquore e provocando l'ilarità di entrambi che si allontanarono dal bancone andando a sedersi nei vicini salottini più discreti e adatti a chiaccherare un pò

Si accomodarono in un divanetto stile anni '60, rivestito da velluto rosso ormai consunto. Il silenzio cominciò a diventare quasi doloroso, ma l'emozione fra loro era forte, palpabile. Difficile era parlare, ma soprattutto difficile era dire qualcosa non banale. Banalità che avrebbero rovinato un attimo così intenso.
Antonio fu preso dall'istinto irrefrenabile di baciarla. Avvicinò il viso a quello di lei fino quasi a sfiorarlo. Le accarezzò delicatamente la spalla destra e poi improvvisamente le chiese: "come sta tuo figlio?". Eliana, sorpresa e celatamente offesa per quel bacio mancato rispose quasi distrattamente :"Molto bene, grazie".
L'incanto era rotto e nessuna conversazione riuscì a ricucirlo, cosicché, finito il Martini, Eliana si alzò con una scusa ed uscì dal bar.
Antonio ordinò un altro aperitivo ed assorto ripensava all'incontro con Eliana, a sua moglie, al suo bambino....
La porta del bar si aprì ed entrarono due donne che subito Antonio riconobbe. Erano Paola e Gisela, le nuove grandi amiche di Carla. Antonio cercò di nascondersi dietro ad un menu e cominciò ad osservarle. Ma che naso portentoso quella Gisela: un Cirano al femminile del XXI secolo! Però Paola,  che meraviglia: occhi scuri come la pece e profondi come una miniera (davvero non c'era da meravigliarsi se tutti rimanevano ipnotizzati dal suo sguardo). E che seno prorompente, messo in luce
da una scollatura a dir poco ardita!
Gisela non toglieva gli occhi di dosso a Paola e alla sua scollatura....

 

 
 
 

CAPITOLO QUINTO

Post n°5 pubblicato il 20 Novembre 2006 da pauca

CAPITOLO QUINTO

Nel frattempo, ignaro di tutto ciò che accadeva 36000 km sotto di loro, un satellite geostazionario in orbita al di sopra di Roma rilevava un oggetto sconosciuto che si muoveva ad altissima velocità, diretto verso nordovest. L'evento fu immediatamente registrato dai computer dell'ESA. Pochi minuti dopo un hacker si introdusse nel sistema informatico dell'agenzia spaziale europea e cancellò i dati di questa registrazione, dopodichè inviò un segnale al satellite che aveva effettuato il rilevamento. Rispondendo alla breve stringa di codice che gli era stata inviata, il satellite cancellò tutti i dati in memoria, dopodichè ricominciò nuovamente a svolgere il suo solito lavoro. Beh, non proprio il solito.

L'oggetto, di forma discoidale e dal colore opalescente, giunse nel cielo di Milano e cominciò a zigzagare come impazzito ad una quota di 500 metri, ad una velocità inconcepibile.
All'improvviso si arrestò, immobile come una stella.
I milanesi, irrigiditi dalla sorpresa, sembrarono dimenticare la fretta e le occupazioni quotidiane e rimasero là, col naso all'aria, a fissare la strana cosa che aveva finalmente trovato la sua allocazione e planava lentamente sulla piazza.
Eliana era fra loro, impietrita, una mano davanti alla bocca a soffocare un suono disarticolato.
Si riscosse quando il cuore le mancò di un battito e si precipitò nel bar da cui era appena uscita rovinando sul povero Gigi che stata portando le consumazioni ai tavoli.
Antonio si alzò di scatto, dimentico delle due che l'avrebbero riconosciuto, e si affrettò ad aiutare la poveretta che si stava rialzando da terra incurante dei vetri rotti che pungevano la seta dei vestiti.
"Eliana...cosa..." e si fermò sconcertato dalla sua espressione inorridita.
In effetti la "dea" aveva perso molto della sua aria regale e statuaria e farfugliava parole incoerenti cui non riusciva a dare un costrutto logico:
"...Assurdo...là fuori...assurdo...un ufo, un ufo..."

