Sorridere è Amare

...Crederci e mettersi in gioco sempre...

 

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Tuffi!

Post n°252 pubblicato il 22 Dicembre 2017 da pazza105

Tuffi nell'infanzia..

ci sono cose, profumi, sapori, gesti che mi catapultano altrove. 
"Oggi" mi sento di esserne particolarmente sensibile.

Ho desiderio di scriverli, per non dimenticarmeli.
Ne ho due.

Lavoro in casa, freneticamente, tra scatoloni pacchi, pluriball, scotch, pesi, prezzi, fatture... un gran casino insomma.
Per addolcire il tutto compare una scatola di Ferrero Rocher.

Appena lo scarto, a parte la pubblicità di Ambrogio, la musica e il vassoio di Cioccolatini a piramide conica che esce dal sedile... 
Ne sento il profumo e la mia mente si proietta in quel bagno. 
Il bagno che era rifugio, giochi, divertimento, che era stare insieme.

Vedo quella bimba che mordicchia tutto il cioccolato esterno senza rovinare il biscotto interno, senza neanche scalfirlo possibilmente, con una precisione svizzera, gustandosi ogni granella di nocciola per poi con estrema soddisfazione dividere in due la sfera e raccogliere con la lingua tutto il cioccolato interno. Ci perdevo un'eternità dietro quel Ferrero Rocher.. e quanto mi piaceva gustarmelo così.. che una volta finito avevo ancora tutte le dite da pulire e la nocciola da morsicare!
Mi sedevo nell'angolo della vasca o vicina al termosifone, in terra, nascosta dietro la porta.

Quanto mi piaceva rubare i ferrero rocher!

Per un attimo sono tornata bambina e mi ha commossa.

 

... i gesti invece...

sono sempre i suoi, ripete quel gesto quotidianamente.
Le certezze.
Prende la bustina di mezzogiorno,
la scuote,
la strappa,
la apre nella parte superiore,
la capovolge,
poi la scuote di nuovo
poi gli da due o tre "plinghe" per farla svuotare bene, si sa mai ci sia rimasto qualcosa sul fondo e poi non contento la apre a metà e la rovescia.

Mi stupisce come ogni giorno ripeta quel gesto ormai automatizzato, io osservo le sue mani, belle, curate, morbide, grandi, mi sono sempre piaciute.
Oggi hanno un fiume di vene in rilievo e sono tremolanti...
ma le sue mani profumano sempre, da sempre di saponetta Neutro Roberts.

 
 
 

Lui..

Post n°251 pubblicato il 18 Dicembre 2017 da pazza105

.. ed è sempre lui che mi spiazza ogni volta.

Fisicamente parlando è un lento declino, un po' si fa influenzare da quel che gli dicono, un po' l'età avanza, un po' continua a voler godersi la buona cucina senza limitarsi mai, con ovvie conseguenze per quella malattia che lo sta inesorabilmente logorando.

 

Ogni volta che mi vede rinvigorisce, in queste ultime settimane aveva abbandonato gli spostamenti con le stampelle per una più comoda e sicura carrozzina (alla quale ho aggiustato i freni come nessuno era riuscito a fare), con problematiche ulteriori aggiunte legate al suo accudimento. 

Questo weekend ha ripreso a muoversi con le stampelle.

Ogni volta è una rottura di schemi. 
Loro lo accomodano, io lo stimolo.
Loro lo seguono, io lo affronto.
Loro lo sopportano (comprensibile), io lo ascolto.

Ogni volta mi accorgo che sente sempre meno, che vede sempre meno, che ha bisogno di guardarti bene prima di metterti a fuoco, e che nonostante tutto, tutto gli gira intorno.

Ieri ha rivisto e riconosciuto dopo 15 anni sua nipote, che non è più andata a trovarli da quando è morta mia nonna. Un po' per timore, un po' per soggezione, un po' per paura di quell'uomo che chissà come reagisce, chissà cosa può dire, chissà come mi accoglie ("perché se poi mi accoglie male non ci rimane granchè bene" ).

E tant'è..

 

...

 

Tempo di saluti, lei mi guarda e mi dice "Dai accompagnami dallo zio, così ho il supporto".

Andiamo, scambiano 4 chiacchiere, del più e del meno, degli acquisti fatti, dalla capacità o meno di fare i cappelletti, e si accenna alla mia nonna e alla mia bisnonna e si capisce tra le righe che a lui quest'ultima non stava un granchè simpatica.

