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« FASCISTI AL GOVERNO, ATT...E il comizio si fece in caserma »

QUELL'APRILE DEL 1975...

Post n°61 pubblicato il 18 Aprile 2008 da pdlercarafriddi

A quelli che il fascismo è morto... a quelli che il comunismo pure... A quelli che il presidente della Comunità ebraica romana  Pacifici dà (!!!) lezioni di antifascismo: "Sulle affermazioni della Santanchè di essere orgogliosa di 'essere fascista', Pacifici sottolinea che sono parole che fanno paura. "E -aggiunge- tra l'altro mi sembra assurdo che questo debba preoccupare soltanto gli ebrei"...

Claudio Varalli aveva 17 anni, abitava a Bollate in provincia di Milano, frequentava l’Istituto Tecnico per il Turismo che oggi è intitolato a suo nome ed era un militante del Movimento Lavoratori per il Socialismo.
Il pomeriggio del 16 aprile 1975 Claudio Varalli, di ritorno da una manifestazione per il diritto alla casa, stava attraversando con altri compagni Piazza Cavour. Nella piazza c’era un gruppo di fascisti che distribuiva volantini: in realtà, come sempre in quegli anni, quel tipo di presenza non era che un pretesto per conquistare una zona, imponendovi una sorta di coprifuoco per qualsiasi espressione di antifascismo e aggredendo chiunque fosse, anche solo per l’aspetto, definibile di sinistra.
Così accadde anche quel pomeriggio: gli squadristi si avventarono contro i giovani; questi reagirono; uno dei fascisti, Antonio Braggion, non esitò a estrarre una rivoltella e a sparare ripetutamente colpendo mortalmente alla nuca Claudio.
E' il 17 aprile 1975. Fin dalle prime ore della mattina, a Milano, si respira un’aria bruttissima malgrado la bella giornata di sole. La folla è enorme alla manifestazione indetta contro il fascismo, contro la repressione, contro l’assassinio di Claudio Varalli, avvenuto il giorno precedente.
Si marcia verso quelle sedi dalle quali partivano le spedizioni squadristiche come quella di piazza Cavour del giorno prima. E piazza Cavour è proprio la destinazione del corteo, che via via si fa immenso. Però non si ferma in piazza Cavour. Prosegue verso via Mancini, dove c’è la federazione nazionale del MSI,
ovvero la "centrale" dalla quale si diramano gli squadristi.
A sua difesa, ovviamente, vi è un imponente schieramento di carabinieri e polizia. Anche loro sanno sempre da quale parte stare. E anche qui, puntuale, scatta la trappola. Migliaia di persone si ammassano in corso XXII marzo e ingaggiano con le “forze dell’ordine” una vera e propria battaglia. Da piazza Cinque Giornate arriva una colonna di automezzi dei carabinieri lanciata a tutta velocità, e che si divide in due tronconi secondo un ordine prestabilito (come verrà accertato nel processo che si svolgerà nel 1980). Dagli automezzi si comincia a sparare sulla folla, che tenta di scappare; ma sul lato destro di corso XXII marzo, all’angolo con via Cellini, il camion dei carabinieri che stava “ripulendo” il marciapiede con l’evidente scopo di investire chiunque si trovasse sulla sua traiettoria, si trova in mezzo un palo con un orologio pubblico. Il guidatore fa un brusco scarto per evitare l’ostacolo e ripiomba sulla strada travolgendo in pieno Giannino Zibecchi, giovane insegnante di educazione fisica, che viene preso in pieno, schiacchiato e ucciso. Un numero imprecisato di altri manifestanti rimane ferito, chi colpito anch’egli dai mezzi, chi da colpi di arma da fuoco.
19 aprile- FIRENZE. Nel corso di una manifestazione per i fatti criminosi dei giorni precedenti la polizia spara di nuovo e uccide Rodolfo Boschi, militante del PCI Resta ferito ad un braccio anche Francesco Panichi dei Collettivi Autonomi. Questa volta a sparare è la polizia in borghese e in particolare l'agente della squadra politica Grazio Basile. Parecchi testimoni hanno visto nove agenti in borghese con fazzoletti bianchi sul viso mentre picchiavano coi manganelli e sparavano...
17 aprile-TORINO. Tonino Miccichè, 25 anni ex operaio alla Fiat, dirigente di Lotta Continua, viene ucciso con un colpo di pistola alla testa da Paolo Fiocco, attivista della Cisnal e guardia giurata dei "Cittadini dell'ordine". Micciche dirigeva da sette mesi l'occupazione delle case popolari della Falchera, un quartiere dormitorio di Tonno. II Comitato di occupazione aveva richiesto al Fiocco uno dei due garage in suo possesso, quale assegnatario di un appartamento dell'Istituto autonomo case popolari . Ma l'assassino si rifiutava di darlo. Micciche era intervenuto per mettere pace in una accesa discussione . Dice Antonia, un’ operaia testimone dell'omicidio :"Tonino gli è andato incontro sperando che calmasse la moglie. E’ morto con un buco fra gli occhi e il sorriso sulle labbra...

 
 
 
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