In lontananza si udiva rumore di elicotteri. L'oggetto si limitava a galleggiare in aria, senza emettere nessun rumore o fare niente.Reagì solamente quando due elicotteri Chinook, completamente neri e senza contrassegni, aprirono il fuoco sullo scafo. Intorno al disco apparve un'improvvisa luminescenza, che sembrò assorbire i colpi come se niente fosse. Gli elicotteri cessarono il fuoco, e proprio allora accadde il disastro: lo scudo di energia del disco si concentrò in un unico, sottilissimo raggio che si diresse verso il serbatoio dell'elicottero più lontano. Venendo a contatto con il metallo il raggio trasformò tutta l'energia che trasportava in energia termica, sciogliendo il rivestimento e incendiando il carburante. Dopo aver fatto ciò, curvò verso l'altro elicottero, fuse il raccordo tra il motore e le pale e poi venne riassorbito dal disco. L'Ufo scomparve in un lampo accecante prima ancora che i due elicotteri avessero iniziato la loro mortale caduta sulla folla sottostante.

Eliana bloccata al centro della strada assieme a centinaia di persone guardava ipnotizzata i resti infiammati e fumanti degli elicotteri che in un looping mortale si stavano schiantando sulla folla di curiosi che in un ebete stupore aspettavano impassibili di essere dilaniati dal ferro incandescente e dalle pale impazzite dei rotori.
Improvvisamente dal cielo saettò una striscia nera e lucente che rallentando si materializzò in un sorta di muscolosa divinità fasciata in una tuta nera con un casco sottile anch'esso nero che con una vorticosa discesa verso l'ammasso di rottami li raccolse , li spense con un soffio potentissimo e accartociatili in una enorme palla la lanciò, come un giocatore di baseball nello spazio, fino a farla scomparire negli strati più lontani dell'atmosfera, poi così come era arrivato sparì verso il cielo assorbito dal buio della notte e accompagnato dagli sguardi increduli dei presenti ........"

Antonio, trascinato da Eliana fuori dal bar, guardava attonito la scena. Gli attimi di terrore piano piano scemarono, e, d’impeto, prese la mano di Eliana. Era fredda come il ghiaccio. Guardò la donna e si accorse che sul suo viso non c’era più segno di vita: era come si fosse trasformata in una statua. Immobile, inespressiva, gelida. Spaventato ed inorridito, gridò, chiedendo aiuto. Ma gli risposero solo altre grida. Si guardò intorno e si accorse che la stessa sorte di Eliana era toccata a tutte le donne presenti nella piazza. Immobili, inespressive, gelide….

La gente ripresasi dallo stupore iniziale , realizzò la situazione paradossale che si era creata e passò immediatamente al terrore e paura per ciò che non riusciva a capire.
I mariti videro le loro donne sbriciolarsi al solo toccarle, le mamme urlarono di raccapriccio quuando le piccole statue delle loro figlie furono calpestate dalla folla incontrollata.
Come se non bastasse iniziò a piovere, sciogliendo definitivamente i poveri corpi di quelle sventurate.
Antonio sebbene scosso per quello che vedeva non perse il suo sangue freddo da giornalista e prese il cellulare telefonando immediatamente alla redazione del giornale con il quale collaborava part time dettando l'articolo:"Ugo scrivi !- ordinò perentoriamente all'amico redattore- alle 2100 circa di oggi sul cielo di Milano un oggetto non identificato provocava ............" Mentre ciò avveniva ,Paola e Gisella , salvatesi perchè rimaste all'interno del Bar, uscirono di corsa , " Antonio vieni via anche tu, lo invitò paola, ma ricevette un grugnito e una scrollata di spalle dall'uomo che riprese a urlare nel telefono, Gisella spinse via Paola e salite in macchina, decisero di allontanarsi dalla Città senza far ritorno a casa. Raggiunta la periferia di milano , mentre percorrevano la Tangenziale Est squillò il telefono di Gisella sul display appparve il numero di casa di Carla , appena rispose Gisella trasalì era la voce di un bambino che con tono monocorde e atono disse :" G i s e l l a s o n o A n g e l o, a i u t a l a m a m m a ............". Angelo era il figlio morto di Carla in un attentato!.......................