Poi, lei lo guarda e gli dice, riferendosi a me: "E' diventata una gran bella ragazza vero?!" ...

Lui prende la parola:
"Lei è bella e buona, lei sa fare tutto. Quando c'è lei qui va tutto bene. C'è bisogno in casa? Lei c'è. Bisogna far le camere? Lei c'è. Bisogna far da mangiare? Lei lo sa fare. Guarda, ce ne fossero. Lei fa tutto. Dovrebbe essere a casa più spesso. Quanto c'è lei si sta bene."

Parla e si esprime con la commozione negli occhi, come se io non fossi presente in quella stanza, come se stesse elogiando una divinità. 

Mi sento importante in quel momento, lo so che cosa lui pensa di me e lo so tutto quello che ci sta dietro quelle parole. So ancor di più cosa vorrebbe lui e percepisco la sua preoccupazione. 

 

to be continued

 

 
 
 

La potenza della mente..

Post n°250 pubblicato il 11 Dicembre 2017 da pazza105

E' davvero incredibile cosa riesca a fare la nostra mente.

Quando hai un leitmotiv, nonostante tutto quello che ci gira intorno di più urgente, di più immediato, di più saliente del qui e ora, tant'è, quello prende il sopravvento quando meno te lo aspetti, quando apparentemente la tua testa riposa, respira dalle urgenze e in un attimo soffia via uno per volta tutti i mattoncini che lo tenevano chiuso e schiacciato. Non lo freghi. Rimane vigile lui e ti obbliga ad ascoltarlo.

Ci penso e ci ripenso, perché può diventare un'arma, la mente, che dobbiamo giocare a nostro favore. Un po' come chi guarisce, un po' come chi realizza.

Insomma nessuna grande scoperta neppure oggi. 

Però, però...
però un leitmotiv, è un motivo guida, che viaggia tra complesso di pensieri che si aggrovigliano, si intrecciano, si risolvono e si dissolvono, si mescolano e si annodano, si curano e si ammorbidiscono.. un leitmotiv è spesso un gran mal di testa. 

e forse nella nostra mente dobbiamo mettercelo noi un leitmotiv, ma che sia "semplice", chiaro e che ci guidi a star bene per più tempo possibile.


"Stai bene"

"Provo a regalarmelo per Natale."            

 

(gli auguri, i pareri, i pensieri fatti, detti, voluti per gli altri, spesso e talvolta sempre, sono quelli che desideriamo per noi stessi)


Ecco, sarebbe un regalo splendido!

 

 

 

 
 
 

Riflessioni

Post n°249 pubblicato il 06 Dicembre 2017 da pazza105

"Quante corse nelle nostre giornate. Si comincia già alla mattina, appena aperti gli occhi. La sveglia suona e sappiamo che non possiamo indugiare.
Non c'è tempo, dobbiamo dire al nostro bambino. Presto, sbrigati.

Ma i bambini, che sono piccoli, hanno bisogno di più tempo rispetto agli adulti per fare quei gesti che a noi sembrano immediati ma per loro non lo sono. Così qualche volta, si perde anche la pazienza.

Per la strada camminiamo veloci. Presto, andiamo. Dobbiamo correre all'asilo nido, alla scuola dell'infanzia, alla scuola primaria. È tardi. O forse ancora non lo è, ma lo diventerà se non ci sbrighiamo.

No, non c'è tempo per osservare le foglie gialle dell'autunno. E men che mai per saltarci dentro. No, via, a camminare sul muretto va a finire che facciamo tardi. No, neanche per un piccolo tratto. Sì, belle le nuvole, però ora andiamo. Eh già, quella moto lì parcheggiata ti piace proprio, però non c'è tempo, dobbiamo andare.

Spesso siamo di corsa anche sulla via del ritorno. Spesso è tardi. Dobbiamo ancora fare la spesa, riordinare la casa, preparare la cena. C'è tanto da fare.

No, non c'è tempo per osservare il sole che pian piano scompare dietro i tetti delle case. E la canzone che hai imparato oggi la ascolto mentre siamo in auto, dai, ora camminiamo. Sì, c'è profumo di focaccia o forse di pizza, non lo so, ma sbrighiamoci. Eh no, certo, che se ora ti metti a saltellare non arriviamo più...

