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Intreccio

Post n°570 pubblicato il 05 Dicembre 2014 da pedro_luca
 
Tag: Jmenez

Ho visto una storia rotolare per la valle
con la rassegnazione del silenzio,
senza pianti trattenuti e grida di strazio.
Ho visto una storia risalire per la valle
fremente nell’intensità delle voglie leggere come farfalle,
Ho visto una storia, l’ennesima.

 


Jmenez, Maria e Francisco

 

In tre ccio

 

intreccio 1

 

Jmenez

 

 

 

 

Imenez guarda lo spicchio di cielo che la finestrella della cella gli consente di vedere. L’azzurro è luminoso e lui s’immagina le campagne rigogliose di grano ormai maturo, del bel verde dei sugheri ed il brulicare delle mandrie di pecore in cerca d’erba e di riparo dal sole. Gli scappa un sospiro, è da anni ormai che vive rinchiuso in quella cella ma è da poco tempo che si è accorto di quel senso di impazienza che gli freme addosso, e che si manifesta con quelle improvvise sospensioni del respiro fattesi sempre più frequenti. Posa lo sguardo sulle sue mani ancora senza calli e che gli sembrano bianchissime. Eh sì, a cosa valeva ripetersi che l’unica sua colpa era quella di aver scritto sonetti in cui traspariva la misera condizione in cui versava il popolo sotto la spietata tirannia di quel periodo se tutto questo non trovava nessun altro ascolto che la sua mente. Si infila la mano sotto la camicia, sul petto, ed estrae lentamente un foglio che teneva appoggiato sul lato sinistro, all’altezza del cuore. E’ scritto in modo ordinato e con una calligrafia regolare e rotonda, molto curata. Per l’ennesima volta lui lo rilegge, soffermandosi sull’armonia di quei segni, e, come per chi legge uno spartito, si sente rapito da uno strano trasporto musicale che le parole di quella lettera danno al suo animo. I primi tempi della detenzione, davanti a quelle missive, non riusciva nemmeno a leggerle per la gran commozione che gli prendeva la gola e gli inondava di lacrime gli occhi tanto da annebbiargli la vista. Ora, invece, si sente più sereno, e gli sembra di riuscire a godere di quell’unico mezzo, di quel candore intriso di parole profumate, che ha per appartarsi con la sua Maria.
Quanti anni sono passati e quanti ne dovrà t5rascorrere ancora tra in quelola stretta e buia cella?. Ritorna a guardare lo spicchio di cielo azzurro e pensa a tutti gli anni costretto in quell’angusto e umido tugurio. Posa gli occhi su quel foglio, sulla rotondità dello scritto, come se quelle forme fossero le curve sinuose di un corpo, percepisce il mistero della tensione che gli ha consentito il quotidiano incontro con Maria, quella forza interiore che gli ha consentito di non lasciarsi andare, e di perdersi nella desolazione dell’abbandono di chi è carcerato.
Sfiora con i polpastrelli della mano destra il foglio e gli sembra di accarezzarle il volto, che lui ama ricordare com’era quando la vide per la prima volta. Ah, ricorda i primi incontri e come amasse immedesimarsi nel sommo poeta e maestro davanti alla sua Beatrice. Poi, poi giunse improvviso ed inaspettato l’arresto, la condanna e la detenzione per quel lungo, lunghissimo periodo di lontananza. Lui rinchiuso in cella e lei a portargli, giorno dopo giorno, senza disertarne uno ch’è uno, parte di sé stessa racchiusa in quelle lettere. Jmenez ancora non lo sa che non uscirà mai da quella prigione se non dopo la sua morte, così come il tiranno non sa che fino a quel giorno, ed anche per un po’ ancora, Maria continuerà a portare, giorno dopo giorno, una lettera da consegnare al detenuto numero ventinove.
In effetti a quel tempo, ma anche ora, c’è qualcuno che si lamenta e che lotta contro il tiranno, ma poi finisce con lo scomparire o con lo sciogliersi ed adeguarsi al quieto vivere. Sappiate che dopo la sua morte, le sue opere, le sue tormentate e lucide poesie, gli doneranno onori e gloria, tanto che per un certo periodo furono materia di studio obbligatoria nelle scuole. Il tiranno, travolto da una rivolta non ebbe la soddisfazione di leggerle, così come che gli succedette al potere. A lui bastava che le avessero lette quelli che l’avevano aiutato ad abbattere il suo predecessore
Alcuni dicono che la scintilla che ha dato avvio alla rivolta sia stato proprio lui, Jmenez, con i suoi scritti, altri volgono lo sguardo il cielo e sospirano un dubbioso ‘chissà’.

 
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