La luce è strana, pensò improvvisamente Antonio. Era tutto troppo chiaro, la luce era troppo forte. E a pensarci bene, era normale che la pioggia fosse così gelida? Ma soprattutto... quanti soli ha il nostro sistema solare?, si chiese vedendo ben 3 luci alte nel cielo. "Un momento... quelli non sono dei soli, questo non può essere vero!", esclamò mentre capiva di essere in un'allucinazione. I contorni della città iniziarono a sfumare, trasformandosi e diventando sempre più irriconoscibili. Tutto si fece nero. Poi, quando alla fine Antonio riuscì ad aprire gli occhi, rimase senza fiato per lo stupore. Non era affatto in piazza, e nemmeno all'aperto. Era disteso su un lettino d'acciaio, inclinato rispetto al pavimento di circa 45°: una figua indefinita lo guardava attraverso il vetro di cui era fatto il tubo in cui era racchiuso il lettino, mentre l'acqua continuava a salire sul fondo.

 




 
 
 

CAPITOLO SESTO

Post n°6 pubblicato il 14 Dicembre 2006 da pauca

"Nooooooooo!" Carla scattò come una molla dalla poltrona del proprio salotto dove si era appisolata guardando il cd inserito nella tv.
Sudata e ansante si alzò per andare a prendere in cucina un bicchiere d'acqua.
La trama strana del film << si chiamava Galassica, Galactica una cosa così>>, l'aveva, evidentemente, colpita ed aveva aperto le porte del suo subinconscio mettendo insieme e confondendoli ben bene tutti i personaggi della sua vita compreso il suo piccoletto , complice anche la telefonata con gisella.
Gisella , dove era ora , era necessario contattarla e spiegarle quello che era successo , interpretarlo , capirne di più.
Si accinse a prendere il telefono , mentre la porta di ingresso si aprì e non potendo credere ai suoi occhi se li stropicciò energicamente ma, nonostante questo, copiose lacrime si affacciarono rendendole la visione nebulosa e onirica.
La visione le porse la mano con un sorriso rassicurante: "Vieni, mamma, vieni con me".
Carla rimase interdetta per un po' cercando di decidere se quello che vedeva e che sentiva fosse realtà. Ma solo un po' perchè l'istinto la condusse ad afferrare quella mano, a non pensare più a niente.
Si concentrò sulla sensazione tattile, ritrovò le dita vellutate e paffutelle, la stretta delicata e si ritrovò disposta a seguirlo dovunque lui volesse, senza chiedersi dove e perchè, anche se dietro di lui, nel largo spazio davanti a casa aveva intravvisto un grosso oggetto che si rifiutava di pensare a cosa somigliasse.
Il rumore stridente di una frenata la riscosse e vide le due amiche che si catapultavano fuori dalla macchina col viso stravolto e correvano verso di lei gridando: "Fermati, Carla, no, non andare, fermati....."

Carla in modo incansapevole e intontita dal sonno e dalle visioni di cui era succube , complici anche i numerosi ansiolitici che prendeva, in realtà era in vestaglia nel mezzo della strada antistante casa sua mentre le macchine le sfrecciavano, sfiorandola, veloci e urlanti....
Una frenata e un suono bitonale di clacson , gelò il sangue nelle vene delle due amiche , mentre una voce rozza e maschile , coprì il frastuono della strada "a' stronza, se proprio ti vuoi fà ammazzà vatti a buttà nel fiume" . Carla con sguardo inebetito non reagì ma svenne nel momento preciso in cui la raggiunsero Gisella e Paola che la sorressero e la riportarono in casa .
La spogliarono , lavarono , le fecero bere una tisana calda e la misero a letto rimanendo vicino a lei.
In quel momento , rientrò Antonio, rasserenato dal litigio familiare ma contrariato per l'incontro con Eliana.......