E una volta a casa non sempre va meglio. Mamma mi leggi questo libro? Mamma giochi? Mamma vieni a vedere il mio disegno? Mamma guarda cosa ho costruito!

Sì, sì, dopo. Un attimo. Aspetta. Ma insomma! Non lo vedi che sto facendo questo e questo e questo?

Lo vede sì, il nostro bambino. Però...

Andiamo, corriamo, facciamo. D'altronde se non lo facciamo noi, non c'è qualcuno che lo farà al posto nostro. È vero. Ma così la vita rischia di scivolare via, e ogni giorno che si conclude è un giorno che non tornerà. I profumi, gli sguardi, gli abbracci, le parole gentili che non sono stati oggi, li abbiamo persi.

Pensando al dopo, ci sfugge l'adesso.

Però noi siamo fortunati. C'è un bambino nella nostra vita che può insegnarci a rallentare.
Un bambino che può insegnarci ad andare piano. A fare piano.

Ad assaporare.

La vita.

Il quartiere. Il profumo di focaccia. Le nuvole che danzano nel cielo. Le foglie nel vento. Il gatto grigio in fondo alla via. I colori. Le persone. Un cuore disegnato. Una torre di legnetti.

Quanta vita c'è intorno a noi. Anche se quasi non la vediamo. Non abbiamo molto tempo per guardare noi. Ma i bambini la vedono tutta questa vita. E sono così buoni che la mostrano anche a noi. Ce ne fanno dono.

E allora, non sempre, ma qualche volta e poi qualche volta in più, accettiamolo questo regalo.

Rallentiamo. Respiriamo.

Respiriamo il nostro bambino. Abbracciamolo forte.

Quanto amore c'è nel sedersi vicini senza fare nulla. Nel sedersi ad ascoltare, a guardare, a sorridere.

Lasciamo che il nostro bambino ci insegni a fermarci. A vivere l'attimo. A vivere di più.

http://www.bambinonaturale.it/2017/12/rallenta-mamma-abbracciami-respirami

 

Ho letto questo articolo in ufficio,
e non so perché o forse si, mi siete venuti in mente.
Flash di un tempo trascorso insieme, flash di cose che sono successe anche a noi, a voi, che ho visto con i miei occhi e che abbiamo vissuto insieme nei racconti e nelle telefonate, nelle corse e in quegli attimi.

Tempi diversi per noi e per i bimbi, quanto ti sei lamentata per la pulcina, nel suo mondo, nella sua lentezza, nel suo fare a modo suo ogni cosa dall'alba al tramonto.
E ci rivedo non tanto sulla "fretta" che racconta questo articolo, ma sul cadenzare degli eventi, sul vestirsi, sul camminare, sull'asilo di uno, sulla scuola dell'altro, sui giochi, le pozzanghere, le foglie, la focaccia, i profumi, gli abbracci.

Che io non ho mai percepito le cose di corsa, forse solo la preparazione per la scuola la mattina, questa si, ma poi, poi hai sempre saputo guidarli da lontano, lasciarli cadere e abbracciarli nelle lacrime, guardarli imparare camminare e poi correre lontani da te; mi son sempre chiesta come potessi riuscire a farlo, come potessi riuscire a stare in disparte, come potessi riuscire semplicemente a guardarli crescere restando seduta su quel muretto; in fondo loro sapevano dove avrebbero potuto trovarti.

Tu eri tranquilla, li guardavi arrampicarsi, forse consapevole che il rischio che stavano correndo era più alto delle possibilità che avevano di superarlo, eppure, stavi lì e li osservavi, così uguali e così diversi, ti sei data la possibilità di conoscerli e gli hai permesso di conoscersi un po' di più, nei loro limiti e nelle loro possibilità perché potessero trovare strategie e strade tutte loro di sopravvivenza.
Perché potessere conoscere il mondo e non aver paura dei loro vicini, perché il gioco diventasse motivo di conoscenza, scambio e crescita costante.. e in un attimo trovare nuovi amici con cui saper stare e saper convivere.

 

A modo tuo sei riuscita a farli rallentare, che lo srotolare della sera qualcosa di bello che fosse successo durante la giornata gli permetteva di mettere in fila tutti gli avvenimenti e di gioirne ancora un po' prima di lasciarli andare.
E poi la capacità e l'intelligenza di non sminuire nulla, di prendere ogni cosa e farne dono, di consapevolezza, di conoscenza, di regole, di possibilità, di visioni nuove.
Quanta ammirazione nel guardarvi.

