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Il Valantain : una sconfitta di tutti

Post n°40 pubblicato il 16 Maggio 2006 da pennaliberale

Sin dal primo apparire delle notizie sulla stampa, la vicenda della famiglia Mazza e del ristorante "Al Valantain", a Villa San Giovanni, avevano destato la mia attenzione che, da subito, e a pelle, andava al di là dell'ammirazione per l'inconsueta scelta di denunciare, invece che subire, e subire in forzato e umiliante silenzio. La mia attenzione e il mio interesse professionale si sono spinti a tal punto da decidere di incontrare, insieme all'amico e collaboratore Gianluca Veltri, Francesco Mazza e chiedergli un'intervista per la mia rivista, a simboleggiare uno dei tanti esempi, non scarsi purtroppo, di una Calabria ancora tanto improduttiva. L'incontro è stato di quelli che s'incidono con un tratto indelebile nel percorso personale e professionale, per vari motivi. Primo fra tutti, la dignità di questa famiglia, offesa fin nei sentimenti più intimi dalla vicenda criminale, che aveva deciso di produrre un reddito (e di che qualità!) nella terra dove è nata. Poi la forza, il carattere, il rigore etico di Francesco Mazza che, lontano dal cercare il sensazionalismo dell'atto eroico, per carattere, educazione e tradizione, ha fatto e continua a fare delle scelte con estrema convinzione. Credo di non esagerare affermando che l'incontro ha segnato una svolta nel mio mestiere, in cui, ogni tanto, è bene affrontare le questioni tenendo conto solo del lato umano e, dunque, lasciando da parte il distacco professionale per essere persona in grado di rapportarsi simpaticamente con altre persone. Da quel momento, ho seguito i nefasti sviluppi della vicenda, come seguirei qualcosa di personale, e gli ultimi atti criminosi m'inducono a non poter restare più in silenzio per dire semplicemente basta. È veramente ora che chi di dovere si faccia carico di assicurare legalità e sicurezza a questa famiglia (e non solo a essa) la quale, se è vero che è stata invitata da un imprenditore del Nord a lavorare altrove, ha tutto il diritto di scegliere di restare qui ed essere tutelata nell'esercizio di questo sacrosanto diritto. Chi non ha avuto la ventura di potersi immedesimare nel dolore e nella tristezza di queste persone, difficilmente potrà capire cosa significa rinunciare a un lavoro, a un progetto, a una tranquillità quotidiana, a un sogno; rinunciare, insomma, alla vita e al futuro. E senza arrivare alle estreme, dolorose conseguenze di un delitto cruento, questo lento stillicidio è, paradossalmente, ancora più penoso e duro da sopportare, perché incide sui ritmi, l'atmosfera, la quotidianità di una famiglia che, di normale, vive solo la rabbia, l'impotenza e la paura.
Pur nella tragicità della situazione attuale, comunque, io mi auguro e auguro alla famiglia Mazza che niente e nessuno dovrà indurre Francesco, Vittoria, Valentina ed Ernesto ad andar via se loro non lo vogliono, perché se ciò accadrà sarà una sconfitta per tutti noi.
Adele Filice
direttore

 
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