"Cosa fai qui?Ti ho già detto di non creare false aspettative ,in Carla, di rivedere Angelo!" Aggredì subito Gisella che gli era andata incontro mentre Paola vegliava  l'amica in camera da letto.
"Non ti agitare tua moglie è molto provata da tutto ! Dal lavoro , dalla tragedia di vostro figlio e da TE !Non capisci che il male maggiore glielo fai proprio te attraverso la tua indifferenza, tradimenti, scatti d'ira e ogni volta che sfoghi su di lei il tuo senso di colpa non capisci che l'avvicini sempre più all'orlo di un esaurimento dagli sviluppi imprevedibili!"Gisella aveva parlato tutta di un fiato perchè era da tempo che non ne poteva più di quell'uomo egoista , insensibile ed anche violento , per cui si preparò alla sua reazione non pentita di quello che aveva detto . Ma tutto si sarebbe aspettato meno che vederlo crollare sul divano e iniziare a piangere senza controllo, quei pianti liberatorii che negli adulti sono vere e proprio reazioni corporali dove istinti ancestrali allentano i controlli sui freni inibitori, pregiudizi comportamentali e presunzioni sessuali.
Paola attrata dalle voci e dal pianto , apparve sulla porta e guardò interrogativa Gisella , che stava per rispondere , ma si bloccò quando tutti i presenti videro barcollante dietro Paola apparire Carla. Bianca pallida , in vestaglia che con voce esile , guardò amorevolmente Antonio  e gli sussurò " Non piangere , il nostro Bambino è su nel cielo con la sua candelina di Natale accesa assieme a tanti bambini per raggiungere il luogo dove tutti gli innocenti come lui trascorrono le feste . Se noi piangiamo le nostre lacrime spengono la candelina e il nostro bambino rimane al buio e da solo. Vuoi questo? Scese un silenzio in casa , tutti i presenti pensarono che è vero eravamo a Natale, era la vigilia!, e la vita e i suoi contrasti l'avevano fatto dimenticare a tutti.
Una specie di frenesia prese i presenti , Antonio andò amorevolmente vicino a Carla , sorreggendola e portandola a letto , Gisella sorrise guardando con gli occhi Paola che rispose anche lei con un muto assenso , presero i cappotti uscirono in silenzio, per le strade gli ultimi passanti si preparavano a passare il NATALE in famiglia e loro , dove sarebbero andate ?.


"stoooooop , bene ragazzi, fine della milionesima puntata della soap opera più longeva della televisione ".
Il regista john Turturro, italo americano, decimo regista della fortunata serie televisiva che durava ormai da 25 anni e che aveva seppellito più di un regista ed attore che non erano sopravvissuti alla longevità del tormentone televisivo, salutò i suoi attori che avevano lavorato anche il giorno di Natale per dare il massimo realismo alla puntata natalizia che sarebbe stata mandata la sera stessa, brindò augurando a tutti buone feste e infilato il giaccone uscì. Fuori nevicava davvero , tra una settimana sarebbe arrivato l'anno nuovo , il 26° del fortunato serial e pensare che quando i primi sceneggiatori avevano proposto il titolo , nessuno avrebbe scommesso un euro sul suo successo, "Senza capo nè coda" il titolo era quello da 25 anni ! Che razza di titolo!


 

 
 
 

Biagio Antonacci - Sognami

Post n°7 pubblicato il 20 Marzo 2008 da pauca
Foto di pauca

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: pauca
Data di creazione: 07/09/2006
 

COMMENTO AL RACCONTO

ROSENKAR 30 OTTOBRE

"il tuo blog è un viaggio nel quotidiano ricostruito molto fedelmente"

 

PROFILO DI ANGELO

Angelo , figlio di Carla e Antonio era morto bambino in un attentato terroristico  e Antonio aveva addossato la colpa a Carla che era dilaniata dai sensi di colpa. 