Lento o veloce, il tempo è relativo.
Piuttosto rifletterei sul come. Un tempo ogni giorno dedicato a loro, "libero" di inventarsi, nella lettura, nella costruzione, nel riposo, nella creazione, un tempo per ogni età, un tempo dedicato e delicato.

Non ti sei mai vergognata per la scuola, consapevole di sapere quanto L. fosse intelligente e oltre, comprendendo e osservando razionalmente quel che succedeva e riuscendo a far capire a lei e con lei quali fossero le scelte.
Sei riuscita a far sentire loro la libertà e a renderli autonomi nelle scelte.
Sei riuscita a fargli sentire di poter contare su di te con la fiducia e non con il ricatto.

Ci sei sempre stata per calmarli, coccolarli e rassicurarli in quei tuoi abbracci avvolgenti, morbidi, rilassanti, capaci di portare pace e tranquillità.
E poi quella mano a prendere la loro, durante i capricci o nei momenti di isterismo, portarli in cameretta senza urlare, senza parlare, spostarli un po' dalla disperazione per fargli vedere un'altra luce e un'altra prospettiva. Modi, tanti e diversi. Veri, sempre a stupirmi e a gioire nel guardarti.

Non è fermarsi la soluzione o rallentare, ma vivere consapevolmente.
(ho scoperto l'acqua calda!?!?  :O) )

 

 

 

 


 
 
 

Luce

Post n°248 pubblicato il 27 Novembre 2017 da pazza105

Rimango colpita dalla vicenda successa qualche giorno fa nel quartiere di Barriera.

Rimango colpita perché si tratta di una bimba.
Rimango colpita perché, chissà, sarà una di quelle bimbe che vedo settimanalmente?
Rimango colpita perché è una violenza.
Rimango colpita perché alla fine, per chi la subisce, pare sempre possa essere una cosa normale.

Proprio in questi giorni, che si è manifestato contro la violenza sulle donne.

Penso a quei lividi.
Sento la pressione di quelle dita e sulla mia pelle conto i segni.
Li vedo ancora nitidi, rossi, poi violacei, blu e infine verdognoli prima di sparire. Prima di sparire dalla pelle, che dalla mente e dal cuore è stata necessaria più di qualche settimana.

Eppure stai, immaginando che sia amore, non senti pensando che sia far piacere, eppure ogni gesto aggressivo alla fine è violento e non c'è né scusa né giustificazione.

Poi, d'un tratto, è arrivata Luce. 
E quei lividi curati, e quelle piaghe coccolate, e quei seni amati davvero.
Percorsi, sfiorati, abbracciati, desiderati e ho capito che il piacere aveva un altro volto, un altro modo, e l'Amore un altro senso. 

Questa storia ti segnerà la vita, sia che tu abortirai sia che tu partorirai; sarà comunque un trauma ora oltre a quello che hai già subito.

Ti auguro di trovare un giorno la Luce,
quella che ti farà capire che al mondo
potrai incontrare anime meravigliose
che riusciranno a ricucire i tuoi squarci
.
In bocca al lupo piccola donna

 

 

 
 
 

Amore

Post n°247 pubblicato il 26 Novembre 2017 da pazza105

Non ho ben chiaro quello che vorrei scrivere.

Ci sono tante forme di volontariato, stamattina ero in ospiteria e ho pulito, lavato, riordinato e risistemato il dopo colazione. Ho imparato ad utilizzare le lavastoviglie industriali e come ogni volta che pulisco provo alla fine un grande senso di soddisfazione.

Poi riporto il pane avanzato in cucina con l'intenzione di fermarmi a dare una mano anche lì, ma per oggi non c'è più bisogno. 

Tergiverso un po' ma non troppo, e decido di infilarmi a messa. 
Da fuori si sente la musica, i canti, l'energia.
Entro, mi faccio largo e trovo un posto sulla panca. 
Sono frontale all'altare. 
La chiesa è immensa ed essenziale.
L'altare, il tabernacolo, una croce bianca gigante nel muro dietro l'altare e al soffitto le costellazioni.

Oggi si chiude l'anno liturgico ed è San Matteo a chiuderlo.
Si parla di Amore. Dell'Amore di Dio.
Si parla di guardare al bisogno dell'altro e in quella strada Amare. 
Si parla di mettere al primo posto l'altro e non se stessi, il bisogno dell'altro e non il proprio. Di non essere egoisti.. oppure si, consapevoli che non è quello l'Amore che ci vuole insegnare Dio.

Suonano, pianoforte e violoncello, ogni volta che accenna la prima nota sono un fiume... e se il tema è l'amore anche ogni testo cantato è dedicato. 
Non mi trattengo, non mi va, lascio fluire via, mi sento bene, mi sento.. è "straziante" e commovente, è liberatorio.

la strada verso l'Amore non è mai finita..

 

...

 

Esco, e oggi è una splendida giornata di sole
mi avvio al parco, ritrovo i miei angoli
Prima sotto un cerchio di alberi,
nell'unica panchina illuminata calpestando foglie crocchianti,
poi
mi siedo ai piedi dell'albero più esposto
e chiudendo gli occhi sento il calore dei raggi
ascolto musica sottovoce
distendo i muscoli acido latticosi, post yoga,

respirando, Amore.

 

 

 
 
 

Yoga

Post n°246 pubblicato il 25 Novembre 2017 da pazza105

Me lo hanno consigliato più volte, ultimamente sempre più spesso incontro chi me ne parla, chi ne trova beneficio, chi lo sente rigenerante.

Ho provato Hata Yoga.

Inizia con un rilassamento, 5 minuti e sono in lacrime.
Lacrime che scorrono via, che non si fermano, che rigano il viso e aprono i polmoni.

Poi una respirazione che riempie la pancia di fumo nero e svuotandola riempie i polmoni di un fumo bianco.

Mi sono sentita legata e per niente fluida, sono grande, lunga e per nulla snodata. Nella lezione di oggi però le asana mi sono famigliari. Tra le altre c'è la candela: mi riporta bambina, paffuta, riocciolosa, sorridente, felice, viaggio e volo in quel lettone. 
Quante volte abbiamo giocato la sera prima di andare a dormire, quante volte quel momento era il nostro momento. 

Ci ritrovavamo lì, tutti e 4, solo noi 4.

Giocavamo al circo, arrampicandoci alle gambe dei nostri genitori. Quante volte abbiamo spinto papà giù da quel letto, e pensarci ora, grande, mi fa comprendere che quell'uomo si lasciava buttar giù, che così bambini non avevamo sicuramente la forza di spingerlo.
Più di tutto mi ricordo delle risate che ci facevamo, risate quasi fino a piangere.

Chissà come stavano loro, chissà se il loro amore era ancora forte, vero, sincero. 
Chissà come vivevano e chissà come stavano loro insieme a noi quelle sere.

Poi arrivava la canzone...

Quando è l’ora di fare la nanna
sai che fanno i bravi bambini
lasciano i giochi e corron da mamma
che li accompagna a lavare i dentini.

E tu bambino mio, 
che non vuoi fare la nanna
non fare più capricci
se no saran pasticci;
alla tua mamma dai già tante pene
potrebbe credere che non le vuoi bene!

 

e tra uno sbuffo e un lamento finivamo ognuno nel proprio letto.

 

...

 

Oggi guardando voi 3 in quel lettone, mi piacerebbe riusciste a ritrovare la stessa sintonia, lo stesso feeling e il sostegno reciproco per realizzare e lungimirantemente scrivere il vostro futuro. 

 
 
 

Categorizzazioni

Post n°245 pubblicato il 22 Novembre 2017 da pazza105

Chiamano in ufficio e rispondo al telefono.
L'interlocutore vuole inserire un ragazzo nei nostri laboratori.
"E' autistico, potrebbe esserci il suo affidatario...blabla"
Si prende nota del giorno e dell'orario... chiude la telefonata.

 

penso..

 

L'autistico è abbastanza funzionante.
L'autistico ha poche compromissioni comportamentali.
L'autistico ha 11 anni.
L'autistico potrebbe fare una prova.

L'autistico non ha nome!

 

In 10 minuti di telefonata non è uscito il nome, so tutto di lui, che scuola fa, dove abita, come si comporta, cos'ha fatto, chi è il suo affidatario, ma non conosco il suo nome.

Per quanto si tenti di fare integrazione, la segregazione nelle categorie fa quasi paura, perchè chi chiama, tra l'altro, è un assistente sociale.

C'è il desiderare di stare in una categoria o l'essere etichettato in un categoria. 

Le categorie, sono spesso protezione, talvolta inclusione, sostegno, forza e supporto. Diventano identitarie, quasi che utilizzare la categorizzazione permetta di sentirsi più riconosciuti. 