 

PROFILO DI ANTONIO

ANTONIO, giornalista free lance in ogni angolo del mondo , dopo un attentato subito durante un servizio al seguito di un contingente ONU in namibia, viene ricoverato per un lungo periodo di riabilitazione nella clinica dove conosce Carla.La morte del figlio lo ha fatto sprofondare in una cupa depressione che gli fa vedere la compagna come unica responsabile della sua morte . Donnaiolo impenitente , sfoga in questa passione la sua rabbia e il suo dolore. 

 

PROFILO DI GIOVANNI E IRINA

Personaggi un pò enigmatici le cui azioni e ambienti nei quali si muovono ed agiscono risulteranno chiari all'inizio del quarto capitolo , spiegarlo ora leverebbe la sorpresa. Prendeteli così come sono!
 

PROFILO DI ELIANA

Misure 88/ 65/90. Altezza 1.78. Bionda . fisico atletico . conoscenza delle arti marziali , campionessa di parapendio e free jumping.

E' decisamente una donna che si fa notare , single , gira il mondo inviando reportage per le riviste femminili di mezzo mondo sul ruolo della donna nel mondo e nelle professioni e realtà più disparate e spesso disperate . Ha avuto una storia con Antonio nel viaggio nelle due Coree ma come tutte le sue storie le scivolano addosso come sapone sotto la doccia..........  

 

PROFILO DI GISELLA

Gisella 33 anni originaria di Milano, vestiva sempre di nero , in giovane età aveva fatto uso di droghe leggere e partecipato a gruppi punk di tendenza che proliferavano nelle periferie intorno a milano.

di quella esperienza le era rimasta la passione per il paranormale e la pratica di antiche arti orientali legate alla metempsicosi e autoipnosi.

Decisamente brutta non aveva avuto ancora un vero rapporto sessuale e si sentiva ogni giorno sempre più arida e priva di desiderio per l'altro sesso, ma era attratta da Paola per la sua bellezza e perchè l'amica, appassionata di paranormale, non nascondeva la sua ammirazione e questo la gratificava moltissimo.....

 

PROFILO DI PAOLA

Paola, 37 anni collega di Carla presso la clinica privata originaria di Siracusa ,amica di Gisella appassionata del mondo dell'occulto, esercita un forte potere su Carla che a sua volta è attratta dalla sessualità nascosta dell'amica 
 

PROFILO DI CARLA

Carla, 32 anni , fisioterapista presso il reparto ortopedico di una clinica privata situata nella zona Nord di Milano.

Fisico asciutto , nervoso , lineamenti minuti , capelli corti neri, abbigliamento sportivo .

Ha rivisto Antonio durante il ciclo di riabilitazione dopo la lunga degenza in ospedale, erano stati a scuola insieme un filarino da adolescenti e niente più, poi da adulti si erano accorti di piacersi ancora .

Non aveva avuto molte storie anche per la sua particolare riservatezza e l'attaccamento all'anziana madre con la quale viveva , in un palazzone di periferia fino a quando non era andata a vivere con Antonio...................................

 

PROFILO DI ALBERTO

48 anni, professore di italiano al Liceo Scientifico Vittorio Veneto di Milano.
Amico di vecchia data di Antonio e vicino di casa.
Vive al di sopra delle sue possibilità economiche ed è all'eterna ricerca del colpo grosso, a volte senza farsi troppi scrupoli.

 

PROFILO DI ROMINA

27 anni, originaria di Castellammare di Stabia, si è trasferita da 3 anni a Milano dove lavora come segretaria dell'Assessore all'Urbanistica.
Alta, slanciata, molto carina, ha conosciuto Alberto non appena arrivata in città e gli si è affezionata anche perchè nei primi tempi lui l'ha aiutata molto ad ambientarsi.
 
 

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