Io penso limitino, dividano, escudano, sia che tu lo scelga, sia che tu ne diventi vittima.
In ogni caso si prevede un dentro e un fuori, che comporta un'accettazione o un rifiuto.

L'integrazione ancora prima dell'inclusione dovrebbe partire dall'accoglienza, dal riconoscimento dell'essere, dal suo nome, dalla sua identità. 

 
 
 

Gesti

Post n°244 pubblicato il 15 Novembre 2017 da pazza105

sempre più spesso siamo numeri, 

siamo numeri al supermercato, all'asl, al pronto soccorso, in fila per una visita programmata, al cinema, sul treno, ovunque siamo identificati con numeri e codici a barre.

.. ma c'è l'umanità, 
mi guardo intorno e sono circondata di persone anziane, chi col catetere e la borsina, chi in carrozzina, chi in visita da un altro ospedale, chi con un'occhiata capisce che passerà dopo due ore, chi si lamenta per l'attesa, chi ad ogni numero chiamato finge di giocare a tombola, chi fa gli auguri agli ultimi arrivati, chi attende in silenzio contemplativo.

Mi passano per la mente mille cose, di fronte a me un signore con la badante straniera, forse tunisina o marocchina, lo vedo prima della visita, lo ritrovo dopo la sua visita, aspetta che l'ambulanza lo riporti in ospedale. 
Ha lo sguardo vuoto, perso, quasi opaco, fissa per lo più un punto fermo, poi mi guarda, mi tiene lo sguardo fisso addosso e non esprime nulla, il suo viso è apatico. La badante comincia una lunga telefonata in lingua, lui rimane immobile. Le sue mani rugose appoggiate a quel pigiama rosso a righe verticali, una fede al dito, il simbolo del per sempre. 

Non so perchè ma penso a "ausmerzen-vite indegne di essere vissute", non al massacro ovviamente e non alla macchina da guerra, ma a quelle vite, sfinite, sospese dalla loro realtà, che aspettano.
Rimangono in perenne attesa là dentro, della visita, dell'ambulanza, della terapia, del pranzo, dei parenti, della cena, della notte, e via come una ruotine infinita, sempre uguale a se stessa, dove perdi l'essenza e non sai più quando e come ritroverai te stesso, il tuo mondo, il tuo senso.

..

è il mio turno..

i gesti dicevo, la complicità che solo le donne riescono a darsi, lui visita, lei mi tiene il fianco, si assicura di pulirmi, appoggia la mano al tronco per sostenermi, mi tiene le gambe e mi sfiora la coscia con una pacca delicata; mi trasmette serenità, tranquillità e infine sollievo. 

Lei non ha avuto bisogno di parlarmi e in quegli istanti non ho sentito di essere il numero 47. 

 

 

 
 
 

Legami Preziosi

Post n°243 pubblicato il 15 Novembre 2017 da pazza105
Foto di pazza105

...che ancora faccio fatica a mettere in fila le emozioni di quelle ore insieme a Te.

Quel che più di tutto mi ha "destabilizzata" è stata la ricerca continua di avermi attaccata, di tenermi la mano, le tue così calde, le mie così fredde, di stringerti al mio braccio, avvolta con una e con due mani e la tua testa appoggiata alla mia spalla e via, sempre appiccicata per tutto il tempo che ti è stato utile, in tutti i momenti possibili. 

e ancora, anche in chiesa, nuovamente..

Con le zie poi si fa quel che di solito "non si può fare", si mangia la pizza con le mani, in macchina si sta seduti davanti, ci si coccola con un gelato e si parla o si sta in silenzio ad ascoltare la musica in quello stato di inspiegabile benessere.
Che alla fine un po' come succede a me, non è importante dove si è e cosa si fa, l'importante è lo stare insieme.

Come mi accogli tu, nessuno.
Come mi voli addosso tu, nessuno.
Come mi guardi e come ti emozioni quando mi vedi, nessuno.

Ogni volta non ci bastiamo mai e questa volta lo hai accusato anche di più, perchè lo sai, lo senti. 

Sei diventata grande pulcina, ti trasformi ogni volta, sei meravigliosa,
porta nel mondo lo stupore dei tuoi occhioni e la verità del tuo sorriso

 

Ti voglio bene, tanto

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: pazza105
Data di creazione: 21/11/2005
 
 

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